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Alessandro Dumas

La signora delle camelie

CAPITOLO 1.

Penso che non si possano creare dei personaggi senza aver studiato a fondogli uominicome non si può parlare

una lingua che a patto di averla imparata seriamente.

Non avendo ancora raggiunto l'età nella quale s'inventami accontento diriferire.

Invito pertanto il lettore a convincersi della realtà di questa storiadicui tutti i personaggitranne la protagonista

sono ancora vivi.

Del restoa Parigi molti potrebbero testimoniare la maggior parte dei fattiche qui descriveròe potrebbero

confermarlise la mia sola testimonianza non fosse sufficientemaper unaparticolare circostanzasoltanto io posso

narrarliperché solo a me furono confidati gli ultimi particolarisenza iquali sarebbe stato impossibile fornire un

racconto interessante e compiuto.

Ecco in che modo mi furono resi noti quei fatti. Il 12 marzo 1847in rueLaffittepotei leggere un grande

manifesto giallo che annunciava una vendita all'asta di mobili e di rarecuriosità. La vendita avveniva in seguito alla

morte del proprietariosull'avviso non era scritto il nome del defuntomasi diceva che la vendita si sarebbe tenuta il

giorno 16da mezzogiorno alle cinqueal numero 9 di rue d'Antin.

Il manifesto annunciava inoltre che il 13 e il 14 si sarebbe potuto visitarel'appartamento con i mobili.

Sono sempre stato un amatore di oggetti rarie mi riproposi perciò di nonperdere l'occasione di vedere questie

forse anche di acquistarli.

L'indomanimi recai al numero 9 di rue d'Antin. Nonostante fosse ancoramattina prestol'appartamento era già

invaso dai visitatori e anche da visitatrici che per quanto vestite divellutoavvolte in cachemire e attese alla porta dalle

loro eleganti carrozzecontemplavano con stuporee anche con ammirazionequel lusso che si offriva ai loro occhi.

Quell'ammirazione e quello stupore mi furono chiari più tardiquandoguardandomi intornopotei accorgermi di essere

nell'abitazione di una mantenuta.

Orase c'è una cosa che le signore della buona società desideranoconoscere - e infatti quelle visitatrici

appartenevano appunto alla buona società - è proprio la casa di quelledonne il cui guardaroba quotidiano supera per

fasto il loroe che hannocome loro e accanto a loropalchi riservatiall'Opéra e al Théâtre des Italiense che sfoggiano

per le strade di Parigil'insolente abbondanza della loro bellezzadei lorogioiellidei loro scandali.

Colei che viveva nell'appartamento mi trovavo era morta: e dunque le signorepiù virtuose potevano finalmente

entrare fino nella sua stanza da letto.

La morte aveva purificato l'aria di quella splendida fogna; e d'altronde levisitatrici avevano come scusaqualora

ce ne fosse stato bisognoil fatto di essere venute per una vendita all'astasenza conoscere il nome della padrona di casa.

Avevano letto un manifestoe ora volevano vedere e scegliere gli oggetti chequel manifesto prometteva: nulla di

più sempliceil che tuttavianon impediva loro di cercarein mezzo atutte quelle meravigliele tracce di quella vita

dissoluta sulla qualecertoavevano udito tanti strani racconti.

Ma purtroppo i misteri erano morti con la loro dea; e malgrado la loro buonavolontàquelle dame riuscirono a

scoprire solo ciò che era in vendita dopo la mortee non ciò che si vedevaquando la padrona di casa era ancora viva.

Del restoc'era davvero di che acquistare. L'arredamento era splendido.Mobili di Boule e in legno di rosavasi

cinesi e di Sèvresstatuette di Sassoniastoffe di rasovellutimerlettinon mancava niente.

Io mi aggiravo nell'appartamentoseguendo le nobili curiose che mi avevanopreceduto. Esse entrarono in una

stanza tappezzata di stoffe persianee anch'io stavo per entrarviquando neuscirono quasi a precipiziosorridendo

come vergognose di quella nuova intrusione.

Il mio desiderio di entrare in quella stanza ne fu aumentato.

Era lo spogliatoiofornito di ogni specie di strumenti nei quali parevaessersi espressa al massimo la prodigalità

della defunta.

Su un grande tavolo accostato al murogrande tre piedi per seisplendevanotutti i tesori di Ancoe e di Odiot. Era

proprio una magnifica collezionee fra tutti quegli oggetticosìindispensabili a una donna come quella presso la quale

ci trovavamonon ce n'era uno che non fosse d'oro o d'argento.

Tuttavia quella raccolta non poteva essere stata fatta che poco alla voltaenon era certo stato un solo amore a

completarla.

Ioche non mi scandalizzavo certo alla vista dello spogliatoio di unamantenutami divertivo a osservarne i

particolaridi qualsiasi tipoe mi accorsi che tutti quegli utensilimirabilmente cesellati portavano monogrammi vari e

corone diverse.

Guardavo tutti quegli oggettiognuno dei quali significava ai miei occhi unpasso avanti della poverina sulla

strada della prostituzionee mi andavo dicendo che Dio era statomisericordioso verso di lei poiché non aveva permesso

che giungesse al solito castigoconsentendole di morire nel pieno del suolusso e della sua bellezzaprima di conoscere

la vecchiaiache è la prima morte delle cortigiane.

Che c'è infatti di più triste della vecchiaia del viziospecialmente nelladonna? Essa non ha in sé nessuna dignità

e non ispira interesse.

Quel continuo pentirsinon di avere percorso una cattiva stradama di averesbagliato i propri calcoli e di avere

mal impiegato il proprio denaroè una delle cose più tristi che si possanoimmaginare.

Ho conosciuto un'antica prostituta alla quale non restava del passato che unafiglia bella quasi quanto lo era stata

leia detta dei contemporanei. Quella povera fanciullaalla quale la madrenon aveva mai detto: "Sei mia figlia" se non3

per ordinarle di sfamare la sua vecchiaia come lei aveva sfamato la suainfanziaquella povera creatura si chiamava

Louiseeobbedendo a sua madresi concedeva senza volontàsenzapassionesenza piacerecome avrebbe fatto

qualsiasi mestiere che avessero pensato di insegnarle.

Il continuo spettacolo della corruzionedella corruzione precocealimentatadalla salute sempre precaria della

ragazzaaveva soffocato in lei quella conoscenza del bene e del male cheforse Dio le aveva dato ma che nessuno aveva

pensato a sviluppare.

Ricorderò sempre quella ragazzache passava sui viali quasi tutti i giornialla stessa ora.

Sua madre l'accompagnava semprecon un'assiduità di una vera madre cheaccompagnasse la propria vera figlia.

Ero molto giovanea quel tempoe pronto ad accettare per me stesso lafacile morale del mio secolo; mi ricordo

però che la vista di quella scandalosa sorveglianza mi ispirava disprezzo edisgusto.

Si aggiunga che nessun viso di vergine avrebbe potuto riflettere lo stessosentimento di innocenzauna simile

espressione di malinconica sofferenza. La si sarebbe detta un'immagine dellaRassegnazione. Un giornoil volto di

quella fanciulla si rischiarò. In mezzo alla corruzione di cui sua madrereggeva le filasembrò alla peccatrice che Dio

volesse concederle la felicità.

E perchédopo tuttoDio che l'aveva creata senza forza avrebbe dovutolasciarla senza confortosotto il peso

doloroso della sua vita? Un giornodunquesi accorse di essere incintaequella parte di lei che era rimasta

incontaminata trasalì di gioia. L'anima umana ha una strana capacità dievasione.

Louise corse ad annunciare alla madre quella notizia che la rendeva cosìfelice. E' vergognoso dirlomad'a ltra

partenoi non facciamo qui sfoggio di immoralitàraccontiamo un fatto veroche sarebbe forse meglio tacerese non

fossimo convinti che è necessarioa volterendere noto il martirio diquegli esseri che vengono condannati senza

ascoltarlidisprezzati senza giudicarli; è vergognosoripetiamoma lamadre rispose a sua figlia che quello che avevano

era appena sufficiente per due e che non sarebbe certo bastato per tre; checerti bambini sono inutili e che una

gravidanza è tempo perso.

Il giorno dopouna levatriceche indichiamo qui solamente come amica dellamadrevisitò Louiseche rimase

qualche giorno a lettoper rialzarsene più pallida e debole che mai.

Tre mesi dopoun uomo ebbe pietà di lei e tentò di guarirla moralmente efisicamente; ma l'ultimo colpo era stato

troppo gravee Louise morì per le conseguenze dell'aborto.

La madre è ancora viva: come? Solo Dio lo sa.

Questa storia mi era tornata in mente mentre guardavo i servizi da toletta inargentoe avevo passato un po' di

tempo in queste riflessionia quanto parevaperché nell'appartamento noneravamo rimasti che io e un custode che

sulla portavigilava con attenzione che non rubassi niente.

Mi avvicinai allora al brav'uomo a cui ispiravo timori così gravi.

"Signore"gli chiesi"potreste dirmi il nome della personache abitava qui?".

"Era mademoiselle Marguerite Gautier".

Conoscevo quella ragazza di nome e di vista.

"Come!"esclamai"Marguerite Gautier è morta?".

"Sìsignore".

"Quando?".

"Da tre settimanecredo".

"E come mai permettono che si visiti l'appartamento?".

"I creditori pensano che sia un modo per far salire il prezzo divendita. La gente può vedere in anticipo quale

effetto fanno le stoffe e i mobili; voi capitequesto incoraggiaall'acquisto".

"Aveva dunque debiti?".

"Ohsignoreuna quantità!".

"Ma la vendita riuscirà a coprirli?".

"Ce ne sarà d'avanzo".

"A chi andrà il di piùdunque?".

"Alla famiglia".

"Aveva dunque una famiglia?".

"Sì".

"Graziesignore".

Il custoderassicurato circa le mie intenzionimi salutò e io me ne andai.

"Poverina" dicevo tra me e me rincasando"dev'essere mortamolto tristementeperché nel suo ambiente si hanno

amici solo a patto di star bene in salute"e mio malgrado miimpietosivo sulla sorte di Marguerite Gautier.

Questo sembrerà ridicolo a moltima io ho una immensa compassione per lecortigianee non mi sogno neppure

di metterla in discussione.

Un giornomentre andavo alla prefettura per ritirare il mio passaportovidiin una delle strade adiacenti una

ragazza trascinata da due gendarmi. Non conosco la colpa di quella ragazzama posso dire soltanto che piangeva a

calde lacrime stringendo a sé un bambino di qualche mese dal quale l'arrestola separava.

Da quel giornonon ho mai più disprezzato una donna alla prima impressione.4

CAPITOLO 2.

La vendita era fissata per il 16.

Era stato lasciato un giorno d'intervallo tra quello destinato alle visite equello dell'astaperché i tappezzieri

avessero il tempo di staccare i parati e le tende.

Ero appena tornato da un viaggio. Era abbastanza naturale che non avessisaputo della morte di Marguerite come

di una di quelle grandi notizie che gli amici si affrettano a comunicare achi fa ritorno nella capitale delle novità.

Marguerite era bellama se così tanto scalpore suscita la vita stravagantedi quelle donnealtrettanto poco ne

suscita la loro morte.

Sono stelle che tramontano così come sorserosenza fulgore.

Quando muoiono in età giovanela notizia della loro morte viene saputacontemporaneamente da tutti i loro

amantiperché a Parigi quasi tutti coloro che sono stati intimi con unadonna nota sono amici tra di loro; essi si

scambiano allora qualche ricordo su di leie la vita di tutti continua senzache l'avvenimento la turbifosse pure con una

sola lacrima.

Al giorno d'oggiquando si hanno venticinque annile lacrime sono diventateuna cosa tanto preziosa da non

poter essere concessa alla prima venuta.

E' già molto se i genitoriche pagano per essere piantilo sono in ragionedella somma spesa.

Quanto a mebenché il mio monogramma non si trovasse su nessuno deglioggetti di Margueritequell'istintiva

indulgenzaquella naturale compassione che poco fa ho confessatomi facevariflettere sulla sua morte più a lungo

forseche di quanto non meritasse.

Mi ricordavo di aver incontrato spesso Marguerite lungo gli Champs- Elyséesdove andava ogni giorno

assiduamentein un calessino azzurrotirato da due splendidi cavalli bai;avevo notato in lei un portamento poco

comune alle sue pariche faceva risplendere maggiormente una bellezza giàfuori dell'ordinario.

Quelle sciagurate creaturequando escono di casasono sempre accompagnatenon si sa da chi.

Dato nessun uomo acconsente a mostrare pubblicamente l'amore notturno che haper loroe siccome esse odiano

la solitudinesi portano dietro o quelle chemeno fortunatenon possiedonouna carrozzao qualcuna di quelle vecchie

elegantone di cui niente giustifica l'eleganza e alle quali ci si puòrivolgere senza scrupoliquando si desidera avere

qualche notizia su coloro che accompagnano.

Ma non era così per Marguerite. Arrivava agli Champs-Elysées sempre dasolacercando di nascondersi il più

possibile nella sua carrozzad'inverno avvolta in un gran cachemired'estate vestita con assoluta sobrietà; e benché

lungo la sua passeggiata abituale si trovassero persone che conoscevaquandoper caso sorrideva loroquel sorriso era

visibile solo a queste: una duchessa non avrebbe sorriso in un altro modo.

Non passeggiava mai dal rond-point fino all'imbocco degli Champs- Elyséescome le sue colleghe di allora e di

oggi; i suoi cavalli la portavano rapidamente al Bois e lì scendeva dallacarrozzapasseggiava per un'orarisaliva nella

sua vetturae tornava a casa al gran trotto.

Tutti questi particolaridi cui qualche volta ero stato testimonesfilavanodavanti alla mia mentee rimpiangevo

la morte di quella donna come si può rimpiangere la totale distruzione diun'opera d'arte.

Erainsommaimpossibile trovare una bellezza più affascinante di quella diMarguerite.

Alta e snellafin troppoaveva al massimo grado l'arte di far scomparirequel difetto della natura con una

sapiente maniera di vestirsi.

Il suo cachemirelungo fino a terralasciava sfuggire qua e là i larghi"volants" di un vestito di setae l'ampio

manicottoin cui nascondeva la mani stringendolo al pettoera circondato dapieghe così abilmente disposteche

l'occhio più esigente non avrebbe trovato niente da ridire sul contorno diquelle forme.

La splendida testa era fatta oggetto di una speciale civetteria.

Era molto minutae sua madrecome avrebbe detto De Mussetsembrava averlafatta così per poterla fare con

maggior cura. Mettete in un ovale di indicibile grazia due occhi neri ornatida sopracciglia dall'arco così puro da

sembrare disegnato; velate quegli occhi di lunghe ciglia cheabbassandosiombreggino le guance rosate; tracciate un

naso sottiledrittospiritualecon le narici leggermente dilatate da unanelito di vita sensuale; disegnate una bocca

regolarele cui labbra si schiudano dolcemente su denti bianchi come illatte; colorite la pelle col tono vellutato che

avvolge le pesche non ancora sfiorate da alcuna manoe avrete l'immagine diquella testa deliziosa.

I capelli neri come il carboneondulati naturalmenteo forse nosidividevano sulla fronte in due larghe bandee

si perdevano dietro la testamostrando i lobi delle orecchie sui qualibrillavano due diamanti di quattro o cinquemila

franchi ciascuno.

Come potesse quella vita intensa lasciare intatta sul viso di Margueritequell'espressione verginalequasi

infantileche lo caratterizzavaè una cosa che dobbiamo accontentarci diconstataresenza poterla comprendere.

Marguerite aveva un magnifico ritratto fattole da Vidalil solo uomo il cuipennello fosse stato in grado di

riprodurne l'aspetto. Dopo la sua morteebbi per qualche giorno a casa miaquel ritrattodi una somiglianza così

stupefacenteche mi è servito a descrivere ciò per cui forse la solamemoria non mi sarebbe bastata.

Alcuni particolari li ho conosciuti soltanto più tardima li riferiscosubito per non doverci tornare suquando

inizierò il racconto aneddotico della vita di questa donna.

Marguerite assisteva a tutte le prime rappresentazionie trascorreva le sueserate al teatro o ai balli.5

Ogni volta che si recitava una nuova commediasi poteva essere sicuri diincontrarlacon tre cose che non la

lasciavano maie che occupavano sempre il parapetto del suo palco di primafila: il binocoloun sacchetto di dolci e un

mazzo di camelie .

Per venticinque giorni del mese le camelie erano bianchee per cinque eranorosse; non si è mai conosciuta la

ragione di questo cambiamento di coloreche io racconto senza saperlospiegaree che era stato notato anche dai suoi

amici e dai frequentatori abituali dei teatri dove si recava più spesso.

Marguerite non era mai stata vista con altri fiori che camelietanto chedalla sua fioraiamadame Barjou

avevano finito col chiamarla "La signora dalle camelie"e ilsoprannome le era rimasto.

Sapevo inoltrecome del resto tutti quelli che a Parigi frequentano un certoambienteche Marguerite era stata

l'amante dei giovani più elegantiche lei lo proclamava con orgoglio e cheessi se ne vantavanoil che significava che

gli uni e l'altra erano reciprocamente soddisfatti.

Tuttavia da circa tre annidopo un viaggio a Bagnèreslei viveva soltantosi dicevacon un vecchio duca

stranieroenormemente riccoche aveva cercato di allontanarla il piùpossibile dalla sua vita passatacosa che del resto

lei sembrava avergli permesso di buon grado.

Ecco quello che mi fu raccontato a tale proposito.

Nella primavera del 1842Marguerite era così debolecosì diversa dalsolitoche i medici le ordinarono una cura

di acquee lei partì per Bagnères.

Làtra i malatic'era la figlia di quel ducala quale non solo soffrivadella stessa malattiama aveva anche lo

stesso viso di Margueriteal punto che si sarebbe potuto prenderle per duesorelle.

Ma la duchessina era ormai alla terza fase della tisie morì pochi giornidopo l'arrivo di Marguerite.

Una mattina il ducarimasto a Bagnères come si rimane nella terra nellaquale abbiamo sepolto una parte di noi

stessivide Marguerite all'angolo di un viale.

Gli sembrò allora di veder passare l'ombra di sua figlia eandatoleincontrole prese le manila baciò piangendo

esenza neppure domandarle chi fossesupplicò che gli fosse permesso divederla e di amare in lei la viva immagine

della figlia morta.

Margueritesola a Bagnères con la camerieranon temendo affattod'altrapartedi compromettersiaccordò al

duca quanto le chiedeva.

A Bagnèresc'erano persone che la conoscevano e che andarono a informareufficialmente il duca della vera

posizione di mademoiselle Gautier. Fu un grave colpo per quel vecchioperché la rassomiglianza con sua figlia finiva

ma era troppo tardi. La giovane donna era diventata indispensabile al suocuoree il solo pretestola sola ragione per la

quale continuava a vivere.

Non le rivolse alcun rimproveroperché non ne aveva il dirittoma lechiese se si sentisse capace di cambiare la

sua vitaoffrendole in cambio di quel sacrificio tutti i compensi che potevadesiderare. Lei promise.

Bisogna dire che a quell'epoca Margueritenatura generosaera ammalata. Ilpassato le sembrava come una delle

principali cause della sua malattiae una specie di superstizione la indussea sperare che Dio le avrebbe lasciato la

bellezza e la salute in cambio del suo pentimento e della sua conversione.

In effettila cura delle acquele passeggiateil sonno che la ristoravadalla stanchezza naturalel'avevanoalla

fine dell'estatequasi ristabilita in salute.

Il duca la accompagnò a Parigidove continuò a visitarla come a Bagnères.

Questo legamedi cui nessuno poteva conoscere né la vera origine né ilvero motivosuscitò una grande

sensazioneperché il ducanoto per le sue grandi ricchezzesi faceva oraconoscere per la sua prodigalità. Si credette di

ravvisare la causa di questo attaccamento del vecchio duca alla giovane donnain una passione senile di libertino

comune a molti vecchi danarosi.

A tutto si pensòtranne che alla verità. Tuttavia il sentimento di quelpadre per Marguerite era di natura così

castache gli sarebbe sembrato incestuoso ogni altro rapporto con lei chenon fosse esclusivamente d'affettoe mai le

rivolse una sola parola che una figlia non avrebbe potuto ascoltare.

Lontana da noi l'idea di fare della nostra protagonista una persona diversada quella che fu in realtà; diremo

dunque che fino a quando rimase a Bagnèresnon le fu difficile mantenere lapromessa fatta al ducae la mantenne; ma

appena fu tornata a Parigisembrò a quella donnaabituata alla vitadissolutaai balliperfino alle orgeche la

solitudineinterrotta solo di tanto in tanto dalle visite del ducal'avrebbe fatta mo rire di noiae gli ardenti ricordi della

sua vita di prima le avvamparono insieme la testa e il cuore.

Aggiungete a questo che Marguerite era tornata dal suo viaggio più bella chemaiche aveva vent'annie che la

malattiaassopita ma non vintacontinuava a suscitarle desideri febbriliquasi sempre legati alle malattie di petto.

Il duca provò quindi un gran dolore quando i suoi amicisempre in agguatoper sorprendere uno scandalo nella

vita della donna con la qualesecondo lorosi andava compromettendoglirivelarono e gli provarono che quando era

sicura che egli non sarebbe andato da lei riceveva visitee che tali visitesi protraevano spesso fino alla mattina dopo.

InterrogataMarguerite confessò ogni cosa al ducaconsigliandoglisenzariserve mentalidi smettere di occuparsi di

leiperché non si sentiva così forte da mantenere gli impegni presie nonvoleva accettare più la generosità di un uomo

che lei ingannava.

Il duca rimase otto giorni senza farsi vederema non poté fare di piùel'ottavo giornovenne a supplicare

Marguerite di riceverlo ancorapromettendole che l'avrebbe accettata cosìcom'erapurché gli fosse concesso di6

frequentarlae giurandole chea costo di morirnenon le avrebbe mairivolto un solo rimprovero. Ecco a che punto

stavano le cose tre mesi dopo il ritorno di Margueritecioè nel novembre odicembre 1842.7

CAPITOLO 3.

Il 16all'unaandai in rue d'Antin.

Già dal portone si sentivano gridare i banditori. L'appartamento era pienodi curiosi.

C'erano tutte le più eleganti celebrità del mondo del viziosbirciate disottecchi da alcune grandi dame che

avevano colto ancora una volta il pretesto di quella vendita per poter vedereda vicino donne che altrimenti non

avrebbero mai avuto occasione di incontraree che forse invidiavano insegreto per i loro facili piaceri.

La duchessa de F. stava gomito a gomito con mademoiselle de A.uno dei piùmalinconici esempi di moderna

cortigiana; la marchesa de T.

esitava nel contendere l'acquisto di un mobile a madame D.l'adultera piùelegante e più nota della nostra epoca;

il duca d'Y.che a Madrid credevano si rovinasse a Parigi e che a Parigicredevano si rovinasse a Madride chealla fine

dei continon dava neppure fondo alle sue renditechiacchierando con madameM.una delle nostre più spiritose

narratriciche si degna di tanto in tanto di scrivere ciò che dice e difirmare ciò che scrivescambiava occhiate

confidenziali con madame de N.la bella peripatetica degli Champs-Elyséesquasi sempre vestita di rosa o di azzurro

la cui carrozza è tirata da due grandi cavalli neri che Tony le ha vendutoper diecimila franchi e che lei ha pagato;

mademoiselle A.infinealla quale il solo ingegno frutta il doppio diquanto frutti alle signore della buona società la

dotee il triplo di quel che frutta alle altre l'amoreera venutanonostante il freddoa fare qualche acquistoe non era

certo la meno osservata.

Potremmo continuare a indicare le iniziali di molte persone riunite in quelsaloneperaltro assai stupite di trovarsi

insieme; ma avremmo timore di annoiare il lettore.

Diciamo solo che tutti erano in preda a un'allegria sfrenatae che fra tuttequelle donne che si trovavano làmolte

avevano conosciuto la mortama non sembravano ricordarsene. Si rideva forte;i banditori gridavano a squarciagola; i

mercanti che avevano occupato i banchi disposti di fronte ai tavoli divenditacercavano invano di imporre il silenzio

per concludere in pace i propri affari. Mai riunione fu più varia e piùrumorosa. Mi insinuai con discrezione in mezzo a

quel tumultoe mi rattristava il pensiero che avveniva accanto alla cameradove era morta la sventuratai cui mobili

venivano posti in vendita per pagarne i debiti. Venuto per osservarepiuttosto che per acquistareguardavo le facce dei

fornitori che avevano voluto l'astae i cui volti si illuminavano ogni voltache un oggetto saliva a un prezzo che essi non

avrebbero sperato. Persone dabbene che avevano speculato sulla prostituzionedi quella donnache avevano guadagnato

su di lei il cento per centoche avevano perseguitato con la carta bollatagli ultimi istanti della sua vitae che venivano

dopo la sua mortea raccogliere il frutto dei loro onesti calcoli insiemecon gli interessi dei loro vergognosi crediti.

Come avevano ragione gli antichiche attribuivano lo stesso Dio ai mercantie ai ladri! Vestipelliccegioiellierano

venduti con incredibile rapidità. Non trovavo niente che mi interessasseeaspettavo ancora. A un trattoudii gridare:

"Un volumeperfettamente rilegatocol taglio doratodal titolo ManonLescaut. Vi sono alcune parole scritte sulla

prima pagina. Dieci franchi". "Dodici"disse una voce dopo unsilenzio piuttosto lungo. "Quindici"replicai io. Perché

mai? Non lo sapevo.

Certo per quelle "parole scritte". "Quindici"ripeté ilbanditore.

"Trenta"disse il primo offerente con un tono che sembrava volerscoraggiare ogni offerta successiva.

L'asta diventava una lotta.

"Trentacinque!"esclamai con lo stesso tono.

"Quaranta".

"Cinquanta".

"Sessanta".

"Cento".

Confesso che se avessi voluto fare impressione ci sarei pienamente riuscitoperché a questa mia offerta si fece un

gran silenzioe tutti mi guardarono per cercare di capire chi fosse quelsignore che sembrava così deciso a entrare in

possesso di quel volume.

Pareva che il tono dato alla mia ultima offerta avesse convinto il mioantagonistail quale preferì abbandonare

una lotta che sarebbe servita solo a farmi pagare quel volume dieci volte ilsuo prezzoeinchinandosimi disse molto

cortesementeanche se un po' in ritardo: "Non insistosignore".

Nessun altro parlòe il libro mi fu aggiudicato.

Dato che temevo una nuova ostinazione alla quale il mio orgoglio non avrebbeforse cedutoma che certo

avrebbe messo la mia borsa a mal partitofeci registrare il mio nome emettere da parte il libro; poi me ne andai. Dovetti

certo dare molto da pensare a chi era stato testimone di quella scena e sidomandava senza dubbio a quale scopo avevo

finito col pagare cento franchi un libro che avrei potuto avere dovunque perdieci o quindici franchi al massimo .

Un'ora dopo mandai a ritirare il mio acquisto.

Sulla prima pagina era scritta a pennacon grafia elegantela dedica deldonatore del libro. La dedica consisteva

in queste sole parole:

MANON A MARGUERITE.

UMILTA'.

Era firmato: Armand Duval.8

Che significava la parola: Umiltà? Manonseguendo l'opinione di quel signorArmand Duval riconosceva in

Marguerite una superiorità di corruzione o di sentimento? La secondainterpretazione era certo la più verosimileperché

la prima non sarebbe stata altro che l'espressione di un'impertinentefranchezza che Marguerite non avrebbe mai

accettata qualunque fosse la sua opinione su se stessa.

Uscii di nuovoe non mi occupai più del libro se non la sera quando tornaia casa.

Certoquella di Manon Lescaut è una storia commovente di cui conosco ogniparticolareeppure quel volume

ogni volta che mi capita sotto manosuscita in me nuova simpatia; allora loapro per rivivere per la centesima volta la

storia dell'eroina dell'abbé Prévost. Quella protagonista tanto verachemi sembra di averla conosciuta. In quelle nuove

circostanzeil tipo di confronto fatto tra lei e Marguerite forniva a quellalettura un'attrattiva inattesae alla mia

indulgenza si aggiunse pietàquasi amoreper la povera ragazza dalla qualeavevo ereditato il volume. Manon era morta

in un desertoè veroma pur sempre tra le braccia di un uomo che l'amavacon tutte le forze dell'anima e chedopo

mortale scavò la fossala cosparse di lacrime e vi seppellì il propriocuore; mentre Margueritepeccatrice come

Manoncome lei forse pentitaera morta in mezzo a un lusso fastosoa volercredere a ciò che avevo vistoe nel letto

del suo passatoma anche in mezzo al deserto del cuoremolto più arido esconfinatomolto più spietato di quello nel

quale Manon aveva trovato sepoltura.

Infatti Margueritecome seppi da alcuni amici che conoscevano gli ultimiavvenimenti della sua vitanon aveva

avuto al suo capezzale nessun conforto durante i due mesi della sua lenta edolorosa agonia.

Poida Manon e da Marguerite il mio pensiero si soffermava su quelle checonoscevo e che vedevo

incamminarsicantandoverso una morte sempre uguale.

Povere creature! Se amarle è maleil meno che si possa fare è certocompiangerle. Si compiange il cieco che non

ha mai visto la luce del soleil sordo che non ha mai udito gli accordidella naturail muto che non ha mai espresso la

voce dei suoi sentimentie sotto un falso pretesto di pudorenon si vuolcompiangere quella cecità del cuorequella

sordità dell'animaquel mutismo della coscienza che rendono folle la poveraafflitta e che la rendonosuo malgrado

incapace di vedere il benedi udire il Signore e di parlare il linguaggiopuro dell'amore e della fede.

Hugo ha creato "Marion Delorme"Musset "Bernerette"Alexandre Dumas "Fernande"i pensatori e i poeti di

tutti i tempi hanno offerto alle cortigiane la loro pietàe qualche voltaun uomo generoso le ha riabilitate col suo amore

e anche col suo nome. Se insisto tanto su questo punto è perchétra quelliche mi leggerannoforse molti sono già pronti

a gettare via questo libronel quale temono di trovare soltanto un'apologiadel vizio e della prostituzionee certo l'età

dell'autore contribuisce a motivare un simile timore. Quelli che pensanocosì si ricredanoe continuino pure a leggere

se è solo questo timore a trattenerli.

Sono semplicemente convinto di questo principio: per la donna che non èstata educata a distinguere dove sia il

beneDio apre quasi sempre due vie che possono ricondurcela; queste vie sonoil dolore e l'amore.

Sono vie arduequelle che vi si avventurano si insanguinano i piedisilacerano le manima al tempo stesso

lasciano sui rovi della strada gli ornamenti del vizioe arrivano in cimavestite di quella nudità della quale non si

arrossisce davanti al Signore.

Coloro che incontrano queste coraggiose viandantidevono aiutarle e dire atutti che le hanno incontrateperché

rivelandolo indicano loro la strada giusta.

Non basta mettere semplicemente all'imbocco della via due cartelliuno conl'iscrizione "Via del bene"l'altro

con l'avvertimento "Via del male"e dire a coloro che sipresentano: "Scegliete"; bisognacome Cristomostrare i

sentieri che riconducono dalla seconda alla prima quelli che si eranolasciati tentare dalle lusinghee soprattutto non

bisogna che gli inizi di quel cammino siano troppo dolorosi o appaiano troppoimpenetrabili.

Il cristianesimo è presentecon la sua meravigliosa parabola del figliolprodigoper spronarci all'indulgenza e al

perdono.

Gesù era pieno d'amore per le anime ferite dalle passioni umanee amavacurarne le ferite estraendo dalle ferite

stesse l'unguento che doveva guarirle.

Così Egli disse a Maddalena: "Molto ti sarà perdonato perché moltohai amato". Sublime perdono che doveva

suscitare una fede sublime.

Perché dunque dovremmo noi essere più severi di Cristo? Perchétenendociostinatamente attaccati ai pregiudizi

di questo mondo che si fa spietato perché lo si creda fortedovremmorespingerecome luidelle anime che spesso

sanguinano per ferite dalle qualicome dal sangue infetto di un malatosispande tutto il maie del loro passato e che non

invocano che una mano amica che le curi e restituisca loro la convalescenzadel cuore? E' alla mia generazione che mi

rivolgoa quelli per i quali fortunatamente le teorie di Voltaire nonesistono piùa quelli checome mesi rendono

conto come l'umanità sia impegnata da quindici anni in uno dei suoi piùaudaci balzi in avanti. La conoscenza del bene

e del male è acquisita per sempre; si ricostituisce la fedeci èrestituito il rispetto delle cose sacree se il mondo non è

diventato del tutto buono è diventato perlomeno migliore. Gli sforzi ditutti gli uomini intelligenti mirano allo stesso

scopoe tutte le grandi volontà si riallacciano allo stesso principio:siamo buonisiamo giovanisiamo veri! Il male è

solo vanitàabbiamo dunque la fierezza del benee soprattutto nondisperiamo. Non disprezziamo la donna che non è

madrené figliané moglie; non riduciamoci ad apprezzare solo lafamigliaa essere indulgenti solo verso l'egoismo .

Poiché in cielo si fa più festa per un peccatore pentito che per centogiusti senza peccatocerchiamo dunque di

dare gioia al cieloche ci verrà resa maggiorata. Spargiamo sulla nostrastrada l'elemosina del nostro perdono per quelli

che i piaceri terreni hanno perduto e che forse saranno salvati solo da unasperanza divinaecome dicono le vecchiette

che consigliano uno dei loro rimedise questo non farà benenon nuoceràdi certo.9

Senza dubbio devo sembrare molto ambizioso quando pretendo di far scaturirerisultati così grandi dalla tenue

vicenda che sto raccontandoma io sono di quelli che credono che il tuttostia nel poco. Il bambino è piccoloma

racchiude l'uomo; il cervello è limitatoma ospita il pensierol'occhionon è che un tuttoma copre le miglia.10

CAPITOLO 4.

Due giorni dopola vendita era finita. Aveva fruttato centocinquantamilafranchi.

I creditori avevano diviso fra loro i due terzie il resto era andato allafamigliacomposta da una sorella e da un

nipotino.

La sorella aveva spalancato tanto d'occhi quando il notaio le aveva scrittoper annunciarle un'eredità di

cinquantamila franchi. Non vedeva ormai sua sorella da sei o sette annidalgiorno in cui questa era sparita senza che si

fosse mai potuto conoscerené da lei stessa né da nessun altroil piùpiccolo particolare della sua vita successiva

all'allontanamento.

Si era dunque precipitata a Parigie grande fu lo sbalordimento di quelliche conoscevano Margueritequando

seppero che la sua unica erede era una bella ragazzona di campagna che primadi allora non aveva mai lasciato il paese.

Trovò un patrimonio fattod'improvvisosenza neppure sapere da quale fontele venisse quella fortuna insperata.

Tornòmi dissero in seguitoal suo paesericordando la sorella morta congrande tristezzaconfortata tuttavia

dall'impiego del capitale al quattro e mezzo per cento.

Tutti questi avvenimentiriferiti a Parigicittà madre dello scandalostavano già per essere dimenticatie io

stesso non ricordavo quasi più la parte che avevo avuto in quei fattiquando un nuovo caso mi fece conoscere tutta la

vita di Marguerite e mi rese noti particolari così commoventi da invogliarmia scrivere questo libro cheinfattiscrivo.

Da tre o quattro giorni l'appartamentosvuotato di tutti i mobiliche eranostati vendutiera stato posto in affitto

quando una mattina qualcuno suonò alla mia porta.

Il mio domesticoo meglio il portiere che mi faceva da domesticoandò adaprire e mi portò un biglietto di visita

dicendomi che la persona che gliel'aveva dato desiderava parlarmi.

Diedi un'occhiata al biglietto e vi lessi queste due parole: Armand Duval.

Cercai di ricordarmi dove avevo visto quel nomee mi venne in mente la primapagina di Manon Lescaut.

Che cosa poteva desiderare da me la persona che aveva regalato quel libro aMarguerite? Dissi di far entrare

immediatamente il signore che aspettava.

Vidi allora un giovane biondoaltopallidocon un abito da viaggio chesembrava avere indosso da qualche

giorno e che egli non si era dato la pena di spazzolare arrivando a Parigiperché era coperto di polvere.

Monsieur Duvalmolto commossonon fece nessuno sforzo per nascondere la suaemozionee con le lacrime

agli occhila voce tremantemi disse: "Vi pregosignorevogliatescusare la mia visita e il mio abbigliamento; ma a

parte il fatto che tra persone giovani non è il caso di fare complimentidesideravo tanto vedervi oggi stessoche non mi

sono neppure concesso il tempo di scendere all'albergo al quale ho spedito ilmio bagaglioper correre subito da voi

temendo tuttaviaper quanto sia prestodi non trovarvi in casa".

Pregai monsieur Duval di sedersi davanti al fuocoil che egli fece tirandofuori di tasca il fazzoletto col quale

nascose per un attimo il viso.

"Voi non potete capire"riprese sospirando tristemente"checosa voglia questo visitatore sconosciutoa

quest'orain un simile abbigliamentopiangendo in questo modo. Vengosoltantosignorea chiedervi un grande

favore".

"Parlatesignoresono a vostra disposizione".

"Voi avete assistito all'asta di Marguerite Gautier?". A questaparolal'emozione che il giovane era riuscito per

un istante a dominare fu più forte di luied egli fu obbligato a coprirsigli occhi con le mani.

"Devo sembrarvi ben ridicolo"aggiunse"scusatemi ancora perquestoe credete che non dimenticherò mai la

pazienza con la quale vi degnate di ascoltarmi".

"Signore"risposi"se il favore chea quanto sembraiosono in grado di farvi può in qualche modo placare il

vostro doloreditemi subito in che cosa posso esservi utilee troverete inme un uomo felice di servirvi".

Il dolore di monsieur Duval mi ispirava simpatiae a ogni costo avrei volutofargli cosa gradita.

Egli mi disse allora: "Voi avete comperato qualcosa alla vendita diMarguerite?".

"Sìsignoreun libro".

"Manon Lescaut?".

"Appunto".

"Lo avete ancora?".

"E' nella mia stanza da letto".

Armand Duvala questa notiziasembrò sollevato da un gran peso e miringraziò come se avessi cominciato a

fargli un favore soltanto conservando quel libro.

Allora mi alzaiandai a prendere il libro nella mia stanza e glieloconsegnai.

"E' proprio questo"disse guardando la dedica sul frontespizio esfogliando qua e là"è proprio questo".

E due grosse lacrime caddero sulle pagine.

"Ebbenesignore"disse alzando lo sguardo verso di me e noncercando più neppure di nascondermi che aveva

pianto e che stava per piangere di nuovo"tenete molto a questolibro?".

"Perchésignore?".

"Perché sono venuto a pregarvi di cedermelo".

"Perdonate la mia curiosità"gli risposi"ma siete dunquevoi che l'avete regalato a Marguerite Gautier?".

"Io stesso".11

"Allora questo libro è vostrosignoreriprendetelosono ben felicedi potervelo restituire".

"Ma"riprese Duvalimbarazzato"lasciate almeno che virestituisca la somma che avete pagato per averlo".

"Permettetemi di offrirvelo. Il prezzo di un solo volume in una venditadel genere è un'ineziae io non mi ricordo

neanche più quanto l'ho pagato".

"L'avete pagato cento franchi".

"E vero"risposi imbarazzato a mia volta"come fate asaperlo?".

"E presto dettoio speravo di poter arrivare a Parigi in tempo per lavendita di Margueritema non sono arrivato

che stamattina. Volevo assolutamente avere un oggetto che le fosseappartenutoe mi sono precipitato dal commissario

estimatore a chiedergli il permesso di esaminare la lista degli oggettivenduti e dei nomi degli acquirenti.

Ho visto che questo libro era stato comperato da voie ho pensato dipregarvi di cedermeloper quanto la somma

che avete pagato mi abbia fatto temere che voi stesso siate legato a quellibro da qualche ricordo personale".

Così parlandosi vedeva chiaramente come Armand temesse che anch'io avessiconosciuto Marguerite come

l'aveva conosciuta lui.

Mi affrettai perciò a rassicurarlo.

"Non ho conosciuto mademoiselle Gautier che di vista"gli dissi"la sua morte ha prodotto su di me

l'impressione che sempre la morte di una bella donna produce su un uomo a cuifaceva piacere incontrarla.

Ho voluto comperare qualcosa all'asta della sua roba e mi sono ostinato a faralzare il prezzo di questo libronon

so neanch'io perchéforse per il piacere di far inquietare un signore chevi si accaniva e sembrava sfidarmi a comprarlo.

Ve lo ripeto dunquesignorequesto libro è vostroe io vi prego ancora diaccettarlo perché non l'abbiate da me come io

l'ho avuto da un banditoree perché costituisca tra noi il pegno di unapiù lunga conoscenza e di una più intima

amicizia".

"Benesignore"disse Armand tendendomi la mano e stringendo lamia"accettoe per tutta la vita vi sarò

riconoscente".

Avevo una gran voglia di interrogare Armand su Margueriteperché la dedicadel libroil viaggio del giovaneil

suo desiderio di possedere quel volume stimolavano la mia curiosità; matemevo che se avessi interrogato il mio ospite

avrei avuto l'aria di aver rifiutato il suo denaro per conservarmi il dirittodi immischiarmi nei fatti suoi.

Si sarebbe detto che egli mi avesse letto nel pensieroperché mi disse:"Avete letto questo libro?".

"Da cima a fondo".

"Che cosa pensate della mia dedica?".

"Ho capito subito che ai vostri occhi la sventurata ragazza alla qualededicavate il volume non apparteneva a una

categoria comune; non volevo infatti vedere in quelle righe un complimentobanale".

"E avete ragionesignore. Quella fanciulla era un angelo".Prendete"mi disse"leggete questa lettera".

E mi tese un foglio che sembrava essere stato letto e riletto molte volte. Loapriied ecco quello che vi era scritto:

"Mio caro Armandho ricevuto la vostra letteravi siete conservatobuono e ne ringrazio Iddio. Sìamico mio

sono ammalatadi una di quelle malattie che non perdonano; mal'interessamento che volete ancora dimostrarmi

diminuisce di molto le mie sofferenze. Certo non vivrò tanto a lungo dapoter avere il bene di stringere la mano che ha

scritto la generosa lettera che ho appena ricevuto e le cui parole potrebberoguarirmise qualcosa ancora potesse

guarirmi. Non vi vedrò piùperché sono molto vicina alla morteecentinaia di miglia ci separano. Povero amico! la

vostra Marguerite di una volta è molto cambiataed è forse meglio che voinon la rivediate più piuttosto che la vediate

com'è adesso. Mi chiedete se vi perdono; oh! di tutto cuoreamico mioperché il male che mi avete fatto non era che

una prova del vostro amore. E' un mese che sono a lettoe tengo tanto allavostra stima che ogni giorno scrivo il diario

della mia vitada quando ci siamo lasciati fino a quando non avrò più laforza di scrivere.

"Armandse l'interesse che mi dimostrate è sinceroal vostro ritornoandate da Julie Duprat. Vi consegnerà quel

diario. Vi troverete la ragione e la scusa di quanto è accaduto tra noi.Julie è molto buona con me; insieme parliamo

spesso di voie quando è arrivata la vostra letteraabbiamo piantoinsiemeleggendola.

