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La natura è un interprete attraverso cui l'uomo conversa con gli altri
uomini. Il potere di un uomo di collegare il suo pensiero con il suo proprio
simbolo, e di esprimerlo in questo modo, dipende dalla semplicità del suo
carattere, cioè, dal suo amore della verità e dal suo desiderio di comunicarla
senza perdita. La corruzione dell'uomo è seguita dalla corruzione del
linguaggio. Quando sulla semplicità del carattere e sulla sovranità delle idee
prevalgono dei desideri secondari, il desiderio di ricchezze, di piacere, di
potere, e di lodi, e la doppiezza e la falsità prendono il posto della
semplicità e della verità, il potere sulla natura come interprete della volontà
viene in un certo grado perduto; nuove immagini cessano di essere create, e
vecchie parole sono forzate a indicare cose che non sono affatto vecchie; una
moneta cartacea viene usata quando non c'è oro nelle camere di sicurezza. A suo
tempo la frode diviene evidente, e le parole perdono tutto il potere di
stimolare la comprensione o gli affetti. Si possono trovare centinaia di
scrittori in ogni nazione da lungo tempo civile che per un breve periodo credono
e fanno credere agli altri di vedere ed esprimere verità, essi che invece non
hanno la forza di rivestire un solo pensiero nel suo abito naturale, ma si
nutrono inconsapevolmente con il linguaggio creato dagli scrittori primari del
paese, quelli cioè che hanno mantenuto un rapporto primario con la natura.
Ma gli uomini saggi irrompono attraverso questo stile corrotto e collegano di
nuovo le parole alle cose visibili, in modo tale che il linguaggio figurato
diventa immediatamente un'autorevole certificazione che colui che lo usa è un
uomo alleato con la verità e con Dio. Il nostro discorso, nel momento in cui
cresce sul terreno di fatti familiari ed è infiammato dalla passione o esaltato
dal pensiero, si veste di immagini. Un uomo che conversa seriamente, se guarda
ai suoi processi intellettuali, scoprirà che sempre un'immagine materiale più
o meno luminosa cresce nella sua mente, contemporaneamente ad Ogni pensiero,
rivestendolo dei suoi abiti. Di qui il fatto che la buona scrittura e il
discorso brillante sono perpetue allegorie. Questa produzione immaginativa è
spontanea. Rappresenta l'unione dell'esperienza con la presente azione della
mente. E una effettiva creazione. Costituisce l'opera della Causa Originale
attraverso gli strumenti che essa ha già creato.
Questi fatti possono suggerire quale sia, per una mente gagliarda, il vantaggio
della vita rurale rispetto alla vita artificiale e angusta delle città. Della
natura conosciamo più di quello che possiamo, anche volendolo, comunicare. La
sua luce fluisce ininterrottamente nella mente, e scordiamo la sua presenza. Il
poeta o l'oratore cresciuti nei boschi, i cui sensi siano stati formati dinanzi
al loro affascinante e pacificante mutare, anno dopo anno, senza disegno o
particolare cura, non perderanno mai completamente la loro lezione, nella
confusione delle città o nelle risse della politica. Molto tempo dopo, nel
mezzo dell'agitazione e del tumulto delle assemblee nazionali, nell'ora della
rivoluzione, queste immagini solenni riappariranno come la luce del mattino,
come simboli e parole opportuni in relazione ai pensieri che gli eventi presenti
risveglieranno. Al richiamo di un nobile sentimento, di nuovo i boschi
ondeggiano, i pini mormorano, il fiume scorre e risplende, e il bestiame
muggisce sulle montagne, così come lo avevano visto e udito nell'infanzia. E
con queste immagini dinanzi, le squille della persuasione, le chiavi del potere
sono posti nelle loro mani.
3. Dunque gli oggetti naturali ci assistono nell'espressione di particolari
significati. Ma quale linguaggio straordinario per esprimere informazioni così
insignificanti! C'era forse bisogno di creature di razza così nobile, di questa
profusione di forme, di questa moltitudine di orbite nel cielo, per fornire
all'uomo il dizionario e la grammatica del suo discorso municipale? Mentre ci
serviamo di questo grandioso cifrario per il disbrigo delle nostre faccende
domestiche, sentiamo che non abbiamo ancora cominciato a usarlo veramente, e che
non ne siamo neppure capaci. Siamo come viaggiatori che usano le ceneri di un
vulcano per cuocere le uova. Mentre vediamo che è sempre pronto a fornire le
parole di quello che vogliamo dire, non possiamo evitare la domanda se i
caratteri siano o no significanti di per sé. Le montagne, le onde e i cieli non
hanno altro significato di quello che consapevolmente attribuiamo loro quando li
usiamo come emblemi del nostro pensiero? Il mondo è emblematico. Parti del
discorso possono essere metafore, perché l'intera natura è una metafora della
mente umana. Le leggi della natura morale rispondono a quelle della materia come
un volto si riflette in un vetro. «Il mondo visibile e le relazioni delle sue
parti, sono il quadrante su cui leggere l'invisibile». (10)Gli
assiomi della fisica traducono le leggi dell'etica. Perciò si dice che «il
tutto è più grande della parte»; «la reazione è uguale all'azione»; «il
peso più piccolo può essere spinto a sollevare il peso maggiore, poiché la
differenza di peso è compensata dal tempo»; e molte proposizioni simili, che
hanno un significato etico oltre che fisico. Queste proposizioni hanno un senso
molto più esteso e universale quando sono applicate alla vita umana di quando
sono confinate all'uso tecnico.
In modo simile, le parole memorabili della storia e i proverbi delle nazioni
consistono di solito in un fatto naturale, scelto come immagine o parabola di
una verità morale. Così: «Una pietra mossa non fa muschio»; «Meglio un uovo
oggi che una gallina domani»; «Uno zoppo sulla strada giusta batte un
corridore su quella sbagliata»; «Batti il ferro finché è caldo»; «E
difficile trasportare una tazza troppo piena»; «L'aceto è il figlio del vino»;
«L'ultima oncia spezzò la schiena del cammello»; «L'albero che vive a lungo
mette prima le radici» e simili. Nel loro significato primario questi sono
fatti banali, ma li ripetiamo per il valore del loro significato analogico. Ciò
che è vero per i proverbi è vero di tutte le favole, parabole e allegorie.
