Versione ebook di Readme.it powered by Softwarehouse.it Giacomo da LentiniPoi no mi val merzé né ben servire
Poi no mi val merzé né ben servireinver' mia donnain cui tegno speranzae amo lealmentenon so che cosa mi possa valere:se di me no le prende pietanzaben morrň certamente.Per nente - mi cangiao lo suo talentound'eo tormento - e vivo in gran dottanzae son di molte pene sofferente.Sofferente seraggio al so piaceredi bon[o] core e di pura leanzala servo umilemente:anzi vorrea per ella pena avereche per null'altra bene con baldanzatanto le so' ubidente.Ardente - son di far suo piacimentoe mai no alento - d'aver sua membranzain quella in cui disio spessamente.Spessamente disio e sto al moriremembrando che m'ŕ miso in ubrianzal'amorosa piacente;senza misfatto noˇm dovea puniredi far partenza de la nostra amanzapoi tant'č caunoscente.Temente - so' e non ň confortamentopoi valimento - noˇm dŕma pesanzae fallami di tutto 'l suo conventi.Conventi mi fece di riteneree donaomi una gio' per rimembranzach'eo stesse allegramente.Or la m'ŕ tolta per troppo saveredice che 'n altra parte ň mia 'ntendanzaciň so veracemente:non sente - lo meo cor tal fallimentoné ň talento - di far misleanzach'eo la cangi per altra al meo vivente.Vivente donna non creo che partirepotesse lo mio cor di sua possanzanon fosse sě avenenteperch'io lasciar volesse d'ubidirequella che pregio e bellezze inavanzae fami star soventela mente - d'amoroso pensamento:non aggio abento- tanto 'l cor mi lanzaco li riguardi degli occhi ridente.