"Nel caso in cui non mi aveste dato vostre notizieera incaricata diconsegnarvi quei fogli al vostro arrivo in

Francia.

"Non me ne siate grato. Rievocare ogni giorno i soli istanti felicidella mia vita mi fa un gran benee come voi

troverete nella lettura di quel diario la giustificazione del passatocosìio trovo nello scriverlo un quotidiano sollievo.

"Vorrei lasciarvi qualcosa che mi ricordasse sempre al vostro cuoremaqui tutto è sotto sequestroe più niente

mi appartiene.

"Capiteamico mio? io sto per moriree dalla mia stanza da letto sentonel salone i passi del custode che i miei

creditori hanno installato qui perché niente sia portato via e perché nonmi resti niente nel caso che io sopravviva.

Speriamo che per vendere aspettino almeno la mia fine.

"Oh! come sono spietati gli uomini! o piuttostomi sbaglio: è Dio cheè giusto e inflessibile.

"Ebbeneamore carovenite alla vendita della mia robae compratequalche cosaperché se mai io nascondessi

per voi il più piccolo oggetto e lo si scoprissesarebbero capaci diaccusarvi di sottrazione di beni pignorati.

"Com'è triste la vita che lascio! "Come sarebbe buono il Signorese mi permettesse di rivedervi prima di morire!

Con tutta probabilitàaddioamico mio; perdonatemi se non vi scrivo più alungoma coloro che sostengono di potermi

guarire mi sfiniscono coi salassie la mia mano si rifiuta di scrivere oltre.

Marguerite Gautier".12

Le ultime parole eranoinfattiappena leggibili.

Restituii la lettera ad Armandche certo l'aveva riletta nella sua mentecome io l'avevo letta sulla cartaperché

riprendendola disse: "Chi potrebbe mai credere che è stata unamantenuta a scrivere queste cose!".

Commosso dai suoi ricordicontemplò per qualche istante la scrittura diquella letterache infine portò alle

labbra.

"Quando penso"riprese"che questa donna è morta senza cheio abbia potuto rivederlae che non la vedrò mai

più; quando penso che ha fatto per me cose che neppure una sorella avrebbefattonon so perdonarmi di averla lasciata

morire così. Morta! morta! e pensando a mescrivendo e pronunciando il mionomemia poveracara Marguerite".

E Armanddando libero sfogo ai pensieri e alle lacrimemi strinse la mano eproseguì: "Mi giudicherebbero un

bambinose mi vedessero piangere così una morta come quella; perché nonsapranno mai quanto ho fatto soffrire quella

donnacome sono stato crudelee come lei è stata buona e rassegnata.Credevo che spettasse a me perdonarlae oggi mi

ritrovo indegno del perdono che mi accorda. Oh! darei dieci anni della miavita per potere piangere un'ora ai suoi piedi".

E' sempre difficile consolare un dolore che non si conoscee tuttavia io eropreso da una così viva simpatia per

quel giovaneche mi confidava la sua pena con tanta franchezzache pensaiche le mie parole non gli sarebbero state

indifferenti e gli dissi: "Non avete parentiamici? Speratecercate laloro compagniaed essi vi consolerannoperché io

non posso che compiangervi".

"E' giusto"rispose alzandosi e mettendosi a passeggiare a grandipassi per la stanza"io vi annoio. Scusatemi

non ho pensato che il mio dolore può importarvi assai pocoe che vi stoimportunando con una cosa che non può e non

deve interessarvi per niente".

"Avete frainteso il senso delle mie paroleio sono a vostradisposizione; mi dispiace solo di non essere in grado

di consolarvi.

Se la mia compagnia e quella dei miei amici possono distrarviseinsommaavete bisogno di me per qualunque

cosasappiate bene che avrò molto piacere di potervi fare cosagradita". "Scusatemiscusatemi"disse"il dolore

esagera le sensazioni. Lasciatemi rimanere qui ancora per qualche minutogiusto il tempo di asciugarmi gli occhi

perché i curiosi della strada non guardino come una rarità questogiovanottone che piange. Voi mi avete reso veramente

felice dandomi questo libro; non saprò mai come mostrarvi la miariconoscenza per quanto vi devo".

"Accordandomi un po' della vostra amicizia"gli risposi"eraccontandomi la causa del vostro dolore. A parlare

di ciò che si soffre si è consolati".

"Avete ragione; ma oggi ho troppo bisogno di piangeree non vi direiche parole senza senso. Un giornovi

renderò partecipe della mia storiae vedrete se ho ragione a rimpiangerequella sventurata. E adesso"aggiunse

asciugandosi ancora una volta gli occhi e guardandosi in uno specchio"ditemi che non mi considerate troppo scioccoe

permettetemi di tornare a trovarvi". Lo sguardo di quel giovane erabuono e dolcee io fui lì sul punto di abbracciarlo.

Quanto a luii suoi occhi ricominciavano a velarsi di lacrime; ma vide cheme n'ero accortoe distolse lo

sguardo.

"Su"gli dissi"coraggio!".

"Addio"mi rispose.

E facendo uno sforzo inaudito per non piangerescappòpiù che usciredacasa mia.

Alzai la tenda della finestrae lo vidi risalire nella carrozza chel'attendeva alla porta; ma appena vi entròsi

sciolse in lacrime e nascose il viso nel fazzoletto.13

CAPITOLO 5.

Per qualche tempo non sentii più parlare di Armandma in compenso ci furonomolte occasioni per parlare di

Marguerite.

Non so se l'abbiate mai notatoma basta che si pronunci una volta davanti avoi il nome di una persona che

sembrava dovervi restare sconosciuta o quanto meno indifferenteperché unaquantità di particolari prendano corpo a

poco a poco intorno a quel nomee perché sentiate allora tutti i vostriamici parlarvi di cose sulle quali non vi avevano

mai trattenuto prima.

Scoprite allora che quella persona quasi vi toccavavi accorgete che èpassata molte volte nella vostra vita senza

essere notatatrovate negli avvenimenti che vi vengono raccontati unacoincidenzaun'affinità reale con certi casi della

vostra vita.

Non era proprio questo il caso di Margueriteperché io l'avevo vistaincontrata e conoscevo il suo aspetto e le

sue abitudini; tuttaviadopo la vendita il suo nome mi era spesso giuntoall'orecchio enella circostanza che ho

raccontato nel capitolo precedentequesto nome era legato a un dolore cosìprofondoche il mio stupore ne era stato

accresciutoaumentando la mia curiosità.

Risultato di tutto ciò fu che non avvicinavo più i miei amiciai quali nonavevo mai parlato di Margueritesenza

chiedere loro: "Avete conosciuto una certa Marguerite Gautier?".

"La signora dalle camelie?".

"Appunto".

"Eccome!".

Questi "eccome!" si accompagnavano a volte a sorrisi sul cuisignificato sarebbe stato impossibile avere dubbi.

"Ebbeneche tipo di donna era?"continuavo.

"Una buona figliuola".

"Tutto qui?".

"Dio mio! sìun po' più di spirito e forse un po più di cuore dellealtre".

"Non sapete niente di preciso su di lei?".

"Ha rovinato il barone de G...".

"Soltanto?" .

"E' stata l'amante del vecchio duca de...".

"Era la sua amante?".

"Così si dice: comunquele dava molto denaro".

Sempre le stesse indicazioni generiche.

Sarei stato tuttavia curioso di sapere qualcosa sulla relazione traMarguerite e Armand.

Un giorno incontrai uno di quei tali che vivono sempre nell'intimità diquelle donnee lo interrogai.

"Conoscevate Marguerite Gautier?".

Mi fu risposto col solito "eccome!".

"Che tipo di donna era?".

"Una bella e buona ragazza. La sua morte mi ha dato un grandolore".

"Non aveva un amante che si chiamava Armand Duval?".

"Uno alto e biondo?".

"Sì".

"E' vero".

"Chi era questo Armand?".

"Un ragazzo che ha dissipato con lei il poco che avevacredoe che fuobbligato a lasciarla. Si dice che ne fosse

pazzamente innamorato".

"E lei?".

"Anche lei lo amava moltosempre a quanto si dicema come possonoamare quelle ragazze lì. Non bisogna

chiedere loro più dl quello che possono dare".

"Che ne è di Armand?".

"Lo ignoro. Lo abbiamo conosciuto assai poco. E' rimasto cinque o seimesi con Margueritema in campagna.

Quando lei è tornatalui è partito”

"E non l'avete più rivisto?".

"Mai più".

Neppure io avevo rivisto Armand. Cominciavo a chiedermi sequando si erapresentato a mela recente notizia

della morte di Marguerite non avesse esagerato il suo amore di un tempo equindi il suo doloree mi dicevo che forse

egli aveva già dimenticatoinsieme con la mortela sua promessa di tornarea trovarmi.

Questa ipotesi sarebbe stata abbastanza verosimile nei confronti di un altrouomoma nella disperazione di

Armand c'erano stati accenti così sinceri che iopassando da un estremoall'altroimmaginai che il dolore fosse

diventato malattiae che se non avevo sue notizie era perché era malato eforse anche morto.

Mio malgrado pensavo molto a quel giovane.14

Forse con questo interesse aveva a che fare anche un certo egoismo; forseavevo intravisto sotto quel dolore una

commovente storia d'amoree forse il mio desiderio di conoscerla aveva unagran parte nella preoccupazione causatami

dal silenzio di Armand.

Poiché Duval non tornava da memi decisi ad andare da lui. Non eradifficile trovare un pretestoma

sfortunatamente non conoscevo il suo indirizzoe nessuno di quelli che avevointerrogato era stato in grado di

indicarmelo.

Mi recai in rue d'Antin. Forse il portiere di Marguerite sapeva dove abitasseArmand.

Ma il portiere era un altroe lo ignorava quanto me.

Chiesi allora in quale cimitero fosse stata sepolta mademoiselle Gautier.

Era il cimitero di Montmartre.

L'aprile era tornatoil tempo era bellole tombe non avevano piùquell'aspetto doloroso e desolato che dà loro

l'inverno; e infine faceva già abbastanza caldo perché i vivi siricordassero dei morti e li andassero a trovare.

Mi recai al cimiterodicendomi: "Mi basterà guardare la tomba diMarguerite per accorgermi se il dolore di

Armand dura ancorae forse saprò cosa ne è stato di lui".

Entrai nel padiglione del custodee gli chiesi se il 22 febbraio fosse statasepolta in quel cimitero una donna di

nome Marguerite Gautier.

Quello sfogliò il librone dove sono segnati e numerati i nomi di tutticoloro che entrano in quell'ultimo rifugioe

mi rispose cheinfattiil 22 febbraioa mezzogiornoera stata sepolta unadonna di quel nome.

Lo pregai allora di farmi accompagnare alla tombaperché è difficileorizzontarsi senza guida in quella città di

mortiche ha le sue strade come la città dei vivi.

Il custode chiamò un giardiniere al quale diede le opportune indicazioni. maquesti l'interruppe dicendo: "Lo so

lo so... oh! la tomba è facilmente riconoscibile"proseguì rivoltoverso di me.

"Perché?"gli chiesi.

"Perché ha dei fiori molto diversi dalle altre tombe".

"Siete voi a occuparvene?".

"Sìsignoree vorrei proprio che tutti i parenti avessero cura deiloro morti come il giovane che mi ha

raccomandato quella tomba".

Dopo qualche svolta il giardiniere si fermò e mi disse: "Eccoci”

Avevo infatti sotto gli occhi un'aiuola fioritache non si sarebbe mai dettauna tombase non fosse stato per una

lapide di marmo bianco con un nome inciso.

La lapide era sistemata dritta e una ringhiera di ferro delimitava il terrenoricoperto di camelie bianche.

"Che ne dite?"chiese il giardiniere.

"E' bellissimo".

"E ogni volta che una camelia appassisce ho l'ordine di cambiarla".

"Chi vi ha dato quest'ordine?".

"Un giovanotto che ha pianto molto la prima volta che è venuto; uno chedoveva aver avuto a che fare con la

morta senza dubbioperché pare che fosse una svelta quella lì. Dicono chefosse molta bella. Il signore l'ha

conosciuta?".

"Si".

"Come quell'altro"mi disse il giardiniere con un sorrisettomalizioso.

"Nonon le ho neppure mai parlato".

"E venite a trovarla qui; è molto gentile da parte vostraperché ilcimitero non è certo affollato di gente che viene

a trovare quella poveretta".

"Non viene dunque mai nessuno?".

"Nessunotranne quel giovanotto che è venuto una volta”

"Una volta sola?".

"Sissignore".

"E non è più tornato?".

"Noma verrà al suo ritorno".

"E' dunque partito?".

"Sì".

"Sapete per dove?".

"E' andatocredodalla sorella di mademoiselle Gautier”

"E che cosa è andato a fare?".

"E' andato a chiedere il permesso di far riesumare la morta per portarlaaltrove".

"Perché non la lascia qui?".

"Sapetesignoreognuno ha le sue idee sui morti. Noialtri lo vediamotutti i giorni. Questo terreno è stato

comprato solo per cinque annie quel giovane vuole una concessione perpetuae un terreno più grande; nella zona

nuova sarà più semplice".

"Che cos'è la zona nuova?".15

"I nuovi terreni che sono in vendita adesso a sinistra. Se il cimiterofosse stato sempre tenuto come lo è adesso

non ce ne sarebbe un altro uguale al mondo; ma c'è ancora molto da fareprima che sia perfettamente come deve essere.

E poi la gente è così buffa".

"Che volete dire?".

"Voglio dire che l'orgoglio di alcuni dura anche qui. Così questamademoiselle Gautier sembra che abbia fatto

una vita un po' allegrase mi passate l'espressione. Ora la poverina èmortae resta di lei esattamente ciò che resta di

quelle sulle quali non si ha niente da ridire e che noi annaffiamo tutti igiorniebbenequando i parenti di quelli che

sono seppelliti accanto a lei hanno saputo di chi si trattavanon si sonomessi in testa di dire che si sarebbero opposti a

che fosse messa quie che ci dovrebbero essere dei terreni separati per ledonne di quella speciecosì come per i poveri?

Si è mai vista una cosa simile? Li ho squadrati per beneio; ricconi chenon vengono a visitare i loro morti nemmeno

quattro volte l'annoportandosi i fiori da loroe guardate che fiori!Risparmiano sulla tomba di quelli che dicono di

piangerescrivono sulle lapidi lacrime che non hanno mai versatoe poifanno i difficili in materia di vicinato. Mi

crederetesignoreio non conoscevo quella signorinanon so cos'abbiafatto; ma le voglio benea quella povera piccola

e ho cura di leie le camelie gliele metto al giusto prezzo. E' la mia mortapreferita. Noialtrisignoredobbiamo ben

amarli i nostri mortiperché siamo così occupati che non abbiamo quasi iltempo di amare qualcos'altro".

Guardai quell'uomoe qualcuno dei miei lettori capiràsenza bisogno dispiegazioniquale commozione provai a

quelle parole .

Egli se ne accorse di certo perché continuò: "Dicono che c'è statochi si è rovinato per quella ragazza e che aveva

degli amanti che l'adoravano; ebbenequando penso che non ce n'è uno chevenga a portarle un fiorequesto mi sembra

strano e doloroso. E ancora questa non ha di che lamentarsiperché ha lasua tombae se non c'è che una persona che si

ricorda di leiquesta lo fa per tutti gli altri. Ma ci sono qui delle povereragazze della stessa specie e della stessa etàche

vengono gettate nella fossa comunee mi si spezza il cuore a sentir cadere iloro poveri corpi nella terra. E nessuno che

si occupi di lorouna volta morte! Non è sempre allegro il nostro mestieresoprattutto finché ci resta un briciolo di

sentimento. Che volete? è più forte di me. Io ho una bella figliuola divent'annie quando portano qui una morta della

sua età penso a lei esi tratti di una gran signora o di una vagabondanonposso impedirmi di essere commosso. Ma

certo vi sto annoiando con queste storiee non è certo per ascoltarle chesiete venuto. Mi è stato detto di condurvi alla

tomba di mademoiselle Gautiere ci siete; posso esservi utile in qualchealtra cosa?".

"Conoscete l'indirizzo di monsieur Armand Duval?" gli domandai.

"Sìabita in rue...almeno è lì che sono andato a riscuotere ilprezzo di tutti i fiori che vedete".

"Grazieamico".

Gettai un ultimo sguardo su quella tomba fioritadella quale mio malgradoavrei voluto penetrare la profondità

per vedere come la terra avesse ridotto la bella creatura che vi era statagettata dentroe mi allontanai tristemente.

"Allora volete vedere monsieur Duval?"riprese il giardiniere chemi camminava accanto.

"Sì".

"Il fatto è che sono sicuro che non è ancora tornatoaltrimentil'avrei già visto qui".

"Siete dunque convinto che egli non ha dimenticato Marguerite?".

"Non solo ne sono convintoma scommetterei che il suo desiderio dicambiarle tomba è il desiderio di rivederla”

"Come?" .

"La prima cosa che mi ha detto venendo al cimitero è stata: 'Come fareper rivederla?'. Questo si può fare solo

cambiando la tombae io gli ho spiegato tutte le formalità da osservare perottenere il cambiamentoperché dovete

sapere che per trasferire i morti da una tomba all'altra bisognariconoscerlie solo la famiglia può autorizzare questa

operazionealla quale deve assistere un commissario di polizia. È perottenere questa autorizzazione che monsieur

Duval è andato dalla sorella di mademoiselle Gautiere la sua prima visitasarà certamente per noi".

Eravamo giunti all'ingresso del cimitero; ringraziai di nuovo il giardinieremettendogli in mano alcune monetee

mi recai all'indirizzo che mi aveva dato.

Armand non era ancora tornato.

Gli lasciai un bigliettopregandolo di venirmi a trovare appena fossearrivatoo di farmi sapere dove avrei potuto

trovarlo.

L'indomani mattina ricevetti una lettera di Duvalche mi informava del suoritorno e mi pregava di passare da

casa sua aggiungendo che era stanchissimo e perciò gli sarebbe statoimpossibile uscire.16

CAPITOLO 6.

Trovai Armand a letto.

Vedendomimi tese una mano che scottava. "Avete la febbre"glidissi.

"Non è nientela stanchezza di un viaggio precipitosoeccotutto".

"Sicché siete stato dalla sorella di Marguerite?".

"Sìchi ve l'ha detto?".

"Lo so. Avete ottenuto ciò che desideravate?".

"Sì; ma chi vi ha informato del mio viaggio e del suo scopo?".

"Il giardiniere del cimitero".

"Avete visto la tomba?".

Osai appena rispondereperché il tono di quella frase mi provò che coluiche l'aveva pronunciata era sempre in

preda all'emozione di cui ero stato testimonioe che per molto tempo ancoraquell'emozione sarebbe stata più forte della

volontàogni volta che il suo pensiero e le parole di qualcuno lo avesseroricondotto su quel doloroso argomento.

Mi limitai quindi a rispondere con un cenno del capo.

"Ne ha avuto cura?"continuò Armand.

Due grosse lacrime rotolarono sulle guance del malatoche girò la testa pernasconderlo. Finsi di non vederle e

cercai di cambiare discorso.

"Sono già tre settimane che siete partito"gli dissi.

Armand si passò una mano sugli occhi e mi rispose: "Tre settimaneesatte".

"E' stato un viaggio lungo".

"Oh! Non ho sempre viaggiato. Sono stato ammalato per quindici giornialtrimenti sarei tornato da tempo; ma

appena sono arrivato laggiùsono stato colto dalla febbre e sono statoobbligato a restarmene a letto".

"E siete ripartito prima di essere guarito del tutto".

"Se fossi restato ancora otto giorni in quel paesene sareimorto".

"Ma ora che siete tornatodovete aver cura di voi; i vostri amiciverranno a trovarviio per primose me lo

permettete".

"Tra due ore sarò alzato".

"Che imprudenza!".

"Devo farlo".

"Che cosa avete dunque di così urgente?".

"Devo andare dal commissario di polizia".

"Perché non incaricate qualcuno di quest'incombenza che potrebbe farviammalare più gravemente?".

"E' la sola cosa che può guarirmi. Bisogna che io la veda. Da quando hosaputo della sua mortee soprattutto da

quando ho visto la sua tombaho perso il sonno. Non riesco a rendermi contoche quella donna che ho lasciato così

giovane e bella è morta. Bisogna che me ne accerti io stesso. Bisogna che ioveda quel che Dio ha fatto di quella

creatura che ho tanto amatoe forse l'orrore di quella vista sostituirà ladisperazione del ricordo; voi mi accompagnerete

no?...".

"Se non vi sarà di peso".

"Che cosa vi ha detto la sorella?".

"Nulla. E' rimasta molto stupita che un forestiero voglia acquistare unterreno e far costruire una tomba per

Margueritee ha firmato subito l'autorizzazione che le chiedevo".

"Datemi rettaaspettate di essere ben guarito prima di fare latraslazione".

"Ohsarò fortestate tranquillo. Del resto impazzireise nonmettessi in opera al più presto questa decisioneil

cui compimento è divenuto una necessità per il mio dolore. Vi giuro che nonpotrò trovare la pace finché non avrò

rivisto Marguerite. E' forse l'arsura della febbre che mi bruciaun sognodella mia insonniaun frutto del mio delirio;

ma dovessidopo aver vistofarmi trappista come monsieur de Rancéio lavedrò".

"Capisco"dissi ad Armand"e sono a vostra disposizione.Avete visto Julie Duprat?".

"Sì. L'ho vista il giorno stesso del mio ritorno".

"Vi ha consegnato le carte che Marguerite le aveva affidate pervoi?".

"Eccole".

Armand estrasse di sotto il cuscino un rotoloe ve lo rimise immediatamente.

"Conosco a memoria quanto è scritto su questi fogli"mi disse."Da tre settimane li rileggo dieci volte al giorno.

Li leggerete anche voima più in làquando sarò più calmo e potròfarvi capire quanto cuore e quanto amore siano

contenuti in questa confessione. Per oraho un favore da chiedervi".

"Quale?".

"Avete una carrozza ad attendervi?".

"Sì".

"Benevolete prendere il mio passaporto e andare a vedere se al fermoposta ci sono lettere per me? Mio padre e

mia sorella devono avermi scritto a Parigie io sono partito così di frettache non ho avuto il tempo di informarmene

prima della partenza. Quando sarete tornatoandremo insieme ad avvertire ilcommissario di polizia della cerimonia di

domani".17

Armand mi consegnò il passaportoe io mi recai in rue Jean-JacquesRousseau.

C'erano due lettere indirizzate a Duval; le presi e tornai indietro.

Quando rientraitrovai Armand completamente vestito e pronto a uscire.

"Grazie"mi disse prendendo le lettere. "Sì"soggiunsedopo aver guardato gli indirizzi"sìsono mio padre e

mia sorella. Credo che non abbiano capito la ragione del mio silenzio".

Aprì le letterele intuì più che leggerleperché erano lunghe quattropagine ciascunae in un istante le aveva già

ripiegate.

"Andiamo"disse"risponderò domani".

Andammo dal commissario di poliziaal quale Armand consegnò la procuradella sorella di Marguerite.

Il commissario gli diede a sua volta un avviso per il custode del cimitero;fu convenuto che la traslazione avrebbe

avuto luogo l'indomani mattina alle diecie che io sarei passato a prenderloun'ora primaper andare insieme al

cimitero.

Anch'io ero curioso di assistere a quello spettacoloe confesso che la nottenon chiusi occhio.

A giudicare dai pensieri che mi assalironodovette essere una ben lunganotte per Armand.

L'indomani alle novequando entrai in casa suaera terribilmente pallidoma sembrava calmo .

Mi sorrise tendendomi la mano.

Le candele erano consumate fino in fondo eprima di uscireArmand prese unalettera molto voluminosa

indirizzata a suo padrenella quale certo gli confidava l'ansia dellanottata.

Mezz'ora dopo arrivammo a Montmartredove il commissario era ad attenderci.

Ci incamminammo lentamente verso la tomba di Marguerite.

Il commissario ci precedevaArmand e io lo seguivamo a qualche passo didistanza.

"Di tanto in tanto sentivo tremare convulsamente il braccio del miocompagnocome se brividi improvvisi lo

percorressero.

Allora lo guardavo; egli capiva il mio sguardo e mi sorridevama da quandoeravamo usciti da casa sua non

avevamo più scambiato una parola.

Un po' prima della tombaArmand si fermò per asciugarsi il viso madido disudore.

Approfittai di quella sosta per riprendere fiatoperché avevo anch'io ilcuore stretto come in una morsa.

Da dove viene il doloroso piacere che si prova davanti a simili spettacoli?Quando arrivammo alla tomba

vedemmo che il giardiniere aveva tolto tutti i vasi di fioriche laringhiera di ferro era stata divelta e che due uomini

scavavano il terreno.

Armand si appoggiò a un albero e guardò.

Tutta la sua vita sembrava concentrata negli occhi.

A un tratto una delle due vanghe sfregò contro un sasso. A quel rumoreArmand indietreggiò come colpito da una

scossa elettricae mi strinse la mano con tanta forza da farmi male.

Un becchino prese una larga pala e vuotò a poco a poco la fossa; poiquandonon vi furono più che le pietre con

le quali si ricoprono le barele gettò fuori a una a una.

Io tenevo d'occhio Armandperché temevo che le emozioni che visibilmente siaccavallavano in lui lo

schiantassero da un momento all'altro; ma egli guardava semprecon gli occhifissi e spalancati come nella pazzia

mentre solo un leggero tremito delle guance e delle labbra mostrava come eglifosse in preda a una violenta crisi

nervosa.

Quanto a meposso dire una cosa solae cioè che mi pentivo di esserevenuto.

Quando la bara fu scoperta del tuttoil commissario disse ai becchini:"Apritela".

Quelli obbedironocome se si trattasse della cosa più naturale del mondo.

La bara era di querciaed essi si misero a svitare il coperchio.

L'umidità della terra aveva fatto arrugginire le vitie ci volle un certosforzo per scoprire la bara. Ne uscì un vivo

fetoremalgrado le erbe aromatiche che vi erano state poste.

"Dio mio! Dio mio!"mormorò Armandsempre più pallido.

Gli stessi becchini indietreggiarono.

Un gran lenzuolo bianco ricopriva il cadaveredel quale lasciava intravederele forme. Il lenzuolo aveva un

lembo quasi completamente corrosoe lasciava scoperto un piede della morta.

Provavo un senso di malesseree mentre scrivo queste righe il ricordo diquella scena mi appare in tutta la sua

imponente realtà.

"Svelti"disse il commissario.

Allora uno dei due uomini allungò la manocominciò a scucire il lenzuoloetirandolo per un lemboscoprì

bruscamente il volto di Marguerite.

Tremendo da vedereorribile a descriversi.

Gli occhi non erano più che due buchile labbra erano scomparse e i dentibiancheggiavano in due file serrate. I

lunghi capelli neri e aridi erano incollati alle tempie e nascondevano lecavità verdastre delle gote; eppure riconobbi

quel visoquel vis o biancoroseo e felice che avevo visto tanto spesso.

Armandsenza poter distogliere lo sguardo da quel voltoaveva portato ilfazzoletto alla bocca e lo stringeva tra i

denti.18

Provai l'impressione di un cerchio di ferro che mi stringesse la testagliocchi mi si velaronole orecchie mi

ronzavano; infineaprii un flacone di sali che avevo preso per ognievenienza e ne respirai profondamente il vapore.

Nello stordimentosentii il commissario dire a Duval: "Lariconoscete?".

"Sì"rispose il giovane con voce sorda.

"Allorachiudete e portate via"ordinò il commissario.

I becchini lasciarono cadere di nuovo il lenzuolo sul viso della mortarichiusero la barala presero ciascuno da

un lato e si diressero verso il luogo che era stato loro indicato.

Armand non si muoveva. I suoi occhi erano inchiodati a quella fossa vuota;era pallido come il cadavere che

avevamo visto allora... pareva pietrificato.

Capii quello che sarebbe accaduto quando il dolorediminuito con lo svaniredell'impressione di quella scena

non lo avrebbe più sorretto.

Mi avvicinai al commissario.

"E' ancora necessaria la presenza di questo signore?"gli chiesiindicando Armand.

"No"mi rispose"e vi consiglio di condurlo viaperchésembra malato".

"Venite"dissi allora ad Armand prendendolo per un braccio.

"Come?"disse lui guardandomi come se non mi riconoscesse.

"E' finito"soggiunsi"dobbiamo andarceneamico miovoisiete pallidoavete freddofinirete con l'uccidervi

con queste emozioni".

"Avete ragioneandiamocene"rispose meccanicamentema senzamuoversi. Allora lo presi per un braccio e lo

trascinai via.

Si lasciò condurre come un bambinomormorando solo ogni tanto: "Avetevisto i suoi occhi?".

E si voltava come se quella visione lo richiamasse indietro.

Tuttaviail suo passo si fece più marcatosembrava non riuscisse acamminare che a sbalzi; i denti gli battevano

aveva le mani gelatementre una violenta agitazione nervosa si andavaimpadronendo di tutta la sua persona.

Cercai di farlo parlarema non mi rispose.

Era irrigiditosi faceva trascinare.

Alla porta trovammo la carrozza. Finalmente! Appena vi si fu accomodatoibrividi aumentaronoed ebbe un

vero e proprio attacco di nervidurante il qualeper timore di spaventarmimormorava stringendomi la mano: "Non è

nientenon è nienteho voglia di piangere".

Sentivo il suo petto gonfiarsiil sangue gli saliva agli occhima lelacrime non uscivano.

Gli feci respirare i sali di cui mi ero servito primaequando fummoarrivati a casa suasoltanto i brividi

continuavano.

Con l'aiuto di un domestico lo misi a lettofeci accendere un gran fuoconella stanzae corsi a chiamare il mio

medico al quale raccontai ciò che era successo. Egli accorse.

Armand era violaceodeliravabalbettava parole senza sensoattraverso lequali si distingueva chiaramente solo

il nome di Marguerite.

"Ebbene?"chiesi al dottore dopo che ebbe esaminato il malato.

"Ebbeneha semplicemente una febbre cerebraleed è ben fortunatoperché credoDio mi perdoniche sarebbe

impazzito. La malattia fisica ucciderà felicemente la malattia moraleeforse tra un mese egli sarà guarito dall'una e

dall'altra".19

CAPITOLO 7.

Le malattie come quella che aveva colpito Armand hanno il vantaggio diuccidere sul colpo o di lasciarsi vincere

rapidamente.

Quindici giorni dopo gli avvenimenti che ho descrittoArmand era in pienaconvalescenzae ci eravamo legati

con una stretta amicizia .

Io non avevo quasi mai abbandonato la sua stanza per tutta la durata dellasua malattia.

La primavera aveva diffuso dovunque i suoi fiorile sue fogliei suoiuccellile sue canzonie la finestra del mio

amico si apriva allegramente sul giardinole cui salubri esalazioni salivanofino a lui.

Il medico gli aveva permesso di alzarsie restavamo spesso a chiacchierareseduti accanto alla finestra aperta

nell'ora in cui il sole è più caldoda mezzogiorno alle due.

Evitavo accuratamente di parlargli di Margueritesempre temendo che quelnome potesse risvegliare un triste

ricordo sopito sotto la calma apparente del malato; ma Armandinvecesembrava parlare di lei con piacerenon più

come primacon le lacrime agli occhima con un dolce sorriso che mirassicurava sul suo stato d'animo .

Avevo notato chedopo la sua ultima visita al cimiterodopo lo spettacoloche gli aveva procurato quella violenta

crisila misura del dolore morale sembrava essere stata colmata dallamalattiae che la morte di Marguerite non gli

appariva più sotto la stessa luce del passato.

Dall'acquisita certezza sembrava essergli derivata una specie diconsolazioneeper allontanare da sé l'immagine

fosca che spesso gli si presentava davantiegli si immergeva nei ricordifelici della sua relazione con Margueritee

sembrava non accettasse ormai altro che quelli.

Il corpo era troppo esaurito dall'attacco della febbre e anche dallaconvalescenza per permettere al suo spirito

un'emozione violentae la piena gioia primaverile che circondava Armandriconduceva suo malgrado il pensiero di lui

su immagini gioiose.

Si era sempre ostinatamente rifiutato di far conoscere alla famiglia ilpericolo che correvae quando era stato

considerato fuori pericolosuo padre ignorava ancora la sua malattia .

Una seraci eravamo trattenuti accanto alla finestra più a lungo delsolito; il tempo era splendido e il sole

tramontava in un crepuscolo smagliante d'azzurro e d'oro. Sebbene citrovassimo a Parigiil verde che ci circondava

sembrava isolarci dal mondoe solo di tanto in tanto il rumore di unacarrozza disturbava a malapena la nostra

conversazione.

"Fu press'a poco l'anno scorso di questi tempie in una sera comequestache conobbi Marguerite"mi disse

Armandprestando orecchio solo ai propri pensieri e non a quello che glistavo dicendo.

Io non risposi niente.

Allora si voltò verso di me e mi disse: "Bisogna pure che vi raccontiquesta storiavoi ne farete un romanzo al

quale nessuno crederàma che sarà forse interessante scrivere".

"Mi racconterete tutto più tardiamico mio"gli risposi"adesso non siete ancora abbastanza in forze".

"La serata è tiepidaho mangiato un petto di pollo"mi dissesorridendo; "non ho febbrenon abbiamo niente da

faree quindi vi racconterò ogni cosa".

"Se proprio lo voletevi ascolto".

"E' una storia semplicissima"soggiunse allora"e ve laracconterò seguendo l'ordine dei fatti. Se poi ne farete

qualcosasiete libero di narrarla in altro modo".

Ecco dunque quanto egli mi raccontò; io ho cambiato solo qualche parola alsuo commovente racconto.

Sì - riprese Armandlasciando ricadere la testa sullo schienale dellapoltrona - sìera in una serata come questa.

Avevo passato la giornata in campagna con uno dei miei amici Gaston R... Lasera eravamo tornati a Parigie non

sapendo che fareentrammo al Théâtre des Variétés.

Durante un intervallo uscimmoenel corridoiovedemmo passare una donnaalta che il mio amico salutò.

"Chi avete salutato?"gli chiesi.

"Marguerite Gautier"mi rispose.

"Mi sembra molto cambiatanon l'ho neppure riconosciuta" dissi conun'emozione che presto capirete.

"E' stata malatapovera figliuolae non ne avrà per molto".

Mi ricordo queste parole come se fossero state pronunciate ieri.

Dovete sapereamico mioche da due anni la vista di quella ragazzaquandol'incontravomi faceva una strana

impressione.

Senza che sapessi il perchéimpallidivoe il mio cuore battevafuriosamente.

Uno dei miei amicicultore di scienze occultechiamerebbe quella miasensazione affinità magnetica; ma io

credo semplicemente che fossi destinato a innamorarmi di Margueritee che neavessi il presentimento.

Fatto sta che mi faceva sempre una profonda impressionee molti dei mieiamici ne erano stati testimonie ne

avevano riso molto quando avevano saputo da chi mi veniva quel turbamento.

La vidi per la prima volta in Place de la Boursealla porta di Susse.

Un calesse scoperto si era fermatoe ne discese una donna vestita di bianco.Un mormorio di ammirazione

accolse il suo ingresso nel negozio.

Me ne restai inchiodato al mio postodal momento in cui era entrata fino aquello in cui uscì.20

Attraverso i vetri la guardai scegliere e acquistare. Avrei potuto entrarema non osai. Non sapevo chi fosse

quella donnae temevo che potesse intuire la ragione del mio ingresso nelnegozio e ne fosse offesa. Tuttavianon

credevo che l'avrei rivista.

Era vestita con eleganza; indossava un abito di mussola a 'volants'unoscialle indiano quadrato con gli angoli

ricamati d'oro e di fiori di setaun cappello di paglia italianoe un solobraccialettouna catena d'oro che stava

diventando di moda a quel tempo.

Risalì nel calesse e si allontanò.

Uno dei commessi del negozio rimase sulla portaseguendo con lo sguardo lacarrozza dell'elegante cliente. Mi

avvicinai a lui e lo pregai di dirmi chi fosse quella signora.

"E' mademoiselle Marguerite Gautier"mi rispose.

Non osai chiedergli l'indirizzoe me ne andai.

Il ricordo di quella visioneperché non si può parlare d'altronon volevalasciare la mia mentecome le altre che

avevo avuto fino ad allorae mi misi a cercare dappertutto quella dama inbianco così regalmente bella .

Dopo qualche giorno ebbe luogo uno spettacolo di gala all'Opéra- Comique.

Vi andai. La prima persona che vidi in un palco di proscenio fu MargueriteGautier.

L'amico che era con me la riconobbee mi dissenominandola: "Guardatequella bella donna".

In quel momentoMarguerite puntava il binocolo verso di noi; riconobbe ilmio amicogli sorrisee gli fece

segno di raggiungerla.

"Vado a salutarla"mi disse lui"e vi raggiungosubito".

Non potei fare a meno di dirgli: "Beato voi!".

"Perché?" .

"Perché andate da quella donna".

"Ne siete forse innamorato?".

"No"dissi arrossendoperché non sapevo bene che rispondergli"ma ci terrei a conoscerla".

"Venite con mevi presenterò".

"Domandategliene prima il permesso".

"Ohperbacconon c'è bisogno di fare complimenti con lei;venite".

Quello che mi disse mi turbò; tremavo al pensiero di dovermi forseconvincere che Marguerite non meritava

quello che provavo per lei.

In un libro di Alphonse Karrdal titolo "Aru Ranchen"si raccontadi un uomo cheuna serasegue una donna

molto elegante di cui si è innamorato a prima vista per la sua bellezza. Purdi baciare la mano di quella donnaegli si

sente la forza per qualsiasi impresala volontà per qualsiasi conquistailcoraggio per qualsiasi ardimento.

Egli osa appena sfiorare con lo sguardo la caviglia sulla quale lei sollevacon civetteria la veste per impedirle di

impolverarsi.

Mentre sogna tutto quanto farebbe per possedere quella donnalei lo fermaall'angolo di una strada e gli chiede se

vuole salire a casa sua.

Egli gira la testa da un'altra partecol cuore amareggiatose ne torna acasa.

Quello scritto mi torna in mentee mentre avrei voluto soffrire per quelladonnatemevo che mi accettasse troppo

prestoe mi concedesse con troppa prontezza un amore che avrei voluto pagarecon una lunga attesa o con un gran

sacrificio. Noi uomini siamo fatti cosìed è una fortuna che la fantasialasci ai sensi tanta poesiae che il desiderio fisico

faccia così posto ai sogni dello spirito.

Insommase mi avessero detto: "Questa donna sarà vostra staseraedomani verrete ucciso"avrei accettato.

Se mi avessero detto: "Date dieci luigie sarete il suo amante"avrei rifiutatoe ne avrei pianto come un bambino

che al risveglio vede svanire il castello intravisto in sogno.

Tuttaviavolevo conoscerla: era quello il solo mezzo per sapere come misarei dovuto regolare con lei.

Dissi dunque al mio amico che tenevo a che essa gli concedesse il permesso dipresentarmi a leie mi aggiravo

nel corridoiopensando che di lì a poco mi avrebbe vistoe che non avreisaputo quale contegno assumere sotto i suoi

occhi.

Cercai di mettere insieme fino da allora le parole che le avrei detto.

Che bambinata sublimel'amore! Poco dopo il mio amico mi raggiunse. "Ciaspetta"mi disse.

"E' sola?"gli chiesi.

"C'è un'altra donna".

"E nessun uomo?".

"Nessuno".

"Andiamo".

Il mio amico si diresse verso la porta del teatro.

"Behnon è mica da quella parte"gli dissi.

"Andiamo prima a cercare dei dolci: me li ha chiesti". Entrammo daun pasticciere vicino all'Opéra.

Avrei voluto comprare tutto il negozioe mi guardavo intorno per cercarecome comporre il pacchettoquando il

mio amico disse: "Datemi una libbra di uva candita".

"Siete sicuro che le piaccia?".21

"Non mangia altri dolciè risaputo. Ah"continuò dopo che fummousciti"sapete che donna sto per presentarvi?

Non crediate che sia una duchessaè solo una mantenutala più mantenutadelle donnecaro mionon fate dunque

complimentie dite pure tutto ciò che vi verrà in testa".

"Benebene"balbettai seguendoloe dicendomi che sarei benpresto guarito dalla mia passione.

Quando entrammo nel palcoMarguerite rideva sonoramente.

Avrei preferito che fosse triste.

Il mio amico mi presentò. Marguerite mi rivolse un leggero cenno del capoedisse: "I miei dolci?".

"Eccoli" .

Prendendoli mi guardò. Abbassai gli occhi arrossendo. Lei si chinòall'orecchio della vicinale mormorò qualche

parola a bassa voceed entrambe scoppiarono a ridere. Ero io il motivo diquell'ilarità; il mio imbarazzo raddoppiò. A

quell'epoca avevo per amante una piccola borghese molto tenera e moltosentimentaleil cui sentimentalismo e le cui

lettere malinconiche mi facevano ridere.

Capii il dolore che dovevo darle da quello che stavo provando ioe percinque minuti l'amai come mai una donna

è stata amata.

Marguerite mangiava la sua uva senza più occuparsi di me. Il mio amico nonvolle più lasciarmi in quella ridicola

posizione.

"Marguerite"disse"non dovete stupirvi se monsieur Duvalnon vi dice nienteperché voi lo turbate a tal punto

che non riesce a trovare le parole".

"Io credo piuttosto che il signore vi abbia accompagnato qui perché viannoiava venirci da solo".

"Se fosse vero"dissi a mia volta"non avrei pregato Ernestdi chiedervi il permesso di esservi presentato".

"Era forse solo il pretesto per ritardare il momento fatale".

Per poco che si abbia esperienza di donne del genere di Margueritesi sa ilpiacere che provano nel fare dello

spirito a sproposito e a prendere in giro la gente che vedono per la primavolta.

E' certo una rivincita sulle umiliazioni che spesso sono costrette a subireda parte di quelli che esse vedono tutti i

giorni.

E' necessario quindiper poter rispondere lorouna certa dimestichezza colloro mondocosa che io non avevo; e

poil'idea che mi ero fatta su Marguerite esagerò ai miei occhil'importanza dello scherzo. Nulla che venisse da quella

donna mi lasciava indifferente.

Cosìmi alzai dicendole con un tono di voce alterata che mi fu impossibilenascondere del tutto: "Se è questo che

pensate di mesignoranon mi resta che chiedervi scusa per la miaindiscrezionee congedarmi da voi assicurandovi

che la cosa non si ripeterà".

Così dettosalutai e uscii.

Appena ebbi chiuso la portaudii un nuovo scoppio di risa. Mi sarebbepiaciuto molto che in quel momento

qualcuno mi prendesse a spintoni.

Tornai al mio posto.

Fu battuto un colpo che annunziava l'alzarsi del sipario. Ernest tornò dame.

"Ma che fate?"mi disse sedendosi. "Vi hanno preso perpazzo".

"Che cosa ha detto Margueritequando me ne sono andato?" .

"Ha risoe mi ha assicurato di non aver mai visto un tipo così buffoma non dovete credervi sconfitto; non fate

mai a certe donne l'onore di prenderle sul serio. Esse non sanno cosa sianoeleganza e buone maniere; sono come i cani

i quali se mettete loro dei profumitrovano che hanno un cattivo odore evanno a rotolarsi nelle pozzanghere".

