
Bianca s'inginocchiò, macchinalmente, e lesse, sempre ginocchioni, lo
scritto che segue:
Padova, 26 ottobre 1879
“Cara, non si turbi, non si sgomenti; legga questa lettera come io la
scrivo con la tranquillità più serena. Non è niente; il vecchio codino
Torranza, che cosa strana!, se ne va. Mi dia la buona notte, cara
Bianca; dispongo perché questa lettera Le sia inviata appena spento il
lume.
Avvertito da una voce interna, ho fatto stamane, spontaneamente,
quello che fece, prima di morire, il codino mio padre; adesso mi sento
nel cuore qualcosa che si allenta, e insieme un silenzio pieno di
riverente aspettazione. Avrò forse ancora quattro, sei, otto giorni;
mi basta un'ora per Lei.
Ho a farle un'altra preghiera e voglio porvi su il suggello della
morte. Mi è amaro non averle dato in addietro più prudenti consigli circa i Suoi dissensi domestici e discender nella tomba con questo pensiero. Bianca, per il bene Suo, per il bene di persone che Le son
care e un poco anche per la mia pace nel mondo a cui vado, mi ascolti;
non resti a Monte San Donà. Ella, in fondo al cuore, ama certo ancora
Suo marito. Questo povero giovane fa pietà. L'altro giorno mi ha
parlato di Lei per un'ora, con le lagrime agli occhi.
Torni con suo marito. Non vi è tanto amore nel mondo da gettar via
questo ch'è pur fedele, pur tenero, e non toglie la pace.
E ora, se si ricorda le nostre conversazioni sul mondo invisibile e
sui fenomeni che il secondo nega perché lo umiliano, non troverà
strano ch'io desideri manifestarmi a Lei, dopo la mia morte, in
qualche modo sensibile. La sera del giorno stesso in cui riceverà
questa lettera, si trovi sola, fra le dieci e le dieci e mezzo, nella
Sua saletta del piano. Apra la porta che dà sul giardino; le ombre
della notte devono poter entrare. Suoni quindi la breve introduzione
della romanza che Le ho inviata venti giorni sono. Dopo di questo, se
Dio permette ch'io sia presente e possa darne segno, anche lieve, lo
darò. Ella non conosce paura e vorrà consentire all'ultima fantasia
sentimentale di un vecchio poeta che muore.
È tempo di dirvi addio, Bianca. Ho qui davanti a me la testina
leonardesca che Vi somiglia. Gli occhi dell'incognita sono ben grandi,
i capelli più chiari, ma l'espressione originale del viso è la stessa.
Questo dolce sole di ottobre che passa tra i miei libri chiusi, brilla
sul quadretto. Vi vedo viva, depongo la penna. Vi guardo, Vi guardo,
una ultima ed irragionevole lagrima mi cade e si perde per sempre,
come lo merita. Addio, addio.