Questa relazione tra la mente e la materia non è una fantasia di qualche poeta,
ma è presente nella mente di Dio, e in questo modo può essere conosciuta da
tutti gli uomini. Che appaia loro oppure no. Quando nei momenti favorevoli
consideriamo questo miracolo, l'uomo saggio dubita di essere stato cieco e sordo
in tutti gli altri momenti:
Possono esserci cose come queste,
E sovrastarci come una nuvola estiva
Senza la nostra speciale meraviglia? (11)
poiché l'universo diventa trasparente, e la luce di leggi ancor più alte delle
sue risplende attraverso esso. E il problema costante che ha suscitato la
sorpresa e stimolato lo studio di ogni grande genio dagli inizi del mondo,
dall'età degli egiziani e dei bramini a quella di Pitagora, di Platone, di
Bacon, di Leibniz e di Swedenborg. Là, al margine della strada siede la Sfinge,
e di età in età, ogni profeta, passandole accanto, tenta la sorte, svelandone
l'enigma. Sembra essere una necessità dello spirito quella di manifestarsi in
forme materiali; e giorno e notte, fiume e tempesta, bestia feroce e uccello,
acido e alcale preesistono come Idee necessarie nella mente di Dio, e sono
quello che sono in virtù di precedenti affetti nel mondo dello spirito. Un
fatto è il fine o l'ultimo risultato dello spirito. La creazione visibile èil
termine o la circonferenza del mondo invisibile. «Gli oggetti materiali -
sostenne un filosofo francese - sono necessariamente una sorta di scoria dei
pensieri sostanziali del Creatore, che devono sempre conservare un esatta
relazione con la loro prima origine; in altre parole, la natura visibile deve
avere un aspetto spirituale e morale».
Questa dottrina è astrusa, e anche se le immagini di «veste», «scoria», «specchio»
ecc., possono stimolare la fantasia, dobbiamo chiedere l'aiuto di commentatori
più sottili e vitali per rendere più chiaro questo concetto. «Ogni scrittura
deve essere interpretata dallo stesso spirito che l'ha prodotta», è la legge
fondamentale della critica. Una vita in armonia con la natura, l'amore della
verità e della virtù, purificheranno gli occhi fino alla comprensione del suo
testo. A poco a poco possiamo arrivare a conoscere il senso primitivo degli
oggetti permanenti della natura, così che il mondo sarà per noi un libro
aperto, e ogni forma significherà la sua vita nascosta e la sua causa finale.
Un nuovo interesse ci sorprende, mentre, dal punto di vista ora suggerito,
contempliamo l'impressionante estensione e moltitudine degli oggetti; poiché «ogni
oggetto guardato rettamente, apre una nuova facoltà dell'anima». Quella che
era verità inconsapevole, diventa, quando viene interpretata e definita in un
oggetto, una parte del dominio della conoscenza, una nuova arma nell'arsenale
del potere.
V. Disciplina
Indagando il significato della natura, arriviamo nello stesso tempo a
considerare un nuovo elemento: la natura è una disciplina. Questo modo di
trarre vantaggio dal mondo include quelli precedenti come sua parte.
Spazio, tempo, società, lavoro, clima, cibo, locomozione, gli animali, le forze
meccaniche ci danno, giorno dopo giorno, le lezioni più sincere, dal
significato illimitato. Esse educano sia l'Intelligenza che la Ragione. Ogni
proprietà della materia è una scuola per l'intelligenza, la sua solidità o
resistenza, la sua inerzia, la sua estensione, la sua figura, la sua divisibilità.
L'intelligenza aggiunge, divide, combina, misura e trova perpetuo nutrimento e
spazio per la sua attività in questa scena preziosa. Nello stesso tempo, la
Ragione trasferisce tutte queste lezioni nel suo mondo, quello del pensiero,
attraverso la percezione delle analogie che sposano la Materia e la Mente.
1. La natura è una disciplina
del comprendere nell'ambito delle verità intellettuali. Il nostro contatto con
gli oggetti sensibili è un costante esercizio nelle necessarie lezioni sulla
differenza, la somiglianza, l'ordine, l'essere e l'apparire, la progressiva
sistemazione, l'ascendere dal particolare al generale, il convergere verso un
solo risultato di molteplici forze. Proporzionata all'importanza dell'organo da
formare è l'estrema cura con cui si deve provvedere alla sua istruzione, una
cura che non viene meno in nessun singolo caso. Quale noioso allenamento, giorno
dopo giorno, anno dopo anno, senza fine, per formare il senso comune; che
continuo ripetersi di fastidi, inconvenienti, dilemmi; quante soddisfazioni
prese da uomini meschini ai nostri danni; quante discussioni sui prezzi, quanti
calcoli degli interessi [...1 e tutto questo per formare la Mano della mente;
per insegnarci che «i buoni pensieri non sono migliori dei buoni sogni, a meno
che non siano messi in pratica!». (12)
Lo stesso utile compito è svolto dalla Proprietà e dai suoi sistemi derivati
del debito e del credito. Il debito, il debito digrignante, la cui maschera di
ferro la vedova, l'orfano, e i figli del genio temono e odiano; il debito, che
tanto tempo consuma, che tanto danneggia e scoraggia un grande spirito con
preoccupazioni apparentemente così vili, è un precettore le cui lezioni non
possono essere trascurate: ne hanno bisogno soprattutto coloro che soffrono di
più a causa sua. E inoltre, la proprietà, che è stata opportunamente
paragonata alla neve che «cade oggi uniformemente, e domani il vento
l'ammucchia in cumuli», è semplicemente l'azione in superficie del meccanismo
interno, come le lancette sul quadrante dell'orologio. Mentre ora è ginnastica
per l'intelligenza, accumula nella preveggenza dello spirito un'esperienza di
leggi più profonde.
L'intero carattere e la fortuna dell'individuo sono condizionati dalle minime
disuguaglianze nella formazione dell'intelligenza: per esempio nella percezione
delle differenze. E grazie allo Spazio e al Tempo che l'uomo può capire che le
cose non sono confuse e ammassate in modo disordinato, ma divise e individuali.
Una campana e un aratro hanno una funzione diversa, e una non può svolgere il
compito dell'altro. L'acqua è buona da bere, il carbone si può bruciare, la
lana è ottima da indossare; ma la lana non può essere bevuta, l'acqua non può
essere filata, né il carbone può essere mangiato. L'uomo saggio mostra la sua
saggezza nella separazione, nella gradazione, e la sua scala delle creature e
dei valori è ampia come quella naturale. La scala degli sciocchi non ha alcuna
ampiezza; essi suppongono che ogni uomo sia come ogni altro uomo. Ciò che non
è buono lo chiamano il peggio, e ciò che non è odioso essi chiamano il
meglio.