"Dopo tutto che m'importa?"dissi cercando di assumere un tonoindifferente. "Non rivedrò più quella donnae

se pure mi piaceva prima di conoscerlaora che la conoscoè tutto moltodiverso".

"Bah! non dispero di vedervi un giorno nel suo palcoe di sentir direche vi state rovinando per lei. Del resto

avreste ragioneè maleducata ma varrebbe la pena averla come amante".

Per fortuna si alzò il sipario e il mio amico tacque. Mi sarebbe impossibiledirvi quale commedia si

rappresentava. Tutto ciò di cui mi ricordo è che di tanto in tanto alzavogli occhi sul palco dal quale ero così

bruscamente uscitoe che ogni volta vi intravedevo il viso di un nuovovisitatore.

Tuttaviaero ben lontano dal non pensare più a Marguerite. Un altrosentimento si era impadronito di me. Mi

sembrava che avrei dovuto far dimenticare il suo insulto e la mia ridicolafigura; mi dicevo cheavessi dovuto spendere

tutto quel che possedevoavrei avuto quella ragazza e avrei preso di dirittoil posto che avevo abbandonato così in

fretta.

Prima che lo spettacolo finisseMarguerite e la sua amica lascia rono ilpalco.

Mio malgradolasciai anch'io il mio posto.

"Ve ne andate?"mi chiese Ernest.

"Sì”

"Perché?".

In quel momentosi accorse che il palco era vuoto. "Andateandate"mi disse allora"e buona fortunao

piuttostomigliore fortuna".

Uscii.

Udii nelle scale fruscii di seta e bisbigli di voci. Mi tirai da un lato evidi passarenon vistole due donne e i due

giovani che le accompagnavano.22

Sotto il portico del teatroun piccolo domestico si avvicinò a loro.

"Di' al cocchiere di aspettarci davanti al Café Anglais"disseMarguerite"andremo fin là a piedi".

Qualche minuto dopopasseggiando sul boulevardvidi alla finestra di unodei salottini di quel ristorante

Margueriteappoggiata al davanzaleche sfogliava a una a una le camelie delsuo mazzo.

Uno dei due uomini era chino sulla sua spalla e le parlava sottovoce.

Andai a sedermi alla Maison-d'Ornei saloni del primo pianosenza perderedi vista quella finestra.

All'una del mattinoMarguerite risaliva in carrozza coi suoi tre amici.Presi una vettura e la seguii.

La carrozza si fermò al numero 9 di rue d'Antin.

Marguerite ne discese ed entrò da sola in casa.

Si trattava certo di un casoma un caso che mi rese molto felice.

Da quel giorno incontrai spesso Marguerite al teatro e agli Champs- Elysées.Sempre in lei la stessa allegriain

me sempre lo stesso turbamento.

Passarono tuttavia quindici giorni senza che la rivedessi in alcun luogo. Miincontrai con Gaston al quale chiesi

notizie .

"La poverina è molto ammalata"mi rispose.

"Che cos'ha?".

"Ha che è tisicae siccome ha fatto una vita che non è certo la piùadatta a guarirlaè a letto e sta morendo".

Il cuore è strano: fui quasi contento di quella malattia. Andai tutti igiorni a prendere notizie dell'ammalatasenza

tuttavia firmare o lasciare il biglietto di visita. Seppi così della suaconvalescenza e della sua partenza per Bagnères.

Passò poi qualche tempoe l'impressionese non il ricordoparvecancellarsi a poco a poco dal mio animo.

Viaggiai; relazioniabitudinioccupazionisostituirono quel pensieroequando ricordavo quella prima avventuranon

volevo vedervi che una di quelle passioni che si hanno finché si è giovanie delle quali si ride qualche tempo dopo.

Del restonon ci sarebbe stato alcun merito a trionfare di quel ricordoperché avevo perso di vista Marguerite

dopo la sua partenzaecome vi ho dettoquando mi passò accanto nelcorridoio del Variéténon la riconobbi. Era

velataè vero; ma per quanto velatadue anni prima non avrei avuto bisognodi vederla per riconoscerla: l'avrei

indovinata. Ma questo non impedì al mio cuore di battere quando seppi cheera lei; e i due anni trascorsi senza vederla

e il risultato che pareva aver prodotto quella separazionesvanirono nellanebbia al solo contatto della sua veste.23

CAPITOLO 8.

Tuttavia - continuò Armand dopo una pausa - pur rendendomi conto che eroancora innamoratomi sentivo più

forte di primae nel mio desiderio di rivedere Marguerite c'era anche lavolontà di mostrarle che le ero diventato

superiore.

Quante strade e quante ragioni crea il cuore per arrivare a quello che vuole!Cosìnon potei restare più a lungo

nel corridoioe tornai al mio posto lanciando una rapida occhiata per lasalaper vedere in quale palco lei si trovasse.

Era nel palco di proscenio di prim'ordinesola. Era cambiatacome vi hodettonon ritrovavo più sulla sua bocca

quel sorriso indifferente.

Aveva soffertoe soffriva ancora.

Per quanto si fosse già in aprileera ancora vestita come d'invernoetutta coperta di velluto.

La guardavo con tanta insistenzache il mio sguardo attirò il suo.

Mi osservò per qualche istanteprese il binocolo per guardarmi meglio ecredette certo di riconoscermisenza

poter dire con precisione chi fossiperchéquando depose il binocolounsorrisoil delizioso saluto delle donnele

passò sulle labbra per rispondere al saluto che sembrava attendere da me; maio non risposi affattocome per assumere

un nuovo atteggiamento e fingere di aver dimenticato nel momento in cui leiricordava.

Credette allora di essersi sbagliatae distolse lo sguardo. Si alzò ilsipario.

Ho visto molte volte Marguerite a teatroe non l'ho mai vista prestare laminima attenzione a quello che si

rappresentava.

Quanto a melo spettacolo mi interessava assai pocoe non mi occupavo chedi leifacendo tuttavia ogni sforzo

perché non se ne accorgesse.

La vidi scambiare occhiate con la persona che occupava il palco di fronte alsuo; portai lo sguardo su quel palco e

vi riconobbi una donna con la quale ero abbastanza in confidenza.

Questa donna era stata una mantenutae aveva cercato di fare del teatrosenza riuscirvi; allorasiccome poteva

contare sulle relazioni con le donne più eleganti di Parigisi era data alcommercio e aveva aperto un negozio di mode.

Vidi in lei il modo di incontrare Margueritee approfittai di un momento incui guardava dalla mia parte per

salutarla con la mano e con gli occhi.

Accadde quanto avevo previsto: mi chiamò nel suo palco. Prudence Duvernoytale era il felice nome della

modistaera una di quelle quarantenni già sformatecon le quali non ènecessario usare troppa diplomazia per fare dir

loro quello che si vuole saperesoprattutto quando ciò che ci interessa èsemplice quanto ciò che io avevo da chiederle.

Approfittai di un mo mento in cui riprendeva a scambiare cenni conMargueriteper domandarle: "Chi guardate

così?.

"Marguerite Gautier".

"La conoscete?".

"Certo: sono la sua modista e abita vicino a me”

"Abitate dunque anche voi in rue d'Antin?".

"Sìal numero 7. La finestra del suo spogliatoio guarda sulla finestradel mio".

"Dicono che sia una donna affascinante".

"Non la conoscete?".

"Noma vorrei tanto conoscerla".

"Volete che le dica di venire nel nostro palco?".

"Nopreferisco esserle presentato".

"A casa sua?".

"Sì".

"E' più difficile".

"Perché?".

"Perché è la protetta di un vecchio duca molto geloso".

"Delizioso quel 'protetta'".

"Sìprotetta" riprese Prudence. "Povero vecchionon glisarebbe facile esserne l'amante".

Prudence mi raccontò allora come Marguerite avesse conosciuto il duca aBagnères.

"E' per questo"continuai"che è qui da sola?".

"Appunto".

"Ma chi la riaccompagnerà a casa?".

"Lui".

"Verrà a prenderlaallora?".

"Tra poco".

"E voichi v'accompagnerà?".

"Nessuno".

"Lo farò io".

"Ma siete qui con un amicomi pare".

"E allora lo faremo insieme".

"Chi è il vostro amico?".24

"Un ragazzo piacevolemolto spiritosoche sarà felice diconoscervi".

"Va bened'accordoce ne andremo tutti e tre dopo questo attoperchél'ultimo lo conosco".

"Volentierivado ad avvertire il mio amico".

"Andate. Ah!" mi disse Prudence mentre stavo per uscire "eccoil duca che entra nel palco di Marguerite".

Guardai. Infattiun uomo sulla settantina si stava sedendo dietro la giovanedonna e le porgeva un sacchetto di

dolci nel quale lei infilava la mano sorridendoper posarlo subito dopo sulparapetto del palco facendo a Prudence un

segno che poteva tradursi in: "Ne volete?".

"No" rispose Prudence.

Marguerite riprese il sacchetto egirandosisi mise a chiacchierare colduca.

Il racconto di tutti questi particolari può sembrare puerile ma tutto ciòche riguarda quella donna è così presente

nella mia memoriache non posso impedirmioggidi ricordarlo.

Scesi ad avvertire Gaston di quanto avevo deciso per lui e per me.

Egli accettò.

Lasciammo i nostri posti per salire nel palco di madame Duvernoy.

Appena aperta la porta del corridoio dei palchidovemmo farci da parte perlasciar passare Marguerite e il duca

che se ne andavano.

Avrei dato dieci anni della mia vita per essere al posto del vecchiogentiluomo .

Usciti nel boulevardla fece sedere in un calesseche lui stesso guidavaesi allontanaronoportati via al trotto da

due splendidi cavalli.

Entrammo nel palco di Prudence.

Quando l'atto finìscendemmo a prendere la carrozza da nolo che ci condusseal numero 7 di rue d'Antin.

Alla porta di casaPrudence ci invitò a salire per mostrarci il negozioche non conoscevamo e del quale

sembrava molto orgogliosa.

Potete immaginare con quale gioia accettai l'invito. Mi sembrava diaccostarmi un po' a Marguerite. Ben presto

feci ricadere la conversazione su di lei.

"Il vecchio duca è dalla nostra vicina?"chiesi a Prudence.

"Nodovrebbe essere sola".

"Si annoierà terribilmente"disse Gaston.

"Passiamo quasi tutte le serate insiemeperchéquando rientramichiama da lei. Non si corica mai prima delle

due del mattino. Non riesce ad addormentarsi prima".

"Perché?" .

"Perché è malata di petto e ha quasi sempre la febbre".

"Non ha nessun amante?"chiesi.

"Non vedo mai nessuno che resti da lei quando me ne vado io; ma non sonoin grado di dire se non vada nessuno

dopo che me ne sono andata; spesso incontro da leila seraun certo contede N... che crede di raggiungere i suoi scopi

facendole visita alle undici di seramandandole tanti gioielli quanti puòdesiderare; ma lei non lo può vedere neppure

dipintoHa tortoè un ragazzo molto ricco. Ho un bel dirle di tanto intanto: 'Figliuola miaè l'uomo che ci vuole!'. Lei

che di solito mi dà abbastanza rettami gira le spalle e mi risponde che ètroppo stupido. Che sia stupidone convengo

ma sarebbe per lei una sistemazionementre quel vecchio duca potrebbe morireda un momento all'altro. I vecchi sono

egoisti; la sua famiglia gli rimprovera senza posa il suo affetto perMarguerite: ecco due ragioni perché non le lasci

niente. Le faccio la predicae lei mi risponde che sarà sempre in tempo aprendersi il conte alla morte del duca. Non è

sempre divertente"proseguì Prudence"vivere come lei. So beneche mi piacerebbe poco e che manderei ben presto a

spasso quel brav'uomo .

Non sa di nientequel vecchio; la chiama 'figlia mia'si occupa di lei comedi una bambinale sta sempre

addosso. Sono sicura che a quest'ora uno dei suoi domestici passeggia nellastrada per veder chi escee soprattutto chi

entra".

"Ah! povera Marguerite!"disse Gaston sedendosi al pianoforte eaccennando un valzer"non sapevo niente di

tutto ciò. Comunquemi ero accorto che da qualche tempo aveva un'aria menoallegra".

"Zitto!"disse Prudence tendendo l'orecchio.

Gaston tacque.

"Mi sta chiamandomi pare".

Ascoltammo. Infattiuna voce chiamava Prudence.

"Allorasignoriandate via"disse madame Duvernoy.

"Ahè così che intendete l'ospitalità!"disse Gaston ridendo."Ce ne andremo quando ci piacerà".

"E perché dovremmo andarcene?".

"Perché vado da Marguerite".

"Vi aspetteremo".

"E' impossibile".

"Allora verremo con voi".

"Peggio".

"IoMarguerite la conosco"disse Gaston"posso pur sempreandare a farle una visita".

"Ma Armand non la conosce".25

"Glielo presenterò".

"E' impossibile".

Udimmo di nuovo la voce di Marguerite che continuava a chiamare Prudencelaquale corse nello spogliatoio.

La seguii con Gaston. Lei aprì la finestra.

Ci nascondemmo in modo da non essere visti dall'esterno.

"Sono dieci minuti che vi chiamo"disse Marguerite dalla suafinestracon tono quasi imperativo.

"Che volete?".

"Che veniate subito da me".

"Perché?" .

"Perché il conte de N... è ancora qui e io mi annoio da morire".

"Adesso non posso".

"Cosa ve lo impedisce?".

"Ci sono da me due giovanotti che non vogliono andarsene".

"Dite loro che dovete uscire".

"Gliel'ho detto".

"Allora lasciateli a casa vostra; quando vedranno che siete uscitasene andranno".

"Dopo aver messo tutto a soqquadro!".

"Ma che cosa vogliono?".

"Vedervi".

"Come si chiamano?".

"Uno lo conosceteè monsieur Gaston R...".

"Ahsìlo conosco. E l'altro?".

"Monsieur Armand Duval. Non lo conoscete?".

"Noma portateli lo stessopreferirei qualunque cosa al conte. Viaspettofate presto".

Marguerite richiuse la finestraPrudence fece altrettanto.

Margueriteche aveva per un istante riconosciuto il mio visonon ricordavail mio nome. Avrei preferito un

ricordo svantaggioso per me a quella dimenticanza.

"Ero sicuro"disse Gaston"che sarebbe stata felice divederci”

"Felice non è la parola adatta"rispose Prudence mettendosi unoscialle e il cappello"vi riceve per mandar via il

conte. Cercate di essere più divertenti di luioconosco Margueritese laprenderà con me".

Seguimmo Prudence per le scale.

Tremavo; presagivo che quella visita avrebbe avuto una grande influenza nellamia vita. Ero ancora più

emozionato della sera in cui le ero stato presentato nel palcodell'Opéra-Comique.

Arrivando alla porta dell'appartamento che voi conosceteil cuore mi battevacosì forte che non ragionavo più.

Alcuni accordi di pianoforte arrivarono fino a noi.

Prudence suonò.

Il pianoforte tacque.

Una donna che sembrava più una dama di compagnia che una cameriera venne adaprirci. Passammo nel salone

e dal salone nel salottino che eraa quel tempoproprio come voi l'avetevisto più tardi.

Un uomo era appoggiato al caminetto.

Margueriteseduta al pianofortefaceva scorrere le dita sulla tastieraaccennando dei brani musicali senza

concluderli.

Quella scena provocava un'impressione di noiaa causa dell'uomo imbarazzatodalla propria nullitàe della

donna annoiata dalla visita di quel tedioso personaggio.

Udendo la voce di PrudenceMarguerite si alzòe venendoci incontrodopoaver lanciato uno sguardo

riconoscente a madame Duvernoyci disse: "Entratesignorie siate ibenvenuti".27

CAPITOLO 9.

"Buona seracaro Gaston"disse Marguerite al mio compagno"mi fa molto piacere vedervi. Perché non siete

venuto nel mio palco al Variétés?".

"Temevo di essere indiscreto".

"Gli amici"e Marguerite calcò su questa parolacome per farcapire ai presenti chenonostante la familiarità con

cui lei lo accoglievaGaston non era e non era mai stato per lei che unamico"gli amici non sono mai indiscreti".

"Allorapermettetemi di presentarvi monsieur Armand Duval".

"Avevo già autorizzato Prudence a farlo".

"Del restosignora"dissi inchinandomi e cercandoper quantopotevodi emettere dei suoni intelligibili"ho già

avuto l'onore di esservi presentato".

L'incantevole sguardo di Marguerite sembrò cercare nella sua memoriama nonricordòo forse sembrò non

ricordare.

"Signora"ripresi allora"vi sono grato di aver dimenticatoquella prima presentazioneperché fui molto ridicolo

e debbo esservi sembrato molto noioso. Fu due anni faall'Opéra -Comique;ero con Ernest de...".

"Ahmi ricordo!"riprese Marguerite con un sorriso"non voieravate ridicoloma io ero dispettosacome del

resto lo sono ancora un pocoma meno di allora. Mi avete perdonatosignore?".

E mi tese la manoche baciai.

"E' vero"riprese. "Figuratevi che ho la cattiva abitudine dimettere in imbarazzo la gente che vedo per la prima

volta. E molto sciocco. Il mio medico dice che è perché sono nervosa esempre sofferente: credete al mio medico".

"Ma sembrate in ottima salute".

"Oh! sono stata molto ammalata".

"Lo so".

"Chi ve lo ha detto?".

"Tutti lo sapevano; sono venuto spesso per avere vostre notizie e hosaputo con piacere della vostra

convalescenza”

"Non mi hanno mai dato il vostro biglietto di visita".

"Non l'ho mai lasciato".

"Sareste dunque voi quel giovane che tutti i giorni veniva a informarsidella mia salutequand'ero malatae che

non ha mai voluto dire il suo nome?".

"Proprio io".

"Allora voi sietepiù che indulgentegeneroso. Certo voicontenonl'avreste mai fatto"aggiunse voltandosi

verso monsieur de N...dopo avermi lanciato uno di quegli sguardi con iquali le donne fanno capire la loro opinione su

un uomo .

"Vi conosco soltanto da due mesi"replicò il conte.

"E il signore mi conosce da cinque minuti appena. Voi rispondete semprecon delle sciocchezze".

Le donne sono spietate con gli uomini che non amano. Il conte arrossì e simorse le labbra.

Mi fece penaperché sembrava innamorato al pari di mee la crudelefranchezza di Marguerite doveva farlo

soffrire moltosoprattutto in presenza di due estranei.

"Stavate suonandoquando siamo entrati"dissi allorapercambiare discorso"non mi fareste il piacere di

trattarmi come una vecchia conoscenzacontinuando?".

"Oh!"disse lei gettandosi sul divano e facendoci segno disederci"Gaston conosce bene la mia musica. Va bene

per quando sono sola con il contema non vorrei infliggere a voi un similesupplizio".

"Avete questa preferenza per me?"replicò monsieur de N... con unsorriso che tentò di rendere fine e ironico.

"Avete torto di rimproverarmela: è la sola".

Era stabilito che quel povero ragazzo non dovesse aprir bocca. Egli gettòsulla donna uno sguardo veramente

supplichevole.

"Ditemi dunquePrudence"continuò lei"avete fatto ciò dicui vi avevo pregato?".

"Sì”

"Va beneme lo racconterete più tardi. Dobbiamo discuterenon ve neandate senza che vi abbia parlato".

"Siamo certo indiscreti"dissi allora"e adesso che abbiamoo meglio che io ho ottenuto una seconda

presentazione per far dimenticare la primaGaston e io possiamoritirarci".

"Ma nemmeno per sogno! non è per voi che l'ho detto. Voglio invece cherestiate".

Il conte tirò fuori un elegantissimo orologio e guardò l'ora.

"Bisogna che vada al circolo"disse. Marguerite non rispose.

Il conte si staccò dal caminettoe avvicinandosi a lei: "Addiosignora".

Marguerite si alzò.

"Addiomio caro conte. Ve ne andate di già?".

"Sìtemo di annoiarvi".

"Ma non mi annoiate oggi più degli altri giorni. Quando virivedrò?".

"Quando me lo consentirete".

"Addioallora!".28

Diciamolo pureera crudele.

Il conte aveva per fortuna una perfetta educazione e un ottimo carattere. Siaccontentò di baciare la mano che

Marguerite gli porgeva con una certa noncuranzae uscìdopo avercisalutati. Al momento di varcare la sogliaguardò

Prudence.

Questa alzò le spalle come per dire: "Che voleteho fatto quel che hopotuto".

"Nanine!"gridò Marguerite. "Fa' luce al signor conte".

Udimmo aprire e chiudere la porta. "Finalmente!"esclamòMarguerite riapparendo. "Se ne è andato; quel

ragazzo mi dà terribilmente sui nervi".

"Bambina mia"disse Prudence"siete davvero troppo cattivacon luiche è con voi così buonocosì premuroso.

Ecco là sul vostro caminetto un orologio che vi ha regalato e che gli ècostato almeno mille scudine sono certa".

E madame Duvernoyche si era avvicinata al caminetto si mise a giocherellarecol gioiello di cui parlava

gettandogli sguardi di cupidigia .

"Mia cara"disse Marguerite sedendosi al pianoforte"quandometto su un piatto della bilancia quello che mi

regala e sull'altro ciò che mi dicemi accorgo di fargli pagare troppo pocole visite che mi fa".

"Quel povero ragazzo è innamorato di voi".

"Se dovessi dar retta a tutti quelli che sono innamorati di menonavrei neppure il tempo di far colazione". E fece

scorrere le dita sul piano; poivoltandosi verso di noidisse: "Voleteprendere qualcosa? Io berrei volentieri un ponce".

"E io mangerei volentieri un po' di pollo"disse Prudence; "ese cenassimo?".

"Benissimoandiamo a cena"disse Gaston.

"Noceniamo qui".

Suonò. Nanine apparve.

"Manda a prendere qualcosa per cena".

"Che cosa?".

"Quello che vuoima subitosubito".

Nanine uscì.

"Ecco"disse Marguerite saltando come una bambina"ceniamo!Com'è noioso quell'imbecille di un conte!".

Più vedevo quella donnapiù ne ero incantato. Era stupenda. La magrezzastessa la abbelliva. Ero in

contemplazione. Mi sarebbe molto difficile spiegare cosa succedesse dentro dime. Ero pieno di indulgenza per la sua

vitapieno di ammirazione per la sua bellezza.

La prova di disinteresse che ella davarifiutando un uomo giovaneelegantee riccopronto a rovinarsi per lei

scusava ai miei occhi tutti i suoi passati errori. C'era in quella donnaqualcosa che somigliava alla purezza. Si vedeva

che era ancora nel primo stadio del vizio. Il suo portamento erettola suafigura agilele sue narici rosee e apertei suoi

grandi occhi lievemente cerchiati di azzurromostravano una natura ardenteche diffondeva intorno un profumo di

voluttàcome quei flaconi orientali che per quanto ben chiusilascianouscire il profumo del liquore che racchiudono.

Infinefosse per naturafosse a causa della sua malferma saluteogni tantopassavano negli occhi di quella donna

lampi di desideriola cui soddisfazione sarebbe stata una rivelazione delcielo per colui che lei avesse amato. Ma quelli

che avevano amato Marguerite non si contavano piùe quelli che lei avevaamato non si contavano ancora.

Insommasi riconosceva in quella donna la fanciulla che un niente avevatrasformato in cortigianae la

cortigiana che un niente avrebbe trasformato nella fanciulla più innamoratae più pura. Vi era anchein Marguerite

fierezza e senso d'indipendenza: due sentimenti chese vengono feritisannoavere la forza del pudore. Io non parlavo.

La mia anima sembrava essersi riversata tutta nel mio cuore e il mio cuorenei miei occhi.

"Così"riprese lei a un tratto"eravate voi che venivate achiedere mie notizie quando ero ammalata?".

"Sì".

"Sapete che questo è molto bello? Che cosa posso fare perringraziarvi?".

"Permettetemi di venire a trovarvi di tanto in tanto".

"Quando vorretedalle cinque alle seio dalle undici a mezzanotte.

Per favoreGastonsuonatemi l"'invito al valzer'".

"Perché?" .

"Prima di tutto per farmi piaceree poi perché non sono capace disuonarlo da sola".

"Che cosa non vi riesce?".

"La terza parteil passaggio in diesis".

Gaston si alzòsi sedette al pianofortee si mise a suonare lameravigliosa melodia di Weberil cui spartito era

aperto sul leggio.

Margueritecon una mano appoggiata sul pianoforteguardava il foglioseguiva con gli occhi ogni nota

accompagnandola sottovoce; e quando Gaston arrivò al passo che lei gli avevaindicatocanticchiò facendo scorrere le

dita sul coperchio dello strumento: "Remiredorefamireecco quello che non riesco a suonare.

Ricominciate".

Gaston ricominciòdopo di che Marguerite gli disse: "Adesso lasciateprovare me".

Prese il suo posto e suonò a sua voltama le sue ditaribellisisbagliavano sempre su una di quelle note.

"E' incredibile"disse con un tono veramente infantile"cheio non riesca a suonare quel passaggio! Credereste

che qualche volta ci sto sopra fino alle due del mattino? E pensare chequell'imbecille del conte lo suona senza spartito

meravigliosamente! credo sia questo che mi rende furiosa contro di lui".29

E ricominciòsempre con lo stesso risultato.

"Che il diavolo si porti Weberla musicae i pianoforti!" dissescagliando il fascicolo dall'altro lato della stanza

"come è possibile che non riesca a suonare otto diesis diseguito?".

E incrociò le braccia guardandoci e battendo i piedi.

Il sangue le salì alle gotee un piccolo colpo di tosse le fece aprire lelabbra.

"Suvvia"disse Prudenceche si era tolto il cappello e che silisciava i capelli davanti allo specchio"adesso vi

arrabbiate ancora e vi sentirete male; andiamo a cenasarà meglio: io muoiodi fame".

Marguerite suonò di nuovo il campanellopoi si rimise al pianoforte ecominciò a canterellare una canzone

libertinanel cui accompagnamento non trovò alcuna difficoltà.

Gaston conosceva la canzonee fecero una specie di duetto.

"Non cantate queste sconcezze"dissi amichevolmente a Margueritecon un tono di preghiera.

"Oh! come siete pudico!"mi rispose sorridendo e tendendomi lamano.

"Non è per mema per voi".

Marguerite fece un gesto che sembrava dire: "Oh! L'ho finita da unpezzoiocon la castità".

In quel momento apparve Nanine.

"La cena è pronta?"chiese Marguerite.

"Sìsignorafra un istante".

"A proposito?" mi disse Prudence"voi non avete vistol'appartamento; veniteve lo mostro".

Voi lo sapeteil salone era meraviglioso.

Marguerite ci accompagnò per un po'poi chiamò Gaston e passò con lui insala da pranzo per vedere se la cena

era pronta.

"Toh"disse forte Prudence guardando su una credenza e prendendouna statuetta di Sassonia"non avevo mai

visto questo ometto".

"Il pastorello con la gabbia degli uccellini".

"Prendetelose vi piace".

"Ahnon voglio portarvelo via".

"Volevo regalarlo alla mia camerieraperché lo trovo orribilema sevi piaceprendetevelo".

Prudence badò solo al regaloe non al modo in cui veniva fatto. Mise daparte il suo omettoe mi condusse nello

spogliatoiodovemostrandomi due miniature appese una di fronte all'altrami disse: "Ecco il conte de G... che è stato

molto innamorato di Marguerite; è lui che l'ha introdotta. Loconoscete?".

"No. E l'altro?"domandai indicando l'altro ritratto.

"E' il giovane visconte de L... E' stato costretto a partire".

"Perché?".

"Perché si era quasi completamente rovinato. Questo sì che l'amavaMarguerite!".

"E certo anche lei l'amava molto".

"E' una ragazza così strananon si sa mai che cosa pensarne. La seradel giorno in cui lui partìlei se ne andò al

teatrocome al solitononostante avesse pianto fino al momento dellapartenza". In quel momento apparve Nanine per

avvisarci che la cena era servita.

Quando entrammo nella sala da pranzoMarguerite era appoggiata al muroeGastontenendole le manile

parlava a bassa voce.

"Voi siete pazzo"gli rispondeva Marguerite"sapete bene chenon voglio saperne di voi. Non si attende due anni

da che si conosce una donna come meper chiederle di diventare la propriaamante. Noi diamo tutto subitoo mai più.

Andiamosignoria tavola".

Eliberandosi dalle mani di GastonMarguerite lo fece sedere alla suadestrame alla sua sinistrapoi disse a

Nanine: "Prima di sedertiraccomanda alla cuoca di non aprire sesuonano alla porta".

Questa raccomandazione era fatta all'una del mattino.

Si risesi bevve e si mangiò moltoa quella cena. Dopo qualche istantel'allegria era scesa all'ultimo gradinoe le

parole che certa gente trova piacevolie che sempre sporcano la bocca di chile pronunciasprizzavano di tanto in tanto

tra le grandi acclamazioni di NaninePrudence e Marguerite. Gaston sidivertiva sinceramente; era un ragazzo pieno di

cuorema il suo spirito era stato sviato dalle prime abitudini. Per unmomentoavrei voluto stordirmirendere il mio

cuore e il mio pensiero indifferenti allo spettacolo che avevo davanti agliocchie prendere parte a quell'allegria che

sembrava una delle portate della cena; maa poco a pocomi ero isolato daquel rumoreil mio bicchiere era ancora

pienoed ero diventato quasi triste nel vedere quella bella creatura divent'anni bere e esprimersi come un facchinoe

ridere tanto più rumorosamente quanto più volgare era quello che si diceva.

Tuttavia quell'allegriaquel modo di parlare e di bereche negli altriinvitati mi sembravano l'effetto dei bagordi

dell'abitudineo della buona salutein Marguerite mi sembravano inveceeffetto di un bisogno di dimenticaredi una

febbredi una irritabilità nervosa. A ogni coppa di champagnele sueguance si colorivano di un rosso febbrilee una

certa tosselieve all'inizio della cenaera diventata via via sempre piùforte fino a obbligarla a rovesciare la testa sullo

schienale della sedia e a comprimersi il petto con le mani ogni volta chetossiva.

Soffrivo per il male che gli eccessi quotidiani dovevano fare a quel fragileorganismo .

Alla fineaccadde una cosa che avevo previsto e che temevo. Verso la finedella cenaMarguerite fu colta da un

accesso di tosse più forte di tutti quelli che aveva avuti da quando mitrovavo lì. Mi sembrò che il petto le si lacerasse30

all'interno. La poverina divenne scarlattachiuse gli occhi per il doloreesi portò alle labbra il tovaglioloche una

goccia di sangue macchiò. Allora si alzò e corse nello spogliatoio.

"Che cos'ha Marguerite?"chiese Gaston.

"Ha riso troppoe ora sputa sangue"rispose Prudence. "Ohnon è nientele succede tutti i giorni. Tornerà subito.

Lasciamola solalo preferirà".

Quanto a menon potei trattenermiecon gran stupore di Prudence e diNanine che mi richiamavanoraggiunsi

Marguerite.31

CAPITOLO 10.

La camera nella quale si era rifugiata era illuminata da una sola candelaposta sul tavolo. Riversa su un grande

divanoil vestito slacciatosi teneva una mano contro il pettolasciandol'altra pendereinerte. Sul tavolouna bacinella

d'argento piena a metà di un'acqua macchiata di sangue.

Margueritepallidissimala bocca semiapertacercava di riprendersi.

Di tanto in tanto il suo petto si gonfiava per un lungo sospiroche sembravasollevarla un po' e lasciarla per

qualche istante in uno stato di benessere.

Mi avvicinaisenza che lei facesse alcun movimentomi sedetti e presi lasua manoche era appoggiata sul

divano.

"Ahsiete voi?"mi disse con un sorriso.

Certo avevo un aspetto sconvoltoperché aggiunse: "Siete ammalatoanche voi?".

"Noma voivoisoffrite ancora?".

"Pochissimo"e asciugò con un fazzoletto le lacrime che la tossele aveva fatto salire agli occhi"ormai ci sono

abituata".

"Voi vi uccidetesignora"le dissi allora con voce commossa"vorrei essere un vostro amicoun vostro parente

per impedirvi di farvi tanto male".

"Ohnon vale davvero la pena che voi vi spaventiate"replicò conuna certa amarezza; "guardate un po' se gli

altri si occupano di me: il fatto è che sanno bene che con questa malattianon c'è niente da fare". Dopo di che si alzò e

prendendo il candelierelo posò sul caminetto e si guardò allo specchio.

"Come sono pallida!"disse riallacciandosi la veste e passandosile dita sui capelli scomposti. "Ohbeh

rimettiamoci a tavola.

Andiamo?"ma io restavo sedutosenza muovermi.

Ella capì l'emozione che quella scena mi aveva fatto provaremi siavvicinò etendendomi la manomi disse:

"Suvenite".

Le presi la manoe la portai alle labbra bagnandola mio malgrado con duelacrime troppo a lungo trattenute.

"Suvviasiete proprio un bambino!"disse lei sedendosi di nuovoaccanto a me; "adesso piangete! Ma che cosa

avete?".

"Devo sembrarvi proprio scioccoma quello che ho visto mi ha fattoterribilmente male".

"Come siete buonovoi! che volete? non posso dormire bisogna pure chemi distragga un po'. E poile donne

come meuna di più o una di menoche importanza ha? I medici dicono che ilsangue che sputo esce dai bronchi; io

fingo di crederloè tutto ciò che posso fare per loro".

"AscoltateMarguerite"esclamai allora con uno slancio che nonpotei frenare"io non so quale influenza voi

avrete sulla mia vitama quello che so è che in questo momento non c'ènessunoneppure mia sorellache mi stia a

cuore come voi. Ed è così dalla prima volta in cui vi ho vista. Ebbeneinnome del cielocuratevie smettete di fare

questa vita".

"Se mi curassimorirei. Quello che mi sostieneè questa vitafebbrile. E poicurarsi va bene per le donne della

buona societàche hanno una famiglia e degli amici; ma noi quando nonpossiamo più servire alla vanità o al piacere

dei nostri amantiveniamo abbandonatee lunghe serate di solitudine seguonoa lunghi giorni. Io lo so benecredetemi

sono stata a letto due mesi; dopo tre settimanenessuno veniva più atrovarmi".

"E vero che io non sono niente per voi"ripresi"ma se voilo vorreteavrò cura di voi come un fratellonon vi

lascerò mai solae vi farò guarire. E alloraquando ne avrete la forzariprenderete la vita di oggise vi piacerà; mane

sono certopreferirete un'esistenza tranquilla che vi renderà più felice evi conserverà bella".

"Voi la pensate così staseraperché il vino vi ha reso tristema nonavrete mai la pazienza di cui vi vantate".

"Permettetemi di ricordarviMargueriteche siete stata ammalata perdue mesie che in questi due mesi io sono

venuto ogni giorno a chiedere vostre notizie".

"E' vero ma perché non siete mai salito?".

"Perché ancora non vi conoscevo".

"Si hanno forse dei riguardi per una donna come me?".

"Si hanno sempre riguardi per una donna; almeno io la penso così".

"E cosìvoi avrete cura di me?".

"Sì".

"E starete tutti i giorni con me?".

"Sì".

"E anche tutte le notti?".

"Fino a che non vi annoiassi".

"Come chiamate tutto ciò?".

"Devozione".

"E da dove viene questa devozione?".

"Dall'irresistibile simpatia che ho per voi".

"Così siete innamorato di me? Ditelo subitosarà più semplice".

"Forse sì; ma non è certamente questo il giorno in cui ve lodirò".32

"Fareste meglio a non dirmelo mai".

"Perché".

"Perché quella confessione non potrà avere che due risultati".

"Quali?".

"O che io non accettie allora voi me ne vorreteo che io accettieallora avrete un'amante molto triste; una

donna nervosamalatamalinconicao allegra d'una allegria più triste deldoloreuna donna che sputa sangue e spende

centomila franchi all'anno: tutto questo va bene per un vecchio riccone comeil ducama sarebbe ben noioso per un

giovane come voie la prova è che tutti gli amanti giovani che ho avuto mihanno lasciata ben presto".

Io non rispondevo: la ascoltavo. Quella sincerità che pareva quasi unaconfessionequella vita dolorosa che

intravedevo sotto il velo dorato che la ricoprivae alla cui realtà lapoverina tentava di sfuggire nei bagordi

nell'ebbrezza e nelle notti di vegliatutto questo mi faceva un'impressionecosì forte che non riuscivo a pronunciare una

parola.

"Suvvia!"continua Marguerite"stiamo dicendo dellebambinate.

Datemi la mano e torniamo in sala da pranzo. Non devono capire il significatodella nostra assenza".

"Andatese voletema io vi chiedo il permesso di restare qui".

"Perché?".

"Perché la vostra allegria mi fa troppo male".

"Allora sarò triste".

"AscoltateMargueritelasciate che vi dica una cosa che certo vi èstata tante volte ripetutae a cui l'abitudine vi

impedirà forse di crederema che non per questo è meno verae che io nonvi ripeterò mai più".

"Ed è?..."chiese lei col sorriso delle giovani madri cheascoltano una fantasia del loro bambino.

"Ed è che da quando vi ho vistanon so come né perchéavete presotanto posto nella mia vita; è che ho cercato

di allontanare la vostra immagine dalla mia mentema essa è sempreritornata; è che da oggiquando vi ho incontrata

dopo due anni che non vi vedevoavete acquistato sul mio cuore e sul miospirito un ascendente ancora maggiore; è

cheinsommaadesso che mi avete ricevutoche vi conoscoche so tuttoquello che c'è di strano in voimi siete

diventata indispensabilee che impazzireinon solo se non mi amaste maanche se non mi permetteste di amarvi".

"Masciagurato che sieteio vi dico quello che diceva madame D...:siete dunque molto ricco! Ma allora voi non

sapete che io spendo sei o settemila franchi al mesee che questa spesa èdivenuta necessaria alla mia vita; voi non

sapete dunquemio povero amicoche vi rovinerei in breve tempoe che lavostra famiglia vi farebbe interdire per

insegnarvi a non vivere con una donna come me.

Vogliatemi pure benema come un buon amiconon in altro modo. Venite atrovarmirideremoparleremoma

non esagerate nel valutarmiperché valgo assai poco. Voi avete un buoncuoreavete bisogno di essere amatosiete

troppo giovane e sensibile per vivere nel nostro mondo. Prendetevi una donnasposata. Vedete bene che sono una brava

figliuola e vi parlo con franchezza".

"Oh! ma che diavolo fate?"grida Prudenceche non avevamo sentitovenireapparendo sulla soglia della stanza

con la capigliatura mezzo disfatta e il vestito slacciato. Riconobbi in queldisordine la mano di Gaston.

"Parliamo di cose serie"disse Marguerite"lasciateci un po'solivi raggiungeremo tra poco".

"Benebeneparlate pureragazzi miei"disse Prudenceandandosene e chiudendo la porta come per sottolineare

il tono col quale aveva pronunciato le ultime parole.

"Cosìsiamo intesi"riprese Marguerite quando fummo soli"voi non mi amerete più".

"A questo punto?".

Mi ero spinto troppo oltre per tornare indietroe d'altra parte quellaragazza mi sconvolgeva. Quel miscuglio di

allegriadi tristezzadi candoredi prostituzionela malattia stessachedoveva sviluppare in lei la sensibilità delle

impressioni e l'irritabilità dei nervitutto ciò mi faceva capire che senon mi fossi imposto fin dal primo momento su

quella natura dimentica e frivolaessa era perduta per me .

"Alloraè proprio vero quello che dite!"esclamò .

"Verissimo".

"Ma perché non me l'avete detto prima?".

"E quando avrei potuto dirvelo?".

"L'indomani del giorno in cui mi foste presentatoall'Opéra-Comique".

"Credo che mi avreste ricevuto molto malese fossi venuto atrovarvi".

"Perché?".

"Perché il giorno prima mi ero comportato da sciocco".

"Questo è vero. Tuttavia mi amavate giàallora".

"Sì".

"Il che non vi ha impedito di coricarvi e di dormire tranquillamentedopo lo spettacolo. Sappiamo bene che cosa

sono questi grandi amori".

"Ebbeneè qui che vi sbagliate. Sapete che cosa ho fatto la seradell'Opéra -Comique?".

"No".

"Vi ho aspettato all'ingresso del Café Anglaisho seguito la carrozzache portava voi e i vostri tre amicie

quando vi ho vista scendere da sola e rientrare da sola a casa vostrasonostato molto felice".

Marguerite scoppia a ridere.33

"Di che ridete?".

"Di niente".

"Ditemelove ne pregoo crederò che vi burliate ancora di me".

"Non vi inquieterete?.

"E con quale diritto?".

"Ebbeneavevo un'ottima ragione di rientrare da sola".

"Quale?".

"Mi aspettavano".

Se mi avesse dato una pugnalata non mi avrebbe fatto più male. Mi alzai etenendole la mano: "Addio"le dissi.

"Lo sapevo che vi sareste inquietato"rispose. "Gli uominihanno la smania di sapere ciò che deve far loro

dispiacere".

"Ma vi assicuro"replicai freddamentecome se avessi volutodimostrarle che ero guarito per sempre dalla mia

passione"vi assicuro che non sono affatto inquieto. Era del tuttonaturale che qualcuno vi stesse aspettandocome è del

tutto naturale chealle tre del mattinoio me ne vada".

"Anche voi siete atteso da qualcunoa casa vostra?".

"Noma bisogna che me ne vada".

"Addioallora".

"Voi mi scacciate".

"Neppure per idea".

"Perché volete darmi un dispiacere?".

"Quale dispiacere vi ho dato?".

"Mi avete detto che qualcuno vi aspettava".

"Non ho potuto fare a meno di ridere all'idea che eravate stato cosìfelice nel vedermi rientrare solaquando

avevo una così buona ragione per farlo".

"Talvolta si è felici per un nonnullaed è crudele distruggere questagioia quandolasciandola viveresi può

rendere ancora più fe lice colui che la prova".

"Ma con chi credete di avere a che fare? Non sono una fanciullinanéuna duchessa. Non vi conosco che da oggi

e non devo rendere conto a voi delle mie azioni. Pur ammettendo che iodiventi un giorno la vostra amantebisogna che

voi sappiate bene che ho avuto altri amanti prima di voi. Se voi cominciateadesso a farmi delle scene di gelosiache

cosa accadrà dopose questo dopo dovesse esistere? Non ho mai visto un uomocome voi".

"Perché nessuno vi ha mai amato come io vi amo".

"Insommafrancamentevoi mi amate tanto?".

"Quanto è possibile amarecredo".

"E questo da...?".

"Da un giorno in cui vi ho vista scendere di carrozza per entrare daSussetre anni fa".

"Sapete che è molto bello? Ebbeneche cosa devo fare per ricompensarequesto grande amore?".

"Amarmi un poco"risposi con il cuore che mi batteva tanto daimpedirmi quasi di parlare: perché nonostante i

sorrisi quasi canzonatori con i quali aveva accompagnato tutta laconversazionemi sembrava che Marguerite

cominciasse a condividere il mio turbamentoe che io mi stessi avvicinandoal momento atteso da tanto tempo.

"E il duca?".

"Quale duca?".

"Il mio vecchio geloso".

"Non ne saprà niente".

"E se venisse a saperlo?".

"Vi perdonerà".

"Ehno! mi lasceràe che ne sarà di me?".

"Tuttaviaper un altrocorrete questo rischio".

"Come lo sapete?".

"Avete raccomandato di non lasciar entrare nessuno stanotte".

