Fides et ratio
Ioannes Paulus PP. II
1998 09 14
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Progressi del dialogo

 

59. Dalla sua creazione nel 1979, la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme ha lavorato intensamente, orientando progressivamente la sua ricerca a quelle prospettive che, di comune accordo, erano state determinate, con lo scopo di ristabilire la piena comunione tra le due Chiese. Tale comunione fondata nell'unità di fede, in continuità con l'esperienza e la tradizione della Chiesa antica, troverà la sua espressione piena nella concelebrazione della santa Eucaristia. Con spirito positivo, basandoci su quanto abbiamo in comune, la commissione mista ha potuto progredire sostanzialmente e, come ho avuto modo di dichiarare insieme al venerato Fratello, Sua Santità Dimitrios I, Patriarca ecumenico, essa è pervenuta ad esprimere "ciò che la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa possono già professare insieme quale fede comune nel mistero della Chiesa ed il vincolo tra la fede ed i sacramenti"97. La commissione ha poi potuto constatare ed affermare che "nelle nostre Chiese la successione apostolica è fondamentale per la santificazione e l'unità del popolo di Dio"98. Si tratta di punti di riferimento importanti per la continuazione del dialogo. E c'è di più: queste affermazioni fatte insieme costituiscono la base che abilita i cattolici e gli ortodossi a rendere sin da ora, nel nostro tempo, una comune testimonianza fedele e concorde perché il nome del Signore sia annunciato e glorificato.

 

60. Più recentemente, la commissione mista internazionale ha compiuto un significativo passo nella questione tanto delicata del metodo da seguire nella ricerca della piena comunione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, questione che ha spesso inasprito le relazioni fra cattolici ed ortodossi. Essa ha posto le basi dottrinali per una positiva soluzione del problema, che si fonda sulla dottrina delle Chiese sorelle. Anche in questo contesto è apparso chiaramente che il metodo da seguire verso la piena comunione è il dialogo della verità, nutrito e sostenuto dal dialogo della carità. Il diritto riconosciuto alle Chiese orientali cattoliche ad organizzarsi e svolgere il loro apostolato, così come l'effettivo coinvolgimento di queste Chiese nel dialogo della carità e in quello teologico, favoriranno non soltanto un reale e fraterno rispetto reciproco tra gli ortodossi e i cattolici che vivono in uno stesso territorio, ma anche il loro comune impegno nella ricerca dell'unità99. Un passo avanti è stato compiuto. L'impegno deve continuare. Sin da ora si può constatare, però, una pacificazione degli spiriti, che rende la ricerca più feconda.

Per quanto riguarda le Chiese orientali in comunione con la Chiesa cattolica, il Concilio aveva espresso il seguente apprezzamento: "Questo Sacro Concilio, ringraziando Dio che molti Orientali figli della Chiesa cattolica [...] vivano già in piena comunione con i fratelli che seguono la tradizione occidentale, dichiara che tutto questo patrimonio spirituale e liturgico, disciplinare e teologico, nelle diverse sue tradizioni, appartiene alla piena cattolicità ed apostolicità della Chiesa"100. Certamente le Chiese orientali cattoliche, nello spirito del Decreto sull'ecumenismo, sapranno partecipare positivamente al dialogo della carità e al dialogo teologico, sia a livello locale che a livello universale, contribuendo così alla reciproca comprensione e ad una dinamica ricerca della piena unità101.

 

61. In questa prospettiva, la Chiesa cattolica null'altro vuole se non la piena comunione tra Oriente ed Occidente. In ciò si ispira alla esperienza del primo millennio. In tale periodo, infatti, "lo sviluppo di differenti esperienze di vita ecclesiale non impediva che, mediante reciproche relazioni, i cristiani potessero continuare a provare la certezza di essere a casa propria in qualsiasi Chiesa, perché da tutte si levava, in mirabile varietà di lingue e modulazioni, la lode dell'unico Padre, per Cristo nello Spirito Santo; tutte erano adunate per celebrare l'Eucaristia, cuore e modello per la comunità non solo per quanto riguarda la spiritualità o la vita morale, ma anche per la struttura stessa della Chiesa, nella varietà dei ministeri e dei servizi sotto la presidenza del Vescovo successore degli Apostoli. I primi Concili sono una testimonianza eloquente di questa perdurante unità nella diversità"102. In che modo ricomporre tale unità dopo quasi mille anni? Ecco il grande compito che essa deve assolvere e che incombe anche alla Chiesa ortodossa. Si comprende da qui tutta l'attualità del dialogo, sostenuto dalla luce e dalla potenza dello Spirito Santo.

 




97 Dichiarazione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II e del Patriarca ecumenico Demetrio I (7 dicembre 1987): AAS 80 (1988), 253.



98 Commissione Mista Internazionale per il dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa nel suo Insieme, Documento Il sacramento dell'Ordine nella struttura sacramentale della Chiesa, in particolare l'importanza della successione apostolica per la santificazione e l'unità del popolo di Dio (26 giugno 1988), 1: Service d'information 68 (1988), 195.



99 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera ai Vescovi del continente europeo circa i rapporti tra cattolici e ortodossi nella nuova situazione dell'Europa centrale e orientale (31 maggio 1991), 6: AAS 84 (1992), 168.



100 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sull'ecumenismo Unitatis redintegratio, 17.



101 Cfr. Lett. ap. Orientale Lumen (2 maggio 1995), 24: L'Osservatore Romano 2-3 maggio 1995, p. 5.



102 Ibid., 18, l.c., p. 4.






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