Come, in modo simile, la natura ci educa a stare bene attenti! Essa non perdona
errori. Il suo sì è sì, e il suo no e no.
I primi passi in agricoltura, astronomia, zoologia (quei primi passi che
intraprendono il contadino, il cacciatore, e il marinaio), insegnano che i dadi
della Natura sono sempre truccati; che nei suoi cumuli e rifiuti sono nascosti
sicuri e utili risultati.
Con quale calma e genialità la mente apprende una dopo l'altra le leggi della
fisica! Quali nobili emozioni dilatano il mortale appena egli entra nei concilii
della creazione, e sente attraverso la conoscenza il privilegio di Essere! La
sua capacità di penetrazione lo purifica. La bellezza della natura risplende
nel suo stesso petto. L'uomo è più grande di quanto possa comprendere,
l'universo è meno grande, perché le relazioni di Tempo e di Spazio svaniscono
appena le leggi sono conosciute.
Qui di nuovo siamo impressionati e perfino intimiditi dall'immensità
dell'universo che deve essere esplorata. «Quello che conosciamo è un semplice
punto rispetto a quello che non conosciamo». (13)
Apri una qualunque recente rivista di scienza, considera i problemi riguardo
alla luce, al calore, all'elettricità, al magnetismo, alla fisiologia, alla
geologia, e giudica da te stesso se è possibile che l'interesse della scienza
naturale possa mai esaurirsi in fretta.
Lasciando da parte molti particolari della disciplina della natura, non dobbiamo
omettere di specificarne due.
L'esercizio della Volontà, ovvero la lezione del potere, è insegnata in ogni
evento. A partire dal consecutivo impossessarsi, da parte del bambino, dei suoi
molteplici sensi fino al momento in cui egli dice: «Sia fatta la tua volontà!»,
egli apprende il segreto di poter ridurre sotto la sua volontà non solo
particolari eventi ma anche grandi classi di eventi, anzi, l'intera loro serie,
e di potere in tal modo conformare tutti i fatti al suo carattere. La natura è
completamente mediata. E fatta per servire. Subisce il dominio dell'uomo con la
stessa sottomissione dell'asino che portò il Redentore. Offre tutti i suoi
regni all'uomo come materiale grezzo che egli può modellare in oggetti utili.
L'uomo non è mai stanco di elaborarla. Egli forgia la sottile e delicata aria
in sagge e melodiose parole, e fornisce loro le ali come angeli di persuasione e
comando. Sempre più, con ogni pensiero, si estende il suo dominio sulle cose,
fino a che il mondo diventa alla fine solo una volontà realizzata, il doppio
dell'uomo.
2. Gli oggetti sensibili
sono conformi alle premonizioni della Ragione e riflettono la coscienza. Tutte
le cose sono morali; e nei loro illimitati cambiamenti senza confini hanno un
riferimento incessante alla natura spirituale. Perciò la natura con forme,
colori e movimento si gloria che ogni globo nel cielo più lontano, ogni
cambiamento chimico dal più rude cristallo, fino alle leggi della vita, ogni
cambiamento di vegetazione dal primo principio della crescita nell'occhio di una
foglia, fino alla foresta tropicale e all'antidiluviana miniera di carbone, ogni
funzione animale dalla spugna fino a Ercole, suggeriscano o tuonino all'uomo le
leggi del bene e del male, e i dieci Comandamenti. Perciò la natura è sempre
alleata della Religione: mette a disposizione del sentimento religioso tutto il
suo fasto e le sue ricchezze. Profeti e sacerdoti, Davide, Isaia e Gesù hanno
attinto in profondità da questa fonte.
Questo carattere etico penetra l'osso e il midollo della natura, tanto da
sembrare il fine per cui essa fu creata. Qualunque scopo privato sia soddisfatto
da un suo qualunque membro o parte, questa è la sua funzione pubblica e
universale e non è mai omessa. Niente in natura si esaurisce nel suo primo uso.
Quando una cosa ha servito il suo scopo fino all'ultimo, diventa completamente
nuova per un ulteriore servizio. In Dio, ogni fine è convertito in nuovi mezzi.
In questo modo l'uso dei vantaggi, considerato in sé, è meschino e squallido.
Ma per la mente rappresenta una sorta di educazione alla grande dottrina
dell'Uso, cioè che una cosa è buona solo fino al momento in cui serve; che una
collaborazione delle parti e un concorso degli sforzi a produrre un risultato è
essenziale ad ogni essere. La prima e grezza manifestazione di questa verità è
l'inevitabile e odiata educazione in fatto di valori e di bisogni, in fatto di
frumento e di carne.
E già stato mostrato, trattando del significato delle cose materiali, come ogni
processo naturale altro non è che una versione di una sentenza morale. La legge
morale giace al centro della natura e si irradia alla circonferenza. E' il
midollo e l'essenza di ogni sostanza, di ogni relazione, e di ogni processo,
tutte le cose con cui abbiamo a che fare predicano a noi. Che cos'è una
fattoria se non un vangelo muto? Il fieno e il grano, l'erbaccia e le piante, le
loro stesse malattie, la pioggia, gli insetti, il sole sono un sacro emblema dal
primo solco di primavera fino all'ultima catasta che la neve dell'inverno
ricopre nei campi. Ma il marinaio, il pastore, il minatore, il mercante, nelle
loro innumerevoli risorse, hanno ognuno un'esperienza precisamente parallela, e
che conduce alla stessa conclusione; perché tutte le organizzazioni sono
radicalmente simili. Non si può nemmeno dubitare che questo sentimento morale
che così profuma nell'aria e cresce nel grano, e impregna le acque del mondo,
non sia colto dall'uomo e non penetri nella sua anima. L'influenza morale della
natura su ogni individuo è quella parte di verità che essa gli illustra. Chi
può darne una stima? chi può indovinare quanta fermezza abbia insegnato ai
pescatori la roccia battuta dal mare? quanta tranquillità sia stata riflessa
per l'uomo dal cielo azzurro, sui cui abissi purissimi i venti spingono
continuamente greggi di nuvole tempestose, senza lasciare alcuna piega o
macchia? quanta industria e provvidenza e affetto abbiamo ricavato dalla
pantomima dei bruti? Che penetrante predicatore della padronanza di sé è il
fenomeno della Salute, nel suo variare!