"E' vero; ma quello è un amico serio".

"Che non vi sta troppo a cuorese lo fate tener lontano dalla vostraporta a quest'ora".

"Non spetta a voi rimproverarmeloperché l'ho fatto per ricevere voi eil vostro amico".

A poco a poco mi ero avvicinato a Margueritele avevo passato le maniintorno alla vitae sentivo il suo corpo

elastico appoggiarsi leggermente alle mie mani unite.

"Se voi sapeste come vi amo!"le dissi sottovoce.

"Davvero?".

"Ve lo giuro".

"Ebbenese mi promettete di fare tutto ciò che io vorrò senza direuna parolasenza farmi un'osservazionesenza

farmi domandeforse vi amerò".

"Tutto ciò che vorrete".

"Ma vi avvertovoglio essere libera di fare ciò che mi piaceràsenzadovervi rendere minimamente conto della

mia vita. Da molto tempo cerco un amante giovanesenza volontàinnamoratosenza sospettiamante senza diritti. Non34

sono mai riuscita a trovarne uno. Gli uominiinvece di essere soddisfattiquando si concede loro a lungo ciò che

avrebbero a malapena sperato di avere una volta solachiedono conto allaloro amante del presentedel passatoe anche

dell'avvenire. A mano a mano che si abituano a leivogliono dominarlaediventano tanto più esigenti quanto più si

concede loro tutto ciò che vogliono.

Se ora mi decido a prendermi un nuovo amantevoglio che abbia tre virtùmolto rareche sia cioè fiducioso

sottomessoe discreto".

"Va benesarà tutto quello che vorrete".

"Vedremo".

"E quando vedremo?".

"Più tardi".

"Perché?".

"Perché"rispose Marguerite liberandosi dalle mie "braccia eprendendoda un gran mazzo di camelie rosse che

le avevano portato la mattinauna camelia che mi infila all'occhiello"perché non si può sempre dare esecuzione ai

trattati nel giorno stesso in cui sono stati firmati. E' facile dacapire".

"E quando vi rivedrò?"chiesi stringendola fra le braccia.

"Quando questa camelia cambierà colore".

"E quando cambierà colore?".

"Domanidalle undici a mezzanotte. Siete contento?".

"E me lo chiedete?".

"Non una parola di tutto ciòné al vostro amiconé a Prudencenéa chiunque altro".

"Ve lo prometto".

"Adessobaciatemie poi torniamo in sala da pranzo".

Mi offrì le labbrasi lisciò di nuovo i capellie uscimmo dalla stanzalei cantandoio quasi folle.

Nel salone mi disse a bassa vocefermandosi: "Deve sembrarvi strano chemi mostri pronta ad accettarvi così

subito; sapete perché lo faccio? Lo faccio"continuò prendendomi lamano e appoggiandosela sul cuoredi cui sentii il

battito violento e ripetuto"lo faccio perchédovendo vivere meno alungo degli altrimi sono ripromessa di vivere più

in fretta".

"Non parlatemi più cosìve ne supplico".

"Ohconsolatevi!"continuò lei ridendo. "Per poco che abbiada viverevivrò più a lungo del vostro amore per

me".

Ed entròcantandonella sala da pranzo.

"Dov'è Nanine?"chiese vedendo che Gaston e Prudence erano soli.

"Dorme nella vostra cameraaspettando che vi corichiate" risposePrudence.

"Poveretta! La farò morire! Suvviasignoriritirateviè ora".

Dopo dieci minutiGaston e io uscimmo. Marguerite mi strinse forte la manonel salutarmie restò con Prudence.

"Ebbene"mi chiese Gaston quando fummo usciti"che ne ditedi Marguerite?".

"E' un angeloe sono pazzo di lei".

"Lo immaginavo; glielo avete detto?".

"Sì".

"E lei vi ha promesso di crederci?".

"No".

"Non è come Prudence".

"Ve lo ha promesso?".

"Ha fatto di megliocaro mio! Nessuno lo crederebbema va ancorabenissimola grossa Duvernoy!".36

CAPITOLO 11.

A questo punto del raccontoArmand tacque.

"Volete chiudere la finestra?"mi disse"comincio ad averefreddo.

Intanto andrò a letto".

Chiusi la finestra. Armandche era ancora debolissimosi tolse la vestagliae si coricòriposando per qualche

istante la testa sul cuscino come un uomo stanco per una lunga corsa oagitato da penosi ricordi.

"Forse avete parlato troppo"gli dissi"volete che me nevada e vi lasci dormire? mi racconterete un altro giorno

il resto della vostra storia".

"Vi ha annoiato?".

"Tutt'altro".

"Allora continuerò; anche se mi lasciate solonon riuscirei adormire".

Quando tornai a casa - ripresesenza aver bisogno di raccogliersitantotutti quei particolari erano ancora vivi

nella sua memoria - non mi coricaie mi misi a riflettere sull'avventura diquel giorno.

L'incontrola presentazionel'impegno che Marguerite aveva assunto nei mieiconfrontitutto era successo così

in frettacosì insperatamenteche in certi momenti credevo di aversognato.

Tuttavianon era la prima volta che una donna come Marguerite si promettevaa un uomo per l'indomani del

giorno in cui era stata richiesta.

Avevo un bel riflettere su questo puntola prima impressione prodotta su dime dalla mia futura amante era stata

così forte che permaneva sempre. Continuavo a ostinarmi a non vedere in leiuna donna come le altreecon la vanità

tipica degli uominiero pronto a credere che lei condivideva nei mieiriguardi l'invincibile attrazione che io sentivo per

lei.

Tuttavia avevo sotto gli occhi degli esempi molto contraddittorie avevospesso sentito dire che l'amore di

Marguerite si vendeva come una merce più o meno carasecondo la stagione.

Ma d'altra partecome conciliare questa reputazione con i ripetuti rifiutifatti al giovane conte che avevamo

trovato in casa sua? Potrete rispondermi che egli non le piaceva e cheessendo mantenuta con tanto splendore dal duca

se avesse desiderato prendersi un altro amanteavrebbe preferito un uomo chele piacesse. E alloraperché non voleva

neanche Gastonpiacevolespiritosoriccoe pareva preferire meche leero apparso così ridicolo al primo incontro? E'

vero che a volte incidenti di un minuto fanno più effetto della corte di unanno.

Tra quelli che erano seduti alla sua tavolaio ero stato il solo apreoccuparmi vedendola lasciare la sala. L'avevo

seguitami ero commosso al punto da non riuscire a nasconderlo. Avevo piantobaciandole la mano. Quella circostanza

aggiunta alle mie virtù quotidiane durante i due mesi della sua malattiaaveva potuto farle vedere in me un uomo

diverso da quelli fino ad allora conosciutie forse si era detta che avrebbeben potuto fareper un amore che si

esprimeva in quel modoquello che ormai aveva fatto tante voltee chequesto non avrebbe avuto per lei nessuna

conseguenza.

Tutte queste ipotesicome vedeteerano assai verosimili; ma qualunque fossela ragione del suo consensouna

cosa era certa: aveva acconsentito.

Dunqueamavo Margueritestavo per averlanon potevo chiedere di più.Tuttaviavi ripetoper quanto fosse una

mantenutaconsideravo quell'amoreforse per idealizzarloun amore senzasperanzatanto chepiù si avvicinava il

momento nel quale non avrei avuto più neppure bisogno di sperarepiù nedubitavo.

Non chiusi occhio per tutta la notte.

Non mi riconoscevo. Ero come impazzito. In certi momenti non mi trovavo néabbastanza belloné abbastanza

ricconé abbastanza elegante per avere una donna come quellain certialtri mi sentivo pieno di orgoglio all'idea di quel

possesso: poi mi assaliva il dubbio che Marguerite avesse per me solo uncapriccio passeggero ecome se presagissi la

minaccia di una rottura imminentemi dicevo che avrei fatto meglio a nonandare da leiquella serae partire

comunicandole per scritto i miei timori.

Da questo passavo a una speranza senza limitia una fiducia senza confini.Sognavo un avvenire incredibile; mi

dicevo che quella ragazza avrebbe dovuto a me la sua guarigione fisica emoraleche avrei passato con lei la mia vitae

che il suo amore mi avrebbe reso più felice degli amori più verginali.

Infine non posso ripetervi i mille pensieri che mi salivano dal cuore allatestae che si spensero a poco a poco nel

sonnoche si impadronì di me soltanto all'alba.

Quando mi svegliai erano le due. La giornata era magnifica. Non ricordo chela vita mi sia mai parsa tanto bella e

tanto piena. I ricordi del giorno prima si riaffacciavano alla mia mentesenza ombresenza ostacoliallegramente

scortati dalle speranze della sera. Mi vestii in fretta. Ero contento ecapace delle azioni migliori. Di tanto in tanto il

cuore mi balzava in pettopieno di gioia e d'amore.

Una dolce febbre mi agitava. Non ero più inquieto per le ragioni che miavevano preoccupato prima che mi

addormentassi. Non vedevo che il risultatonon pensavo che al momento in cuiavrei rivisto Marguerite.

Mi fu impossibile rimanere a casa. La mia stanza mi sembrava troppo strettaper contenere la mia felicitàavevo

bisogno di espandermi nel pieno della natura. Uscii.

Passai per rue d'Antin. La carrozza di Marguerite attendeva al portone; midiressi verso gli Champs-Elysées.

Amavosenza neppure conoscerletutte le persone che incontravo: l'amorerende buoni! Dopo un ora che andavo dai37

cavalli di Marly al rond-pointdal rond- point ai cavalli di Marlyvidi dalontano la carrozza di Marguerite; non la

riconobbila indovinai.

Al momento di girare l'angolo degli Champs-Elyséesfece fermaree ungiovanottone si staccò dal gruppo nel

quale stava chiacchierando per andare a parlare con lei.

Parlarono per qualche istante; poi il giovane raggiunse i suoi amiciicavalli ripartironoe ioche mi ero

avvicinato al grupporiconobbi in quello che aveva parlato con Margueritequel conte de G... di cui avevo visto il

ritrattoe che Prudence mi aveva indicato come la persona alla qualeMarguerite doveva la sua posizione. Era a lui che

lei aveva fatto proibire l'ingresso in casa suala sera prima; supposi cheavesse fatto fermare la carrozza per spiegargli il

motivo di quel divietoe sperai che con l'occasione avesse trovato qualchenuovo pretesto per non riceverlo nemmeno la

sera seguente. Non so come passai il resto della giornata; passeggiaifumaiparlaima alle dieci della sera non

ricordavo più che cosa avessi detto e chi avessi incontrato.

Tutto quello di cui mi ricordo è che rientrai in casaimpiegai tre ore avestirmie che guardai cento volte

l'orologio e la pendolache purtroppo segnavano la stessa ora.

Quando suonarono le dieci e mezzomi dissi che era ora di andare.

A quel tempo abitavo in rue de Provence: percorsi rue de Mont-Blancattraversai il boulevardpresi per rue

Louis -le-Grandrue de Port- Nahone rue d'Antin. Guardai le finestre diMarguerite. Erano illuminate.

Suonai.

Chiesi al portiere se mademoiselle Gautier era in casa.

Mi rispose che non rientrava mai prima delle undici o undici e un quarto.Guardai l'orologio.

Avevo creduto di camminare lentamentema in soli cinque minuti ero arrivatoda rue de Provence a casa di

Marguerite.

Mi misi allora a passeggiare per quella stradapriva di negozie aquell'ora ormai deserta.

Mezz'ora dopoarrivò Marguerite. Scese di carrozza guardandosi intorno comese cercasse qualcuno.

La carrozza ripartì al passo: le scuderie e la rimessa non erano nellastessa casa. Nel momento in cui Marguerite

stava per suonaremi avvicinai e le dissi: "Buonasera".

"Ahsiete voi?"disse leicon un tono che lasciava dubbi sulpiacere che provava nel vedermi.

"Non mi avete permesso di farvi visita stasera?".

"E' vero; l'avevo dimenticato".

Quella parola distruggeva tutte le mie riflessioni della mattinatutte lemie speranze della giornata. Tuttavia

cominciavo ad abituarmi a quei modie non me ne andaicome avrei certofatto in altri tempi.

Entrammo .

Nanine aveva già aperto la porta.

"Prudence è rientrata?"chiese Marguerite.

"Nosignora".

"Va' a dire che venga qui appena torna. Ma primaspegni la lampada nelsalone ese viene qualcunorispondi

che non sono rientrata e che non rientrerò".

Era certo una donna preoccupata da qualche cosae forse seccata da unimportuno. Non sapevo che

atteggiamento assumerené che cosa dire.

Marguerite andò verso la camera da letto; io restai dove mi trovavo.

"Venite"mi disse.

Si tolse il cappelloil mantello di vellutoe li gettò sul letto; poi silasciò cadere in una grande poltronaaccanto

al fuoco che essa faceva accendere fino all'inizio dell'estatee mi dissegiocando con la catena dell'orologio: "Ebbene

che cosa mi raccontate di nuovo?".

"Nullasalvo che ho fatto male a venire stasera".

"Perché?".

"Perché sembrate di cattivo umore e certo vi annoio".

"Non mi annoiate affatto; solo non mi sento beneho sofferto tutto ilgiornonon ho dormito e ho un terribile mal

di testa".

"Volete che mi ritiri per permettervi di coricarvi?".

"Oh! potete restarese ho voglia di coricarmiposso farlo anchedavanti a voi".

In quel momento suonarono alla porta.

"Chi viene ancora?"disse con un moto d'impazienza.

Dopo qualche istante suonarono di nuovo.

"Non c'è dunque nessuno che apra? Bisognerà che vada io".

Infatti si alzò e mi disse: "Aspettate qui".

Attraversò l'appartamentoe la sentii aprire la porta d'ingresso.

Ascoltai.

La persona alla quale aveva aperto la porta si fermò nella sala da pranzo.Dalle prime parole riconobbi la voce

del giovane conte de N...

"Come vi sentite stasera?"le chiese.

"Male"risposte seccamente Marguerite.

"Vi disturbo?".38

"Può darsi".

"Come mi ricevete! Che cosa vi ho fattomia cara Marguerite?".

"Amico mionon mi avete fatto niente. Mi sento male e bisogna che vadaa lettoe perciò mi farete il piacere di

andarvene. Mi opprime non poter rientrare la sera senza vedervi compariredopo cinque minuti. Che cosa volete? Che io

divenga la vostra amante? Ebbenevi ho già detto cento volte di noche miirritate terribilmentee che potete rivolgervi

altrove. Ve lo ripeto oggi per l'ultima volta: non voglio saperne di voi.Siamo intesi: addio. Eccoc'è Nanine; vi farà

luce. Buonanotte".

E senza aggiungere una parolasenza ascoltare quello che il giovane andavabalbettandoMarguerite tornò in

camera e chiuse con violenza la portadalla qualea sua voltaNanineentrò quasi subito.

"Ascoltami bene"le disse Marguerite"dirai sempre aquell'imbecille che non sono in casa o che non voglio

riceverlo. Sono stancainsommadi veder sempre gente che viene a chiedermila stessa cosache mi offre denaro e con

questo crede di essere a posto. Se quelle che intraprendono il nostrovergognoso mestiere sapessero di che cosa si tratta

preferirebbero diventare cameriere. Ma no; l'ambizione di avere vestiticarrozzegioiellici travolge; si crede a quello

che si sente direperché la prostituzione ha una sua fedee a poco a pococi si logora il cuoreil corpola bellezza; si è

irritate come bestie ferocidisprezzate come pariacircondate solo da genteche prende sempre più di quanto non diae

un bel giorno si crepa come canidopo aver rovinato gli altri e sestesse".

"Suvviasignoracalmatevi"disse Nanine"siete nervosastasera".

"Questo vestito mi dà fastidio"continuò Marguerite facendosaltare i ganci del corpetto"dammi una vestaglia.

E alloraPrudence?".

"Non era ancora tornatama la manderanno da voi appenarientrerà".

"Eccone un'altra"seguitò Marguerite togliendosi il vestito einfilando una vestaglia bianca"eccone un'altra che

è capace di venirmi a trovare quando ha bisogno di mema che non sa farmiun piacere di buon grado. Sa che stasera

aspetto quella rispostache mi è necessariache sono preoccupata; e sonocerta che è andata in giro senza ricordarsi di

me".

"Forse è stata trattenuta".

"Facci portare il ponce".

"Vi farà male"disse Nanine.

"Tanto meglio. Portami anche della fruttadel pâté o un'ala di polloqualche cosa subitoho fame".

Dirvi l'impressione che mi faceva quella scena è inutile; lo indovinatenonè vero? "Voi cenerete con me"mi

disse; "mentre aspettateprendete un libroio vado un momento nellospogliatoio".

Accese le candele del doppiereaprì una porta che era davanti al letto escomparve.

Mi misi a pensare alla vita di quella ragazzae il mio amore si riempì dipietà.

Passeggiavo a grandi passi nella stanzasempre meditandoquando entròPrudence.

"Tohsiete qui?"mi disse"dov'è Marguerite?".

"Nello spogliatoio".

"L'aspetterò. Dite un po'lo sapevate che vi trova simpatico?".

"No".

"Non ve lo ha accennato?".

"Per niente".

"Come mai siete qui?".

"Sono venuto a farle visita".

"A mezzanotte?".

"E perché no?".

"Burlone!".

"Mi ha ricevuto molto maledel resto".

"Vi riceverà meglio".

"Credete?".

"Le porto una buona notizia".

"Non mi interessa; e così vi ha parlato di me?".

"Ieri seraanzi stanottequando ve ne siete andato col vostro amico.

A propositocome sta il vostro amico? Gaston R...si chiama cosìnon èvero?".

"Sì" risposisenza poter fare a meno di sorridere al ricordodella confidenza che Gaston mi aveva fattoe

vedendo che Prudence ne conosceva appena il nome.

"E' gentilequel ragazzoche cosa fa?".

"Ha venticinquemila franchi di rendita".

"Ahdavvero? Dunqueper tornare a voiMarguerite mi ha interrogatosul vostro contomi ha chiesto chi siete

che cosa fatequali erano state le vostre amanti; insomma tutto quello chesi può chiedere su un giovanotto della vostra

età. Le ho detto tutto quello che soaggiungendo che siete un simpaticoragazzo. Ecco tutto".

"Vi ringrazio; e adessoditemi quale è l'incarico che vi ha affidatoieri".

"Nessuno; quello che lei diceva era per fare andar via il conte; ma mene ha dato uno per oggie stasera le porto

appunto la risposta".39

In quel momento Marguerite uscì dallo spogliatoioacconciata con civetteriacon una cuffietta da notte guarnita

di bande di nastro giallo chiamate tecnicamente "choux" .

Era incantevole.

Aveva i piedi nudi infilati in pantofole di rasoe finiva di curarsi leunghie.

"E allora"disse vedendo Prudence"avete incontrato ilduca?".

"Perbacco!".

"Che cosa vi ha detto?".

"Me li ha dati".

"Quanti?".

"Seimila".

"Li avete qui?".

"Sì".

"Sembrava seccato?".

"No".

"Pover'uomo!".

Quel "pover'uomo!" era stato pronunciato con un tono che non sipuò ripetere. Marguerite prese i sei biglietti da

mille franchi.

"Ed ora"disse"mia cara Prudenceavete bisogno didenaro?".

"Sapetebambina miache fra due giorni è il quindici; se potesteprestarmi tre o quattrocento franchimi fareste

un favore".

"Mandateli a prendere domattinaè troppo tardi per far cambiare".

"Non lo dimenticate".

"State tranquilla. Cenate con noi?".

"NoCharles mi aspetta a casa mia".

"Ne siete sempre innamorata?".

"Cottamia cara! A domani. ArrivederciArmand".

Madame Duvernoy uscì.

Marguerite aprì un cassetto e vi gettò dentro i biglietti di banca.

"Permettete che mi corichi?"disse sorridendodirigendosi versoil letto.

"Non solo ve lo permettoma ve ne prego".

Gettò in fondo al letto la sopraccoperta e si coricò.

"Adesso"disse"venite a sedervi accanto a me eparliamo".

Prudence aveva ragione: la risposta che aveva portato aveva rallegratoMarguerite.

"Mi perdonate per il mio cattivo umore di questa sera?"mi chieseprendendomi la mano.

"Sono pronto a perdonarvi ancora molte volte".

"E mi amate?".

"Da impazzire".

"Nonostante il mio cattivo carattere?".

"Nonostante tutto".

"Me lo giurate?".

"Sì"le dissi a bassa voce.

In quel momento entrò Nanine portando dei piattidel pollo freddounabottiglia di Bordeauxdelle fragole e due

coperti.

"Non vi ho fatto fare il ponce"disse Nanine"il Bordeaux vifarà meglio. Non è verosignore?".

"Certo"risposiancora commosso dalle ultime parole diMargueritecon gli occhi ardentemente fissi su di lei.

"Bene"disse"metti tutto sul tavolinoe avvicinalo alletto; ci serviremo da soli. Hai fatto già tre nottatedevi

aver sonnova' a letto; non ho più bisogno di niente".

"Devo chiudere la porta a doppia mandata?".

"Lo credo bene! e soprattutto avverti di non far entrare nessuno primadi domani a mezzogiorno".40

CAPITOLO 12.

Alle cinque del mattinoquando l'alba cominciava ad apparire dietro letendeMarguerite mi disse: "Perdonami

se ti mando viama è necessario. Il duca viene ogni mattina; quando verràdiranno che dormoe forse aspetterà che mi

svegli".

Presi tra le mani la testa di Margueritele cui spalle erano inondate daicapelli scioltile detti un ultimo bacioe

le dissi: "Quando ti rivedrò?".

"Ascolta"rispose"prendi la chiavetta dorata che è sulcaminettoe apri quella porta; riporta qui la chiave e va'

via. Durante la giornatariceverai una lettera con i miei ordini: sai beneche devi obbedirmi ciecamente".

"Sìe se già ti chiedessi qualcosa?".

"Che cosa?".

"Di lasciarmi la chiave".

"Non ho mai fatto per nessuno quello mi chiedi".

"Ebbenefallo per meperché te lo giuroio non ti amo come ti hannoamata tutti gli altri".

"Allora tienila; ma ti avverto che posso fare in modo che questa chiavenon ti serva a niente".

"Perché?".

"C'è un catenaccio all'interno".

"Cattiva!".

"Lo farò togliere".

"Allora mi ami un poco?".

"Non so come sia accadutoma credo di sì. E adesso vattenecado dalsonno".

Restammo ancora qualche istante l'uno nelle braccia dell'altra; poi me neandai.

Le strade erano desertela grande città dormiva ancorauna dolce frescurainondava i quartieri che sarebbero

stati più tardi invasi del rumore degli uomini.

Mi sembrava che quella città addormentata mi appartenesse; cercai alloranella mia memoria i nomi di coloro ai

quali avevo invidiato fino a quel momento la felicitàe di chiunque miricordassiscoprivo di essere più felice di lui.

Essere amato da una fanciulla castarivelarle per primo lo strano misterodell'amoreè certo una grande felicità

ma è la cosa più semplice del mondo. Impadronirsi di un cuore non abituatoagli assediè come entrare in una città

aperta e senza difese. L'educazioneil sentimento del dovere della famigliasono sentinelle assai vigilima non

abbastanza da impedire che una fanciulla di sedici anni le inganni quandoattraverso la voce dell'uomo amatola natura

le elargisce i primi consigli d'amoretanto più ardenti quanto piùsembrano puri.

Più la fanciulla crede al benepiù facilmente si abbandona se non allebraccia dell'amantea quelle dell'amore

perché essendo senza difesaè senza forzae farsi amare da lei è unavittoria che ogni uomo di venticinque anni può

ottenere quando vuole. E questo è tanto vero che le fanciulle sonosorvegliate e circondate di difese. I conventi non

hanno muri tanto altile madri serrature tanto resistentila religionedoveri tanto assoluti da rinchiudere tutti quegli

uccellini nella loro gabbiasulla quale non ci si dà neppure la pena digettare fiori. Come devono desiderare quel mondo

che viene loro nascostocome devono credere che sia affascinantecosìdevono ascoltare la prima voce cheattraverso

le sbarreviene a rivelarne loro i segreticosì devono benedire la manoche per primaviene a sollevare un lembo del

misterioso velo.

Ma essere veramente amati da una cortigianaè una vittoria ben diversamentedifficile. In loro il corpo ha

logorato l'animai sensi hanno bruciato il cuoreil vizio ha corazzato isentimenti. Le parole che si rivolgono loroesse

le conoscono da un pezzoconoscono i mezzi che si adoperanoe l'amorestesso che ispiranoesse l'hanno venduto.

Amano per mestierenon per slancio. Sono protette dai loro calcoli meglio diquanto una vergine non sia protetta da s ua

madre e dalle mura del convento; e così hanno inventato la parola"capriccio”

per definire quegli amori non venali che si concedono di tanto in tanto comeriposocome scusao come

consolazione: simili in questo a quegli usurai che strozzano mille persone eche credono di riscattarsi prestando una

volta mille franchi a qualche povero diavolo che muore di famesenzapretendere interessi e senza chiedere la ricevuta.

Inoltrequando Iddio concede l'amore a una cortigianaquest'amorechesembra a prima vista un perdono

diventa ben presto per lei una punizione. Non c'è assoluzione senzapenitenza. Quando una creaturache ha tutto un

passato da rimproverarsisi sente improvvisamente vinta da un amoreprofondosinceroirresistibiledel quale non si

sarebbe mai creduta capacee confessa quest'amorel'uomo amato la domina! Ecome si sente forte del crudele diritto di

dirle: "Tu non fai per amore più di quello che hai fatto perdenaro!".

Allora esse non sanno che prove dare. Racconta una novella che un bambinodopo essersi lungamente divertito

in un campoa gridare: "Aiuto!"per disturbare la gente che vilavoravafu un bel giorno divorato da un orsosenza che

quelli che egli aveva così spesso ingannati credessero quella volta alle suevere grida di spavento. Lo stesso accade a

quelle disgraziate figliolequando si innamorano seriamente. Hanno mentitotante volte che non si vuole più credere

loroe sono in mezzo ai loro rimorsidivorate dal loro amore.

Da qui nascono le grandi devozionigli austeri ritiri di cui qualcuna diloro ha dato l'esempio.

Ma quando l'uomo che ispira quell'amore purificatore ha un animo tantogeneroso da accettarlo senza ricordare il

passatoquando vi si abbandonaquandoinsommaama come è amatoquell'uomo arriva al fondo di tutte le sensazioni

terrenee dopo di quelloil suo cuore resterà chiuso per sempre a ognialtro amore.41

Queste riflessioni io non le facevo quella mattinatornando a casa; nonavrebbero potuto essere che il

presentimento di quanto mi sarebbe accadutoe nonostante il mio amore perMargueritenon intravedevo conseguenze

del genere; le faccio oggi. Poiché tutto è irrimediabilmente finitoessesono il risultato naturale di quel che avvenne. Ma

torniamo al primo giorno di quella relazione. Quando rientrai in casala miaallegria era folle. Pensando che gli ostacoli

posti dalla mia immaginazione tra Marguerite e me erano scomparsiche lapossedevoche occupavo un poco i suoi

pensieriche avevo in tasca la chiave del suo appartamento e il diritto diservirmeneero soddisfatto della vita

orgoglioso di me stessoe amavo Iddio che faceva accadere tutto questo.

Un giovane passa un giorno per una stradasfiora una donnala guardasivoltaprosegue. Egli non conosce

quella donnanon ha nessuna parte ai piaceri di leiai suoi doloriai suoiamori; non esiste per lei e forsese le

rivolgesse la parolaessa si burlerebbe di luicome Marguerite si eraburlata di me. Passano le settimanei mesigli

annie d'improvvisodopo che entrambi hanno seguito il loro destino indirezioni diversela logica del caso li mette di

nuovo l'uno di fronte all'altra. Quella donna diventa l'amante di quell'uomoe si innamora di lui. Come?perché? le due

vite diventano una solae appena questa intimità è natasembra loro cheessa sia sempre esistita: e tutto quello che fino

a quel momento è accaduto si cancella dal ricordo dei due amanti. Questo èstranoammettiamolo.

Quanto a menon mi ricordavo più come avevo vissuto fino ad allora.

Tutto il mio essere si esaltava nella gioiaal ricordo delle parole che cieravamo detti in quella prima notte. O

Marguerite era abile nell'ingannoo aveva per me una di quelle passioniimprovvise che si rivelano fin dal primo bacio

e chedel restomuoiono talvolta così come sono nate.

Più riflettevopiù mi dicevo che Marguerite non aveva alcuna ragione disimulare un amore non sentitoe mi

dicevo anche che le donne hanno due modi di amareche possono risolversil'uno nell'altro: esse amano col cuore o coi

sensi. Spesso una donna si prende un amante solo per obbedire alla volontàdei sensi esenza averlo previstoimpara il

mistero dell'amore immaterialee non vive più che col cuore; spesso unafanciullanon cercando nel matrimonio che

una unione di due puri affettiriceve la rivelazione improvvisa dell'amorecarnaleenergica conclusione dei più casti

moti dell'animo. Tra questi pensierimi addormentai. Fui svegliato da unbiglietto di Margueriteche conteneva queste

parole:

"Ecco i miei ordini: stasera al Vaudeville. Venite durante il terzointervallo".

Chiusi la lettera in un cassettoper avere sempre la realtà a portata dimanonel caso ne dubitassicome a

momenti mi accadeva.

Non diceva di andarla a trovare durante la giornatae non osavo perciòpresentarmi a casa sua; ma avevo un

desiderio così forte di vederla prima di serache andai agliChamps-Elysées dovecome il giorno primala vidi passare

e ripassare.

Alle setteero già al Vaudeville.

Non ero mai entrato così presto in un teatro.

Tutti i palchi si riempironol'uno dopo l'altro. Uno solo era ancora vuoto:quello di proscenionel primo ordine.

All'inizio del terzo attosentii che si apriva la porta di quel palcodalquale non distoglievo mai gli occhie

Marguerite apparve.

Si accomodò subito sul davanticercò in plateami videe mi ringraziòcon lo sguardo.

Quella sera era meravigliosamente bella.

Ero io la ragione della sua civetteria? Mi amava tanto da credere che piùl'avessi trovata bella più sarei stato

felice? Non lo sapevo ancora; ma se questa era la sua intenzionec'erariuscitaperché quando si mostròle teste si

avvicinarono le une alle altree l'attore che in quel momento era sulpalcoscenico guardò anche lui colei che al suo solo

apparire turbava così gli spettatori.

E io avevo la chiave dell'appartamento di quella donnae di lì a tre oquattro ore l'avrei posseduta di nuovo.

Si biasimano coloro che si riducono in rovina per le attrici e per lemantenute; ma quello che mi stupisce è che

questi non facciano per quelle donne follie venti volte più grandi. Bisognacome meaver vissuto quella vitaper sapere

come le piccole gioie di tutti i giorni che esse donano ai loro amantirinsaldino fortemente nel cuore - non saprei quale

altra parola usare - l'amore che si ha per loro.

Poco dopoPrudence prese posto nel palcoe un uomo che riconobbi per ilconte de G... si sedette sul fondo. Nel

vederlo mi sentii gelare il cuore.

Marguerite si era certo accorta dell'impressione prodotta su di me dallapresenza di quell'uomo nel suo palco

perché mi sorrise di nuovo evoltando le spalle al conteparveinteressarsi vivamente allo spettacolo. Al terzo

intervalloessa si giròdisse qualche parolail conte lasciò il palcoeMarguerite mi fece segno di raggiungerla.

"Buonasera"mi disse quando entraitendendomi la mano.

"Buonasera"risposi rivolgendomi a Marguerite e a Prudence.

"Sedetevi".

"Ma prendo il posto di qualcuno. Il conte de G... non tornerà?".

"Sì; l'ho mandato a cercarmi dei dolciperché potessimo parlare dasoli per un poco. Madame Duvernoy è in

confidenza".

"Sì ragazzi"disse questa"state tranquillinon diròniente".

"Che cosa avete stasera?"mi chiese Marguerite alzandosi ebaciandomi sulla fronte nella penombra del palco.

"Sono un po' indisposto".42

"Bisogna che andiate a letto"riprese con la sua aria ironicachesi addiceva tanto al volto fine e spiritoso.

"Dove?".

"A casa vostra".

"Sapete bene che non potrei dormire".

"Allora non bisogna venire qui a fare il muso perché avete visto unuomo nel mio palco".

"Non è per questo".

"Invece sìme ne intendoe voi avete torto; quindi non ne parliamopiù. Dopo lo spettacolo andate a casa di

Prudencee restateci fino a quando vi chiamerò. Capito?".

"Sì".

Potevo forse disobbedire? "Mi amate sempre?"riprese lei.

"E me lo domandate?".

"Avete pensato a me?".

"Tutto il giorno".

"Sapete che ho veramente paura di innamorarmi di voi? Chiedetelo aPrudence".

"Ah!"rispose la donnona"questo sarebbe seccante".

"Adessotornate al vostro posto; il conte sta per tornareed èinutile che vi trovi qui".

"Perché?".

"Perché non vi fa piacere vederlo".

"No; solo che se mi aveste detto che desideravate venire al Vaudevillestaseraavrei potuto io stesso procurarvi

il palco proprio come ve lo ha procurato lui".

"Disgraziatamentemi ha portato il biglietto senza che io glielo avessichiestooffrendosi di accompagnarmi. Lo

sapete benenon avrei potuto rifiutare. Tutto ciò che potevo fare era discrivervi dove sarei andata perché mi poteste

vederee perché anch'io avessi il piacere di rivedervi più presto; ma seè così che mi ringraziateterrò conto della

lezione".

"Ho tortoperdonatemi".

"Finalmente! Adesso tornate al vostro postoper favoree soprattuttonon fate più il geloso".

Mi baciò di nuovoe io uscii.

Nel corridoio incontrai il conte.

Tornai alla mia poltrona.

Dopo tuttola presenza di monsieur de G... nel palco di Marguerite sispiegava assai facilmente. Era stato il suo

amantele offriva un palcola accompagnava allo spettacoloera tutto moltonaturalee dal momento che avevo per

amante una donna come Marguerite bisognava pure che mi adattassi alle sueabitudini.

Non per questoperòfui meno infelice per il resto della serataed eromolto triste quando me ne andaidopo

aver visto Prudenceil conte e Marguerite entrare nella carrozza che liaspettava all'ingresso.

Eppure dopo un quarto d'ora ero a casa di Prudenceche era appena tornata.43

CAPITOLO 13.

Siete arrivato quasi assieme a noi"disse Prudence.

"Sì"risposi meccanicamente. "Dov'è Marguerite?".

"A casa sua".

"Sola?".

"Con monsieur de G...".

Mi misi a camminare a grandi passi per il salone.

"Ebbenecosa avete?".

"Credete che mi diverta aspettare qui che monsieur de G... esca dallacasa di Marguerite?".

"Non siete molto ragionevole. Cercate di capire che Marguerite non puòmettere il conte alla porta. Monsieur de

G... è stato a lungo il suo amantele ha sempre dato molto denaroe glienedà ancora. Marguerite spende più di

centomila franchi all'annoe ha molti debiti. Il duca le manda tutto ciòche gli chiedema lei non osa chiedere sempre a

lui tutto quello di cui ha bisogno. Non può guastarsi con il conteche lerende almeno una decina di migliaia di franchi

all'anno.

Marguerite vi vuole molto benecaro amicoma la vostra relazionenel suo enel vostro interessenon deve

essere una cosa seria. Non è certo con i vostri sette od ottomila franchi direndita che potreste sostenere il lusso di quella

ragazza; non sarebbe sufficiente neppure a mantenere la sua carrozza.Prendete Marguerite per quello che èuna buona

figliuola spiritosa e bella; siate il suo amante per un mese o due: offriteledei fioridei dolcidei palchi al teatro; ma non

vi mettete in testa niente di piùe non fatele ridicole scene di gelosia.Sapete bene con chi avete a che fare; Marguerite

non è un modello di virtù. Voi le piacetevoi l'amate moltonon pensateal resto. Siete proprio simpatico quando fate il

suscettibile! Avete la più graziosa amante di Parigi; vi riceve in unosplendido appartamentoè coperta di gioiellinon

vi costerà un soldose vorretee non siete contento. Che diamine! chiedetetroppo".

"Avete ragionema è più forte di mel'idea che quell'uomo sia il suoamante mi fa un male terribile".

"Prima di tutto"replicò Prudence"è ancora il suo amante?E' un uomo di cui essa ha bisognoecco tutto. Da due

giorni gli chiude la porta di casa; è venuto stamattinalei non ha potutofare a meno di accettare il suo palco e di

permettergli di accompagnarla. Egli l'ha ricondotta a casaè stato unistante da leinon ci rimarràperché voi state

aspettando qui. Tutto questo è naturalemi sembra. D'altra partenon aveteaccettato il duca?".

"Sìma quello è un vecchioe sono certo che Marguerite non è la suaamante. E poisi può spesso accettare una

relazionema non due.

Quella facilità somiglia troppo a un calcolo e avvicina l'uomo chesia pureper amorevi si adagia a quelli chea

un livello più bassofanno mercato di quel consenso e traggono lucro daquel mercato".

"Ohcaro miocome siete arretrato! quanti ne ho vistitra i piùnobilitra i più elegantitra i più ricchi fare quello

che vi consiglioe senza sforzosenza vergognasenza rimorsi! Ma questo ècosa di tutti i giorni. Cosa potrebbero fare

le mantenute di Parigi per sostenere il loro tenore di vitase non avesserotre o quattro amanti alla volta? Non esiste

patrimonioper quanto considerevoleche possa da solo bastare alle spese diuna donna come Marguerite. Un capitale

di cinquecentomila franchi di rendita è un capitale immenso in Francia;ebbenecaro amicocinquecentomila franchi

non basterebberoed ecco perché: un uomo che ha una simile rendita ha unacasa arredatacavallidomesticicarrozze

riserve di cacciaamici; spesso ha mogliefiglialleva cavalli da corsagiocaviaggiao che so io! Tutte queste

abitudini sono così importantiche egli non può disfarsene senza sembrarerovinato e senza destare scandalo. Fatti i

conticon cinquecentomila franchi all'anno egli non può dare a una donnapiù di quaranta o cinquantamila franchi

all'annoed è già molto. E cosìaltri amanti concorrono alle speseannuali della donna.

Con Margueriteè ancora più comodo; le è capitatoper un miracolo delcieloun vecchio con un patrimonio di

dieci milioniche ha perso la moglie e la figliache non ha che dei nipotiricchi anch'essiche le dà tutto ciò che lei

desidera senza chiederle niente in cambio; ma lei non può chiedergli più disettantamila franchi all'annoe sono sicura

che se gliene chiedesse di piùegli rifiuterebbenonostante le suericchezze e l'affetto che ha per lei. Tutti quei

giovanotti che hanno venti e trentamila franchi di rendita a Parigicioèappena di che vivere nell'ambiente che

frequentanosanno benissimoquando sono gli amanti di una donna comeMargueriteche questacon ciò che essi le

dannonon potrebbe pagare neppure l'appartamento e la servitù.

Essi non dicono niente di ciò che sannofingono di non vedere nienteequando ne hanno abbastanza se ne vanno

per i fatti loro. Se hanno la presunzione di bastare a tuttosi rovinanocome degli sciocchie vanno a farsi ammazzare in

Africa lasciando a Parigi cinquantamila franchi di debiti. Credete che laloro donna ne sia riconoscente? Ma niente

affatto. Al contrariodice che ha sacrificato loro la sua posizionee chementre stava con loro perdeva del denaro. Ah

voi trovate che questi particolari sono vergognosivero? ma sono veri.

Voi siete un ragazzo simpaticomi siete molto caro; io frequento mantenuteda vent'anniso chi esse siano e che

cosa valganoe non vorrei vedervi prendere sul serio un capriccio che unabella donna ha per voi. Inoltre"continuò

Prudence"ammettiamo pure che Marguerite vi ami tanto da rinunciare alconte e al ducanel caso che questi si

accorgesse della vostra relazione e le imponesse di scegliere tra voi e lui;è incontestabile che il suo sacrificio sarebbe

enorme. Quale sacrificio di uguale valore potreste fare voi per lei? Quandoverrà la stanchezzaquando insomma non

vorrete più saperneche cosa farete per indennizzarla di quanto le avetefatto perdere? Nulla. La avrete isolata dal

mondo nel quale si trovavano la sua fortuna e il suo avvenirevi avrà fattodono dei suoi anni più bellie verrà

dimenticata. O sareste un uomo volgarele rinfaccereste il passatoledireste che lasciandola non fate che agire come gli44

altri suoi amantie l'abbandonereste a una miseria sicura; o sareste un uomoonestoe credendovi obbligato a tenerla

con voi vi votereste da solo a un'infelicità inevitabileperché questotipo di relazionescusabile in un giovanenon lo è

più in un uomo maturo. Divenuta un ostacolo a ogni cosanon permette néuna famigliané un'ambizioneil secondo e

ultimo amore dell'uomo. Credetemi dunqueamico mioprendete le cose perquello che valgonole donne per quello

che sonoe non date a una mantenuta il diritto di dirsiin qualunque cosavostra creditrice".

Questo discorso era saggioe di una logica di cui non avrei mai credutocapace Prudence. Non seppi che cosa

risponderese non che aveva ragione; le tesi la mano e la ringraziai deisuoi consigli.

"Andiamoandiamo"mi disse"scacciate queste cattiveteoriee ridete; la vita è affascinantemio carotutto

dipende dalla lente attraverso la quale la si guarda. Eccoconsultate ilvostro amico Gaston: eccone uno che mi sembra

capire l'amore come lo capisco io.

Ciò di cui dovete convincervialtrimenti diventerete un ragazzo noiosoèche qui vicino c'è una bella ragazza che

attende con impazienza che l'uomo che è con lei se ne vadae che pensa avoiconserva per voi la sua nottee vi ama

ne sono certa. Adesso venite con me alla finestrae guardiamo andar via ilconteche non tarderà a cederci il posto".

Prudence aprì una finestrae ci appoggiammo al davanzale l'uno accantoall'altra.

Lei guardava i rari passantiio sognavo.

Tutto quello che mi aveva detto mi ronzava nella testae non potevo fare ameno di convenire che aveva ragione

ma l'amore vero che sentivo per Marguerite stentava ad adattarsi a quelleragioni. Cosìemettevo di tanto in tanto dei

sospiriche facevano voltare Prudence e le facevano alzare le spalle come unmedico che non nutre più speranze su un

malato.

"Comeattraverso la rapidità delle sensazioni"andavo dicendotra me e me"ci si accorge che la vita è breve!

Conosco Marguerite solo da due giorniè la mia amante solo da ierie hagià occupato in un modo simile i miei

pensieriil mio cuore e la mia vitache la visita di questo conte de G...mi rende infelice".

Finalmente il conte uscìrisalì in carrozza e si allontanò. Prudencechiuse la finestra.

Nello stesso momentoMarguerite ci chiamava.

"Veniteprestoapparecchiamo"disse"ceneremo".

Quando entrai da leiMarguerite mi corre incontromi getta le braccia alcollo e mi bacia con tutta la sua forza.

"Abbiamo ancora il broncio?"mi chiese.

"Noè passato"rispose Prudence"gli ho fatto la predica eha promesso di aver giudizio".

"Meno male!".

Mio malgradogettai un'occhiata al letto: era intatto. Marguerite indossavagià la sua vestaglia bianca.

