LA LEGGENDA IN TERRA D'ABRUZZO
(Gabriele D'Annunzio) 



La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplendeva di una luce bianca ed eguale, come nel plenilunio, perché il Divino era nato. Dalla capanna lontana i raggi si diffondevano per la solitudine; e la bontà che da quella luna anche diffondevasi intorno co’ raggi era tanta che le terre coperte di neve parevano fiorite di rose e come un immenso rosaio odoravano nella notte.
Il bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto come in atto di adorazione; e l’asino e il bue lo riscaldavano del loro fiato che fumava nell’aria gelida, come un aroma sulla fiamma.
La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuotevano dalla contemplazione estatica e si chinavano per baciare il figliuolo.
Vennero i pastori, dal piano e dal monte, portando i doni. E vennero anche i Re Magi.
Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovine e il Re Moro.
Come giunse la lieta novella della navità di Gesù, si adunarono. E uno disse: «È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo?»
«Andiamo,» risposero li altri due.
«Ma con quali doni?»
«Con mirra ed oro ed incenso. Se accetta la mirra, sarà un beone; se accetta l’oro sarà un ladro; se accetta l’incenso, sarà un santo.» E si misero in cammino.
Le mule seguivano i sentieri della montagna, guidate da una stella che procedeva innanzi pe’ cieli. Come la stella si fermò su la capanna, i Re Magi scesero a terra ed entrarono.
San Giuseppe e la Madonna stavano in ginocchio d’innanzi alla mangiatoia, dove riposava il Bambino. L’asino e il bue facevano su lo strame un bel passo di danza; e la cornamusa suonava spontaneamente, come pel soffio d’una bocca invisibile.
Si avanzarono i Re Magi e offerirono a Gesù Cristo i tre doni. Gesù Cristo li accettò tutti. E, nel tempo medesimo, il Vecchio diventò giovine, il Giovine diventò vecchio e il Moro diventò bianco.
Non più si riconoscevano fra loro; e contesero a lungo e si copersero d’ingiurie a vicenda.
Chi non tanto si lamentava era il Vecchio diventato giovine. Ma li altri due sopra lui specialmente tempestavano.
Disse il Moro: «Insomma, chi è la causa della nostra discordia? Non è forse l’ambizioso che è nato ora? Facciamogli la guerra.»
Li altri due consentirono. E poco dopo incominciarono le persecuzioni.
Una seconda leggenda narra che, nel viaggio, i Re Magi contendevano con molta furia; poiché non potevano ancora stabilire chi dovesse essere il primo ad offerire il dono.Primo voleva essere chi portava l’oro. E diceva: «L’oro è più prezioso della mirra e dell’incenso; dunque io debbo essere il primo donatore.»Li altri due alla fine cedettero.Quando entrarono nella capanna, il primo a farsi innanzi fu dunque il Re con l’oro.
S’inginocchiò a’ piedi del Bambino; e accanto a lui s’inginocchiarono i due con l’incenso e con la mirra.
Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbassarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e la mirra, dicendo: «L’oro non e per me!»
E quando il Re donatore di oro si levò, i suoi compagni videro ch’egli era diventato nano. 

Gesù Bambine nasce
Nche tanta puvertà!
Nen ha nè panne, ni fasce,
Nì fuoche pe’ scallà!
La Madonna la remire
E san Giuseppe suspire,
«Tu ce sci nate al monne
Pe’ volecce salvà’.
Faceme grann’allegrezze,
Ch’a è nate ’l Redentore:
È ’nu fiore de bellezze,
È ’nu gra ’foche d’amore.» 

Viènghene li pastore
Pe’ fagli grand’anore.
La figlia de Sant’Anne
Pe’ noi lu sta prienne.
Lu bove e l’asinelle
Lu stanne a riscaldà’.
Giuseppe vicchiarelle
De basce se lu vo’ magnà. 

’N ciele, oh che sblendore!
Menete a faglie onore!