In ciò viene specialmente appresa l'unità della Natura, l'unità nella varietà,
che ci viene incontro dappertutto. Tutta l'infinita varietà delle cose ci fa
un'impressione identica. Senofane si lamentava nella sua vecchiaia che, dovunque
egli posasse lo sguardo, tutte le cose s'affrettassero a tornare all'Unità. Era
stanco di vedere la stessa entità nella tediosa varietà delle forme. La favola
di Proteo ha una sua cordiale verità. Ogni particolare natura, una foglia, una
goccia, un cristallo, un momento del tempo, è collegato al tutto, e partecipa
della perfezione del tutto. Ogni particella è un microcosmo, e rende fedelmente
la sembianza del mondo.
Non esistono somiglianze solo nelle cose la cui analogia è ovvia, come quando
scopriamo il tipo della mano umana nell'arto di un sauro fossile, ma anche in
oggetti in cui c'è una grande differenza superficiale. Così l'architettura è
chiamata «musica congelata» (14) da
Madame De Stael e da Goethe. Vitruvio pensava che un architetto dovesse essere
un musicista. «Una chiesa gotica - dice Coleridge - è una religione
pietrificata». Michelangelo sosteneva che, per un architetto, la conoscenza
dell'anatomia è essenziale. Negli oratori di Haydn, le note presentano
all'immaginazione non solo movimenti, come quelli del serpente, del cervo, e
dell'elefante, ma anche colori, come l'erba verde. La legge dei suoni armonici
riappare nei colori armonici. Il granito è diverso nelle sue leggi dal fiume
che lo consuma solamente per la maggiore o minore presenza di calore. Il fiume
che scorre assomiglia all'aria che soffia sopra di lui; l'aria assomiglia alla
luce che l'attraversa con correnti più sottili; la luce assomiglia al calore
che cavalca insieme a lei attraverso lo Spazio. Ogni creatura non è che una
modificazione dell'altra; la somiglianza in esse è più grande della
differenza, e la loro legge radicale è una e la stessa. Di qui viene che una
regola di un'arte, o una legge di un'organizzazione si mantengono vere in tutta
la natura, questa Unità è così intima che, come si può riconoscere
facilmente, giace sotto gli ultimi abiti con cui la Natura si copre, e tradisce
la sua origine nello Spirito Universale. Poiché essa pervade anche il Pensiero.
Ogni verità universale che esprimiamo in parole, implica o suppone ogni altra
verità. Omne verum vero consonat. E come un grande cerchio su una sfera,
comprendente tutti i possibili cerchi che, tuttavia, possono essere tracciati e
comprenderla allo stesso modo. Ogni verità di tal genere è l'assoluto Ente
visto da un lato. Ma esso ha innumerevoli lati.
La stessa centrale Unità è ancora più visibile nelle azioni. Le parole sono
organi finiti della mente infinita. Esse non possono abbracciare le dimensioni
di ciò che è presente nella verità. Esse la interrompono, la fanno a pezzi e
l'impoveriscono. Un'azione è la perfezione del pensiero, il renderlo pubblico.
Un'azione giusta sembra riempire l'occhio, ed essere collegata a tutta la
natura. «L'uomo saggio, nel fare una cosa, fa tutto; ovvero in un'attività che
svolge rettamente, vede il sembiante di tutto quello che è fatto rettamente». (15)
Le parole e le azioni non sono gli attributi della natura muta e bruta. Esse ci
introducono alla forma umana, di cui tutte le altre organizzazioni sembrano
essere degradazioni. Quando questa forma appare tra tutte le altre che la
circondano, lo spirito la preferisce a tutte le altre, dice: «Da cose come
queste ho ricavato gioia e conoscenza; in cose come queste ho trovato e
contemplato me stesso; gli parlerò; quello spirito può parlare di nuovo; può
generare in me un pensiero già formato e vivo». Infatti, l'occhio (la mente)
è sempre accompagnato da queste forme, maschili e femminili; e queste sono
incomparabilmente le più ricche informazioni sul potere e sull'ordine che
giacciono al cuore delle cose. Sfortunata mente ognuna di esse porta i segni
come di qualche ferita, appare guasta e difettosa in superficie. Nonostante cio
molto lontano dalla sorda e muta natura che le circonda tutte queste forme, come
condutture di una fontana, poggiano sul mare insondato del pensiero e della virtù
cui esse sole, tra tutte le organizzazioni, offrono l'accesso.
Sarebbe una piacevole ricerca seguire in dettaglio la loro influenza sulla
nostra educazione, ma dove potrebbe interrompersi? Nell'età adolescente e in
quella adulta siamo uniti ad amici che, come i cieli e le acque, abbracciano
nella sua estensione la nostra idea; essi, rispondendo tutti a un certo affetto
dell'anima, soddisfano il nostro desiderio in merito; non siamo in grado di
metterli a una tale distanza focale da noi da poterli correggere o almeno
analizzare. Non possiamo fare a meno di amarli. Quando un'importante relazione
con un amico ci ha messo a disposizione un modello di eccellenza, e ha aumentato
il nostro rispetto per le risorse di Dio che così ci invia una persona reale
che supera persino il nostro ideale; quando poi il nostro amico è diventato un
oggetto del pensiero e, mentre il suo carattere mantiene tutto il suo effetto
inconscio, egli si trasforma nell'anima in solida e dolce sapienza, è il segno
per noi che il suo compito sta per esaurirsi: di solito si sottrarrà in breve
alla nostra vista.