Ci mettemmo a tavola.

FascinodolcezzaespansivitàMarguerite aveva tuttoe ogni tanto misentivo veramente obbligato a riconoscere

che non avevo il diritto di chiederle altro: molti sarebbero stati felici almio postoecome il pastore di Virgilionon

avevo che da godere dei piaceri che un dioanzi una deami elargiva.

Cercai di mettere in pratica le teorie di Prudencee di essere allegro comele mie amiche; ma ciò che in loro era

naturale a me costava faticae il mio riso nervosoche le ingannavaeramolto simile alle lacrime.

Finalmente finimmo di cenaree restai solo con Marguerite. Come d'abitudineandò a sedersi su un tappeto

davanti al fuocoguardando con aria malinconica la fiamma del caminetto.

Pensava! a che? non lo so; io la guardavo con amore e quasi con terrorepensando a quel che ero pronto a

soffrire per lei.

"Sai a che cosa stavo pensando?".

"No".

"A una combinazione che ho trovato".

"E quale?".

"Non posso dirtelo ancorama posso dirti quello che potrebberisultarne: e cioè che tra un mese sarò liberanon

avrò più debitie ce ne andremo insieme in campagna a trascorrerel'estate".

"E non puoi dirmi in che modo?".

"No; bisogna solo che tu mi ami come ti amo ioe tutto andràbene".

"E hai trovato da sola questa combinazione?".

"Sì".

"E la metterai in pratica da sola?".

"Ne sopporterò da sola i fastidi"disse Marguerite con un sorrisoche non dimenticherò mai"ma ne godremo

insieme i vantaggi".

Arrossiiinvincibilmente alla parola "vantaggi": ricordai ManonLescaut che sperperava con Des Gr ieux il

denaro di monsieur de B...

Risposi in tono un po' duroalzandomi: "Permettetemicara Margueritedi spartire soltanto i vantaggi delle

azioni che io stesso concepisco e metto in pratica".

"Che cosa vuol dire?".

"Vuol dire che ho il forte sospetto che il conte de G... sia vostrosocio in questa felice combinazionedella quale

io non accetto né i pesi né i vantaggi".45

"Siete un bambino. Credevo che mi amastem'ingannavova bene". Enello stesso tempo si alzòaprì il

pianoforte e si rimise a suonare l'"invito al valzer"fino a quelfamoso passaggio in diesis che la costringeva sempre a

fermarsi.

Era per abitudineo per ricordarmi il giorno nel quale ci eravamoconosciuti? Tutto quello che so è che con

quella musica tornarono i ricordi eavvicinandomi a leile presi la testafra le mani e la baciai.

"Mi perdonate?"le chiesi.

"Lo vedete bene"mi rispose"ma badate che non siamo che alsecondo giornoe ho già qualcosa da perdonarvi.

Tenete davvero poca fede alle vostre promesse di cieca obbedienza".

"Che voleteMargueritevi amo troppoe sono geloso di ogni vostropiccolo pensiero. Ciò che mi avete proposto

poco fa mi renderebbe pazzo di gioiama il mistero che precede larealizzazione di questo progetto mi stringe il cuore".

"Vediamoragioniamo un po'"disse prendendomi le mani eguardandomi con un incantevole sorriso al quale

non era possibile resistere; "voi mi amatenon è vero? e sarestefelice di passare tre o quattro mesi in campagna con me

da soli; anch'io sarei felice di questa solitudine a duenon soloma neavrei anche bisogno per la mia salute. Non posso

lasciare Parigi per un periodo così lungo senza sistemare i miei affariegli affari di una donna come me sono sempre

molto ingarbugliati; ebbeneho trovato il sistema di conciliare ogni cosaimiei affari e il mio amore per voisìper voi

non ridetesono così pazza da amarvi e voi vi date delle arie e mi dite deiparoloni.

Bambinotre volte bambinoricordatevi solo che vi amoe non vi preoccupatedi niente. E' intesovero?".

"E' inteso tutto quel che voletelo sapete bene".

"Alloraentro un mesesaremo in un paesino di campagnaa passeggiarein riva all'acqua e a bere latte. Vi

sembrerà strano che ioMarguerite Gautierparli così; ma il fatto èamico mioche quando questa vita di Parigiche

sembra rendermi così felicenon mi bruciami annoiae mi vengono alloraimprovvise aspirazioni a una vita più calma

che mi faccia ricordare la mia infanzia. C'è sempre stata un'infanziacomunque si sia diventati. Oh! state tranquillonon

vi dirò che sono figlia di un colonnello in pensione e che sono stataeducata a Saint-Denis. Sono una povera ragazza di

campagnae fino a sei anni fa non sapevo scrivere il mio nome. Eccovirassicuratovero? Perché mai siete voi il primo

al quale mi rivolgo per spartire la gioia del desiderio che mi è venuto?Certo perché ho capito che mi amate per me

stessa e non per voi mentre gli altri non mi hanno mai amata che per loro.Sono stata spesso in campagnamai però

come avrei voluto. Conto su di voi per questa semplice felicitànon siatedunque cattivoe concedetemela. Pensate a

questo: 'Lei non vivrà a lungoe un giorno potrei pentirmi di non averfatto per lei la prima cosa che mi ha chiestoe

che era così facile da fare'".

Che rispondere a quelle parolesoprattutto nel ricordo di una prima notted'amore e nell'attesa di una seconda?

Un'ora dopostringevo Marguerite fra le bracciae se mi avesse chiesto dicommettere un delitto le avrei obbedito.

Alle sei del mattino me ne andaie prima di uscire le chiesi: "Astasera?".

Mi strinse più fortema non rispose.

Durante la giornataricevetti una lettera con queste parole:

"Mio carosono un po' indispostae il medico mi ha prescritto ilriposo. Mi coricherò prestostaserae non vi

vedrò. Maper ricompersarvivi aspetterò domani a mezzogiorno. Viamo".

Il mio primo pensiero fu: "Mi tradisce!".

Un sudore gelato mi coprì la fronteperché già amavo troppo quella donnada non essere sconvolto da quel

sospetto.

Eppurecon Margueriteavrei dovuto aspettarmi cose di quel genere quasiogni giorno; il che mi era accaduto

spesso con le altresenza che me ne fossi mai dato troppo pensiero. Da dovevenivadunquela forza di quella donna

sulla mia vita? Pensai allorapoiché avevo la chiave di casa suadiandarla a trovare come sempre. In quel modoavrei

conosciuto ben presto la veritàe se avessi trovato un uomo lo avreischiaffeggiato.

Nel frattempo andai agli Champs-Elyséese vi rimasi quattro ore; ma lei noncomparve. La sera entrai in tutti i

teatri che essa era solita frequentare: ma non la vidi.

Alle undicimi recai in rue d'Antin.

Alla finestra di Marguerite non c'era luce. Tuttaviasuonai. Il portiere michiese dove andassi.

"Da mademoiselle Gautier"risposi.

"Non è tornata".

"Salirò ad aspettarla".

"Non c'è nessuno in casa".

Era evidentemente una consegnache potevo forzarepoiché avevo la chiavema ebbi timore di un ridicolo

scandaloe me ne andai.

Ma non tornai a casa; non potevo lasciare quella stradae non perdettid'occhio la casa di Marguerite. Mi

sembrava di avere ancora qualcosa da sapereo perlomeno che i miei sospettidovessero essere confermati.

Verso la mezzanotteuna carrozza che conoscevo bene si fermò davanti alnumero 9.

Il conte de G... ne discese ed entrò in casadopo aver congedato lavettura.

Per un momento sperai checome a megli avrebbero detto che Marguerite nonera in casae che lo avrei visto

uscire; ma alle quattro del mattino aspettavo ancora.

Ho molto sofferto da tre settimane a questa partema questo non è nientecredoin confronto a ciò che soffrii

quella notte.46

CAPITOLO 14.

Tornato a casascoppiai in pianto come un bambino. Non c'è un uomo che nonsia stato tradito almeno una

voltae che non sappia quanto si soffra.

Mi dissisotto il peso di quelle decisioni febbriliche si pensa sempre diavere il coraggio di mantenereche

bisognava farla finita subito con quell'amoree aspettai con impazienza ilgiorno per acquistare un biglietto di viaggio e

tornarmene da mio padre e da mia sorelladuplice amore del quale ero sicuroe che non mi avrebbe tradito.

Tuttavianon volevo partire senza che Marguerite ne sapesse bene la ragione.Solo un uomo che veramente non

ama più la propria amante la abbandona senza scriverle.

Scrissi e riscrissi quella lettera venti volte nella mia mente.

Avevo incontrato una donna simile a tutte le altre mantenute; l'avevo troppoidealizzatalei mi aveva trattato

come uno studentelloimpiegandoper tradirmiuna furbizia di unasemplicità offensiva: era chiaro. Il mio amor

proprio ebbe allora il sopravvento. Bisognava lasciare quella donna senzadarle la soddisfazione di sapere quanto quella

rottura mi facesse soffrire; ecco ciò che le scrissicon la più elegantescritturae con lacrime di rabbia e di dolore negli

occhi:

"Mia cara Marguerite"spero che la vostra indisposizione di ierisia stata cosa da poco.

Alle undici della serasono venuto a chiedere vostre notiziee mi è statorisposto che non eravate rientrata. Il

signor de G... è stato più fortunato di meperché si è presentatoqualche minuto dopoe alle quattro del mattino era

ancora con voi.

"Perdonatemi le poche ore di noia che vi ho fatto trascorreree siatecerta che non dimenticherò mai i momenti

felici che vi devo.

"Sarei venuto volentieri a chiedere vostre notizie oggima penso ditornare da mio padre.

"Addiocara Marguerite; non sono né tanto ricco da amarvi come vorreiné tanto povero da amarvi come

vorreste voi. Dimentichiamodunquevoi un nome che deve esservi quasiindifferenteio una felicità che mi è diventata

impossibile.

"Vi restituisco la vostra chiaveche non mi è mai servitae chepotrà esservi utilese vi capita spesso di essere

ammalata come lo eravate ieri".

Come vedetenon avevo avuto la forza di fin ire quella lettera senza unaimpertinente ironiail che prova come

ne fossi ancora innamorato.

Lessi e rilessi dieci volte quella letterae l'idea che avrebbe fattodispiacere a Marguerite mi calmò un poco.

Cercai di giudicare severamente i sentimenti che essa fingeva di avereequandoalle ottoil mio domestico entrò nella

mia cameragliela consegnai perché la recapitasse subito.

"Devo aspettare la risposta?"mi chiese Joseph (si chiamavaJosephcome tutti i domestici).

"Se ti sarà chiesto se c'è rispostadi' che non ne sai niente easpetta".

Mi attaccavo alla speranza che mi avrebbe risposto.

Come siamo miseri e deboli! Per tutto il tempo che il domestico stette fuorifui in preda a una violenta

agitazione. In certi momenti mi ricordavo come Marguerite si era data a meemi chiedevo con qual diritto le avessi

scritto quella lettera insolentedal momento che avrebbe potuto rispondermiche non tradiva me con monsieur de G...

ma monsieur de G... con me: ragionamento che permette a molte donne di averediversi amanti. Poiricordando i

giuramenti di quella donnacercavo di convincermi che la mia lettera eraanche troppo debole e che non conteneva

espressioni tanto violente da stroncare una donna che si beffava di un amoresincero come il mio. Poimi dicevo che

avrei fatto meglio a non scriverlead andare da lei durante la giornataechein quel modoavrei gioito delle lacrime

che avrebbe versato per causa mia.

Infinemi chiedevo che cosa mi avrebbe rispostopronto già a credere aqualsiasi scusa essa avesse addotto.

Joseph ritornò.

"Ebbene?"gli chiesi.

"Signore"rispose"la signora era a letto e dormiva ancorama appena suonerà le consegneranno la letterae se

c'è risposta ve la porteranno".

Dormiva ancora! Venti volte fui sul punto di mandare a riprendere quellaletterama mi dicevo sempre: "Forse

gliel'hanno già datae avrei l'aria di essermi pentito".

Più si avvicinava il momento in cui si poteva ragionevolmente supporre cheavrei ricevuto una rispostapiù mi

dispiaceva di avere scritto.

Suonarono le diecile undicile dodici.

A mezzogiorno stavo per andare all'appuntamento come se niente fossesuccesso. Insommanon sapevo che cosa

escogitare per uscire dal cerchio di fuoco che mi serrava.

Allora credetticon la superstizione di chi aspettache se fossi uscito perun po'al ritorno avrei trovato la

risposta: le risposte attese con impazienza arrivano spesso quando si èfuori di casa.

Uscii col pretesto di andare a far colazione Invece di mangiare al Café Foyall'angolo del boulevard come ero

solito farepreferii andare al Palais -Royal passando da rue d'Antin.

Ogni volta che vedevo una donna da lontanocredevo di vedere Nanine che miportava la risposta. Passai in rue

d'Antin senza aver incontrato nessun fattorino. Arrivai al Palais -Royalentrai da Véry.47

Il cameriere mi fece mangiareo meglio mi servì quello che volleperchénon mangiai affatto.

Mio malgradoi miei occhi non si staccavano dalla pendola.

Tornaiconvinto che avrei trovato una lettera di Marguerite.

Il portiere non aveva ricevuto niente. Speravo ancora nel mio domestico; manon aveva visto nessuno da quando

io ero uscito.

Se Marguerite avesse voluto rispondermilo avrebbe fatto da un pezzo.

Cominciai allora a rimpiangere le espressioni della mia letteraavrei dovutotacere del tuttoil che avrebbe spinto

la sua impazienza a indagare: perchénon vedendomi venire all'appuntamentomi avrebbe chiesto la ragione della mia

assenzae solo allora avrei dovuto dirgliela. In questo modo lei sarebbestata costretta a giustificarsi ecome volevo

sarebbe stata lei a discolparsi. Sentivo già che qualunque pretesto avesseaddottole avrei credutoe che avrei preferito

qualsiasi cosa al non vederla più.

Finii col credere che sarebbe venuta lei stessa da mema le ore passavanoenon venne.

DecisamenteMarguerite non era come tutte le altre donneperché sono pochequelle cheavendo ricevuto una

lettera come la mianon rispondono qualcosa.

Alle cinquecorsi agli Champs-Elysées.

"Se la incontro"pensavo"fingerò un'aria indifferente esarà convinta che già non penso più a lei".

All'angolo di rue Royalevidi passare la sua carrozzal'incontro fu cosìimprovviso che impallidii. Non so se si

accorse della mia emozione; ero così turbato che vidi soltanto la carrozza.

Non proseguii la passeggiata fino agli Champs-Elysées. Guardai i manifestidei teatriperché avevo ancora una

possibilità.

C'era una prima rappresentazione al Palais -Royal. Marguerite vi avrebbecertamente assistito.

Alle sette ero a teatro. Tutti i palchi si riempironoma Marguerite nonc'era .

Allora uscii dal Palais -Royaled entrai in tutti i teatri dove andava piùspessoal Vaudevilleal Variétés

all'Opéra -Comique.

Non la trovai in nessun posto.

O la mia lettera le aveva fatto troppo dispiacere perché avesse voglia diandare a teatroo temeva di incontrarmi

e voleva evitare una spiegazione.

Ecco quello che la mia vanità mi suggerivaquando nel boulevard incontraiGaston che mi chiese da dove

venissi.

"Dal Palais -Royal".

"E io dall'Opéra"mi disse; "credevo anzi di vedere anchevoi".

"Perché?".

"Perché c'era Marguerite".

"Ahc'era?".

"Sì".

"Sola?".

"Nocon un'amica".

"E basta?".

"Il conte de G... è entrato un attimo nel suo palco; ma lei se n'èandata col duca. A ogni istante credevo di vedervi

comparire. C'era accanto a me una poltrona che è rimasta vuota tutta laseraed ero convinto che fosse la vostra".

"Ma perché mai dovrei andare dove va Marguerite?".

"Perché siete il suo amanteperdio!".

"E chi ve lo ha detto?".

"Prudenceche ho incontrato ieri. Mi congratulomio caro; è una bellaamante che non tutti possono avere.

Conservatelavi farà onore".

Quella semplice osservazione di Gaston mi fece capire come la miasuscettibilità fosse ridicola. Se lo avessi

incontrato il giorno prima e mi avesse parlato cosìcertamente non avreiscritto la stupida lettera di quella mattina.

Stavo per andare a cercare Prudence per incaricarla di dire a Marguerite chedovevo parlarlema ebbi timore che

per vendicarsi mi facesse rispondere che non mi poteva riceveree tornai acasa dopo essere passato per rue d'Antin.

Chiesi di nuovo al portiere se c'era una lettera per me. Niente! "Avràaspettato che facessi qualche nuovo

approccioo che ritirassi la lettera oggi"mi dissi nel coricarmi"ma vedendo che non le ho scrittomi scriverà lei

domani".

Quella sera mi pentii più che mai di quanto avevo fatto. Ero solononriuscivo a dormiredivorato dall'ansia e

dalla gelosiamentrese avessi lasciato che le cose seguissero il lorocorso naturaleavrei dovuto essere accanto a

Marguerite a sentirmi dire le cose incantevoli che avevo sentito due voltesoltantoe chenella solitudine in cui eromi

bruciavano le orecchie.

Una situazione atroceperché la ragione mi dava torto: infattitutto midiceva che Marguerite mi amava. Primail

progetto di passare un'estate in campagnasola con mepoi la certezza cheniente la costringeva a essere la mia amante

perché la mia rendita era insufficiente per le sue necessità e anche per isuoi capricci. Non c'era stata dunquein leiche

la speranza di trovare in me un affetto sincerocapace di riposarla dagliamori mercenari in mezzo ai quali vivevae fin

dal secondo giorno io distruggevo questa speranzaripagando con insolenteironia l'amore che avevo accettato per due

notti. Quel che stavo facendo era dunque peggio che ridicoloera indelicato.Avevo forse pagato quella donnacosì dà48

avere il diritto di rimproverarle la vita che conduceva? e non facevo lafiguraritirandomi fin dal secondo giornodi un

parassita dell'amoreche teme che gli sia presentato il conto? Come!conoscevo Marguerite da trentasei oreda

ventiquattro ero il suo amantee facevo il suscettibile; e invece diritenermi fin troppo fortunato che mi desse una parte

di sépretendevo di avere tutto solo per mecostringendola a spezzare dicolpo i legami del suo passatoche

costituivano le rendite del suo futuro. Che cosa potevo rimproverarle?Niente. Mi aveva scritto di essere indisposta

quando avrebbe potuto dirmi crudamentecon l'odiosa sincerità di certedonneche doveva ricevere un amante; e invece

di prestar fede alla sua letterainvece di andarmene a spasso per tutte lestrade di Parigi tranne che rue d'Antininvece di

trascorrere la serata con i miei amici e di andare da lei l'indomani all'orache mi aveva indicatofacevo l'Otellola

spiavoe pretendevo di punirla non vedendola più. Ma lei doveva essere benfelice di quella separazionedoveva

trovarmi immensamente stupidoe il suo silenzio non era neppure segno dirancore: era disprezzo.

Avrei dovuto allora fare a Marguerite un regalo che non le lasciasse alcundubbio sulla mia generositàe che mi

permettessetrattandola come una mantenutadi considerarmi a posto nei suoiconfrontima avrei creduto di offendere

con la più piccola parvenza di interessese non l'amore che lei aveva perme almeno l'amore che io avevo per leie

poiché questo amore era così puro che non ammetteva spartizioninon avreipotuto ripagare con un regaloper quanto

bellola felicitàsia pure di breve duratache mi era stata concessa.

Ecco ciò che mi andavo ripetendo quella nottee ciò che in ogni momentoero pronto a dire a Marguerite.

Quando spuntò il giornonon dormivo ancoraavevo la febbre: mi eraimpossibile pensare ad altro che a

Marguerite.

Come potrete capirebisognava decidersi e farla finita o con la donna o congli scrupolisempre che avesse

acconsentito a ricevermi ancora.

Mavoi lo sapetesi rinviano sempre le decisioni estreme: cosìnonpotendo restare in casanon osando

presentarmi da Margueritecercai un mezzo per riaccostarmi a leimezzo cheil mio amor proprio avrebbe potuto

mettere nel contonel caso mi fosse riuscito.

Erano le nove; corsi da Prudence che mi chiese a che cosa dovesse quellavisita mattiniera.

Non osai dirle francamente che cosa mi conduceva. Le risposi che ero uscitopresto per fissare un posto sulla

diligenza di C... dove abitava mio padre.

"Siete ben fortunato"mi disse"a poter lasciare Parigi conquesta bella stagione".

Guardai Prudencechiedendomi se si stesse beffando di me. Ma il suo viso eraserio.

"Andate a salutare Marguerite?"ripresesempre seriamente.

"No".

"Fate bene".

"Trovate?".

"Naturalmente. Dato che avete rotto con leia quale scoporivederla?".

"Sapete dunque della nostra rottura?".

"Mi ha mostrato la vostra lettera".

"E che cosa vi ha detto?".

"Mi ha detto: 'Cara Prudenceil vostro protetto non è educato: questelettere si pensanonon si scrivono'".

"E con che tono vi ha detto tutto questo?".

"Ridendoe ha aggiunto: 'Ha cenato due volte in casa miae non mi fanemmeno una visita di digestione'".

Ecco l'effetto che la mia lettera e la mia gelosia avevano prodotto! Fuicrudelmente umiliato nella vanità del mio

amore .

"E che cosa ha fatto ieri sera?".

"E' andata all'Opéra".

"Lo so. E poi?”

"Ha cenato in casa".

"Sola?".

"Con il conte de G...credo".

E così la rottura con me non aveva cambiato per niente le abitudini diMarguerite.

E' in circostanze simili che certa gente vi dice: "Bisognava nonpensarci più a quella donnache non vi amava".

"Benesono molto contento di vedere che Marguerite non si dispera perme"ripresi con un sorriso forzato.

"E ha tutte le ragioni. Voi avete fatto quello che dovevate faresietestato più ragionevole di leiperché quella

ragazza vi amavanon faceva che parlare di voie sarebbe stata capace diqualunque pazzia".

"Perché non mi ha rispostose mi ama?".

"Perché ha capito di aver torto ad amarvi. E poi le donne permettonoqualche volta che si inganni il loro amore

mai che si ferisca il loro amor proprioe si ferisce sempre l'amor propriodi una donna quandodopo due giorni che si è

il suo amantela si abbandonaquali che siano le ragioni che si voglia darealla rottura; conosco Marguerite

preferirebbe morire piuttosto che rispondervi".

"Che devo fareallora?".

"Niente. Vi dimenticheràvoi la dimenticheretee non avrete niente darimproverarvi l'un l'altra".

"Ma se le scrivessi per chiederle perdono?".

"Guardatevene bene: vi perdonerebbe".

Fui sul punto di saltare al collo di Prudence49

Un quarto d'ora dopoero tornato a casa e scrivevo a Marguerite:

"Qualcuno che si pente di una lettera che ha scritto ieriche se non loperdonate partirà domani stessovorrebbe

sapere a che ora potrà deporre ai vostri piedi il suo pentimento.

"Quando potrà trovarvi sola? perchélo sapete. Le confessioni devonoessere fatte senza testimoni".

Ripiegai quella specie di madrigale in prosae lo feci recapitare da Josephche consegnò la lettera alla stessa

Margueritela quale gli disse che avrebbe risposto più tardi.

Non uscii che per pocoper andare a pranzoe alle undici della sera nonavevo ancora ricevuto risposta.

Decisi allora di non soffrire più a lungo e di partire il giorno seguente.

In seguito a questa decisioneconvinto che se mi fossi coricato non sareiriuscito a prender sonnomi misi a

preparare i bagagli..50

CAPITOLO 15.

Era quasi un'ora che Joseph e io stavamo preparando tutto per la partenzaquando suonarono con forza alla

porta.

"Devo aprire?"mi chiese Joseph.

"Apri"gli dissichiedendomi chi potesse venire a casa mia aquell'orae non osando credere che fosse

Marguerite.

"Signore"mi disse Joseph tornando"sono due signore".

"Siamo noiArmand"gridò una voce che riconobbi per quella diPrudence.

Uscii dalla stanza.

Prudencein piediguardava qualche pezzo del mio salotto; Margueriteseduta sul divanorifletteva.

Appena entratole andai incontromi inginocchiaile presi le mani etuttocommossole dissi: "Perdonatemi".

Mi baciò sulla fronte e rispose: "E' la terza volta che viperdono".

"Domani sarei partito".

"In che cosa la mia visita può cambiare la vostra decisione? Non sonovenuta per impedirvi di lasciare Parigi.

Sono venuta perché in tutta la giornata non ho avuto il tempo dirispondervie perché non volevo credes te che fossi

inquieta con voi. Prudencedel restonon voleva che venissi; diceva che viavrei forse disturbato".

"DisturbarmivoiMarguerite? E come?".

"Perbacco! poteva esserci una donna in casa vostra"risposePrudence"e non sarebbe stato divertente per lei

vederne arrivare altre due".

Durante quest'osservazione di PrudenceMarguerite mi fissava attentamente.

"Cara Prudence"risposi"voi non sapete ciò che dite".

"E' molto grazioso il vostro appartamento"replicò Prudence"si può vedere la stanza da letto?".

"Sì".

Prudence passò in camera mianon tanto per vederla quanto per riparare allasciocchezza che aveva dettoe per

lasciare soli Marguerite e me.

"Perché siete venuta con Prudence?"chiesi allora.

"Perché era con me allo spettacoloe perché volevo avere qualcuno chemi accompagnasseandando via di qui".

"Non c'ero io?".

"Sì maa parte il fatto che non volevo disturbarviero sicurissimache venendo fino alla porta di casa mia mi

avreste chiesto di salireesiccome non avrei potuto permettervelononvolevo che ve ne andaste col diritto di

rinfacciarmi un rifiuto".

"E perché non potreste ricevermi?".

"Perché sono molto sorvegliatae il minimo sospetto potrebbe nuocermimoltissimo".

"E' la sola ragione?".

"Se ce ne fosse un'altrave la direi; non siamo più al punto in cui sihanno dei segreti l'uno per l'altra".

"InsommaMargueritenon voglio prendere strade traverse per arrivare aquel che voglio dirvi. Sinceramentemi

amate un poco?".

"Molto".

"Alloraperché mi avete tradito?".

"Amico miose fossi la duchessa tale o talaltrase avessi duecentomilafranchi di renditase fossi la vostra

amantee avessi un altro uomovoi avreste il diritto di chiedermi perchévi tradisco; ma siccome sono mademoiselle

Marguerite Gautierho quarantamila franchi di debitineppure un soldo dicapitalespendo centomila franchi all'anno

la vostra domanda diventa oziosa e la mia risposta inutile".

"E' giusto"dissi abbandonando il capo sulle ginocchia diMarguerite"ma io vi amo follemente".

"Ebbeneamico miobisognava amarmi un po' meno o capirmi un po'meglio. La vostra lettera mi ha fatto molto

dispiacere. Se fossi stata liberaanzitutto non avrei ricevuto il contel'altro ieriopur ricevendolosarei venuta a

chiedervi il perdono che voi mi avete chiesto poco fae non avrei avuto infuturo altro amante che voi. Ho creduto per

un momento di potermi concedere questa gioia per sei mesima voi non avetevoluto; volevate conoscere i mezzi. Oh!

mio Dio i mezzi era molto facile intuirli. Impiegandoli facevo un sacrificiomolto più grande di quanto voi non crediate.

Avrei potuto dirvi: 'Ho bisogno di ventimila franchi'; eravate innamorato dimeli avreste trovatia rischio di

rinfacciarmeli più tardi. Ho preferito non dovervi niente; ma voi non avetecapito la mia delicatezzache pure era

evidente. Noiquando abbiamo ancora un po' di cuorediamo alle parole ealle cose un significato e uno sviluppo

sconosciuti alle altre donne; vi ripeto dunque cheda parte di MargueriteGautiertrovare il mezzo di pagare i suoi

debiti senza chiedere a voi il denaro necessario era una delicatezza dellaquale avreste dovuto approfittare senza

chiedere niente. Se mi aveste conosciuto solo oggisareste stato anchetroppo felice di quanto vi promettevo e non mi

avreste chiesto che cosa avessi fatto l'altro ieri. Noi siamo talvoltacostrette ad acquistare una soddisfazione dell'animo a

spese del nostro corpoe soffriamo molto di più quandoalla finequestasoddisfazione ci sfugge".

Io ascoltavo e guardavo Marguerite con ammirazione. Quando pensavo che quelladeliziosa creaturaper la quale

avrei una volta invidiato chi le baciava i piediacconsentiva a farmientrare in qualche modo nel suo pensieroa darmi

un posto nella sua vitae che non ero ancora contento di quello che mi davami chiedevo se vi sono limiti al desiderio

dell'uomoquandosoddisfatto così prontamente come lo era stato il mioaspira ancora ad altro.51

"E' vero"riprese "noicreature del casoabbiamo desiderifantastici e amori inconcepibili. Noi ci concediamo a

volte per una cosa a volte per un'altra. Ci sono persone che potrebberorovinarsi senza ottenere niente da noive ne sono

altre che ci possiedono con un mazzo di fiori. Il nostro cuore ècapricciosoè la sua sola distrazione e la sua sola scusa.

Io mi sono data a te più presto che a ogni altrote lo giuro; perché?perché quando mi hai vista sputare sangue mi hai

preso la manoperché hai piantoperché sei la sola creatura umana cheabbia voluto compatirmi. Ti dirò una follia

avevo una volta un cagnolino chequando tossivomi guardava con un'ariamolto triste; è stato il solo essere che io

abbia amato. Quando è mortoho pianto più che per la morte di mia madre.Mi crederaise ti dico che mi aveva

picchiata per dodici anni. Ebbeneio ti ho amato subito quanto il mio cane.Se gli uomini sapessero quello che si può

avere in cambio di una lacrimasarebbero più amati e noi saremmo menodannose per loro. La tua lettera ti ha smentito

mi ha rivelato che non avevi tutte le intelligenze del cuoreè stata iltorto più grave che avessi potuto fare all'amore che

avevo per te. Era gelosiaè veroma una gelosia ironica e insolente. Erogià tristequando ho ricevuto questa lettera

aspettavo di vederti a mezzogiornodi fare colazione con tedi cancellareinsommavedendotiun pensiero che avevo e

che non mi dava treguae cheprima di conoscertiammettevo senza sforzo.Inoltre" proseguì Marguerite"tu eri la sola

persona davanti alla quale avevo capito subito di poter pensare e parlareliberamente. Tutti quelli che stanno intorno a

una ragazza come me hanno interesse a scrutarne la più piccola parolaatrarre conseguenze da ogni loro più piccola

azione. Naturalmente non abbiamo amicima solo amanti egoisti che spendono iloro patrimoninon già per noicome

diconoma per la loro vanità. Per lorobisogna che noi siamo allegrequando essi sono allegriin salute quando

vogliono cenarescettiche come lo sono loro. Ci è proibito avere un cuorealtrimenti si è schernite e viene rovinato tutto

il nostro credito.

Non apparteniamo più a noi stesse; non siamo più esseri umanima cose;siamo le prime nel loro amor proprio

ma le ultime nella loro stima. Abbiamo delle amichema sono amiche comePrudenceex mantenute che conservano

desideri di lusso cheper la loro etànon possono più soddisfare. Alloradiventano nostre amicheo meglio le nostre

commensali. La loro amicizia arriva al servilismomai al disinteresse. Nonci daranno mai altro che consigli interessati.

Poco importa a loro che noi abbiamo dieci amanti di piùpurché vi possanoguadagnare dei vestiti o un braccialettoe

possano ogni tanto approfittare della nostra carrozza e andare a teatro nelnostro palco.

Conservano i nostri fiori del giorno primae ci chiedono in prestito inostri scialli. Non ci rendono mai un favore

per piccolo che siasenza farselo pagare il doppio di quello che vale. L'haivisto tu stesso quella sera in cui Prudence mi

ha portato seimila franchi che le avevo pregato di andare a chiedere al ducaper me: mi ha chiesto in prestito

cinquecento franchi che non mi renderà maio che mi restituirà sotto formadi cappelli che non usciranno mai dalle loro

scatole. Noi non possiamo dunque avereo meglioio non potevo avere che unagioiaed eratriste come talvolta sono

sofferente come sono semprequella di trovare un uomo tanto superiore da nonchiedermi conto della mia vita ed essere

l'amante dei miei sentimenti più che del mio corpo. Quest'uomo lo avevotrovato nel ducama il duca è vecchioe la

vecchiaia non protegge né consola. Avevo creduto di poter accettare la vitache mi offriva; ma che vuoi? morivo di noia

e se ci si deve consumaretanto vale gettarsi sul fuoco o lasciarsiasfissiare dal carbone.

"Allora ho incontrato tegiovaneardentefelicee ho cercato di faredi te l'uomo che avevo invocato in mezzo

alla mia chiassosa solitudine. Quello che amavo in tenon era l'uomo cheerima quello che dovevi essere. Tu non hai

accettato questa partela rifiuti come indegna di tesei un amante volgare;fa' come gli altripagamie non ne parliamo

più".

Margueriteaffaticata di questa lunga confessione. si abbandonò sullaspalliera del divanoe si portò il fazzoletto

alle labbra e poi agli occhi per soffocare un debole accesso di tosse.

"Perdonoperdono"mormorai"avevo capito tuttoma volevosentirtelo direMarguerite mia adorata.

Dimentichiamo il resto e ricordiamoci di una cosa sola: e cioè che siamol'uno dell'altrache siamo giovani e che ci

amiamo. Margueritefa' di me quello che vuoisono io il tuo schiavoil tuocane; main nome del cielodistruggi la

lettera che ti ho scrittoe impediscimi di partire domani: ne morirei".

Marguerite tirò fuori la mia lettera dal corpetto del vestito erestituendomelami disse con un sorriso di indicibile

dolcezza: "Tienite l'ho riportata".

Strappai la letterae baciai piangendo la mano che me l'aveva restituita.

In quel momento riapparve Prudence. "EbbenePrudencesapete che cosami ha chiesto?"disse Marguerite.

"Vi ha chiesto perdono".

"Appunto".

"E l'avete perdonato?".

"Per forzama vuole anche un'altra cosa".

"E quale?".

"Vuol venire a cena con noi".

"E voi acconsentite?".

"Voi che ne pensate?".

"Penso che siete due bambinie che non avete cervelloné l'uno nél'altra. Ma penso anche che ho una gran fame

e che quanto prima gli direte di sìtanto prima ceneremo".

"Andiamo"disse Marguerite"staremo in tre nellacarrozza".

"Prendete"aggiunse voltandosi verso di me"Nanine dormiràaprite voi la portaprendete la mia chiavee

cercate di non perderla più".

La abbracciai fino a soffocarla.

In quel momento entrò Joseph.

"Signore"mi disse con l'aria d'un uomo soddisfatto di sé"i bagagli sono pronti".

"Del tutto?".

"Sìsignore".

"Ebbenedisfali: non parto più".53

CAPITOLO 16.

"Avrei potuto - mi disse Armand - raccontarvi in poche parole l'iniziodi questa relazionema volevo che voi

conosceste bene gli avvenimenti e le fasi attraverso le quali arrivammoioad acconsentire a ogni desiderio di

Margueritee Marguerite a non poter più vivere senza di me.

Fu all'indomani della sera in cui era venuta a trovarmi che le mandai ManonLescaut.

Da quel momentonon potendo cambiare la vita della mia amantecambiai lamia. Volevo innanzitutto non

lasciare al mio spirito il tempo di riflettere sulla parte che avevoaccettatoperchémio malgradone avrei provata una

grande tristezza. Cosìla mia vitain genere tanto calmasi rivestì daun momento all'altro di un'apparenza di chiasso e

di disordine. Non crediate chesebbene disinteressatol'amore che unamantenuta ha per voi non vi costi niente. Nulla è

caro come i mille capricci in fioripalchicenegite in campagnache nonsi possono rifiutare alla propria amante.

Come vi ho dettonon avevo un patrimonio. Mio padre era ed è ancoraesattore generale a C...dove ha fama di

grande lealtàgrazie alla quale ha potuto trovare la cauzione che dovevadepositare per assumere la carica. Questo

lavoro gli procura quarantamila franchi all'annoe in dieci anni harestituito la cauzione e ha messo da parte la dote di

mia sorella. Mio padre è l'uomo più onesto che si possa incontrare.

Quando mia madre morìlasciò seimila franchi di renditache egli hadiviso tra mia sorella e mequando ha

ottenuto l'incarico che sollecitava; poiquando io ho compiuto ventun anniha aggiunto a questa piccola rendita una

pensione annua di cinquemila franchiaffermando che con ottomila franchiavrei potuto vivere tranquillo a Parigise

avessi volutooltre a quella renditafarmi una posizionenell'avvocatura onella medicina. Sono dunque venuto a Parigi

ho studiato dirittosono stato nominato avvocatoecome molti giovanihomesso la laurea in tasca per abbandonarmi

un po' alla vita spensierata di Parigi. Le mie spese erano molto modeste; main otto mesi spendevo tutta la rendita

dell'annoe trascorrevo i quattro mesi estivi con mio padreil cherappresentava in tutto dodicimila franchi di rendita e

mi dava la fama di figlio affettuoso. Del restoneppure un soldo di debiti.

Ecco come stavo quando conobbi Marguerite.

Voi potrete capire chemio malgradoil mio tenore di vita si elevò.

Marguerite era molto capricciosaapparteneva a quella categoria di donne chenon hanno mai considerato come

una spesa seria le mille distrazioni di cui la loro vita è composta. Nerisultava chevolendo passare con me il maggior

tempo possibileal mattino mi scriveva che avrebbe pranzato con menon acasa suama in qualche ristorantea Parigi

o in campagna. Andavo a prenderlapranzavamoandavamo a teatrospessocenavamoe la sera avevo speso quattro o

cinque luigiil che significava duemilacinquecento o tremila franchi almesee riduceva la mia annata a tre mesi e

mezzomettendomi nella necessità di contrarre debiti o di lasciareMarguerite.

Accettavo tuttotranne quest'ultima possibilità. Perdonatemi se vi raccontotutti questi particolarima potrete

vedere come furono essi la causa degli avvenimenti successivi. Quella che viracconto è una storia verasemplicealla

quale lascio tutta l'ingenuità dei particolari e tutta la semplicità deglisviluppi.

Compresi dunque chepoiché niente al mondo avrebbe potuto farmi dimenticarela mia amantemi era necessario

trovare il sistema per sostenere le spese che ero costretto a fare per lei. Epoiquell'a more mi sconvolgeva in un modo

tale che ogni istante che passavo lontano da Marguerite mi sembrava un annoe sentivo il bisogno di bruciare quei

momenti al fuoco di una qualunque passionee di viverli tanto in fretta danon accorgermi neppure che li stavo vivendo.

Cominciai col sottrarre cinque o seimila franchi dal mio piccolo capitaleemi misi a giocareperché da quando

sono state soppresse le bische si gioca dappertutto. In altri tempiquandosi entrava da Frascatisi aveva la possibilità di

farsi una fortuna: si giocava per denaro ese si perdevasi aveva laconsolazione di dire che si sarebbe potuto vincere;

mentre oggitranne che nei circoli dove c'è ancora un certo rigore per ipagamentisi ha quasi la certezzaquando si

vince una grossa sommadi non averla mai. Si capirà facilmente la ragione.

Il gioco non può essere praticato che da giovani con grandi necessitàchemancano del denaro necessario a

sostenere il loro tenore di vita; allora giocanoe naturalmente il risultatoè questo: o vinconoe allora i perdenti pagano i

cavalli e le amanti di questi signoriil che è molto sgradevole. Sicontraggono debitile relazioni intrecciate intorno al

tavolo verde finiscono con litigi nei quali si rimette a poco a poco l'onoree la vita; e quando si è onestici si trova

rovinati da onestissimi giovanotti che non hanno altro difetto che quello dinon possedere duecentomila franchi di

rendita.

Non ho bisogno di parlarvi di quelli che barano al gioco e dei quali siapprende un giorno la partenza forzata e la

tardiva condanna.

Mi gettai dunque in questa vita vorticosachiassosavulcanicache in altritempiquando ci pensavomi

spaventava e che era diventata per me l'indispensabile complemento ai mioamore per Marguerite. Che avrei dovuto

fare? Se avessi passato a casa miada solole notti che non passavo in rued'Antinnon avrei dormito. La gelosia mi

avrebbe tenuto sveglio e mi avrebbe bruciato la mente e il sangue; il giocoinveceallontanava per un momento la

febbre che altrimenti mi avrebbe invaso il cuoree riportava i miei pensieria una passione il cui interesse mi prendeva

mio malgradofino a che suonava l'ora in cui dovevo andare dalla mia amante.Alloraed è da questo che riconoscevo la

violenza del mio amorevincessi o perdessiabbandonavo con fermezza iltavolo da giococompiangendo quelli che

restavano e che non avrebbero trovatocome mela felicità altrove.

Per la maggior parte di loroil gioco era una necessità; per meera unrimedio.

Guarito da Margueritesarei stato guarito dal gioco.54

E cosìin mezzo a tutto ciòconservavo un certo sangue freddo; nonperdevo che ciò che avrei potuto pagare

non vincevo che quanto avrei potuto perdere.

D'altra partela fortuna mi arrise. Non facevo debitispendevo tre voltepiù di quando non giocavo. Non era

difficile resistere a una vita che mi permetteva di soddisfaresenzapreoccupazionii mille capricci di Marguerite.

Quanto a leimi amava sempre tanto e anche di più.

Come vi ho dettoavevo cominciato a non essere ricevuto che da mezzanottealle sei del mattinopoi fui

ammessodi tanto in tantonel suo palcoe poi lei venne qualche volta apranzo con me .

Una mattina non me ne andai che alle ottoe venne il giorno in cui non me neandai che a mezzogiorno.

In attesa della metamorfosi moraleuna metamorfosi fisica si era operata inMarguerite. Avevo intrapreso la sua

guarigionee la povera figliuolaintuendo il mio scopomi obbediva perdimostrarmi la sua gratitudine.

Ero arrivatosenza scosse e senza sforzoa isolarla quasi del tutto dallesue antiche abitudini. Il mio medicocol

quale la avevo fatta incontraremi aveva detto che solo il riposo e la calmaavrebbero potuto conservarle la saluteper

cui ero riuscito a sostituire alle cene fuori e alle notti insonni un regimeigienico e un sonno regolare. Marguerite si

abituava suo malgrado a quella nuova vitadi cui già sentiva gli effettibenefici. Cominciava già a passare qualche

serata in casaoppurese faceva bel tempola serasi avvolgeva in unosciallesi copriva con un veloe andavamo a

piedicome due bambiniper i viali ombrosi degli Champs-Elysées. Tornavastancafaceva una cena leggerasi

coricava dopo aver suonato un po' o aver lettocosa che non le era maisuccessa. Gli accessi di tosse cheogni volta che

li sentivomi strappavano il cuoreerano scomparsi quasi del tutto.

In meno di sei settimanenon si parlava più del contedefinitivamenteallontanato; soltanto a causa del duca ero

costretto a nascondere la mia relazione con Margueritebenché fosse statospesso mandato via mentre io ero in casacol

pretesto che la signora dormiva e aveva proibito che la svegliassero.

Per l'abitudine e anche per il bisogno che Marguerite aveva di vedermilasciai il gioco proprio nel momento in

cui lo avrebbe lasciato un giocatore esperto. A conti fattimi trovaiinseguito alle vincitein possesso di circa

dodicimila franchiche mi sembravano un patrimonio inesauribile.