Ralph Waldo Emerson
5. | Infine, la religione e l'etica, che possono opportunamente essere
chiamate la pratica delle idee e l'introduzione delle idee nella vita,
hanno un analogo effetto rispetto a tutta la cultura più bassa, nel
degradare la natura e nel suggerire la sua dipendenza dallo spirito. Etica
e religione differiscono in ciò, che una rappresenta il sistema dei
doveri umani a partire dall'uomo, l'altra, da Dio. La Religione include la
personalità di Dio, l'etica no. Esse, nel nostro presente disegno, sono
una cosa sola. Entrambe mettono la natura sotto i piedi. La prima e
l'ultima lezione della religione è: «Le cose visibili sono temporali; le
cose invisibili sono eterne». Questo è un oltraggio nei confronti della
natura. Negli incolti opera quello che la filosofia opera in Berkeley e
Vyasa. (21)Il linguaggio
uniforme che si può udire nelle chiese delle sette più rozze è: «Disprezza
le apparenze non sostanziali del mondo: sono vanità, sogni, ombre,
irrealtà; cerca le realtà della religione». Il devoto si fa beffe della
natura. Alcuni teosofi sono arrivati a una certa ostilità e indignazione
nei confronti della materia, come i Manichei e Plotino. Essi diffidano di
ogni nostalgia per queste pentole piene di carne dell'Egitto. Plotino
provava vergogna del suo corpo. In breve, tutti questi possono dire della
materia, quello che Michelangelo ha detto della bellezza eterna: «Stoppia
fragile e consunta, con cui Dio veste l'anima che egli ha chiamato nel
tempo». (22) E chiaro così
che il movimento, la poesia, la scienza fisica e speculativa e la
religione toccano tutte le nostre convinzioni sul mondo esterno. Ma
riconosco che c'è una certa mancanza di riconoscenza nell'espandere con
eccessiva curiosità i particolari della proposizione generale secondo cui
tutta la cultura ci imbeve di idealismo. Non ho ostilità nei confronti
della natura, ma l'amo come un bambino. Mi muovo e vivo nel caldo giorno
come il frumento e i meloni. Parliamo di lei in modo equo. Non vorrei
tirare pietre sulla mia bellissima madre, né sporcare il mio nido
gentile. Vorrei solo indicare la vera posizione della natura rispetto
all'uomo, giacché ogni corretta educazione mira a questo scopo:
raggiungere questo risultato la connessione dell'uomo con la natura - è
l'oggetto della vita umana. La cultura inverte le visioni ordinarie della
natura e spinge la mente a chiamare apparente ciò che si suole chiamare
reale, e reale ciò che si è soliti chiamare visionario. I bambini, è
vero, credono nel mondo esterno. Il pensiero che esso sia pura apparenza
è successivo, ma con la cultura questa fede sorgerà sicuramente alla
mente, come la prima volta. Il vantaggio dell'idealismo sulla fede popolare è questo, che presenta il mondo proprio nel modo in cui èpiù desiderabile per la mente. Esso rappresenta, infatti, il punto di vista assunto dalla Ragione, sia speculativa che pratica, cioè come filosofia e come virtù. Giacché, visto alla luce del pensiero, il mondo è sempre fenomenico, e la virtù lo subordina alla mente. L'idealismo ve-de il mondo in Dio. Contempla l'intera cerchia delle persone e delle cose, delle azioni e degli eventi, dei paesi e delle religioni, non come un qualcosa che è accumulato faticosamente, atomo dopo atomo, atto dopo atto, nel lento avanzare delle età, ma come un vasto quadro che Dio dipinge nell'immediata eternità per la contemplazione dell'anima. Perciò l'anima si trattiene da troppo ordinari e microscopici studi del quadro universale. Essa rispetta troppo il fine per perdersi nei mezzi; vede nel cristianesimo qualcosa di più importante degli scandali della storia ecclesiastica o delle sottigliezze della critica; e, nient'affatto curiosa riguardo a persone o a miracoli, senza farsi problema delle prove storiche, accetta da Dio il fenomeno, come lo trova, come pura e impressionante forma di religione nel mondo. Non si scalda, non si appassiona intorno all'apparenza di ciò che chiama buona o cattiva sorte, intorno al favore o al contrasto di questa o quella persona. Nessun uomo e suo nemico. Essa accetta qualunque cosa le possa accadere, come parte della sua lezione. Osserva, piuttosto che fare, e fa solo per poter meglio osservare. VII. Spirito E essenziale che una vera teoria della natura e dell'uomo sia in qualche modo progressiva. Usi che sono esauriti o che possono esserlo e fatti che si esauriscono in parole non possono essere tutto ciò che è vero a proposito di questo bel soggiorno in cui l'uomo è ospitato, e in cui tutte le sue facoltà trovano un appropriato e infinito esercizio. E tutti gli usi della natura ammettono di essere sommati in un solo, che si apre come sfera infinita all'attività umana. Attraverso tutti i suoi regni, fino agli elementi esterni e alla periferia delle cose, essa rimane fedele alla causa da cui ha avuto origine. Essa sempre parla di Spirito. Suggerisce l'assoluto. E un perpetuo effetto. E una grande ombra che indica sempre il sole alle nostre spalle. L'aspetto della natura è devoto. Come la figura di Cristo, essa sta con il capo piegato, e le mani raccolte sul petto. L'uomo più felice è colui che apprende dalla natura la lezione dell'adorazione. Colui che pensa di più, dirà il minimo di quell'ineffabile essenza che chiamiamo Spirito. Possiamo intravvedere Dio nei fenomeni grezzi e in qualche modo distanti della materia; ma quando tentiamo di descriverlo e di definirlo, sia il linguaggio che il pensiero ci abbandonano, e restiamo impotenti, come stolti e selvaggi. Quell'essenza rifiuta di essere tradotta in proposizioni, ma quando l'uomo l'ha adorata intellettualmente, il più nobile ministero della natura è quello di presentarsi come apparizione di Dio. E l'organo attraverso cui lo spirito universale parla a quello individuale, e cerca con forza di ricondurre ad esso lo spirito individuale. Quando consideriamo lo Spirito, vediamo che le opinioni già presentate non includono l'uomo nella sua interezza. Dobbiamo a questo proposito aggiungere qualche riflessione. Tre problemi sono posti alla mente dalla natura: che cos'è la materia? da dove viene? e dove va? L'idealismo risponde solamente alla prima di queste domande. L'idealismo dice: la materia è un fenomeno, non una sostanza. L'idealismo ci avverte della totale disparità tra l'evidenza del nostro essere e l'evidenza dell'essere