Era arrivato il tempo in cui ero solito andare a trovare mio padre e miasorellama non mi decidevo a partire;

ricevetti quindi frequenti lettere di entrambiche mi pregavano di andare daloro. A tutte queste insistenze rispondevo

come meglio potevoripetendo sempre che stavo bene e che non avevo bisognodi denarodue cose che a mio parere

avrebbero consolato un po' mio padre del ritardo della mia visita annuale.

In questo periodo avvenne che Margueritesvegliata una mattina da un solesplendentesaltò dal letto e mi chiese

di condurla per tutta la giornata in campagna.

Mandammo a cercare Prudencee partimmo tutti e tredopo che Marguerite ebberaccomandato a Nanine di dire

al duca che aveva voluto approfittare della giornata per recarsi in campagnacon madame Duvernoy.

Oltre al fatto che la presenza della Duvernoy era necessaria pertranquillizzare il vecchio ducaPrudence era una

di quelle donne che sembrano fatte apposta per le gite in campagna. Con lasua inalterabile allegria e il suo eterno

appetitonon permetteva a quelli che erano con lei un solo attimo di noiaed era bravissima a ordinare uovaciliegie

latteconiglio in padellatutto quanto costituisce la colazionetradizionale dei dintorni di Parigi.

Non ci restava che decidere dove andare.

Fu ancora una volta Prudence a toglierci d'imbarazzo. "Volete andarenella vera campagna?"ci chiese.

"Sì".

"Ebbeneandiamo a Bougivalal Point-du-Jourdalla vedova Arnould.

Armandandate a prendere un calesse".

Dopo un'ora e mezzo eravamo dalla vedova Arnould.

Voi conoscete forse quella locandaalbergo durante la settimanatrattoriala domenica. Dal giardinoche è

all'altezza di un normale primo pianosi scopre un panorama magnifico. Asinistra l'acquedotto di Marly chiude

l'orizzontea destra la vista si stende su un infinito di colline; il fiumein quel punto quasi stagnantesi snoda come un

largo nastro bianco iridatotra la pianura di Gabillons e l'isola diCroissyeternamente cullata dal fremito dei suoi alti

pioppi e dal mormorio dei salici".

In fondoin un vasto raggio di solesi innalzano delle piccole case bianchecol tetto rossoe delle fabbriche che

perdendodata la distanzail loro aspetto duro e commerciale completanomirabilmente il paesaggio.

Sullo sfondoParigi tra la nebbia.

Come aveva detto Prudenceera vera campagnaedevo aggiungerefu ancheuna vera colazione.

Non dico tutto questo in riconoscenza della felicità che gli ho dovutomaBougivalnonostante il nome orribileè

uno dei villaggi più graziosi che si possano immaginare. Io ho viaggiatomoltoho visto cose più grandima non più

piacevoli di quel piccolo villaggio allegramente disteso ai piedi dellacollina che lo protegge.

Madame Arnould ci offrì il modo di fare una passeggiata in barcaeMarguerite e Prudence accettarono con

entusiasmo .

Si è sempre associato il pensiero della campagna a quello dell'amoree aragione: per la donna che si ama non

esiste miglior cornice del cielo azzurrodei profumidella brezza dellasolitudine risplendente dei campi o dei boschi.

Per quanto si ami una donnaper quanta fiducia si abbia in leiper quantacertezza sul futuro possiate trarre dal suo

passatosi è sempre più o meno gelosi. Se siete stato innamoratoinnamorato veramenteavete dovuto sentire il bisogno

di isolare dal mondo l'essere nel quale avreste voluto riversare tutta lavostra vita. Sembra cheper quanto indifferente

possa essere a quanto la circondala donna amata perda profumo e unità alcontatto degli uomini e delle cose. Io sentivo55

questo molto più di ogni altro. Il mio non era un amore comuneeroinnamorato come può esserlo una creatura normale

ma lo ero di Marguerite Gautieril che significava che a Parigia ognipassopotevo trovarmi accanto a un uomo che

era stato l'amante di quella donna o che avrebbe potuto diventarlo il giornodopo. Invece in campagnatra persone che

non avevamo mai visto e che non si occupavano di noiin seno a una naturarivestita di primaveradono benigno di

ogni annolontano dal frastuono della cittàpotevo mostrare il mio amore eamare senza vergogna e senza timore.

La cortigiana scomp ariva a poco a poco. Avevo accanto a me una donnagiovanebellache amavoche mi

amavae che si chiamava Marguerite: il passato non aveva più formal'avvenire era sgombro da nubi. Il sole illuminava

la mia amante come avrebbe illuminato la più casta fidanzata. Passeggiavamoinsieme in quei luoghi incantevoliche

sembrano fatti apposta per ricordare i versi di Lamartine o cantare lemelodie di Scudo. Marguerite era vestita di bianco

si appoggiava al mio braccioe la serasotto il cielo stellatomi ripetevale parole che mi aveva detto il giorno prima; il

mondoa distanzacontinuava la sua vita senza macchiare con la sua ombra ilridente quadro della nostra giovinezza e

del nostro amore.

Ecco il sogno che il sole ardente di quella giornata mi ispirava attraversole fogliementreallungato sull'erba

nell'isola dove eravamo sbarcatilasciavo il mio pensiero vagare e coglieretutte le speranze che incontravalibero da

tutti i legami umani che lo avevano fino a quel momento trattenuto.

Aggiungete chedal luogo dove mi trovavovedevo sulla riva una graziosacasetta a due pianicon una cancellata

intorno; attraverso il cancellodavanti alla casaun prato verdecompattocome vellutoe dietro l'edificio un boschetto

pieno di misteriosi anfrattinel quale il muschio doveva cancellare ognimattina le orme del giorno prima .

Alcuni fiori rampicanti nascondevano l'ingresso di quella casa disabitataavvolgendola fino al primo piano.

A forza di guardarlafinii col convincermi che quella casa mi appartenevatanto bene riassumeva tutto quello

che sognavo. Lì vedevo Marguerite e medi giorno nel bosco che copriva lacollinadi sera seduti sul pratoe mi

chiedevo se altre creature terrestri avrebbero mai potuto essere feliciquanto noi.

"Che bella casa!"disse Margueriteseguendo la direzione del miosguardo e forse anche del mio pensiero.

"Dove?"chiese Prudence.

"Laggiù". E Marguerite indicò col dito la casa.

"Ah! incantevole"replicò Prudence"vi piace?".

"Molto".

"Beneallora dite al duca di prenderla in affitto per voilaprenderàne sono certa. Me ne occuperò iose volete".

Marguerite mi guardòcome per domandarmi cosa ne pensassi.

Il mio sogno era volato via con le ultime parole di Prudencee mi avevafatto ripiombare nella realtà così

brutalmente che ero ancora tutto stordito per la caduta.

"In effettiè un ottima idea"balbettai senza sapere quello chedicevo.

"Va bene! sistemerò ogni cosa"disse Marguerite stringendomi lamano e interpretando le mie parole secondo il

suo desiderio. "Andiamo subito a vedere se è in affitto".

La casa era liberae veniva affittata per duemila franchi.

"Sarete felice qui?"mi chiese.

"E' sicuro che ci verrò?".

"E per chi dunque verrei a seppellirmi quise non per voi?".

"EbbeneMargueritelasciate che questa casa la prenda in affittoio".

"Siete pazzo? non solo è inutilema sarebbe pericolososapete beneche ho il diritto di accettare doni da un uomo

soltanto; lasciate fare dunquebambinonee non dite niente".

"Cosìquando avrò due giorni liberiverrò a passarli da voi"disse Prudence.

Lasciammo la casa e riprendemmo la strada di Parigiparlando di questa nuovadecisione. Tenevo Marguerite fra

le bracciatanto che scendendo dalla carrozzacominciai a vedere ilprogetto della mia amante con spirito meno

scrupoloso.56

CAPITOLO 17.

II giorno dopoMarguerite mi congedò prestodicendomi che il duca dovevavenire di buon mattinoe mi

promise che mi avrebbe scritto appena egli se ne fosse andatoper darmil'appuntamento di ogni sera.

Infattidurante la giornataricevetti questo biglietto: "Vado aBougival col duca; trovatevi da Prudence stasera

alle otto".

All'ora indicataMarguerite era di ritornoe mi raggiunse da madameDuvernoy.

"Alloratutto è a posto"disse entrando.

"La casa è affittata?"chiese Prudence.

"Sìha acconsentito subito".

Non conoscevo affatto il ducama provavo vergogna nell'ingannarlo a quelmodo.

"Ma non è tutto!"seguitò Marguerite.

"Che altrodunque?".

"Mi sono occupata dell'alloggio di Armand".

"Nella stessa casa?"chiese Prudence ridendo.

"Noal Point-du-Jourdove il duca e io abbiamo fatto colazione.

Mentre lui guardava il panoramaho chiesto a madame Arnouldperché sichiama madame Arnouldnon è vero?

le ho chiesto se aveva un appartamento conveniente. Ne ha appunto unoconsalottoingressoe camera da letto. E tutto

ciò che occorrecredo. Sessanta franchi al mese. Il tutto arredato in modotale da rallegrare un ipocondriaco. Ho fissato

l'alloggio. Ho fatto bene?".

Saltai al collo di Marguerite.

"Sarà meraviglioso"continuò"avrete una chiave dellaporticinae ho promesso al duca una chiave del cancello

ma non la prenderàperché non verrà che di giornoquando verrà. Credodetto tra noiche sia soddisfatto di questo

capriccio che mi terrà per qualche tempo lontano da Parigie farà tacereper un po' la sua famiglia. Mi ha chiesto

tuttaviacome ho potutoio che amo tanto Parigidecidermi a seppellirmi inquella campagna; gli ho risposto che ero

sofferente e che era per riposarmi. Mi è parso che mi credesse solo inparte. Quel povero vecchio sta sempre in guardia.

Noi prenderemo dunque molte precauzionimio caro Armandperché laggiùegli mi farà sorvegliaree non è sufficiente

che mi prenda in affitto una casabisogna anche che paghi i miei debiti edisgraziatamente ne ho qualcuno. Siete

d'accordo su tutto ciò?".

"Sì"risposi cercando di far tacere tutti gli scrupoli che quelmodo di vivere risvegliava di tanto in tanto dentro di

me.

"Abbiamo visitato la casa da cima a fondoci staremo a meraviglia. Ilduca si preoccupava di tutto. Ahmio

caro"aggiunse quella piccola pazza abbracciandomi"voi non sietesfortunatoè un milionario che vi fa il letto".

"E quando sgomberate?"chiese Prudence.

"Il più presto possibile".

"Porterete via la carrozza e i cavalli?".

"Porterò via tutto quanto ho in casa. Vi occuperete voidell'appartamento durante la mia assenza".

Otto giorni dopoMarguerite aveva preso possesso della casa di campagnaeio mi ero sistemato al Point-du-Jour.

Cominciò allora una vita che farei molta fatica a descrivervi.

Agli inizi del soggiorno a BougivalMarguerite non poté interrompere deltutto le sue abitudinie poiché la casa

era sempre in festatutte le sue amiche venivano a trovarla; per un mese nonci fu un giorno in cui Marguerite non

avesse otto o dieci persone a tavola.

Prudencedal canto suoportava tutta la gente che conoscevae faceva glionori di casa come se fosse stata lei la

padrona.

Il denaro del duca pagava tuttocome potete ben immaginaree tuttaviaaccadde che ogni tanto Prudence mi

chiedesse mille franchidicendo che erano per Marguerite. Voi sapete cheavevo fatto qualche vincita al giocomi

affrettavo dunque a consegnare a Prudence quello che Marguerite mi chiedevatramite suoetemendo che potesse

avere bisogno di più di quanto io non avessivenni a Parigi a chiedere inprestito la stessa somma che mi ero fatta

prestare un'altra voltae che avevo scrupolosamente restituita.

Mi trovai dunque di nuovo ricco di una diecina di migliaia di franchisenzacontare la mia pensione.

Tuttavia il piacere che Marguerite provava nel ricevere le amiche diminuì unpo' davanti alle spese che esso la

costringeva a faree soprattutto davanti alla necessitànella quale venivatalvolta a trovarsidi chiedermi denaro. Il

ducache aveva preso in affitto la casa perché Marguerite vi si riposassenon vi appariva piùtemendo sempre di

incontrarvi un'allegra e numerosa comitiva dalla quale non voleva esserevisto. Infattiessendo venuto un giorno per

pranzare da solo con Margueriteera capitato in una colazione di quindicipersoneche non era ancora finita all'ora in

cui egli aveva contato di mettersi a tavola per pranzare. Quandononsospettando nienteaveva aperto la porta della sala

da pranzouna risata generale aveva accolto il suo ingressoed egli erastato costretto a ritirarsi immediatamente davanti

all'insolente allegria delle ragazze che si trovavano là.

Marguerite si era alzata da tavolaaveva raggiunto il duca nella stanzaaccantoe aveva cercatoper quanto

possibiledi fargli dimenticare l'accaduto; ma il vecchioferito nel suoamor proprioaveva serbato rancore: aveva detto57

piuttosto brutalmente alla povera figliola che era stanco di pagare icapricci di una donna incapace di farlo rispettare

perfino in casa suaed era ripartito molto irritato.

Da quel giorno non si era più sentito parlare di lui. Nonostante cheMarguerite avesse congedato i convitati e

cambiato le sue abitudiniil duca non aveva più dato notizie. Io ci avevoguadagnato che la mia amante mi apparteneva

interamentee che il mio sogno finalmente si realizzava. Marguerite nonpoteva più fare a meno di me. Senza

preoccuparsi di quello che ne sarebbe venutomostrava pubblicamente lanostra relazionee io ero arrivato al punto da

non uscire più di casa sua. I domestici mi chiamavano signoree miconsideravano ufficialmente come il loro padrone.

Prudence aveva fattoè veromolte prediche a Marguerite a proposito dellasua nuova vita; ma questa le aveva

risposto che mi amavache non poteva vivere senza di mee chequalunquecosa fosse accadutonon avrebbe

rinunciato alla gioia di avermi sempre accanto a leiaggiungendo che tuttiquelli che non erano d'accordo erano liberi di

non farsi più vedere.

Ecco che cosa avevo sentito un giorno in cui Prudence aveva detto aMarguerite che aveva qualcosa di molto

importante da comunicarle; avevo ascoltato dietro la porta della stanza nellaquale si erano chiuse.

Qualche tempo dopo Prudence tornò.

Quando entrò ero in fondo al giardino; lei non mi vide. Dubitai dal modo colquale Marguerite le era andata

incontroche avrebbe avuto luogo una conversazione simile a quella che giàavevo sorpresoe volli ascoltarla come

avevo ascoltato l'altra.

Le due donne si chiusero in un salottino e io mi misi in ascolto.

"Ebbene?"chiese Marguerite.

"Ebbeneho visto il duca".

"Che cosa vi ha detto?".

"Che vi perdonava volentieri il primo avvenimentoma che aveva saputoche vivevate pubblicamente con

monsieur Armand Duvale che questo non ve lo avrebbe perdonato. 'Margueritelasci quel giovane'mi ha detto'e io le

daròcome in passatotutto ciò che vorràaltrimenti dovrà rinunciare achiedermi qualunque cosa'".

"E che gli avete risposto?".

"Che vi avrei comunicato la sua decisionee gli ho promesso che avreicercato di farvi ragionare. Riflettete

bambina miapensate alla posizione che perdetee che Armand non potrà mairestituirvi. Egli vi ama con tutta l'anima

ma non è abbastanza ricco da soddisfare i vostri bisognie bisognerà pureche un giorno vi lasciatema allora sarà

troppo tardi e il duca non vorrà fare più niente per voi. Volete che parliad Armand?".

Marguerite sembrava riflettereperché non rispondeva.

Il cuore mi batteva con violenzamentre attendevo la sua risposta.

"No"riprese"non lascerò Armande non mi nasconderò pervivere con lui. E' una pazziaforsema lo amo! che

volete? E poiora lui è abituato ad amarmi senza ostacolisoffrirebbetroppo di essere obbligato a lasciarmifosse pure

solo per un'ora al giorno.

D'altrondeio non ho da vivere così a lungo da permettermi di essereinfelice e obbedire ai desideri di un vecchio

la cui sola vista mi fa invecchiare. Si tenga il suo denaro: ne farò ameno".

"Ma come farete?".

"Non lo so".

Prudence stava certo per rispondere qualcosa ma io mi precipitai dentro ecorsi a gettarmi ai piedi di Marguerite

coprendo le sue mani con le lacrime che la gioia di essere amato così mifaceva versare.

"La mia vita è tuaMargueritetu non hai più bisogno di quell'uomo;non ci sono ioforse? potrei mai

abbandonarti? potrei mai ripagare abbastanza la felicità che mi dai? Bastacoi timoriMarguerite mianoi ci amiamo!

che c'importa del resto?".

"Ohsìio ti amoArmand mio!"mormorò passandomi le bracciaintorno al collo"ti amo come non avrei mai

creduto dl poter amare .

Saremo felicivivremo in pacee io dirò addio per sempre alla vita dellaquale adesso arrossisco. Tu non mi

rimprovererai mai il passatovero?".

Le lacrime mi velavano la voce. Non riuscii a rispondere che stringendoMarguerite al cuore "Ecco"disse

rivolgendosi a Prudencecon voce commossa"riferite questa scena alducae aggiungete che non abbiamo bisogno di

lui".

Da quel giorno del duca non si parlò più. Marguerite non era più laragazza che avevo conosciuta; evitava tutto

ciò che avrebbe potuto ricordarmi la vita in mezzo alla quale la avevoincontrata; mai donnamai sorellaebbe per il suo

sposo o per suo fratello l'amore e le cure che lei aveva per me. Quellanatura malaticcia era aperta a tutte le impressioni

accessibile a tutti i sentimenti. Aveva rinunciato alle sue amiche come allesue abitudinial suo modo di parlare come

alle spese di una volta. Quando ci vedevano uscire di casa per fare unapasseggiata in un delizioso battellino che avevo

comperatonon si sarebbe mai creduto che quella donna vestita di biancocolgran cappello di pagliache portava sul

braccio una semplice mantiglia di seta per proteggersi dall'umidità delfiumefosse quella Marguerite Gautier che

quattro mesi primafaceva parlare del suo lusso e dei suoi scandali.

Ahimè! eravamo avidi di felicitàcome se intuissimo che non ne avremmogoduto a lungo.

Da due mesi non eravamo neppure andati a Parigi. Nessuno era venuto atrovarcisalvo Prudencee quella Julie

Duprat della quale vi ho parlatoe alla quale Marguerite doveva un giornoaffidare il commovente racconto che ho

conservato.58

Trascorrevo intere giornate ai piedi della mia amante. Aprivamo le finestreche davano sul giardinoe guardando

l'estate splendere allegramente tra i fiori che aveva fatto schiudere e sottol'ombra degli alberirespiravamo l'uno

accanto all'altra la vera vitache né Marguerite né io avevamo fino a quelmomento capita.

Quella donna si stupivacome un bambinodelle più piccole cose. In certigiorni correva per il giardinocome

una bambina di dieci annidietro a una farfalla o a una libellula. Quellacortigianache aveva fatto spendere in fiori più

denaro di quanto basta per far vivere nell'agiatezza un'intera famigliasisedeva a volte nel pratoper un'oraa

contemplare il semplice fiore di cui portava il nome .

Fu in quel periodo che lesse così spesso Manon Lescaut. La sorpresi moltevolte mentre annotava quel libro: e mi

diceva sempre che quando una donna è innamorata non può fare che quello chefaceva Manon.

Il duca le scrisse due o tre volte. Lei riconobbe la grafia e mi diede lelettere senza leggerle.

Qualche volta le espressioni di quelle lettere mi facevano salire le lacrimeagli occhi.

Egli aveva credutochiudendo la sua borsa a Margueritedi ricondurla a sé;ma quando si era accorto

dell'inutilità di quel sistemanon aveva potuto resistere: aveva scrittochiedendo di nuovocome già un'altra voltail

permesso di tornarequalsiasi fossero le condizioni poste a quel ritorno.

Avevo dunque letto quelle lettere ansiose e insistenti e le avevo strappatesenza rivelare a Marguerite il loro

contenutoe senza consigliarle di rivedere il vecchiobenché un sentimentodi pietà per il dolore del pover'uomo mi

spingesse a farlo; ma temevo che lei vedesse in quel consiglio il desideriodi far ricadere di nuovo sul duca gli oneri

della casafacendogli riprendere le antiche visite; temevo soprattutto chelei mi credesse capace di rifiutare la

responsabilità della sua vitacon tutte le conseguenze alle quali il suoamore per me poteva trascinarla.

Ne risultò che il ducanon ricevendo rispostasmise di scriveree cheMarguerite e io continuammo a vivere

insieme senza preoccuparci del futuro.59

CAPITOLO 18.

Mi sarebbe difficile riferirvi i particolari della nostra nuova vita.

Essa era costituita da una serie di puerilitàincantevoli per noimainsignificanti per coloro ai quali potrei

raccontarle. Voi sapete bene che cosa sia amare una donnavoi sapete benecome le giornate diventino brevie con

quale amorosa pigrizia ci si lasci trascinare all'indomani. Voi non ignoratecerto quell'oblio di ogni cosache nasce da

un amore violentofiducioso e condiviso. Qualsiasi essere nel creatochenon sia la donna amatasembra inutile. Si

rimpiange di aver già gettato particelle di cuore ad altre donnee non siimmagina neppure la possibilità di stringere una

mano diversa da quella che si tiene fra le nostre. Il cervello non sopportalavoro né ricordoniente insomma di ciò che

potrebbe distoglierlo dall'unico pensiero che continuamente gli si offre.Ogni giorno si scopre nella propria amante un

incanto nuovouna voluttà sconosciuta.

La vita non è più nient'altro che il ripetuto soddisfacimento di undesiderio continuol'anima non è più che la

vestale incaricata di alimentare il sacro fuoco dell'amore.

Spessodopo che la notte era scesaandavamo a sederci sotto il boschettoche stava dietro la casa. Lì

ascoltavamo le allegre melodie della serapensando tutti e duealll'avvicinarsi del momento che ci avrebbe messifino

all'indomanil'uno nelle braccia dell'altra. A volte restavamo a letto tuttala giornatasenza nemmeno lasciare che il sole

entrasse nella nostra stanza. Le tende erano ermeticamente chiusee il mondoesternoper un attimosmetteva di

esistere per noi. Solo a Nanine era consentito di aprire la nostra portamaunicamente per portarci i pasti; li

consumavamo senza alzarciinframmezzandoli continuamente di risa e scherzi.A questo seguiva un sonno di qualche

istanteperchéscomparendo nel nostro amoreeravamo come due ostinatituffatori che tornano alla superficie solo per

riprendere fiato.

Tuttaviasorprendevo in Marguerite momenti di tristezza e talvolta anchelacrime; le chiedevo da che cosa le

venisse quel dolore improvvisoe lei mi rispondeva: "Il nostro amorenon è un amore normalemio caro Armand. Tu mi

ami come se non fossi mai appartenuta a nessun altroe io tremo al pensieroche più tardipentendoti del tuo amore e

considerando come un delitto il mio passatotu mi costringa a gettarmi dinuovo nell'esistenza dalla quale mi hai presa.

Ora che ho provato una vita nuovamorirei se tornassi all'altra. Dimmidunqueche non mi lascerai mai".

"Te lo giuro!".

A questa parolalei mi guardava come per leggermi negli occhi se ilgiuramento era sincero; poi si gettava fra le

mie braccia enascondendo la testa contro il mio pettomi diceva: "Ilfatto è che tu non sai quanto ti amo!".

Una serastavamo appoggiati al davanzale della finestra guardando la lunache sembrava uscire a fatica dal suo

letto dl nuvoleascoltando il vento che scuoteva rumorosamente gli alberietenendoci per mano; da un quarto d'ora

stavamo cosìin silenzioquando Marguerite mi disse: "Ecco l'invernoormai; vuoi che partiamo?".

"E per dove?".

"Per l'Italia.

"Ti annoidunque?".

"Ho paura dell'invernoho paura soprattutto del nostro ritorno aParigi".

"Perché?".

"Per molte ragioni".

Poi proseguì bruscamentesenza dirmi le ragioni dei suoi timori: "Vuoipartire? venderò tutto ciò che possiedo

ce ne andremo a vivere laggiùnon mi resterà niente di ciò che eronessuno saprà chi sono.

Vuoi?".

"Partiamose ti fa piacereMarguerite; andiamo a fare unviaggio"le rispondevo; "ma per quale ragione vendere

cose che sarai felice di ritrovare al tuo ritorno? Non sono così ricco dapoter accettare un sacrificio simile ma lo sono

abbastanza da permettere ad entrambi di viaggiare comodamente per cinque osei mesise di questo hai il benché

minimo desiderio".

"Infattino"proseguì lasciando la finestra e andando a sedersisul divanonella parte più buia della stanza;

"perché andare a spendere del denaro laggiù? ti costo già abbastanzaqui".

"Non è generosoMargueriteche tu me lo rimproveri".

"Perdonamiamico mio" rispose tenendomi la mano"questotemporale che si avvicina mi fa male ai nervi; non

dico quello che vorrei dire".

Edopo avermi baciatosi abbandonò a una lunga fantasticheria. Moltospesso accaddero scene come questae

se ignoravo da che cosa nascesserotuttavia scoprivo in Marguerite unsentimento di inquietudine per il futuro. Lei non

poteva dubitare del mio amoreche aumentava ogni giornotuttavia la vedevospesso tristee mi spiegava sempre il

motivo della sua tristezza dandole una causa fisica.

Temendo che si stancasse di quella vita troppo monotona le proposi di tornarea Parigima respingeva sempre

questa propostaassicurandomi che in nessun altro luogo avrebbe potutosentirsi felice come in campagna.

Prudence veniva ormai solo di radomain cambioscriveva lettere che ionon avevo mai chiesto di leggere

sebbene ogni volta gettassero Marguerite in uno stato di profondapreoccupazione. Non sapevo che cosa pensarne.

Un giorno Marguerite restò in camera sua. Vi entrai.

Stava scrivendo.

"A chi scrivi?"le chiesi.

"A Prudence: vuoi che ti legga quello che sto scrivendo?".60

Avevo in orrore tutto ciò che potesse assomigliare a un sospettoe quindirisposi a Marguerite che non avevo

bisogno di sapere che cosa stesse scrivendoper quantone ero certoquellalettera mi avrebbe resa nota la vera ragione

delle sue tristezze.

L'indomani il tempo era stupendo. Marguerite mi propose una passeggiata inbarca e una visita all'isola di

Croissy; sembrava allegrissima. Tornammo a casa alle cinque.

"E' venuta madame Duvernoy"disse Nanine vedendoci rientrare .

"E' ripartita?"chiese Marguerite.

"Sìcon la vostra carrozza; ha detto che eravate d'accordo".

"Molto bene"disse Marguerite con vivacità"fateciservire".

Due giorni dopo arrivò una lettera di Prudencee per quindici giorniMarguerite parve liberata da quelle

misteriose malinconiedelle qualida quando non esistevano piùnoncessava di chiedermi perdono.

Tuttavia la carrozza non tornava.

"Come mai Prudence non ti rimanda la vettura?"le chiesi ungiorno.

"Uno dei cavalli è ammalatoe inoltre bisogna fare delle riparazioni.

E' meglio che provvedere mentre noi siamo ancora quidove non abbiamobisogno della carrozzapiuttosto che

aspettare di essere tornati a Parigi".

Dopo qualche giorno Prudence venne a trovarcie mi confermò quantoMarguerite mi aveva detto.

Le due donne andarono a passeggiare in giardinoda sole e quando leraggiunsi cambiarono discorso.

La seraal momento di andarsenePrudence si lamentò del freddoe pregòMarguerite di prestarle uno scialle.

Passò così un mesedurante il quale Marguerite fu più allegra e attraenteche mai.

Tuttavia la carrozza non era tornatalo scialle non era stato restituitoetutto questomio malgradomi

preoccupavae dato che sapevo in quale cassetto Marguerite metteva lelettere di Prudenceapprofittai di un momento

in cui era in fondo al giardino per correre a quel cassettoche cercai diaprirema invanopoiché era chiuso a doppia

mandata.

Frugai allora in quelli dove di solito erano conservati i gioielli e ibrillanti; questi si aprirono senza faticama gli

astucci erano scomparsinaturalmente con tutto ciò che contenevano.

Un timore lancinante mi strinse il cuore.

Avrei preteso di sapere da Marguerite la verità su quelle sparizionimacerto lei non me l'avrebbe confessato.

"Mia cara Marguerite"le dissi allora"ti chiedo ii permessodi andare a Parigi. A casa mia non sanno dove io mi

trovi e devono essere arrivate lettere di mio padre; sarà certo preoccupatoe bisogna che gli risponda".

"Va'amico mio"mi rispose"ma torna presto".

Partii.

Corsi subito da Prudence.

"Insomma"le dissi senza preamboli"rispondetemifrancamentedove sono i cavalli di Marguerite?".

"Venduti".

"Lo scialle?".

"Venduto".

"I brillanti?".

"Impegnati".

"E chi se ne è occupato?".

"Io".

"Perché non mi avete avvertito?".

"Perché Marguerite me lo ha proibito".

"E perché non mi avete chiesto denaro?".

"Non voleva".

"A che cosa è servito il denaro?".

"A pagare".

"Ha dunque molti debiti?".

"Ancora trentamila franchicirca. Ahcaro miove lo avevo detto! manon avete voluto credermi; ebbeneadesso

vi convincerete. Il tappezzierepresso il quale il duca si era reso garanteè stato messo alla porta appena si è presentato

a casa del ducail quale il giorno seguente gli ha scritto che non avrebbefatto niente per mademoiselle Gautier.

Quest'uomo ha preteso il denarogli sono stati dati degli acconticioèquelle poche migliaia di franchi che vi ho chiesto;

poi delle anime pie lo hanno avvertito che la sua debitriceabbandonata dalducaviveva con un giovane senza beni di

fortuna; anche gli altri creditori sono stati avvertitihanno chiestodenarohanno fatto dei pignoramenti. Marguerite

avrebbe voluto vendere tutto”

ma era troppo tardie d'altronde parte io mi sarei opposta. Bisognava pagarecomunque epur di non chiedere a

voi del denarolei ha venduto i cavalli e gli abitie ha impegnato igioielli. Volete le ricevute dei compratori e le polizze

del Monte di Pietà?".

E Prudenceaperto un cassettomi mostrava quei documenti.

"Ah! voi credete"continuò con l'insistenza propria della donnache può ben dire: "Avevo ragione!". "Ah! voi

credete che basti amarsi e rifugiarsi in campagna a fare una vita pastorale eidilliaca? Noamico miono. Accanto alla

vita ideale c'è la vita materialee le più caste decisioni sono trattenutea terra da fili esiguima di ferroe che non61

possono essere facilmente spezzati. Se Marguerite non vi ha tradito ventivolteè perché la sua è una natura eccezionale

e non che io non glielo abbia consigliatoperché mi faceva male vederequella povera figliuola spogliarsi di tutto. Ma

non ha voluto! mi ha risposto che vi ama e che per niente al mondo vi avrebbetradito.

Tutto ciò è molto bellomolto poeticoma non è con questa moneta che sipagano i creditorie a questo puntovi

ripetolei non può trarsi d'impaccio che con una trentina di migliaia difranchi".

"Va benevi darò questa somma".

"La chiederete in prestito?".

"Mio Diosì".

"E farete proprio una bella cosa; vi guasterete con vostro padrecomprometterete la vostra renditae poi

trentamila franchi non si trovano cosìdall'oggi al domani. CredetemicaroArmandio conosco le donne meglio di voi;

non commettete questa sciocchezzadella quale un giorno potreste pentirvi.Siate ragionevole. Non vi dico di lasciare

Margueritema vivete con lei come vivevate all'inizio dell'estate. Lasciateche trovi da sola il modo di trarsi

d'imbarazzo.

Il duca si riaccosterà a leiun po' alla volta. Il conte de N... mi hadetto proprio ieri che se essa lo accetterà

pagherà tutti i suoi debitie le darà quattro o cinquemila franchi almese: ha duecentomila franchi di rendita. Sarà per lei

una posizione; invece voi dovreste pur decidervi a lasciarla: non aspettatequindi di esservi rovinatotanto più che quel

conte de N... è uno scioccoe niente vi impedirà di rimanere l'amante diMarguerite. Lei piangerà un po' i primi tempi

poi finirà col farci l'abitudinee un giorno vi ringrazierà di quello cheavrete fatto. Fingete che Marguerite sia sposatae

ingannate il marito ecco tutto. Vi ho già detto un'altra volta tutto ciò;soltanto che a quel tempo era solo un consiglio

mentre oggi è quasi una necessità".

Prudence aveva maledettamente ragione.

"Così stanno le cose"continuòripiegando le carte che mi avevamostrato"le mantenute prevedono sempre di

essere amatemai di amarealtrimenti metterebbero del denaro da partee atrent'anni potrebbero pagarsi il lusso di

avere un amante per niente. Se io avessi saputo prima quello che so adesso!Comunquenon dite niente a Margueritee

riportatela a Parigi. Avete vissuto da solo con lei quattro o cinque mesiuntempo ragionevole; ora chiudete gli occhiè

tutto quanto vi si chiede. In capo a quindici giorni lei dirà di sì alconte de N...quest'inverno farà delle economiee

l'estate prossima ricomincerete. Ecco come si facaro mio!".

Prudence pareva entusiasta del suo consiglioche io respingevo indignato.

Non solo il mio amore e la mia dignità non mi avrebbero permesso dicomportarmi a quel modoma ero anche

profondamente convinto cheal punto in cui eraMarguerite sarebbe mortapiuttosto che accettare quel compromesso.

"Basta con gli scherzi"dissi a Prudence; "di quanto habisogno Margueritein tutto?".

"Ve l'ho dettocirca trentamila franchi".

"E per quando occorre questa somma?".

"Entro due mesi".

"La avrà".

Prudence alzò le spalle.

"La consegnerò a voi"continuai"ma giuratemi che nondirete a Marguerite che sono stato io a darvela".

"State tranquillo".

"E se vi manderà qualche altra cosa da vendere o da impegnareavvertitemi".

"Non c'è pericolonon ha più niente".

Passai a casa mia per vedere se c'erano lettere di mio padre.

Ce n'erano quattro.62

CAPITOLO 19.

Nelle tre prime letteremio padre si mostrava preoccupato del mio silenzioe me ne chiedeva il motivo;

nell'ultimami faceva capire di essere stato informato della nuova vita checonducevoe mi annunciava il suo

imminente arrivo.

Ho avuto sempre un grande rispetto e un affetto sincero per mio padre; glirisposiperciòche un piccolo viaggio

era stato la causa del mio silenzio e lo pregai di avvertirmi del giorno delsuo arrivoaffinché potessi andargli incontro.

Diedi al domestico il mio indirizzo di campagnaraccomandandogli di portarmila prima lettera che fosse arrivata

col timbro di C...poi ripartii subito per Bougival.

Marguerite mi aspettava al cancello del giardino.

Il suo sguardo esprimeva apprensione. Mi saltò al colloe non poté fare ameno di chiedermi: "Hai visto

Prudence?".

"No" .

"Ti sei trattenuto molto a Parigi".

"Ho trovato delle lettere di mio padrealle quali ho dovutorispondere".

Dopo qualche istantearrivò Nanineansante. Marguerite si alzò e si misea parlare con lei sottovoce.

Appena Nanine se ne fu andataMarguerite mi dissetornando a sedersiaccanto a me e prendendomi la mano:

"Perché mi hai ingannata? Sei stato da Prudence".

"Chi te l'ha detto?".

"Nanine".

"E come lo ha saputo?”

"Ti ha seguito".

"Le avevi dunque ordinato di seguirmi?".

"Sì. Ho pensato che dovevi avere un motivo molto importante per correrea Parigi così in frettadato che in

quattro mesi non mi hai mai lasciata sola. Temevo che ti fosse accaduta unadisgraziao che andassi forse a trovare

un'altra donna".

"Sciocchina!" .

"Ora sono rassicurataso ciò che hai fattoma non so ancora ciò cheti è stato detto".

Mostrai a Marguerite le lettere di mio padre.

"Non ti ho chiesto questo: quello che vorrei sapere è perché seiandato da Prudence".

"Per farle una visita".

"Tu mentiamico mio".

"Ebbenesono andato a chiederle se il cavallo stava meglioe se avevaancora bisogno del tuo scialle e dei tuoi

gioielli".

Marguerite arrossì senza rispondere.

"E"proseguii"ho saputo che cosa avevi fatto dei cavallidegli abiti e dei brillanti".

"E me ne vuoi?".

"Te ne voglio perché non hai pensato a chiedere a me ciò di cui avevibisogno".

"In una relazione come la nostrase la donna conserva un po' didignitàdeve imporsi tutti i sacrifici possibili pur

di non chiedere denaro al suo amanteper non dare un aspetto venale al suoamore. Tu mi amine sono certama non

sai come è sottile il filo che trattiene nel cuore l'amore che si ha perdonne come me. Chi sa? forsein un giorno di

malumore o di noiaavresti immaginato di vedere nella nostra relazione uncalcolo abilmente combinato! Prudence è

una chiacchierona. Che bisogno avevo di quei cavalli? Vendendoliho fatto unguadagno; posso ben farne a menoe

così non devo più spendere niente per mantenerli; purché tu mi amiètutto ciò che chiedoe tu mi amerai lo stesso

senza cavalli senza abiti e senza gioielli".

Tutto ciò era detto con un tono così naturaleche ascoltando mi venivanole lacrime agli occhi.

"Mamia cara Marguerite"risposi stringendo affettuosamente lemani della mia amante"tu sapevi bene che un

giorno avrei saputo di questo tuo sacrificioe cheil giorno in cuil'avessi saputonon lo avrei tollerato".

"Perché?".

"Perchébambina caranon voglio che l'affetto che hai per me possaprivarti fosse pure di un anellino. Non

voglio neanch'io chein un momento di malumore o di noiatu possa pensareche se vivessi con un altro non avresti

momenti similie che tu ti pentasia pure per un istantedi vivere con me.Tra qualche giorno riavrai i tuoi cavallii tuoi

brillantii tuoi abiti. Ti sono necessari come l'aria che respiriesaràforse ridicoloma io ti preferisco nel fasto che

nella semplicità".

"Vuol dire che non mi ami più".

"Sei pazza!".

"Se mi amassimi permetteresti di amarti a modo mioinvece ti ostini avedere in me soltanto una ragazza a cui il

lusso è indispensabilee ti credi sempre obbligato a pagare. Tu ti vergognidi accettare delle prove del mio amore. Tuo

malgradopensi che un giorno mi lasceraie tieni a mettere la tuadelicatezza al riparo da ogni sospetto. Hai ragione

amico mioma io avevo sperato di meglio".

Marguerite fece il gesto di alzarsima la trattennidicendole: "Voglioche tu sia felicee che non abbia niente da

rimproverarmiecco tutto".63

"E ci separaremo!".

"PerchéMarguerite? Chi può separarci?"gridai.

"Tu stessoperché non mi consenti di capire la tua posizioneepretendi di conservare la miatuperché

conservando il lusso in mezzo al quale ho vissutovuoi conservare ladistanza morale che ci separa; tuinsomma

perché non reputi il mio affetto abbastanza disinteressatotanto dadividere con me la tua renditacon la quale

potremmo vivere felici insiemee perché preferisci rovinartischiavo comesei di un ridicolo pregiudizio. Credi forse

che io metta una carrozza e dei gioielli sullo stesso piano del tuo amore?credi che la felicità stia per me nelle frivolezze

di cui ci si accontenta quando non si ha un amorema che diventano ben pocacosa quando si ama? Pagherai i miei

debitiimpegnerai il tuo patrimonio efinalmentemi manterrai! E quantotempo durerà tutto ciò? Due o tre mesie

allora sarà troppo tardi per intraprendere la vita che ti sto proponendoperché allora accetteresti tutto da mecosa che un

uomo d'onore non può fare. Orainvecetu hai otto o diecimila franchi direnditacon i quali potremmo vivere. Io

venderò il superfluo di quanto possiedoe questa vendita mi frutterà dasola duemila franchi all'anno.

Prenderemo in affitto un grazioso appartamentino nel quale entrambi vivremo.L'estate verremo in campagna

non in una casa come questama in una casetta sufficiente per due persone.Tu sei indipendenteio sono liberasiamo

giovani; in nome del cieloArmandnon gettarmi di nuovo nella vita che inaltri tempi sono stata costretta a condurre".

Non riuscivo a risponderelacrime di riconoscenza e d'amore mi inondavanogli occhie mi gettai fra le braccia

di Marguerite.

"Volevo"riprese"sistemare tutto senza dirti nientepagaretutti i miei debiti e far preparare una nuova casa.

Inoltresaremmo tornati a Parigie ti avrei detto tutto; ma siccomePrudence ti ha avvertitobisogna che tu sia d'accordo

adesso invece di esselo dopo. Mi ami abbastanza da poterlo fare?".

Era impossibile resistere a tanta abnegazione. Baciai con slancio le mani diMargueritee le dissi: "Farò tutto ciò

che vorrai".

Quello che lei aveva decisofu stabilito.

Allora si abbandonò a una folle allegria: ballavacantava si rallegrava perla semplicità della sua nuova casaper

l'ubicazione e l'arredamentosui quali mi chiedeva consiglio.

La vedevo felice e fiera di quella decisione che sembrava doverciriavvicinare definitivamente.

Non volli esserle da menoe in un solo istante decisi tutta la mia vita.Stabilita l'entità del mio patrimonio

destinai a Marguerite la rendita che mi veniva da mia madree che misembrava del resto insufficiente a ricompensarla

del sacrificio che avevo accettato da lei.

Mi restavano i cinquemila franchi di pensione che mio padre annualmente mipassavae chequalsiasi cosa fosse

accadutomi sarebbero bastati per vivere.

Non dissii a Marguerite della mia decisioneconvinto che avrebbe rifiutatola mia offerta.

La mia rendita proveniva da un'ipoteca di sessantamila franchi su una casache non avevo neppure mai visto.

Tutto ciò che sapevo era che ogni tre mesi il notaio di mio padrevecchioamico di famigliami versava

settecentocinquanta franchi contro una semplice ricevuta.

Il giorno in cui Marguerite e io andammo a Parigi per cercare casami recaidal notaio e gli chiesi in che modo

avrei potuto cedere a un'altra persona la mia rendita.

Il brav'uomo mi credette rovinato e mi interrogò sul motivo di questadecisione; e siccome prima o poi avrei pur

dovuto dirgli il nome di colei cui volevo fare la donazionemi decisi araccontargli subito ogni cosa.

Egli non mi pose nessuna delle obiezioni che la sua posizione di notaio e diamico lo avrebbe autorizzato a pormi

e mi promise che avrebbe fatto in modo di sistemare tutto per il meglio.

Gli raccomandainaturalmentela massima discrezione verso mio padreeandai a raggiungere Marguerite che

mi aspettava in casa di Julie Dupratdove aveva preferito fermarsi piuttostoche andare ad ascoltare le prediche di

Prudence.

Ci mettemmo a cercare casa. Marguerite trovava tutti gli appartamenti troppocariio li trovavo troppo modesti.