del mondo. L'uno è perfetto; l'altro, incapace di ogni certezza; la mente è una parte della natura delle cose; il mondo è un sogno divino, da cui possiamo subito svegliarci alle glorie e alle sicurezze del giorno. L'idealismo è l'ipotesi di considerare la natura attraverso principi diversi da quelli della carpenteria e della chimica. Pure, se si limitasse a negare l'esistenza della materia, non soddisfa le domande dello spirito. Lascia Dio esterno a me. Mi lascia nello splendido labirinto delle mie percezioni a vagare senza fine. Quindi il cuore resiste a questo tipo di idealismo, perché negando consistenza effettiva a uomini e donne non considera gli affetti. La natura è così pervasa dalla vita umana che c'è qualcosa di umano nel tutto e in ogni particolare. Ma questa teoria mi rende straniera la natura e non tiene conto di quella consanguineità che le riconosciamo. Manteniamola dunque, nella presente condizione della nostra conoscenza, semplicemente come un'utile ipotesi introduttiva, che ci serve a farci apprezzare l'eterna distinzione tra l'anima e il mondo. Ma quando, seguendo gli invisibili passi del pensiero, giungiamo a domandarci: da dove viene la materia? dove si dirige? molte verità sorgono per noi dai recessi della coscienza. Apprendiamo che ciò che è più nobile è presente all'anima dell'uomo; che la terribile essenza universale, che non è sapienza, o amore, o bellezza, o potenza, ma tutto in uno, e ciascuna di queste interamente, è ciò per cui tutte le cose esistono e grazie a cui sono; apprendiamo che lo spirito crea; che lo spirito è presente dietro la natura, attraverso la natura; che, uno e non composto, agisce su di noi non dall'esterno, cioè nello spazio e nel tempo, ma spiritualmente, o attraverso noi stessi: perciò quello spirito, cioè l'Essere Supremo, non costruisce la natura attorno a noi, ma la produce attraverso di noi, come la vita dell'albero mette nuovi rami e nuove foglie attraverso i pori delle vecchie. Come una pianta sulla terra, così un uomo riposa sul petto di Dio; è nutrito da inesauribili sorgenti e dispone di un potere inesauribile in risposta al suo bisogno. Chi può mettere limiti alle possibilità dell'uomo? Quando ci nutriamo di nobili ideali, e siamo ammessi a contemplare le assolute nature della giustizia e della verità, apprendiamo che l'uomo ha accesso all'intera mente del Creatore, è egli stesso creatore nel finito. Questo pensiero, che mi indica dove si trovano le fonti in cui giacciono la sapienza e il potere, e indica nella virtù La chiave d'oro Che apre il palazzo dell'eternità (23) porta sul suo volto la più alta attestazione di verità, perché esso mi spinge a creare il mio mondo attraverso la purificazione della mia anima. Il mondo procede dallo stesso spirito da cui procede il corpo umano. E un'incarnazione di Dio più remota e inferiore, una proiezione di Dio nell'inconscio. Ma differisce dal corpo in un importante aspetto. Non è, come quello, soggetto alla volontà umana. Il suo sereno ordine è inviolabile da parte nostra. Perciò è, per noi, ciò che illustra nel presente la mente divina. E un punto fermo attraverso cui possiamo misurare il nostro distacco. Appena degeneriamo, il contrasto tra noi e la nostra dimora diviene più evidente. Diventiamo tanto estranei alla natura, quanto siamo alieni da Dio. Non comprendiamo il canto degli uccelli. La volpe e il cervo fuggono da noi; l'orso e la tigre ci sbranano. Non conosciamo che l'utilità di poche piante, come il frumento, il melo, le patate e la vite. Non è forse il paesaggio, ogni parte del quale appare grandiosa alla vista, un volto di lui? Pure questo può mostrarci quale discordanza esista tra l'uomo e la natura, poiché non si può ammirare liberamente un nobile paesaggio se dei coloni stanno lavorando duramente nel campo con la vanga. Il poeta trova qualcosa di ridicolo nel suo piacere fino a quando non viene a trovarsi fuori dalla vista degli uomini. VIII. Prospettive Nelle ricerche che riguardano le leggi del mondo e la struttura delle cose, la ragione più alta è sempre la più vera. Ciò che sembra appena possibile, è così rarefatto, è spesso così debole e oscuro poiché è situato nel punto più profondo della mente tra le verità eterne. La scienza empirica può oscurare la vista, e proprio attraverso la conoscenza delle funzioni e del processi può privare chi la studia di una virile contemplazione del tutto. L'erudito perde il contatto con la poesia. Ma il naturalista più colto che presta un'intera e devota attenzione alla verità, vedrà che rimane molto da imparare su questa relazione con il mondo, e che questa non deve essere appresa mediante addizione o sottrazione o da altro confronto di quantità conosciute, ma va raggiunta attraverso movimenti spontanei dello spirito, attraverso una continua conquista di sé, e una completa umiltà. Si renderà conto che nello studioso ci sono qualità molto superiori alla precisione e all'infallibilità; che una congettura è spesso più fruttuosa di un'indiscutibile affermazione, e che un sogno può introdurci più addentro nei segreti della natura di centinaia di esperimenti ben escogitati. Giacché i problemi che devono essere risolti sono proprio quelli che il fisiologo e il naturalista omettono di enunciare. Non spetta all'uomo conoscere tanto tutti gli individui del regno animale, quanto da dove viene e verso dove conduce questo tirannico principio unificante in lui presente, che continuamente distingue e classifica le cose e si sforza di ridurre le più diverse a un'unica forma. Quando contemplo uno splendido paesaggio, il mio scopo non è tanto quello di enumerare correttamente l'ordine e la sovrapposizione dei diversi strati, quanto piuttosto quello di riconoscere perché tutto il pensiero della molteplicità si perda in un tranquillo senso di unità. Non posso prestare grande attenzione alla piccolezza dei dettagli fino a che non c'è indizio che spieghi la relazione tra le cose e i pensieri; finché nessun raggio illumina la metafisica della conchiliologia, della botanica, delle arti, in modo da mostrare la relazione delle forme dei fiori, delle conchiglie, degli animali, dell'architettura, con la mente, e da costruire la scienza sulla base delle idee. In un gabinetto di storia naturale, percepiamo una certa occulta identificazione e simpatia riguardo alle