Tuttavia finimmo con l'accordarcie scegliemmo in uno dei quartieri piùtranquilli di Parigi un piccolo padiglione

isolato dalla casa principalesul cui retro si stendeva un graziosogiardinocircondato da mura abbastanza alte da

separarci dai vicinie abbastanza basse da non limitarci la vista.

Era meglio di quanto avessimo sperato.

Mentre mi recavo a casa mia per dare la disdetta dell'appartamentoMarguerite andò da un uomo d'affari chemi

disseaveva già fatto per una delle sue amiche ciò di cui lei lo avrebbepregato.

Venne a riprendermi in rue de Provencefelice. Quell'uomo le aveva promessodi pagare tutti i suoi debitidi

lasciargliene quietanzae di versarle una ventina di migliaia di franchi incambio di tutti i mobili. Potete rendervi ben

contodal prezzo al quale è salita l'astache quel galantuomo avrebbeguadagnato a spese della sua cliente più di

trentamila franchi.

Ripartimmofeliciper Bougivalcontinuando a comunicarci i nostri progettiper l'avvenirechegrazie alla

nostra spensieratezza e soprattutto al nostro amorevedevamo nei colori piùrosei.

Otto giorni dopomentre eravamo a tavolaNanine venne ad avvertirmi che ilmio domestico mi cercava.

Lo feci entrare.

"Signore"mi disse"vostro padre è a Parigie vi prega diandare subito a casadove vi aspetta".

Questa notizia era la cosa più semplice del mondotuttavianel sentirlaMarguerite e io ci scambiammo

un'occhiata quasi presagendo che da quell'avvenimento sarebbe nata unasciagura.64

E cosìsenza che lei mi parlasse di quell'impressioneche era anche lamiarisposi stringendole la mano: "Sta'

tranquilla".

"Torna più presto che puoi"mormorò Marguerite abbracciandomi"ti aspetterò alla finestra".

Mandai Joseph ad avvertire mio padre del mio prossimo arrivo: infattidueore dopo ero in rue de Provence.65

CAPITOLO 20.

Mio padrein veste da cameraera seduto in salotto e scriveva.

Capii subitodal modo in cui mi guardòche si trattava di cose gravi. Gliandai comunque incontro come se non

avessi indovinato niente dall'espressione del suo voltoe lo abbracciai.

"Quando siete arrivatopadre mio?".

"Ieri sera".

"Siete venuto in casa miacome sempre?".

"Sì" .

"Mi dispiace di non essere stato qui per ricevervi".

Mi aspettavo che da questa frase mio padre avrebbe tratto occasione per lapredica che il suo gelido viso

prometteva ma non risposesigillò la lettera che aveva scrittoe laconsegnò a Joseph perché la imbucasse.

Quando fummo solimio padre si alzò eappoggiandosi al caminettomidisse: "Mio caro Armanddobbiamo

parlare di cose serie".

"Vi ascoltopadre mio".

"Mi prometti di essere sincero?".

"E' mia abitudine".

"E' vero che vivi con una donna chiamata Marguerite Gautier?".

"Sì".

"Sai chi era quella donna?".

"Una mantenuta".

"Ed è per lei che quest'anno hai dimenticato di venire a trovare tuasorella e me!".

"E' veropadrelo confesso".

"L'ami dunque molto?".

"Come vedetedal momento che mi ha fatto venir meno a un sacro dovere;di questo vi chiedooggiumilmente

perdono".

Mio padredi certonon si aspettava delle risposte così deciseperchésembrò riflettere un attimo; poi mi disse:

"Ti sei reso conto che non potrai vivere sempre così?”

"Lo temevoma non l'ho capito".

"Ma avresti dovuto capire"continuò mio padre in tono più secco"che io non lo avrei sopportato".

"Mi sono detto che fino a quando non avessi fatto cosa contraria alrispetto che devo al vostro nome e alla

tradizionale onestà della famigliaavrei potuto vivere in questo modoilche mi ha sollevato un po' dai miei timori".

Le passioni agguerriscono contro i sentimenti; ero pronto a combattere controtuttianche contro mio padrepur

di non perdere Marguerite.

"Alloraè venuto il momento di vivere diversamente".

"Perchépadre mio?".

"Perché sei sul punto di fare cose che feriscono il rispetto che credidi avere per la tua famiglia".

"Non capisco cosa vogliate dire".

"Ti spiegherò. Che tu abbia un'amanteva bene; che tu la paghi come ungalantuomo deve pagare l'amore di una

mantenutava benissimo; ma che tu dimentichi per lei le cose più sacrechetu permetta che l'eco della vostra vita

scandalosa arrivi fino in fondo alla provincia e macchi il nome onorato cheti ho datoè cosa che non deve essereè cosa

che non sarà”

"Permettetemi di rispondervipadre mioche quelli che vi hannoavvertito sul conto mio erano male informati.

Sono l'amante di mademoiselle Gautiervivo con leiè la cosa più naturaledel mondo.

Non do a mademoiselle Gautier il nome che ho ricevuto da voinon spendo perlei che quel che i miei mezzi mi

permettono di spenderenon ho contratto alcun debitonon mi sono maitrovatoinsommain alcuna di quelle situazioni

che autorizzano un padre a dire a un figlio quanto voi avete detto ame".

"Un padre ha sempre il diritto di distogliere il proprio figlio dallacattiva strada per la quale lo vede

incamminarsi. Tu non hai fatto ancora niente di malema lo farai".

"Padre!".

"Giovanottoconosco la vita meglio di te. Sentimenti interamente puriesistono solo nelle donne interamente

caste. Qualsiasi Manon può fare un Des Grieuxe i tempi e i costumi sonomutati. Sarebbe inutile che il mondo

invecchiassese non dovesse mai cambiare. Tu lascerai la tua amante".

"Mi addolora disobbedirvipadre mioma mi è impossibile".

"Ti costringerò".

"Disgraziatamentepadre mionon esistono più isole Sainte-Margueritenelle quali mandare le cortigianee se

pure ci fossero ancora vi seguirei mademoiselle Gautierse voi otteneste difarcela relegare.

Che cosa volete? forse ho tortoma non posso essere felice che a condizionedi essere l'amante di quella donna".

"InsommaArmandapri gli occhiascolta tuo padre che ti ha semprevoluto bene e che non desidera altro che la

tua felicità. Credi che sia dignitoso per te andare a vivere coniugalmentecon una donna che è stata di tutti?".

"Che importapadre miose nessuno la avrà più? che importasequella donna mi amase rifiorisce nell'amore

che ha per menell'amore che ho per lei? che importainsommase si èravveduta?".66

"Oh! credi dunquegiovanottoche la missione di un uomo d'onore siaquella di far ravvedere le prostitute? credi

dunque che Dio abbia dato alla vita questo ridicolo scopoe che il cuore nondebba avere altro entusiasmo che quello?

Quale sarà la conclusione di questa meravigliosa curae che cosa penseraidi ciò che dici oggiquando avrai

quarant'anni? Riderai del tuo amorese ti sarà permesso ridere ancorasenon avrà lasciato tracce troppo profonde nel

tuo passato.

Che cosa saresti oggise tuo padre l'avesse pensata come te e avesseabbandonato la sua vita a tutte le brezze

d'amoreinvece di fondarla in modo indistruttibile sopra un'idea di onore edi lealtà? PensaciArmande non dir più

simili sciocchezze. Insommalascia quella donnatuo padre te nesupplica".

Io non risposi.

"Armand"continuò mio padre"in nome di quella santa di tuamadredammi rettarinuncia a questa vitala

dimenticherai prima di quanto tu non credaa lei ti incatena una teoriaassurda. Hai ventiquattro annipensa al futuro.

Non potrai amare per sempre quella donna chedal canto suonon ti ameràper sempre. Entrambi esagerate il vostro

amoree tu ti precludi ogni carriera. Fa' ancora un passoe non potrai piùlasciare questa stradae avraiper tutta la vita

il rimorso della tua giovinezza. Partivieni a trascorrere un mese o dueaccanto a tua sorella. Il riposo e l'affetto della tua

famiglia ti faranno ben presto guarire da questa febbreperché dinient'altro si tratta. Frattantola tua amante si

consoleràsi prenderà un altro uomoe quando ti accorgerai per chi hairischiato di guastarti con tuo padre e di perdere

il suo affettomi dirai che ho fatto bene a venire a trovartie miringrazierai. Andiamotu partiraivero Armand?".

Sentivo che mio padre avrebbe avuto ragioneove si fosse trattato diqualsiasi altra donnama ero convinto che

su Marguerite si sbagliava.

Tuttaviail tono con cui aveva pronunciato le ultime parole era così dolcecosì supplichevoleche non osavo

rispondere niente.

"Ebbene?"disse con voce commossa.

"Ebbenepadre mio"risposi finalmente"non possopromettervi niente; ciò che mi chiedete va al di là delle mie

energie. Credetemi"continuaivedendolo fare un gesto d'impazienza"voi esagerate i risultati della mia relazione.

Marguerite non è la donna che voi credete. Questo amoreben lontano daltrascinarmi su una cattiva stradaè invece in

grado di sviluppare in me i più nobili sentimenti.

L'amore vero rende sempre miglioriqualunque sia la donna che lo ispira. Sevoi conosceste Margueritevi

rendereste conto che non corro alcun pericolo. Lei è nobile come le donnepiù nobili. Tanta cupidigia c'è nelle altre

altrettanto disinteresse c'è in lei".

"Il che non le impedisce di accettare tutto il tuo patrimonioperché isessantamila franchi che hai avuto da tua

madree che hai intenzione di dare a leisonoricordartelo benela tuasola fortuna".

Mio padre aveva rinviato fino a questo momento quella perorazione e quellaminacciaper darmi l'ultimo colpo.

Ero più forte davanti alle sue minacce che davanti alle sue preghiere.

"Chi vi ha detto che voglioper leirinunciare a quella somma?"risposi.

"Il mio notaio. Un galantuomo avrebbe potuto fare una cosa del generesenza avvertirmi? Ebbeneè per impedire

che tu ti rovini per una donna che sono venuto a Parigi. Tua madremorendoti ha lasciato di che vivere

dignitosamentee non di che fare il generoso con le tue amanti".

"Vi giuropadre mioche Marguerite non sa niente di questadonazione".

"E allora perché volevi fargliela?".

"Perché Margueritela donna che voi calunniate e che volete che ioabbandonisacrifica tutto ciò che possiede

per venire a vivere con me".

"E tu accetti questo sacrificio? Che uomo siete dunquesignoreperpermettere a una mademoiselle Marguerite

di sacrificarvi qualcosa? Andiamobasta. Tu lascerai quella donna. Fino aquesto momento te ne ho pregatoora te lo

ordino; non tollero simili sconcezze nella mia famiglia. Fa' le valigieepreparati a seguirmi".

"Perdonatemipadre mio"risposi"ma non partirò".

"Perché?" .

"Perché ho raggiunto l'età in cui non si obbedisce più a unordine" .

A questa risposta mio padre impallidì.

"Va benesignore"riprese; "so quel che mi resta dafare".

Suonò.

Apparve Joseph.

"Fa' trasportare i miei bagagli all'Hôtel de Paris"disse al miodomesticoe passò in camera suadove finì di

vestirsi.

Quando rientrògli andai incontro.

"Mi promettetepadre mio"gli dissi"di non fare niente chepossa fare del male a Marguerite?".

Mio padre si fermòmi guardò con disprezzoe non mi rispose altro che:"Io penso che tu s ia pazzo".

Dopo di cheuscì chiudendo con violenza la porta. Uscii a mia voltafermaiuna carrozza e partii per Bougival.

Marguerite mi aspettava alla finestra.67

CAPITOLO 21.

"Finalmente!" gridòsaltandomi al collo. "Eccoti! Come seipallido!".

Allora le raccontai la scena con mio padre.

"OhDio mio!lo immaginavo" disse. "Quando Joseph è venutoad annunciarci l'arrivo di tuo padreho

sobbalzato come alla notizia di una disgrazia. Povero caro! e sono io aprocurarti tutti questi dispiaceri. Faresti forse

meglio a lasciarmipiuttosto che guastarti con tuo padre. Eppure non gli hofatto niente. Viviamo molto

tranquillamentee ancora più tranquillamente vivremo. Egli sa bene che deviavere un'amantee dovrebbe essere

contento che questa sia iodal momento che ti amo e non desidero più diquanto ti consenta la tua posizione. Gli hai

detto quello che abbiamo stabilito per l'avvenire?".

"Sìed è stata la cosa che lo ha irritato di piùperché ha vistonella nostra decisione la prova del nostro reciproco

amore".

"Che faremoallora?".

"Resteremo insiememia dolce Margueritee lasceremo passare latempesta".

"Passerà?".

"Per forza".

"Ma tuo padre non si fermerà a questo".

"Che vuoi che faccia?".

"Come posso saperloio? tutto quello che un padre può fare percostringere suo figlio a obbedirgli. Ti ricorderà il

mio passato e mi farà forse l'onore di inventare qualche nuova storiaperché tu mi abbandoni".

"Sai bene che ti amo".

"Sìma so anche che bisognaprima o poiobbedire al proprio padreetu finirai forse col lasciarti convincere".

"NoMargueritesarò io a convincere lui. Sono state le maldicenze diqualche suo amico a provocare la sua

collera; ma egli è buono e giustoe tornerà sulla sua prima impressione. Epoidopo tuttoche m'importa!".

"Non dire questoArmand; preferirei qualsiasi cosa piuttosto che sicredesse che io ti metto contro la tua

famiglialascia passare questa giornatae domani torna a Parigi. Tuo padreavrà riflettuto da parte suacome tu avrai

riflettuto da parte tuae forse vi capirete meglio. Non urtare i suoiprincipiabbi l'aria di fare qualche concessione ai

suoi desiderifingi di non tenere tanto a mee vedrai che lascerà le cosecome stanno. Speraamico mioe sii ben certo

di una cosae cioè chequalsiasi cosa accadaMarguerite ti apparterràsempre".

"Me lo giuri?".

"Ho forse bisogno di giurartelo?".

Come è dolce lasciarsi convincere da una voce che si ama! Passammo tutta lagiornata a ripeterci i nostri progetti

come se ci fossimo resi conto del bisogno di realizzarli più in fretta. Ciaspettavamo qualche avvenimento da un

momento all'altroma fortunatamente la giornata passò senza che accadesseniente di nuovo.

L'indomani alle dieci partiie arrivai verso mezzogiorno all'albergo.

Mio padre era già uscito.

Andai a casa miadove speravo che fosse andato. Nessuno. Andai dal notaio.Nessuno! Tornai all'albergoe

aspettai fino alle sei; mio padre non rientrò.

Ripresi allora la strada di Bougival.

Trovai Marguerite non più ad aspettarmicome il giorno primama sedutaaccanto al fuocogià accesodata la

stagione.

Era così immersa nelle sue riflessioniche potei avvicinarmi alla suapoltrona senza che mi sentisse. Appena

appoggiai le labbra sulla sua frontetrasalì come se il mio bacio l'avessesvegliata di soprassalto.

"Mi hai fatto paura" disse. "E tuo padre?".

"Non l'ho visto. Non so che cosa possa significare. Non l'ho trovato néa casané in alcun posto in cui era

probabile che fosse".

"Alloradomani proverai di nuovo".

"Avrei voglia di aspettare che mi mandi a chiamare. Ho fattocredotutto quel che dovevo".

"Noamico mionon bastabisogna che tu torni da tuo padrespecialmente domani".

"Perché domanipiuttosto che un altro giorno?".

"Perché"rispose Margueriteche mi sembrò arrossire un po' allamia domanda"perché l'insistenza da parte tua

sembrerà più viva e il perdono per noi sarà più immediato". Pertutto il resto della giornataMarguerite fu preoccupata

distrattatriste. Ero costretto a ripeterle due volte tutte le mie domandeper ottenere una risposta.

Attribuì la sua preoccupazione ai timori che gli avvenimenti che sisuccedevano da due giorni le procuravano

riguardo al nostro avvenire.

Passai la notte a rassicurarlae l'indomani mi lasciò partire con unainsistente inquietudine che non riuscivo a

spiegarmi.

Come il giorno primamio padre non c'era; mauscendomi aveva lasciatoquesta lettera.

"Se oggi tornerai a cercarmiaspettami fino alle quattro; se perquell'ora non sarò rientratotorna domanie

pranzeremo insieme: devo parlarti".

Aspettai fino all'ora indicata; ma mio padre non tornòe io me ne andai.68

Il giorno prima avevo trovato Marguerite tristequel giorno la trovaifebbricitante e agitata. Vedendomi entrare

mi saltò al colloma pianse a lungo fra le mie braccia .

La interrogai su quel dolore improvvisola cui intensità mi preoccupava;non mi diede nessuna risposta positiva

dicendo tutto quello che può dire una donna quando non vuol dire la verità.

Quando si fu calmata un po'le dissi del risultato del mio viaggio emostrandole la lettera di mio padrele feci

osservare che di sicuro era per noi di buon augurio.

Quando vide la lettera e ascoltò le mie riflessionile sue lacrimeraddoppiaronotanto che chiamai Nanine e

insiemeper timore di un attacco di nervila mettemmo a letto; piangevasenza dire una sola parolama mi stringeva le

manicoprendole di baci.

Chiesi a Nanine sedurante la mia assenzala padrona avesse ricevuto unalettera o una visita che potessero

spiegare lo stato in cui si trovavama Nanine mi rispose che nessuno eravenuto e che non era stata portata nessuna

lettera.

Ma non c'era nessun dubbio che dal giorno prima stesse accadendo qualcosatanto più preoccupante in quanto

Marguerite me lo teneva nascosto.

In seratasembrò calmarsi un po'; efacendomi sedere ai piedi del suolettomi rinnovò a lungo l'assicurazione

del suo amore. Poi mi sorrisema a faticaperché aveva gli occhi velatisuo malgradodalle lacrime.

Impiegai tutti i mezzi possibili per indurla a confessare la vera ragione delsuo dolorema lei si ostinò a darmi

ancora le stesse ragioni indefinite che vi ho detto prima .

Si addormentò infine fra le mie bracciama di quel sonno da cui il corpoesce prostrato più che riposato; ogni

tanto emetteva un gridosi svegliava di soprassalto edopo essersiassicurata che io ero accanto a leimi faceva giurare

di amarla sempre.

Non riuscivo a capire niente di quell'agitazione che scompariva e ritornavae che si prolungò fino al mattino

quando finalmente Marguerite cadde in una specie di torpore; non dormiva dadue notti.

Ma il suo riposo fu di breve durata.

Verso le undiciMarguerite si svegliò evedendomi in piedigridòvolgendo intorno lo sguardo.

"Vai già via?".

"No" dissi prendendole le mani"ma ho voluto lasciartidormire. E' ancora presto".

"A che ora vai a Parigi?".

"Alle quattro".

"Così presto? e prima starai con mevero?".

"Certonon è sempre così?".

" Che gioia!". E soggiunsecon aria distratta: "Facciamocolazione?".

"Se vuoi".

"E poi mi terrai ben stretta a te fino al momento di andartene?".

"Sìe tornerò il più presto possibile".

"Tornerai?"chieseguardandomi con occhi smarriti.

"Certo".

"Sìtornerai stasera e iocome sempreti aspetteròe tu mi ameraie saremo felici come lo siamo da quando ci

conosciamo".

Tutte queste parole erano state pronunciate con una voce spezzata daisinghiozzisembravano nascondere un

costante pensiero dolorosotanto che temevo che da un momento all'altroMarguerite potesse cadere in deliquio.

"Ascolta"le dissi"tu stai malenon posso lasciarti così.Vado a scrivere a mio padre di non aspettarmi”

"Nono!"gridò lei bruscamente"non farlo. Tuo padre miaccuserebbe anche di impedirti di andare da lui

quando ha desiderio di vederti; nonobisogna che tu ci vadaènecessario! D'altrondeio non sto malesto anzi

benissimo. Ho solo fatto un brutto sognoe non sono ancora ben sveglia”

Da quel momentoMarguerite si sforzò di apparire più allegra. Non piansepiù.

Venuta l'ora della partenzala baciai e le chiesi se voleva accompagnarmialla stazione: speravo che una

passeggiata l'avrebbe distrattae che un po' d'aria le avrebbe fatto bene.Volevo soprattutto restare con lei il più a lungo

possibile.

Accettòprese un mantello e mi accompagnò insieme con Nanineper nontornare a casa da sola. Per venti volte

ebbi la tentazione di non partire. Ma la speranza di tornare prestoe iltimore che mio padre potesse mettersi di nuovo

contro di memi sostenneroe salii sul treno.

"A stasera"dissi a Marguerite nel salutarla .

Non mi rispose. Già una volta non aveva risposto a quella stessa parolaeil conte de G...come ricorderete

aveva passato la notte a casa di lei; ma quel tempo era così lontanochesembrava cancellato dalla mia memoriae se

avevo qualche timorenon era più ormai quello che Marguerite mi tradisse.

Appena fui arrivato a Parigimi precipitai da Prudence per pregarla diandare a trovare Margueritesperando che

la sua vivacità e la sua allegria l'avrebbero distratta.

Entrai senza farmi annunciaree trovai Prudence che si abbigliava.

"Ah!"mi dissecon fare preoccupato. "Marguerite è convoi?".

"No".

"Come sta?".69

"Sta poco bene".

"Non verrà?".

"Doveva venire?".

Madame Duvernoy arrossìe mi risposecon un certo imbarazzo: "Volevodirepoiché siete venuto a Pariginon

verrà a raggiungervi?".

"No".

Guardai Prudence; abbassò gli occhie mi parve di leggere sul suo viso iltimore che la mia visita si prolungasse.

"Sono venuto anche a pregarvicara Prudencedi venire stasera a farvisita a Margueritese non avete altro da

fare; potreste tenerle compagniae dormire da noi. Non l'ho mai vista comeoggie temo che mi si ammali".

"Stasera pranzerò fuori"rispose Prundence"e non potròvedere Margueritema la vedrò domani".

Mi congedai da madame Duvernoyche mi sembrò preoccupata quasi quantoMargueritee andai da mio padre il

qualefin dal primo sguardoprese a scrutarmi con attenzione.

Mi tese la mano.

"Le tue due visite mi hanno fatto piacereArmand"mi disse;"mi hanno fatto sperare che avresti riflettuto da

parte tuacome io ho riflettuto da parte mia".

"Posso permettermi di domandarvipadre mioquale sia stato ilrisultato delle vostre riflessioni?".

"E' statomio caroche avevo esagerato l'importanza dei racconti chemi avevano fattoe mi sono ripromesso di

essere meno severo con te".

"Che ditepadre mio!"gridai con gioia.

"Dicofigliuolo caroche bisogna bene che un giovanotto abbiaun'amantee chein seguito a recenti

informazionipreferisco che la tua amante sia mademoiselle Gautier piuttostoche un'altra".

"Padre miosiete tanto buono! quanto mi rendete felice!".

Discorremmo così per qualche minutopoi ci mettemmo a tavola. Mio padre fuaffettuosissimo per tutto il tempo.

Avevo fretta di tornare a Bougival per raccontare a Marguerite di questofelice mutamento.

Guardavo l'orologio continuamente.

"Tu guardi l'ora"disse mio padre"hai fretta di lasciarmi.Ohi giovani; sacrificherete dunque sempre gli affetti

sinceri ad amori dubbi?".

"Non dite così! Marguerite mi amane sono certo".

Mio padre non rispose; non sembrava né dubitarené credere.

Insisté molto perché passassi tutta la serata con luie non partissi chel'indomani; ma avevo lasciato Marguerite

sofferenteglielo dissie gli chiesi il permesso di andare da lei prestopromettendo di tornare il giorno seguente.

Era bel tempo; volle accompagnarmi fino alla stazione. Non ero mai statocosì felice. L'avvenire mi sembrava ora

proprio come da tempo lo desideravo. Amavo mio padre più di quanto nonl'avessi mai amato.

Mentre stavo per partireinsisté ancora una volta perché restassimarifiutai.

"L'ami tantodunque?"mi disse.

"Follemente".

"Va'allora!"e si passò la mano sulla fronte come per cacciarvia un pensieropoi aprì la bocca come se volesse

dirmi qualcosa; ma si limitò a stringermi la manoper allontanarsi poibruscamenteesclamando: "Alloraa domani".70

CAPITOLO 22.

Mi sembrava che il treno non si muovesse. Arrivai a Bougival alle undici.

Non una finestra era illuminata; suonai senza che nessuno mi rispondesse.

Era la prima volta che questo mi succedeva. Finalmente comparve ilgiardiniere. Entrai.

Nanine mi venne incontro reggendo una lampada. Andai nella camera diMarguerite.

"Dov'è la signora?".

"E' partita per Parigi"mi rispose Nanine.

"Per Parigi!".

"Sìsignore".

"Quando?" .

"Un'ora dopo di voi".

"Non vi ha detto niente per me?".

"Nulla" .

Nanine uscì.

"Può darsi che abbia avuto dei dubbi"pensai"e che siaandata a Parigi per assicurarsi se la visita chea quanto

le avevo dettoavrei fatto a mio padrenon fosse un pretesto per avere ungiorno di libertà.

"Forse Prudence le avrà scritto per qualche affare importante"midissi appena fui solo; ma avevo visto Prudence

al mio arrivoe non mi aveva detto niente che potesse farmi pensare cheaveva scritto a Marguerite.

All'improvviso mi ricordai di quella domanda che madame Duvernoy mi avevafatta quando le avevo detto che

Marguerite non stava bene: "Alloranon verràoggi?". Mi ricordaianche dell'imbarazzo di Prudencequando l'avevo

guardata dopo quella frase che sembrava tradire un appuntamento. A questoricordo si aggiungeva quello del pianto di

Marguerite durante tutta la giornatapianto che la buona accoglienza di miopadre mi aveva fatto dimenticare un po'. Da

quel momentotutti i fatti della giornata vennero a raggrupparsi intorno almio primo sospettoe lo fissarono così

saldamente nel mio animoche ogni cosa sembrava esserne la confermaanchela bontà di mio padre.

Marguerite aveva quasi preteso che io andassi a Parigiaveva finto la calmaquando le avevo proposto di restare

con lei. Ero forse caduto in un tranello? Marguerite mi tradiva? aveva forsefatto conto di tornare in tempo perché io

non mi accorgessi della sua assenzae il caso l'aveva trattenuta? perchénon aveva detto niente a Naninee perché non

mi aveva scritto? Che significavano quelle lacrimequell'assenzaquelmistero? Ecco che cosa mi domandavopieno di

sgomentoin mezzo a quella stanza vuotagli occhi fissi sulla pendola chesegnava la mezzanottee che sembrava con

ciò dirmi che era troppo tardi perché potessi sperare che la mia amantetornasse.

Eppuredopo le decisioni che avevamo presecon il sacrificio offerto eaccettatoera verosimile che mi tradisse?

No. Cercavo di respingere i miei primi sospetti.

Poverinaavrà trovato un acquirente per i suoi mobilie sarà andata aParigi per concludere. Non ha voluto

avvertirmi perché sa chebenché io accetti questa venditanecessaria allanostra felicità futuratuttavia è penosae avrà

temuto di ferire il mio amor proprio e la mia delicatezza parlandomene.Preferisce tornare soltanto a cose fatte.

Prudence l'aspettava evidentemente per questoe si è tradita davanti a me.Marguerite non avrà potuto concludere le sue

trattative oggie sarà rimasta a dormire da leio fors'anche sta perarrivareperché certo si preoccuperà della mia

inquietudine e non vorrà certo lasciarmici.

Ma alloraperché quei pianti? Senza dubbiopoverinamalgrado il suo amoreper menon avrà potuto fare a

meno di piangere nell'abbandonare il lusso nel quale ha finora vissuto e chela rendeva felice e invidiata.

Perdonai molto volentieri a Marguerite i suoi rimpianti. L'attendevo conimpazienza per dirlecoprendola di baci

che avevo indovinato il motivo della sua misteriosa assenza.

Tuttavia la notte diventava più profondae Marguerite non tornava.

L'ansia andava stringendo a poco a poco la sua morsa serrandomi la testa e ilcuore. Forse le era successo

qualcosa! Forse era malataferitamorta! Forse sarebbe arrivato unmessaggio con l'annuncio di qualche dolorosa

sciagura! Forse il giorno mi avrebbe trovato nella stessa incertezza e neglistessi timori! L'idea che Marguerite mi

ingannasse proprio nel momento in cui la stavo aspettandoin preda alterrore causatomi dalla sua assenzanon mi

veniva più in mente. Doveva essere una ragione indipendente dalla suavolontà a tenerla lontana da mee più ci

pensavopiù mi convincevo che questa ragione non poteva essere che unaqualche disgrazia. O vanità dell'uomo! ti

manifesti sotto tutte le forme.

Era suonata l'una. Mi riproposi di aspettare ancora un'orama se alle dueMarguerite non fosse ancora tornata

sarei partito per Parigi.

In attesacercai un libroperché non avevo il coraggio di mettermi apensare.

Manon Lescaut era aperto sulla tavola. Mi sembrò che qua e là le paginefossero bagnate di lacrime. Dopo averlo

sfogliatorichiusi quel libro i cui caratteri mi sembravano privi di sensoattraverso il velo dei dubbi.

Il tempo passava lentamente. Il cielo era coperto. Una pioggia autunnalebatteva sui vetri. Mi sembrava che il

letto vuoto assumesse di tanto in tanto l'aspetto di una tomba. Avevo paura.

Aprii la porta. Rimasi in ascoltoma non sentii che il mormorio del ventotra gli alberi. Non una carrozza. L'una e

mezzo suonò tristemente al campanile della chiesa.

Ero arrivato a temere che entrasse qualcuno. Mi sembrava che solo unadisgrazia potesse venirmi a trovare a

quell'ora e in quell'oscurità.71

Suonarono le due. Aspettai ancora un po'. Solo la pendola rompeva il silenziocol suo tic tac monotono e

cadenzato.

Alla fineuscii da quella stanzai cui piccoli oggetti avevano il tristeaspetto assunto da tutto ciò che circonda

l'inquieta solitudine del cuore.

Trovai nella stanza accanto Nanine addormentata sul ricamo. Al rumore dellaportasi svegliò e mi chiese se la

padrona fosse rientrata.

"Noma se rientrasseditele che non ho saputo resistere allapreoccupazione e sono andato a Parigi”

"A quest'ora?".

"Sì".

"Ma in che modo? non troverete nessuna carrozza".

"Andrò a piedi".

"Ma piove".

"E che m'importa?".

"La signora torneràe se non tornaci sarà sempre tempodomaniperandare a vedere che cosa l'abbia trattenuta.

Voi volete farvi assassinare sulla strada".

"Non c'è pericolocara Nanine; a domani".

La brava figliuola andò a prendermi il mantellome lo gettò sulle spalle esi offrì di andare a svegliare madame

Arnoud per chiederle se era possibile trovare una carrozza; ma io mi opposiconvinto che in quel tentativoforse

infruttuoso avrei perso più tempo di quanto ne avrei impiegato a percorreremetà della strada.

E poi avevo bisogno d'aria e di fatica fisicache placassero lasovreccitazione alla quale ero in preda.

Presi la chiave dell'appartamento di rue d'Antin edopo aver salutatoNanineche mi aveva accompagnato al

cancellomi incamminai.

Dapprima andai di corsama la terra era umida e mi stancai doppiamente. Dopomezz'ora di corsa fui costretto a

fermarmiero tutto bagnato. Ripresi fiato e proseguii il mio cammino. Lanotte era così fittache temevo sempre di

sbattere contro uno degli alberi della strada i qualipresentandosiimprovvisamente ai miei occhiavevano l'aspetto di

immensi fantasmi che mi corressero incontro.

Incontrai una o due vetture di carrettieri che presto mi lasciai indietro.

Un calesse si dirigeva al gran trotto verso Bougival. Nel momento in cui mipassò davantiebbi la speranza che

dentro ci fosse Marguerite.

Mi fermaigridando: "Marguerite! Marguerite!". Ma nessuno mirisposee il calesse continuò la sua corsa. Lo

guardai allontanarsie ripartii.

In due ore giunsi alla barriera dell'Etoile.

La vista di Parigi mi rincuoròe discesi correndo il lungo viale che avevotante volte percorso. Quella notte era

deserto. Sembrava la passeggiata di una città morta.

Il giorno cominciava a spuntare. Quando arrivai a rue d'Antinla grandecittà cominciava a scuotersi un po'

prima di svegliarsi del tutto.

Suonarono le cinque alla chiesa di Saint-Rochnel momento stesso in cuientravo nella casa di Marguerite.

Dissi il mio nome al portiereche con parecchie monete da venti franchiconvinsi del mio diritto di salire alle

cinque del mattino da mademoiselle Gautier. Passai dunque senza ostacoli.

Avrei potuto chiedergli se Marguerite era in casama avrebbe potutorispondermi di noe preferii dubitare due

minuti di piùperché dubitando speravo ancora.

Accostai l'orecchio alla portacercando di sorprendere un rumoreunmovimento.

Nulla. Il silenzio della campagna sembrava essersi prolungato fin lì.

Aprii la portaed entrai.

Tutte le tende erano accuratamente tirate. Aprii quella della sala da pranzoe mi diressi verso la camera da letto

della quale spinsi la porta.

Corsi al cordone delle tende e lo tirai violentemente. Le tende si aprirono;una debole luce entròe corsi verso il

letto.

Era vuoto! Aprii le portel'una dopo l'altraguardai in tutte le stanze.

Nessuno.

C'era da impazzire.

Passai nello spogliatoioaprii la finestrae chiamai più volte Prudence.

La finestra di madame Duvernoy restò chiusa. Scesi allora dal portiereegli chiesi se mademoiselle Gautier era

venuta a casa durante il giorno. "Sì"mi rispose"conmadame Duvernoy".

"Non vi ha detto niente per me?".

"Nulla".

"Sapete che cosa hanno fatto dopo?".

"Sono salite in carrozza".

"Che carrozza?".

"Un coupé privato".

Cosa poteva significare tutto ciò? Suonai alla porta accanto.

"Dove andatesignore?"mi chiese il portiere dopo avermi aperto.72

"Da madame Duvernoy".

"Non è tornata".

"Ne siete certo?".

"Sìsignore; anziecco una lettera che hanno portato per lei ierisera e che non ho ancora avuto il modo di

consegnarle".

E mi mostrò una lettera sulla quale gettai meccanicamente lo sguardo.

Riconobbi la scrittura di Marguerite.

Presi la lettera. Sull'indirizzo era scritto: "A madame Duvernoydaconsegnare a monsieur Duval".

"Questa lettera è per me"dissi al portieremostrandoglil'indirizzo.

"Siete voi monsieur Duval?"mi domandò.

"Sì".

"Ahvi riconoscovoi venite spesso da madame Duvernoy".

Quando fui per la stradaspezzai i sigilli della lettera. Se un fulmine mifosse caduto ai piediavrei provato meno

terrore di quanto ne provai leggendo quelle parole. "Quando leggeretequesta letteraArmandio sarò diventata l'amante

di un altro. Tutto è dunque finito tra noi. Tornate da vostro padreamicomioandate a rivedere vostra sorellagiovinetta

casta e ignara di tutte le bassezze del mondoaccanto alla qualedimenticherete ben presto quel che vi ha fatto soffrire

questa donna perduta che chiamano Marguerite Gautierche vi siete degnato diamare per un pocoe che vi è debitrice

dei soli momenti felici di una vita che lei adesso spera non debba durarepiù a lungo".

Dopo aver letto queste ultime parolecredetti di impazzire.

Per un istante ebbi veramente paura di stramazzare sul selciato. Una nube mipesava sugli occhie il sangue mi

batteva nelle tempie .

Finalmente mi ripresie mi guardai intornosbalordito nel vedere che lavita degli altri continuava senza fermarsi

davanti alla mia sventura.

Non ero abbastanza forte da sopportare da solo il colpo che Marguerite miaveva inferto. Mi ricordai allora che

mio padre era in cittàche in dieci minuti avrei potuto essere da lui echequalunque fosse stata la ragione del mio

doloreegli l'avrebbe condivisa.

Corsi come un pazzocome un ladrofino all'Hôtel de Paris : trovai lachiave sulla porta dell'appartamento di mio

padre. Entrai.

Egli stava leggendo e si mostrò così poco stupito nel vedermi entrarechesi sarebbe detto che mi aspettasse.

Mi precipitai tra le sue bracciasenza una parolagli porsi la lettera diMarguerite elasciandomi cadere accanto

al suo lettopiansi a calde lacrime.73

CAPITOLO 23.

Quando tutte le cose della vita ebbero ripreso il loro andamentonon riusciia credere che il giorno che nasceva

non sarebbe statoper mesimile a quelli che lo avevano preceduto. C'eranodei momenti in cui mi immaginavo che una

qualche circostanzache non ricordavomi avesse fatto passare la nottelontano da Margueritema chese fossi tornato

a Bougivall'avrei ritrovataansiosa come lo ero stato iopronta achiedermi che cosa mi avesse tenuto lontano da lei.

Quando la vita ha preso un'abitudine come quella dell'amoresembraimpossibile che questa abitudine si rompa

senza spezzare nello stesso tempo tutte le altre molle della vita.

Per convincermidunquedi non aver sognatoero obbligato a rileggere ditanto in tanto la lettera di Marguerite.

Il mio corpoprostrato da quella scossa moraleera incapace di muoversi.L'inquietudinela marcia notturnala

notizia di quella mattinami avevano distrutto. Mio padre approfittò diquell'indebolimento totale delle mie forze per

chiedermi una formale promessa che sarei partito con lui.

Promisi tutto quanto mi chiese. Ero incapace di sostenere una discussioneeavevo bisogno di un affetto vero che

mi aiutasse a vivere dopo ciò che era successo.

Ero troppo felice che mio padre volesse consolarmi di un simile dispiacere.

Di quel giorno ricordo solo cheverso le cinquemi fece salire con lui suuna diligenza. Senza dirmi niente

aveva fatto preparare i miei bagaglili aveva fatti sistemare assieme aisuoi dietro la vetturae mi portava via.

Non mi accorsi di quello che facevo che quando la città fu scomparsae lasolitudine della strada mi ricordò il

vuoto del mio cuore.

Allora le lacrime ricominciarono a sgorgare.

Mio padre aveva capito che le paroleanche se provenienti da luinon miavrebbero consolatoe mi lasciò

piangere senza dirmi nientelimitandosi a stringermi la mano di tanto intantocome a ricordarmi che vicino a me avevo

un amico.

La notteriuscii a dormire un po'. Sognai di Marguerite.

Mi svegliai di soprassaltonon comprendendo perché mai mi trovassi in unacarrozza .

Poi la realtà mi tornò alla mente e lasciai cadere la testa sul petto.

Non osavo rivolgere la parola a mio padretemendo sempre che mi dicesse:"Vediavevo ragione quando

rifiutavo di credere all'amore di quella donna".

Ma egli non approfittò della sua posizione di vantaggioe arrivammo a C...senza che mi avesse detto altro che

parole del tutto estranee all'avvenimento che aveva determinato la miapartenza.

Quando abbracciai mia sorellami ricordai le parole della lettera diMarguerite che la riguardavanoma capii

subito che per quanto buona fossemia sorella non avrebbe potuto farmidimenticare la mia amante.

La caccia era aperta; mio padre pensò che sarebbe stata per me unadistrazionee organizzò delle battute con i

vicini e gli amici. Vi prendevo parte senza avversionema anche senzaentusiasmocon quella sorta di apatia che era

tipica di tutte le mie azioni da quando ero partito.

Si cacciava in battuta. Mi facevano appostareposavo accanto a me il fucilescaricoe sognavo. Guardavo le

nuvole che passavanolasciavo che il pensiero vagasse nella pianura deserta;di tanto in tanto mi sentivo chiamare da

qualche cacciatore che mi indicava una leprea dieci passi da me.

Nessuno di questi particolari sfuggiva a mio padreche non si lasciavaingannare dalla mia calma apparente.

Capiva bene che il mio cuoresebbene abbattutoavrebbe avuto un giorno unareazione terribileforse anche pericolosa

ecercando di consolarmi senza parerefaceva il possibile per distrarmi.

Mia sorellanaturalmentenon era a conoscenza di nientee quindi nonsapeva spiegarsi perché iouna volta così

allegrofossi improvvisamente diventato così pensieroso e triste.

A voltesorpreso nel pieno della tristezza dallo sguardo ansioso di miopadregli prendevo la mano

stringendogliela come per chiedergli silenziosamente perdono del male che miomalgrado gli facevo.

Passò così un mesema ero ormai stremato.

Il ricordo di Marguerite mi perseguitava incessantemente. Avevo troppo amatoquella donnae l'amavo troppo

perché potesse diventarmi indifferente da un giorno all'altro. Bisognava chela amassio che la odiassi. Bisognava

soprattuttoqualunque fosse il sentimento che provavo per leiche larivedessie al più presto.

Questo desiderio mi entrò nell'animo e vi si stabilì con tutta la violenzadella volontàche finalmente tornava nel

mio corpo rimasto troppo a lungo inerte.

Non era nel futurotra un mesetra otto giorniche volevo Margueritelavolevo subitonon appena avevo presa

quella decisionee così dissi a mio padre che sarei partito per degliaffari che richiedevano la mia presenza a Parigima

che sarei tornato al più presto.

Egli indovinòcertoil motivo della mia partenzae insisté perchérestassi; ma comprendendo che se non avessi

soddisfatto il mio desiderionello stato di agitazione in cui mi trovavolacosa mi sarebbe stata fatalemi abbracciòe

mi pregòcon le lacrime agli occhidi tornare presto da lui.

Finché non fui giunto a Pariginon riuscii a chiudere occhio.

Una volta arrivatoche cosa avrei fatto? non lo sapevo; ma bisognava che perprima cosa mi occupassi di

Marguerite.

Andai a vestirmi a casa miae siccome era bel tempoe l'ora era adattaandai agli Champs-Elysées.

Dopo una mezz'oravidi da lontanodal rond-point a place de la Concordelacarrozza di Marguerite.74

Aveva ricomprato i cavalliperché la vettura era come prima; ma lei nonc'era.

Avevo appena notato la sua assenza quandoguardandomi intornovidiMarguerite che avanzava a piediin

compagnia di una donna a me sconosciuta. Passandomi accantoimpallidìe unsorriso nervoso le increspò le labbra.

Quanto a meun violento battito del cuore mi lacerò il pettoma riuscii adassumere un'espressione indifferentee

salutai freddamente la mia vecchia amanteche quasi subito raggiunse lacarrozzanella quale salì con l'amica.

Conoscevo Marguerite. Quell'incontro inaspettato doveva averla sconvolta.Senza dubbio aveva saputo della mia

partenzae certo si era tranquillizzata per gli eventuali strascichi dellanostra rottura; ma vedendo che ero tornatoe

trovandosi faccia a faccia con mepallido come eroaveva capito che il mioritorno doveva avere uno scopoe doveva

chiedersi che cosa sarebbe accaduto.

Se avessi trovato Marguerite in cattive acqueseper vendicarmi di leiavessi potuto soccorrerlale avrei forse

perdonato e non avrei certo pensato a farle del male; ma la ritrovavo felicealmeno in apparenza; un altro le aveva

restituito quel lusso che io non avevo potuto mantenerle; la nostra rotturadeterminata da leiveniva così ad assumere il

carattere della più bassa venalitàero umiliato nell'amor proprio enell'amoree bis ognava assolutamente che lei

scontasse quello che avevo sofferto.