più goffe ed eccentriche forme delle bestie, dei pesci e degli insetti. L'americano che si è limitato, nel suo paese, alla vista di edifici disegnati seguendo modelli stranieri, rimane sorpreso nell'entrare nella cattedrale di York o in S. Pietro a Roma, avvertendo che queste strutture sono anch'esse imitazioni, deboli copie di un invisibile archetipo. Né la scienza ha sufficiente umanità, fino a che il naturalista trascura quella straordinaria corrispondenza che esiste tra l'uomo e il mondo; di cui l'uomo è signore, non perché ne sia il più perspicace abitante, ma perché ne rappresenta la guida e il cuore, e trova qualcosa di se stesso in ogni grande o piccola cosa, in ogni strato di montagna, in ogni nuova legge del colore, in ogni nuovo fatto astronomico, o in ogni influenza atmosferica che l'osservazione o l'analisi mettano in luce. La percezione di questo mistero ispira la musa di George Herbert, l'affascinante salmista del diciassettesimo secolo. I seguenti versi sono parte del suo piccolo poema sull'uomo. L'uomo è tutto simmetria, Pieno di proporzioni, un arto coll'altro, E tutto l'uomo con tutto il mondo Ogni membro può chiamare fratello il più lontano Poiché il capo e i piedi hanno un'intima connessione Ed entrambi sono legati alle lune e alle maree. Niente è così lontano che l'uomo non lo catturi e tenga come sua preda; I suoi occhi fanno scendere le stelle più alte: In piccolo egli è tutta la sfera. Le erbe felicemente curano la nostra carne, poiché esse Trovano qualcosa a loro affine. Per noi soffiano i venti, La terra riposa, il cielo si muove, e le fontane scorrono. Nulla vediamo che non significhi il nostro bene, nostra delizia, o nostro tesoro; Il tutto è nostro luogo di nutrimento o stanza di piacere. Le stelle ci mandano a dormire: La notte tira la cortina che il sole solleva. La musica e la luce ci accompagnano. Tutte le cose sono gentili verso la nostra carne, Nel loro discendere ed essere; verso la nostra mente, Nella loro ascesa e causa. Più servi sono soggetti all'uomo Di quanti egli s'avveda. In ogni sentiero, Egli calpesta ciò che gli soccorre, Quando la malattia lo rende pallido e debole. Oh possente amore! L'uomo è un mondo, e Un altro lo accompagna. La percezione di questa categoria di verità produce l'attrazione che spinge gli uomini verso la scienza, ma si perde di vista il fine con l'attenzione ai mezzi. Di fronte alla scienza come conoscenza dimezzata, accettiamo l'affermazione di Platone, che «la poesia arriva piu vicino alla verità vitale di quanto non possa la storia». Ogni congettura e divinazione ha diritto a un certo rispetto, e impariamo a preferire teorie imperfette, e frasi che contengono tracce di verità, a sistemi ben ordinati che non offrono alcun valido suggerimento. Uno scrittore saggio sentirà che gli scopi dello studio e della composizione sono soddisfatti nel migliore dei modi annunciando regioni del pensiero non ancora scoperte, comunicando così, attraverso la speranza, una nuova attività allo spirito apatico. Per questi motivi concluderò questo saggio richiamandomi ad alcune tradizioni sull'uomo e la natura, che un certo poeta mi ha cantato e che, come sono sempre state presenti nel mondo, forse riappariranno a ogni cantore, sia nella storia che nella profezia. «I fondamenti dell'uomo non sono nella materia, ma nello spirito. L'elemento dello spirito è l'eternità. Per lui, dunque, la serie più lunga degli eventi, e le più antiche cronologie sono giovani e recenti. Nel ciclo dell'uomo universale, da cui procedono gli individui conosciuti, i secoli sono punti, e tutta la storia non è che l'epoca di una degradazione. «Noi rinneghiamo e sconfessiamo interiormente la nostra simpatia con la natura. Ammettiamo e neghiamo i nostri rapporti con lei, di volta in volta. Siamo come Nabucodonosor, detronizzati, privati della ragione, e intenti a mangiare erba come un bue. Ma chi può porre limiti alla efficacia curativa dello spirito? «Un uomo è un dio in rovina. Quando gli uomini sono innocenti, la vita sarà più lunga, e diventerà immortale dolcemente, come ci risvegliamo dai sogni. Ora, il mondo sarebbe folle e furioso, se questa disorganizzazione dovesse durare per centinaia di anni. È dominato dalla morte e dall'infanzia. L'infanzia è il perpetuo Messia, che viene nelle braccia di uomini caduti, e li invita a tornare in paradiso. «L'uomo è il nano di se stesso. Una volta egli era permeato, dissolto dallo spirito. Ha riempito la natura con le sue traboccanti correnti. Da lui sorgono il sole e la luna; dall'uomo il sole, dalla donna la luna. Le leggi della sua mente, i periodi delle sue azioni si esprimevano nel giorno e nella notte, nell'anno e nelle stagioni. Ma, avendo creato per se stesso questo enorme guscio, le sue acque si sono ritirate; egli non riempie più le vene e i capillari; è ridotto a una goccia. Vede che la struttura è ancora della giusta misura per lui, ma lo è in modo colossale. Si può dire, piuttosto, che una volta era adatta a lui, mentre ora gli corrisponde solo da lontano e dall'alto. Egli adora timidamente il suo stesso lavoro, Ora è l'uomo il seguace del sole, la donna della luna. Pure qualche volta sobbalza nel suo sonno, e si meraviglia di se stesso e della sua casa, e medita stranito sulla somiglianza tra sé e questa. Percepisce che se la sua legge è ancora superiore, se possiede ancora un potere elementare, "se la sua parola rimane nonostante tutto autentica in natura" (24), si tratta di un potere non consapevole, non inferiore, ma superiore alla sua volontà. E l'istinto». In questo modo ha cantato il mio poeta orfico. (25) Nel momento presente, l'uomo non applica alla natura che metà della sua forza. Opera nel mondo con la sola intelligenza. Vive in esso e lo domina con un soldo di sapienza; e colui che opera soprattutto in esso non e che un mezzo uomo; mentre le braccia sono forti e la digestione buona, la mente è abbrutita, è un selvaggio egoista. Il suo rapporto con la natura, il suo potere su di essa è attraverso l'intelligenza, come concime; l'utilità economica del fuoco, il vento, l'acqua, e l'ago della bussola; il vapore, il carbone, l'agricoltura chimica; le riparazioni del corpo umano a opera del dentista e dchimico. E una ripresa di potere come se un re allontanato dai suoi territori dovesse comprarli pollice dopo pollice, invece di saltare all'improvviso sul proprio trono. Nel frattempo, nella spessa oscurità, non sono mancati baleni di una luce migliore, esempi occasionali dell'azione dell'uomo sulla natura come l'intera sua forza, tanto con la ragione, quanto con l'intelletto. Questi esempi sono la tradizione dei miracoli nella storia più antica delle nazioni; la vicenda di Gesù Cristo; la traduzione pratica di principi, sia nelle rivoluzioni religiose che in quelle politiche, e nell'abolizione del commercio degli schiavi; i miracoli dell'entusiasmo, come quelli di Swedenborg, di Hohenlohe (26), e dei Quaccheri; i molteplici oscuri e pure contestati fatti, che ora vanno sotto il nome di magnetismo animale; la preghiera, l'eloquenza, la possibilità di guarire se stessi; e la sapienza dei bambini. Questi sono esempi della momentanea presa di potere da parte della Ragione; l'esercizio di un potere che non esiste nel tempo e nello spazio, ma che irrompe con efficacia nell'istante. La differenza fra la forza reale e quella ideale dell'uomo è felicemente descritta dai filosofi scolastici, nel dire che la conoscenza dell'uomo è una conoscenza notturna, vespertina cognitio, mentre quella di Dio è una conoscenza mattutina, matutina cognitio. Il problema di restaurare l'originaria ed eterna bellezza del mondo è risolto attraverso la redenzione dell'anima. La rovina o il vuoto che vediamo quando guardiamo alla natura, sono nel nostro occhio. L'asse della visione non coincide con l'asse delle cose, e così esse non appaiono trasparenti, ma opache. La ragione per cui il mondo manca di unità, e giace a pezzi e a mucchi, è che l'uomo manca di unità con se stesso. Egli non può essere un naturalista fino a che non soddisfa tutte le domande dello spirito. L'amore è sia un bisogno che una percezione. Nessuno dei due può essere perfetto senza l'altro. Nel supremo significato delle parole, il pensiero è devoto, e la devozione è pensiero. Il profondo chiama il profondo. Ma nella società attuale questo matrimonio non è celebrato. Ci sono uomini innocenti che adorano Dio secondo la tradizione dei loro padri, ma il loro senso del dovere non si è ancora esteso all'uso di tutte le loro facoltà. E ci sono pazienti naturalisti, ma essi raffreddano il loro soggetto sotto il gelido vento dell'intelligenza. Non è una preghiera anche lo studio della verità, un escursione dell'anima nell'infinito sconosciuto? Nessuno ha mai pregato di cuore senza imparare qualcosa. Ma quando un pensatore devoto, risoluto a isolare ogni oggetto da relazioni personali e a vederlo nella luce del pensiero, accenderà nello stesso tempo la scienza con il fuoco dei più sacri affetti, allora Dio riprenderà a creare. Non ci sarà bisogno, per la mente preparata allo studio, di cercare oggetti. Il segno invariabile della saggezza consiste nel vedere il miracolo in ciò che è comune. Che cos'è un giorno? Che cos'è un anno? Che cos'è un'estate? Che cos'è una donna? Che cos'è un bambino? Che cos'è il sonno? Alla nostra cecità, queste cose sembrano prive di valore. Noi raccontiamo favole per nascondere la povertà del fatto e conformarlo, come noi diciamo, alla più alta legge della mente. Ma quando il fatto è visto alla luce di un'idea, la favola sfarzosa scolorisce e avvizzisce. Contempliamo la vera, più alta legge. Per il saggio perciò un fatto è vera poesia, e la più bella delle favole. Queste meraviglie sono alle nostre porte. Anche tu sei un uomo. L'uomo e la donna e la loro vita sociale, la povertà, il lavoro, il sonno, la paura, la fortuna, ti sono noti. Impara che nessuna di queste cose è superficiale, ma che ogni fenomeno ha le sue radici nelle facoltà e negli affetti della mente. Mentre la questione astratta occupa il tuo intelletto, la natura lo trasforma in un fatto concreto da risolversi con le tue mani. Sarebbe una valida ricerca mettersi al tavolino e paragonare punto dopo punto, specialmente nei momenti di crisi nella vita, la nostra storia quotidiana con la nascita e il progresso delle idee nella mente. Così giungeremo a guardare al mondo con nuovi occhi. La risposta alla domanda senza fine dell'intelletto: Che cos'è la verità? e degli affetti: Che cos'è il bene? Questa risposta verrà abbandonandosi passivamente alla volontà educata. Avverrà allora quello che ha detto il mio poeta: «La natura non è fissa ma fluida. Lo spirito la altera, la modella, la fa. L'immobilità o la brutalità della natura è assenza di spirito; per il puro spirito essa è fluida, instabile, obbediente. Ogni spirito costruisce per se stesso una casa e oltre alla sua casa un mondo, e oltre al suo mondo un cielo. Considera dunque che il mondo esiste per te. Perché tu sei il fenomeno perfetto. Possiamo vedere solo ciò che siamo. Puoi avere e fare tutto quello che Adamo ha avuto, Cesare ha fatto. Adamo ha chiamato la sua casa, cielo e terra; Cesare ha chiamato la sua casa, Roma; tu forse chiami tuo il negozio di un calzolaio, un centinaio di acri di terra arata, o la soffitta di uno studioso. Pure, verso dopo verso e punto dopo punto il tuo dominio è altrettanto grande del loro, anche se privo di nomi famosi. Costruisci perciò il tuo proprio mondo. Appena conformerai la tua vita alla pura idea nella tua mente, ti si riveleranno le sue grandi proporzioni. Una corrispondente rivoluzione nelle cose accompagnerà l'influsso dello spirito. In questo modo svaniranno rapidamente le sgradevoli apparenze, maiali, ragni, serpenti, insetti, manicomi, prigioni, nemici; essi sono temporanei e spariranno. Il sole asciugherà e il vento disperderà lo sporco e il sudiciume della natura. Come quando l'estate viene dal sud e i banchi di neve si sciolgono e il volto della terra diventa verde davanti a essa, così lo spirito che avanza creerà i propri ornamenti lungo il suo sentiero e porterà con sé la bellezza che lo visita e la canzone che lo incanta; disegnerà splendidi volti, caldi cuori, un saggio discorso, e atti eroici, attorno alla sua via, fino a che il male sparirà. Il regno dell'uomo sulla natura, un regno che viene non osservato, un dominio che oltrepassa il suo stesso sogno di Dio, si instaurerà suscitando nell'uomo una meraviglia non inferiore a quella del cieco cui gradualmente è restituita la vista perfetta».
(16 )W. Shakespeare, sonetto LXX.
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