Non potevo restare indifferente davanti alla vita che conduceva; diconseguenzaciò che doveva ferirla

maggiormente era la mia indifferenza; era dunque questo sentimento che avreidovuto fingerenon solo davanti a lei

ma anche davanti agli altri.

Cercai di assumere un aspetto allegroe andai da Prudence.

La cameriera andò ad annunciarmie mi fece aspettare per qualche istantenel salone.

Alla fine apparve madame Duvernoye mi introdusse nel salottino; mentre misedevosentii la porta del salone

che si aprivae un passo leggero che faceva scricchiolare il pavimentopoila porta d'ingresso fu chiusa con violenza.

"Vi disturbo?"chiesi a Prudence.

"Per niente. C'era Marguerite; quando ha sentito che eravate quièfuggita: è lei che è uscita".

"Dunqueha paura di meadesso?".

"Noma teme che vi dispiaccia vederla".

"E perché mai?"dissi facendo uno sforzo per respirareliberamentesoffocato com'ero dall'emozione"poverina

mi ha lasciato per riavere la sua carrozzai suoi mobilii suoi gioielli:ha fatto benee io non ho il diritto di volergliene

Oggi l'ho incontrata"aggiunsi con finta indifferenza.

"Dove?"chiese Prudenceche mi scrutava e sembrava chiedersi sel'uomo che aveva di fronte fosse proprio

quello che aveva conosciuto così innamorato.

"Agli Champs-Elyséesera con un'altra donnamolto carina. Sapete chiè?".

"Descrivetemela".

"Biondasottileboccoliocchi azzurrielegantissima".

"Ah! è Olympe. Una bellissima figliuolainfatti".

"Con chi vive?".

"Con nessunoe con tutti".

"E abita?".

"In rue Tronchet... Ahvolete dunque farle la corte?".

"Non si sa mai".

"E Marguerite?".

"Se vi dicessi che non penso più a leimentireima sono uno di quegliuomini per i quali il modo in cui vengono

lasciati ha molta importanza. OraMarguerite mi ha detto addio cosìleggermenteche mi considero uno sciocco ad

averla amata tanto: perché l'ho veramente amata moltissimo .

Potete indovinare con che tono cercassi di dire queste cose: avevo la frontemadida di sudore.

"Lei vi amava tantocredetemie vi ama ancora: prova ne sia che appenavi ha incontrato si è precipitata qui per

raccontarmelo. E' arrivata tutta tremantesull'orlo dello svenimento".

"E che cosa vi ha detto?".

"Mi ha detto: 'Certo verrà a trovarti'e mi ha pregato di implorareper lei il vostro perdono".

"Potete dirle che l'ho perdonata. E' una brava ragazzama è pur sempreuna donnae ciò che mi ha fatto dovevo

aspettarmelo. Le sono grato della sua decisioneperché oggi mi domando ache cosa ci avrebbe condotti la mia idea di

vivere per sempre con lei. Era pura follia".

"Sarà ben contenta di sapere che vi siete reso conto che dovevalasciarvi. Era ora che vi lasciassecaro mio.

L'usuraio al quale aveva proposto l'acquisto dei mobili era andato a trovarei suoi creditori per sapere a quanto

ammontasse il loro credito; questi erano rimasti impressionatie volevanofar vendere tutto tra due giorni".

"E adessosono stati pagati?".

"Quasi del tutto".

"E chi ha anticipato il denaro?".

"Il conte de N... Ahcaro mioci sono degli uomini fatti apposta perqueste cose. Per farla brevelui le ha dato

ventimila franchi: ma è arrivato dove voleva. Sa bene che Marguerite non loamama questo non gli impedisce di essere

gentile con lei. Avete vistole ha ricomprato i cavalliha riscattato isuoi gioiellie le dà tanto denaro quanto gliene

dava il duca; se vorrà vivere tranquillamentequest'uomo le sarà vicinoper un pezzo".

"E che cosa fa? abita sempre a Parigi?".75

"Non ha mai voluto tornare a Bougival dopo la vostra partenza. Sonoandata io a riprendere tutta la sua robae

anche la vostradi cui ho fatto un pacco che è a vostra disposizione. C'ètuttotranne un piccolo portafoglio con le

vostre cifre. Marguerite ha voluto prenderloe lo ha lei. Se ci teneteglielo chiederò".

"Lo tenga pure"balbettaisentendo le lacrime affluirmi dal cuoreagli occhi al ricordo di quel villaggio dove ero

stato così feliceal pensiero che Marguerite tenesse a conservare per mioricordo una cosa che mi apparteneva.

Se in quel momento fosse entrataogni mio proposito di vendetta sarebbecadutoe mi sarei gettato ai suoi piedi.

"Del resto"continuò Prudence"non l'ho mai vista comeadesso: non dorme quasi piùcorre a tutti i ballicena

fuorisi ubriaca perfino. Ultimamentedopo una cenaè rimasta a letto perotto giorni; e quando il medico le ha

permesso di alzarsiha ricominciato daccaporischiando di morire. Andrete atrovarla?".

"A che scopo? Sono venuto a trovare voiperché siete stata sempretanto gentile con mee perché vi conoscevo

prima di conoscere Marguerite. E' merito vostro se sono stato il suo amantecome è merito vostro se non lo sono più:

non è vero?".

"Oh! perbaccoho fatto tutto quanto era in me perché vi lasciasseecredo cheun giornonon mi nutrirete più

rancore per me".

"Ve ne sono doppiamente grato"soggiunsialzandomi "perchéquella donna cominciava a venirmi a noiacol

suo prendere sul serio tutto quello che le dicevo".

"Ve ne andate?".

"Sì".

Ne sapevo abbastanza.

"Quando vi si rivedrà?".

"Presto. Addio".

"Addio".

Prudence mi accompagnò alla portae io tornai a casacon le lacrime dellarabbia negli occhi e un bisogno di

vendetta.

CosìMarguerite era proprio come le altre; così quell'amore profondo cheaveva per me non aveva superato il

desiderio di riprendere la vita passatanon aveva vinto la smania di avereuna carrozza e di darsi alle orge.

Ecco che cosa dicevo a me stessotormentato dall'insonniamentrese avessiriflettuto con quella stessa

freddezza che andavo ostentandoavrei visto in quella nuova chiassosaesistenza di Marguerite la sua speranza di far

tacere un pensiero continuoun incessante ricordo.

Purtroppola passione mi accecavae non facevo che cercare un mezzo colquale torturare quella povera

creatura.

Oh! l'uomo è ben meschino e vile quando una delle sue intime passioni èferita.

Quella Olympecon la quale avevo visto Margueriteera se non la sua amicaalmeno colei che lei frequentava di

più da quando era tornata a Parigi. Seppi che stava per dare un balloepoiché pensavo che ci sarebbe andata anche

Margueritecercai di ottenere un invitoe ci riuscii.

Quandoin preda a una dolorosa emozionearrivai a quel balloc'era giàmolta animazione. Si ballavasi

gridavae in una quadrigliavidi Marguerite col conte de N... che sembravamolto orgoglioso di mostrarlae sembrava

dire a tutti "Questa donna è mia!". Mi appoggiai al caminettoproprio di fronte a Margueritee la guardai ballare .

Appena mi vide si turbò. La guardai e la salutai distrattamentecon uncenno della mano e degli occhi.

Se pensavo chedopo il ballonon sarebbe andata via con mema con quelricco idiotase mi immaginavo quello

che sarebbe certamente successo al loro ritorno a casa di leiil sangue misaliva al visoe sentivo il bisogno di turbare i

loro amori.

Dopo la contraddanzaandai a salutare la padrona di casache esponeva allosguardo degli invitati le sue

magnifiche spalle e la metà di un seno splendente.

Era bellaforse più bella di Marguerite. Lo capii ancora meglio da certisguardi che quest'ultima lanciava a

Olympe mentre io le parlavo.

L'uomo che sarebbe stato l'amante di quella donna poteva essere orgogliosoquanto monsieur de N...e lei era

tanto bella da ispirare una passione pari a quella che Marguerite mi avevaispirata.

In quel momento non aveva un amante. Non sarebbe stato difficile diventarlo.Sarebbe bastato mostrarle tanto

oro da costringerla ad accorgersi di me. Presi una decisione. Quella donnasarebbe stata la mia amante.

Cominciai la parte di corteggiatore ballando con Olympe.

Mezz'ora dopoMargueritepallida come una mortaindossava il mantello elasciava la festa.76

CAPITOLO 24.

Era già moltoma non abbastanza. Avevo capito quale ascendente avessi suquella donnae ne abusavo

vilmente.

Quando penso che ormai non c'è piùmi chiedo se Dio mi perdonerà mai ilmale che ho fatto.

Dopo il pranzoallegro e rumorososi giocò.

Mi sedetti accanto a Olympe e puntai ii denaro con tanta noncuranzache leinon poté fare a meno di prestare

attenzione. In un attimovinsi centocinquanta o duecento luigiche sistemaidavanti a mee sui quali lei fissò uno

sguardo ardente.

Ero il solo a non essere completamente assorto nel gioco e a occuparmi dilei. Per tutta la notte vinsie le diedi

anche del denaro per giocarepoiché aveva perso tutta la sua postache eraprobabilmente tutto quanto possedeva.

Alle cinque la sala si vuotò.

Avevo vinto trecento luigi.

Tutti i giocatori erano già scesie io solo ero rimasto indietrosenza chenessuno se ne accorgesseperché non

ero amico di nessuno dei presenti.

Olympe stessa faceva luce sulle scalee io stavo per scenderecome glialtriquandotornando verso di leile

dissi: "Devo parlarvi".

"Domani"rispose.

"Nosubito".

"Che cosa avete da dirmi?".

"Lo vedrete".

E rientrai.

"Avete perduto"le dissi.

"Sì".

"Tutto quanto avevate in casa?".

Esitò.

"Siate sincera".

"Ebbeneè vero".

"Io ho vinto trecento luigieccolipurché mi consentiate dirimanere".

"Noperché amate Margueritee volete vendicarvi di lei diventando ilmio amante. Non si inganna una donna

come memio caro; purtroppo sono ancora troppo giovane e troppo bella daaccettare la parte che mi proponete".

"Dunquerifiutate?".

"Sì".

"Preferite amarmi senza interesse? Allora sarei io a non volerlo.

Riflettetecara Olympe; se vi avessi mandato un altro a offrirvi i trecentoluigi da parte mia alle condizioni che vi

ho dettoavreste accettato. Ma ho preferito trattare la cosa direttamente.Accettate senza cercare di sapere le cause che

mi hanno spinto ad agire così; dite a voi stessa che siete bellae che nonc'è niente di strano nel fatto che io sia

innamorato di voi".

Marguerite era una mantenutacome Olympee tuttavia non avrei mai osatodirlela prima volta che l'avevo

vistaquello che avevo detto a questa donna. Era perché amavo Margueriteavevo indovinato in lei istinti che all'altra

mancavanoe nel momento stesso in cui proponevo quel mercatoquella con cuistavo per concluderlononostante la

sua bellezzami disgustava.

Alla finenaturalmenteaccettòe divenni il suo amante; uscii di casa sual'indomani a mezzogiornoma lasciai il

suo letto senza ricordare affatto le carezze e le parole d'amore che si eracreduta in dovere di prodigarmi in cambio dei

seimila franchi che le lasciavo.

E tuttaviaalcuni si erano rovinati per quella donna.

Da quel giornola mia persecuzione nei confronti di Marguerite non ebbesosta. Olympe e lei smisero di vedersi

capite bene perché.

Regalai alla mia nuova amante una carrozzadei gioielligiocaifeci infinetutte le pazzie che avrebbe fatto

chiunque fosse stato innamorato di una donna come Olympe. L'eco della mianuova relazione si diffuse ovunque.

La stessa Prudence ci caddee finì col credere che io avessi completamentedimenticato Marguerite.

Quest'ultimasia che avesse indovinato il motivo che mi faceva agiresiache si ingannasse come gli altrireagiva con

grande dignità alle ferite che ogni giorno le procuravo.

Peròmi pareva che soffrisseperchédovunque la incontrassila vedevosempre più pallidasempre più triste. Il

mio amore per leiesaltato al punto da rassomigliare all'odiogioiva allavista di quel dolore quotidiano. Più voltein

circostanze nelle quali la mia crudeltà fu infameMarguerite alzò su di medegli sguardi così supplichevoli da farmi

arrossire della parte che avevo assuntoe fui sul punto di chiederle scusa.

Ma questi pentimenti non duravano che un istantee Olympeche aveva finitocol far tacere ogni sorta di amor

proprioe che aveva capito che facendo del male a Marguerite avrebbeottenuto da me tutto ciò che volevami eccitava

continuamente contro l'altrae non trascurava occasione d'insultarlacon lapersistente vigliaccheria della donna che ha

un uomo dietro le spalle.77

Marguerite aveva finito col non andare più né a feste né a spettacolineltimore di incontrare Olympe e me.

Allora le lettere anonime presero il posto degli oltraggi direttie non cifu cosa vergognosa che io non incitassi a dire e

che non dicessi io stesso sul conto di Marguerite.

Ero certamente pazzo per arrivare a quel punto. Ero come un uomo cheubriacatosi con del vino cattivocade in

preda a una di quelle esaltazioni nervose nelle quali la mano è capace di undelitto senza che la mente vi partecipi. In

mezzo a tutto questosoffrivo il martirio. La calma priva di rancoreladignità priva di disprezzocon le quali

Marguerite rispondeva a tutti i miei attacchie che ai miei occhi larendevano superiore a memi irritavano ancora di

più contro di lei.

Una seraOlympe era andata non so dovee aveva incontrato Margueritechequesta volta non aveva fatto grazia

a quella sciocca che la insultavaal punto che quest'ultima aveva dovutodarsi per vinta. Olympe era tornata a casa

furiosae Marguerite era stata portata via svenuta.

RientrandoOlympe mi aveva raccontato quello che era successoe mi avevadetto che Margueritevedendola

solaaveva voluto vendicarsi della donna che era la mia amantee chebisognava che le scrivessi di rispettareche io

fossi o no presentela donna che amavo.

Non c'è bisogno che vi dica che acconsentiie che tutto quanto poteitrovare di amarodi vergognoso e di

crudelelo misi in quella letterache inviai il giorno dopo all'indirizzodi Marguerite.

Questa volta il colpo era troppo forte perché la poverina potessesopportarlo senza reagire.

Immaginavo che avrei avuto una risposta; e così decisi di non muovermi dicasa per tutto il giorno.

Verso le due suonaronoe vidi entrare Prudence.

Cercai di assumere un'espressione indifferentee le chiesi a che cosa dovevola sua visita; ma quel giorno

madame Duvernoy non era in vena di scherzaree con tono sinceramentecommosso mi disse che da quando ero

tornatocioè da circa tre settimanenon mi ero lasciato sfuggireun'occasione per maltrattare Margueriteche se ne era

ammalata: la scena del giorno prima e la mia lettera di quella mattinal'avevano costretta a mettersi a letto.

Insommasenza farmi rimproveriMarguerite mandava a chiedere pietàfacendomi dire che non aveva più la

forza morale né la forza fisica di sopportare quello che le facevo.

"Che mademoiselle Gautier"dissi a Prudence"mi allontani dacasa suaè suo dirittoma che insulti la donna

che amocol pretesto che quella donna è la mia amanteè una cosa che nonpermetterò mai".

"Amico mio"disse Prudence"Voi subite l'influenza di unaragazza senza cuore e senza cervello; ne siete

innamoratoè veroma non è una ragione per torturare una donna che non sipuò difendere".

"Mademoiselle Gautier mi mandi il suo conte de N...e saremopari".

"Sapete bene che non lo farà. Dunquecaro Armandlasciatela in pacese la vedesteavreste vergogna del modo

in cui vi comportate verso di lei. E' pallidatossiscenon ha più moltastrada davanti".

E Prudence mi tese la manoaggiungendo: "Venite a trovarlala vostravisita la farà molto felice".

"Non ho voglia di incontrare monsieur de N...".

"Monsieur de N... non c'è mai. Lei non lo può soffrire".

"Se Marguerite tiene a vedermisa dove abito; vengama io non metteròpiede in rue d'Antin".

"E la riceverete bene?".

"Perfettamente".

"Allora verràne sono certa".

"Venga!".

"Uscirete oggi?".

"Resterò in casa tutta la sera".

"Glielo dirò".

Prudence se ne andò.

Non scrissi neppure ad Olympe per dirle che non sarei andato da lei.

Non facevo complimenti con quella ragazza. Era già molto se passavo con leiuna notte ogni settimana. Lei se ne

consolavacredocon un attore di non so quale teatro dei boulevards.

Uscii per cenaree rientrai quasi subito. Feci accendere il fuoco in ognistanza e dissi a Joseph di uscire.

Non sono in grado di raccontavi le tante impressioni che si agitavano in mein quell'ora di attesa: ma quando

erano quasi le novesentii suonarequelle impressioni cedettero il posto aun'emozione tanto forte cheandando ad

aprirefui costretto ad appoggiarmi al muro per non cadere.

Fortunatamentel'anticamera era in penombrae l'espressione alterata delmio viso era meno visibile.

Marguerite entrò.

Era vestita di neroe velata. Riconobbi appena il suo viso sotto il velo.

Entrò nel salone e si scoprì il viso.

Era pallida come il marmo .

"EccomiArmand"disse; "volevate vedermisono venuta".

Eprendendosi la testa fra le maniscoppiò in pianto.

Mi avvicinai a lei.

"Che avete?"le chiesicon voce alterata.

Mi strinse la mano senza rispondermiperché la sua voce era velata dallelacrime. Ma dopo qualche istante

calmatasi un pocomi disse: "Mi avete fatto molto maleArmande ionon vi ho fatto niente"78

"Niente?"replicai con un amaro sorriso.

"Niente che le circostanze non mi abbiano costretto a farvi".

Non so se nella vostra vita abbiate mai provato o proverete mai quello che ioprovai vedendo Marguerite.

L'ultima volta che era venuta a casa miasi era seduta nello stesso posto incui era seduta ora; soltantoda

quell'epocaera stata l'amante di un altro; altri baci avevano sfiorato lesue labbraverso le quali le mie si protendevano

mio malgradoe tuttavia sentivo di amare quella donna altrettanto e forsepiù di quanto non l'avessi mai amata.

Tuttaviaera difficile per me portare la conversazione sull'argomento che laconduceva in casa mia. Certo

Marguerite lo capìperché riprese: "Vengo a disturbarviArmandperché ho due cose da chiedervi; perdono di quello

che ho detto ieri a mademoiselle Olympee grazie per quello che siete forsepronto a farmi patire ancora.

Volontariamente o noda quando siete tornato mi avete fatto tanto malecheora sarei incapace di sopportare la quarta

parte delle emozioni che ho sopportato fino a questa mattina. Avrete pietàdi mevero? e capirete che per un uomo di

cuore ci sono cose più nobili da fare che vendicarsi di una donna ammalata etriste come me. Eccoprendete la mia

mano. Ho la febbrema ho lasciato il letto per venire a chiedervinon lavostra amiciziama la vostra indifferenza".

Le presi la mano. Bruciavae la povera donna era tutta brividi sotto ilmantello di velluto.

Spinsi davanti al fuoco la poltrona nella quale sedeva. "Credete dunqueche io non abbia sofferto"ripresi"la

notte nella qualedopo avervi attesa in campagnavenni a cercarvi a Parigie non trovai che quella lettera per la quale

ho rischiato di impazzire? Come avete potuto ingannarmiMargueritequandovi amavo tanto?".

"Non parliamo di questoArmandnon sono venuta per parlarne. Ho volutovedervi non più nemicoecco tuttoe

ho voluto stringervi la mano ancora una volta. Avete un'amante giovane ebellache vi amaa quanto si dice: siate felice

con lei e dimenticatemi".

"E voianche voi siete felicevero?".

"Ho forse il viso di una donna feliceArmand? Non prendetevi gioco delmio dolorevoi che sapete meglio di

chiunque altro da che cosa deriva e quanto è grande".

"Non dipendeva che da voi non conoscere mai l'infelicitàse veramentela conoscete come dite".

"Noamico miole circostanze sono state più forti della mia volontà.

Ho obbeditonon ai miei istinti di mantenutacome sembrate crederema auna imperiosa necessitàe a delle

ragioni che un giorno conosceretee che vi spingeranno a perdonarmi".

"Perché non me le dite adesso?".

"Perché non determinerebbero un riavvicinamentoimpossibile tra noievi allontanerebbero forse da persone

dalle quali non dovete allontanarvi".

"Chi sono?".

"Non posso dirvelo".

"Alloramentite".

Marguerite si alzò e si diresse verso la porta.

Non potevo assistere a quella manifestazione di dolore muta ed espressivasenza esserne commosso

paragonando tra me e me quella donna pallida e piangente alla ragazzabizzarra che si era burlata di me all'Opéra -Comique.

"Voi non ve ne andrete"dissi mettendomi davanti alla porta.

"E perché?".

"Perché nonostante quello che mi hai fattoti amo sempree voglio chetu resti con me".

"Per scacciarmi domaninon è vero? Noè impossibile! I nostridestini sono separatinon cerchiamo di riunirli;

mi disprezzeresteforsementre adesso non potete che odiarmi".

"NoMarguerite"gridaisentendo tutto il mio amore e tutto ilmio desiderio risvegliarsi al contatto di quella

donna. "Nodimenticherò tuttoe saremo felicicome ci eravamopromesso".

Marguerite scosse dubbiosamente la testae disse: "Non sono la tuaschiavail tuo cane? fa' di me ciò che vuoi

prendimisono tua".

E togliendosi il mantello e il cappelloli gettò sul divano e si sganciòbruscamente il corsettoperchéper una di

quelle reazioni così frequenti nella sua malattiail sangue le saliva allatesta e sembrava soffocarla.

Ebbe un colpo di tosse secca e rauca.

"Fa' dire al cocchiere"riprese"di ricondurre indietro lacarrozza".

Scesi io stesso per mandar via quell'uomo .

Quando rientraiMarguerite era distesa davanti al fuocoe batteva i dentiper il freddo.

La presi tra le bracciala spogliai senza che lei facesse un solo movimentoe la portaitutta gelatanel letto.

Mi sedetti allora accanto a lei e cercai di riscaldarla con le mie carezze.Non diceva una parolama mi sorrideva.

Oh! fu una ben strana notte. Tutta la vita di Marguerite sembrava fluire neibaci di cui mi coprivae io l'amavo

tantoche negli slanci del mio febbricitante amore mi chiedevo se nonl'avrei uccisapurché non appartenesse mai più a

un altro uomo .

Un mese d'amore come quelloci avrebbe distruttinel corpo e nell'anima.

Il giorno ci trovò svegli.

Marguerite era livida. Non diceva una parola. Grosse lacrime scendevano ditanto in tanto dai suoi occhie si

fermavano sulle guancelucenti come diamanti. Le sue braccia esauste sitendevano di tanto in tanto per abbracciarmie

ricadevano sul lettosenza forza..79

Per un momento credetti che avrei potuto dimenticare quanto era accaduto dopola mia partenza da Bougivale

dissi a Marguerite: "Vuoi che partiamoche lasciamo Parigi?".

"Nono"mi rispose quasi con terrore"saremmo troppoinfelici; non posso più fare la tua felicità mafino a che

avrò vitasarò la schiava dei tuoi capricci. A qualunque ora del giorno odella notte tu mi desiderivienisarò tuama

non legare mai più il tuo avvenire al miosaresti troppo infelice e mirenderesti troppo infelice. Sarò bella ancora per

qualche tempoapprofittanema non chiedermi altro".

Quando se ne fu andataebbi paura della solitudine nella quale mi avevalasciato. Due ore dopoero ancora

seduto sul letto nel quale lei era statae guardavo il cuscino checonservava l'impronta della sua testachiedendomi che

cosa avrebbero fatto di me il mio amore e la mia gelosia.

Alle cinquesenza sapere quel che facevoandai in rue d'Antin.

Fu Nanine ad aprirmi.

"Madame non può ricevervi"mi disseimbarazzata.

"Perché?".

"Perché il signor conte de N... è con leie ho l'ordine di non fareentrare nessuno".

"E' giusto"balbettai "l'avevo dimenticato. Rientrai a casacome ubriacoe sapete quel che feci in un attimo di

delirante gelosia che bastò a farmi commettere un'azione vergognosasapetequel che feci? Mi dissi che quella donna si

burlava di meme la immaginai nel suo inaccessibile colloquio con il contein atto di ripetere le stesse parole che quella

notte aveva dette a meeprendendo un biglietto da cinquecento franchiglielo mandai con queste parole: "Ve ne siete

andata così prestostamattinache ho dimenticato di pagarvi. Eccovi ilprezzo di questa notte".

Poiquando la lettera fu partitausciicome per sottrarmi all'immediatorimorso di quell'infamia .

Andai da Olympeche stava provandosi dei vestiti; quando restammo solimicantò delle canzoni oscene per

distrarmi.

Era proprio il tipo della cortigiana senza vergognasenza cuore e senzacervelloalmeno per meperché forse

qualcuno aveva fatto su di lei lo stesso sogno che io avevo fatto suMarguerite.

Mi chiese del denaroglielo diedi elibero finalmente di andarmenerientrai a casa.

Marguerite non mi aveva risposto.

E' inutile che vi dica in quale agitazione passai il giorno.

Alle sei e mezzoun fattorino mi portò una busta che conteneva la mialettera e il biglietto da cinquecento

franchisenza una parola .

"Chi ve l'ha data?"chiesi a quell'uomo .

"Una signora che partiva con la sua cameriera con la diligenza diBoulognee che mi ha raccomandato di non

consegnarla che dopo che la carrozza fosse uscita dal cortile".

Mi precipitai a casa di Marguerite.

"Madame è partita per l'Inghilterra alle sei"mi disse ilportiere .

Nulla mi tratteneva più a Pariginé l'odioné l'amore. Tutte quellescosse mi avevano prostrato. Un mio amico

stava per fare un viaggio in Oriente; mi recai da mio padre per dirgli chedesideravo accompagnarlo; egli mi diede delle

lettere di credito e delle raccomandazionie otto o dieci giorni dopo miimbarcavo a Marsiglia .

Ad Alessandriada un addetto dell'ambasciatache avevo visto qualche voltain casa di Margueriteseppi della

malattia della poverina.

Le scrissi allora la lettera alla quale essa rispose con le parole checonoscetee che ricevetti a Tolone.

Partii immediatamente; il resto lo sapete.

Oranon mi resta che leggervi i fogli che Julie Duprat mi ha consegnati eche sono il complemento

indispensabile di quanto vi ho raccontato.80

CAPITOLO 25.

Armandstanco di quel lungo racconto spesso interrotto dalle lacrimesicoprì la fronte con le mani e chiuse gli

occhisia per pensaresia per tentare di dormiredopo avermi dato lepagine scritte dalla mano di Marguerite.

Qualche istante dopoun respiro un po' più veloce mi fece capire che Armanddormivama di quel sonno leggero

che il minimo rumore può interrompere.

Ecco ciò che lessi; lo trascrivo senza aggiungere né togliere niente:

"Oggi è il 15 dicembre. Sono ammalata da tre o quattro giorni.

Stamattina sono rimasta a letto; il tempo è buiosono triste; nessuno èvicino a mee io penso a teArmand. E tu

dove sei tu mentre ti sto scrivendo queste cose? Lontano da Parigimoltolontanomi hanno dettoe forse hai già

dimenticato Marguerite. Ebbenesii feliceperché devo a te i soli momentifelici della mia vita.

Non avevo potuto resistere al desiderio di spiegarti la mia condottae tiavevo scritto una lettera; ma una lettera

del generescritta da una donna come mesarebbe potuta sembrare unamenzogna a meno che la morte non l'avesse

santificata con la sua autorità e cheinvece di una letteraessa fossestata una confessione.

Oggi sono ammalatapotrei morire di questa malattiaperché ho sempre avutoil presentimento di morire

giovane. Mia madre è morta di una malattia di pettoe il modo nel quale hofinora vissuto non ha potuto che far

peggiorare in me questa malattiala sola eredità che essa mi abbialasciato; ma non voglio morire senza che tu sappia

bene che cosa pensare di me secomunquequando torneraiti preoccuperaiancora della povera ragazza che amavi

prima di partire.

Ecco che cosa conteneva quella letterache sarei felice di riscrivereperdare a me stessa ancora una prova di

quanto inevitabile sia stata la mia condotta.

Ti ricorderaiArmandcome l'arrivo di tuo padre ci sorprese a Bougival; tiricorderai dell'involontario terrore che

quell'arrivo mi causòdella scena che ebbe luogo fra voi e che tu miraccontasti la sera.

L'indomanimentre eri a Parigi e aspettavi tuo padre che non tornavaunuomo venne da mee mi consegnò una

lettera da parte di monsieur Duval.

Questa letterache allego alla miami pregavanei termini più seridiallontanarti l'indomani con un pretesto

qualunque e di ricevere tuo padre; doveva parlarmie mi raccomandavasoprattutto di non dirti niente della sua

intenzione.

Tu sai con quale insistenza ti consigliaial tuo ritornodi andare di nuovoa Parigi il giorno seguente.

Eri partito da un'oraquando si presentò tuo padre. Ti faccio graziadell'impressione che mi fece il suo volto

sereno. Tuo padre era imbevuto delle vecchie teorie secondo le quali ognicortigiana è un essere senza cuoresenza

ragioneuna specie di macchina succhiatrice di denarosempre prontacomeun torchioa stritolare la mano che le

porge qualcosae a distruggere senza pietàsenza discernimentochi la favivere e agire.

Tuo padre mi aveva scritto una lettera molto cortese perché accettassi diriceverlo; ma non si presentò

esattamente come aveva scritto. Ci furono nelle sue prime parole tantasuperbiainsolenza e minacceche fui costretta a

fargli capire che era in casa mia e che non avevo da rendergli conto dellamia vita se non a causa del sincero affetto che

sentivo per suo figlio.

Monsieur Duval si calmò un po'ma cominciò a dire che non potevasopportare più a lungo che suo figlio si

rovinasse per me; che ero bellasìma per bella che fossinon dovevoservirmi della mia bellezza come di un'arma per

distruggere il futuro di un giovane con spese come quelle che andavo facendo.

A questonon c'era che una cosa da risponderenon è vero? e cioè con leprove cheda quando ero la tua amante

nessun sacrificio mi era penoso per restarti fedele senza chiederti piùdenaro di quel che tu potessi darmi. Gli mostrai le

polizze del Monte di Pietàle ricevute delle persone alle quali avevovenduto gli oggetti che non ero riuscita a

impegnare; comunicai inoltre a tuo padre la mia decisione di disfarmi del miomobilio per pagare i debitie per vivere

con te senza essere un peso troppo grave.

Gli parlai della nostra felicitàdella rivelazioneche mi avevi datodiuna vita più tranquilla e gioiosae finì con

l'arrendersi all'evidenza e col tendermi la manochiedendomi perdono delmodo in cui poco prima si era comportato.

Poi mi disse: 'Allorasignoranon più con rimproveri e minaccema conpreghierecercherò di ottenere da voi un

sacrificio maggiore di tutti quelli che avete finora fatti per mio figlio'.

Tremai a quest'inizio.

Tuo padre mi si avvicinòmi prese le mani e continuò con tono affettuoso:'Figliola mianon prendetevela per

quello che sto per dirvi; rendetevi conto soltanto che la vita ha a voltedelle sue necessità crudeli per i sentimentima

alle quali bisogna sottomettersi. Voi siete buonae la vostra anima haslanci generosi sconosciuti a molte donne che

forse vi disprezzano e non valgono quanto voi. Ma pensate che oltre l'amantec'è una famiglia; che oltre l'amore esiste il

dovere; che all'età delle passioni segue quella in cui un uomoper essererispettatoha bisogno di avere una solida

posizione. Mio figlio non è riccoe tuttavia si prepara a cedervil'eredità di sua madre. Se accettasse da voi il sacrificio

che state per faresarebbe costretto dal suo amore e dalla sua dignità afarvi in cambio questa donazioneche vi

metterebbe per sempre al riparo da ogni avversità.

Ma questo sacrificioegli non può accettarloperché il mo ndoche non viconosceattribuirebbe a quel consenso

una causa disonestache non deve intaccare il nome che portiamo. Non ci sichiederebbe se Armand vi amase voi lo

amatese questo amore sia per lui felicità e per voi la riabilitazione; nonsi vedrebbe che una cosacioè che Armand

Duval ha permesso che una mantenuta - perdonatemifiglia miaper tuttoquello che sono costretto a dirvi - vendesse81

per lui tutto quello che possedeva. Poisiatene certaarriverebbe il giornodei rimproveri e dei rimpiantiper voi come

per tuttie dovreste entrambi portare una catena che non potreste spezzare.Allorache fareste? La vostra giovinezza

sarebbe finital'avvenire di mio figlio distrutto; ed iosuo padrenonavrei più che da uno solo dei miei figli la

ricompensa che aspetto da tutti e due.

Voi siete giovanesiete bellala vita vi consolerà; avete un nobile cuoree il ricordo di una buona azione

riscatterà molte delle vostre azioni passate. Da sei mesi che vi conosceArmand mi ha dimenticato.

Avrei potuto morireed egli non lo avrebbe saputo! Qualunque sia la vostradecisione di vivere diversamente da

come avete finora vissutoArmandche vi amanon accetterà mai di imporvila reclusione alla quale sareste destinata

dalla modesta posizione di luie che non è adatta alla vostra bellezza. Chisa come farebbe allora! Ha giocatolo so; e

senza che voi lo sapesteso anche questo; ma in un momento di ebbrezzaavrebbe potuto perdere una parte di quel che

io vado mettendo da parteda tanti anniper la dote di mia figliaper luie per una tranquilla vecchiaia. Ciò che sarebbe

potuto accaderepuò accadere ancora.

Siete sicurainoltreche non sareste di nuovo attratta dalla vita cheabbandonereste per seguirlo? Siete sicuravoi

che lo avete amatodi non innamorarvi di un altro? Non soffrireteinsommadegli ostacoli che la vostra relazione porrà

nella vita del vostro amantee dei quali non potrete consolarlo seconl'etàle ambizioni succederanno ai sogni

d'amore? Riflettetesignora: voi amate Armanddimostrateglielo col solomezzo che vi resta ancora: sacrificando al suo

avvenire il vostro amore. Non è successo finora niente di malema potrebbeaccadereforse peggiore di quanto io possa

prevedere. Armand potrebbe ingelosirsi di un uomo che vi ha amata; potrebbeprovocarlopotrebbe battersiessere

uccisoinsommae pensate a quello che soffrireste davanti a questo padreche vi chiederebbe conto della vita di suo

figlio.

Insommafigliuolasappiate tuttoperché non vi ho ancora detto tuttosappiate dunque che cosa mi ha condotto a

Parigi. Ho una figliave l'ho dettogiovanebellapura come un angelo. E'innamoratae ha fatto di quest'amore il

sogno della sua vita. Avevo scritto tutto ciò ad Armand matutto preso davoinon mi ha ris posto. Ebbenemia figlia sta

per sposarsi. Sposa l'uomo che amaentra in una famiglia onorata chepretende che tutto sia onorevole nella mia. La

famiglia dell'uomo che sarà mio genero ha saputo che vita conduce Armand aParigie mi ha dichiarato che ritirerà la

sua parola se Armand continuerà con questa vita. L'avvenire di una fanciullache non vi ha fatto nientee che ha il

diritto di contare sul futuroè nelle vostre mani.

Avete il dirittoavete la forza di spezzarlo? In nome del vostro amore e delvostro pentimentoMarguerite

concedetemi la felicità di mia figlia'.

Io piangevo in silenzioamico miodavanti a quelle considerazioni cheanch'io avevo fatto tanto spessoe che

sulle labbra di tuo padrevenivano ad acquistare una più seria realtà. Midicevo tutto ciò che tuo padre non osava dirmi

e che venti volte era stato sul punto di dire: che dopo tutto non ero che unamantenutae che qualunque ragione

attribuissi alla nostra relazioneavrebbe avuto sempre l'aspetto delcalcolo; che la mia vita passata non mi dava alcun

diritto di sognare un simile avveniree che accettavo delle responsabilitàalle quali le mie abitudini e la mia reputazione

non davano alcuna garanzia.

InsommaArmandti amavo. Il tono paterno di monsieur Duvali sentimentipuri che risvegliava in mela stima

che stavo per ottenere da quel vecchio lealela tua che ero sicura che avreiavuta più tarditutto ciò risvegliava nel mio

cuore dei nobili pensieri che mi innalzavano ai miei stessi occhie facevanoparlare sante ambizionifino ad allora

sconosciute. Quando pensavo che un giorno quel vecchioche mi implorava perl'avvenire di suo figlioavrebbe detto a

sua figlia di ricordare il mio nome nelle sue preghiere come il nome di unaamica misteriosami trasfiguravoed ero

fiera di me stessa.

L'esaltazione di quel momento esagerava forse la verità di quelleimpressioni; ma ecco che cosa provaiamico

mioe quei nuovi sentimenti facevano tacere i consigli che mi dava ilricordo dei giorni trascorsi con te.

'Va benesignore'dissi a tuo padreasciugandomi le lacrime.

'Credete che io ami vostro figlio?'.

'Sì'rispose monsieur Duval.

'Di un amore disinteressato?'.

'Sì'.

'Credete che io abbia fatto di quell'amore la speranzail sognolaredenzione della mia vita?'.

'Lo credo fermamente'.

'Ebbenesignoreabbracciatemi una volta come abbraccereste vostra figlia; evi giuro che il vostro bacioil solo

veramente casto che io avrò mai ricevutomi renderà forte contro il mioamoree che entro otto giorni vostro figlio

tornerà da voiforse infelice per qualche tempoma guarito per sempre'.

'Voi siete un'anima generosa'replicò tuo padre baciandomi sulla fronte'efate un tentativo di cui Dio terrà conto

ma temo fortemente che non riusciate a ottenere niente da mio figlio'.

'Oh! state tranquillosignoremi odierà'.

Ci voleva tra noi una barriera insormontabile per entrambi Scrissi a Prudenceche avrei accettato le offerte del

conte de N...e che andasse a dirgli che avrei cenato con lei e con lui.Sigillai la letterae senza dirgli che cosa

contenessepregai tuo padre di farla recapitare al suo indirizzo arrivando aParigi.

Eglituttaviami chiese che cosa contenesse.

'La felicità di vostro figlio'risposi.82

Tuo padre mi abbracciò ancora una volta. Sentii sulla mia fronte due lacrimedi riconoscenza che sembrarono

lavare le mie colpe di un tempoe nel momento in cui acconsentivo a darmi aun altro uomomi illuminavo d'orgoglio

pensando a quello che acquistavo con questa nuova colpa.

Era naturaleArmandtu mi avevi detto che tuo padre era l'uomo più onestoche si potesse trovare.

Monsieur Duval salì in carrozza e partì.

Ero donnatuttaviae quando ti rividinon potei impedirmi di piangere; manon cedetti.

Ho fatto bene? ecco che cosa mi chiedooggi che giaccio ammalata in un lettoche forse lascerò cadavere.

Tu sei stato testimone di quel che provavo man mano che l'ora della nostrainevitabile separazione si avvicinava;

tuo padre non era più lì per sostenermie ci fu un momento nel quale fuisul punto di confessarti tuttotanto ero

spaventata dall'idea che mi avresti odiata e disprezzata.

Una cosa alla quale forse non crederaiArmandè che pregai Iddio di darmila forzae a prova che accettava il

mio sacrificioEgli mi diede quella forza che imploravo.

Durante la cena ebbi ancora bisogno di aiutoperché non volevo sapere ciòche stavo per faretanto temevo che il

coraggio mi mancasse! Chi avrebbe detto a meMarguerite Gautierche avreisofferto tanto al solo pensiero che avrei

avuto un altro amante? Bevvi per dimenticaree quando l'indomani misvegliaiero nel letto del conte.

Ecco tutta la veritàamico miogiudicami e perdonamicome io ti hoperdonato per tutto il male che mi hai fatto

a partire da quel giorno".83

CAPITOLO 26.

"Ciò che seguì a quella notte fatalelo sai quanto mema quello chenon saiquello che non puoi immaginareè

ciò che ho sofferto dopo la nostra separazione.

Avevo saputo che tuo padre ti aveva portato viama sapevo bene che nonavresti potuto vivere a lungo lontano

da mee il giorno in cui ti incontrai agli Champs-Elysées ne fui commossama non stupita.

Allora cominciò quella serie di giorni ciascuno dei quali mi portava un tuonuovo oltraggiooltraggio che

ricevevo quasi con gioiaperché oltre a essere la prova che mi amaviancorami sembrava chepiù mi avessi

perseguitatapiù mi sarei innalzata ai tuoi occhi il giorno in cui avrestisaputo la verità.

Non stupirti di quel felice martirioArmandl'amore che avevi avuto per meaveva aperto il mio cuore a nobili

entusiasmi.

Tuttavia non ero stata subito così forte.

Tra l'esecuzione del mio sacrificio e il tuo ritornoera trascorso unperiodo abbastanza lungodurante il quale

avevo avuto bisogno di ricorrere a mezzi fisici per non impazzire e perstordirmi nella vita alla quale ero tornata.

Prudence ti ha dettoveroche andavo a tutte le festea tutti i balliatutte le orge? Avevo quasi la speranza di uccidermi

rapidamentecon gli stravizi ecredoquesta speranza non tarderà arealizzarsi. La mia salute si alteròfatalmente

sempre di piùe il giorno in cui ti inviai madame Duvernoy a chiedertigraziaero sfinita nel corpo e nell'anima.

Non ti ricorderòArmandin che modo tu abbia ripagato l'ultima provad'amore che ti ho datoe con quale

oltraggio tu abbia scacciato da Parigi la donna chevicina alla mortenonaveva potuto resistere al suono della tua voce

che implorava una notte d'amoree checome una pazzaha per un istantecreduto di poter saldare insieme passato e

presente. Tu avevi il diritto di fare quel che hai fattoArmand: non semprele mie notti sono state pagate così

largamente! Ho lasciato tuttoallora! Olympe ha preso ii mio posto accanto amonsieur de N...e si è occupatami

hanno dettodi fargli sapere la ragione della mia partenza. Il conte de G...era a Londra. E' uno di quegli uomini che

non considerando l'amore per donne come me che come un piacevole passatemporestano amici delle donne che hanno

avutoe non provano odionon avendo mai provato gelosia; èinsommaunodi quei gran signori che non aprono per

noi che uno spiraglio del loro cuorema aprono completamente la loro borsa.Pensai subito a luie lo raggiunsi. Mi

ricevette benissimoma eraa Londral'amante di una signora del granmondoe temeva di compromettersi

occupandosi di me. Mi presentò ai suoi amiciche diedero in mio onore unacenadopo la quale uno di loro mi condusse

a casa sua.

Che dovevo fareamico mio? Uccidermi? Sarebbe stato come caricare la tuavitache deve essere felicedi un

inutile rimo rso; e poiperché uccidersi quando si è già così vicinialla morte? Passai allo stato di corpo senz'animadi

cosa senza pensiero; vissi per qualche tempo come una automapoi tornai aParigi e chiesi notizie di te; seppi allora che

eri partito per un lungo viaggio. Non avevo più niente che potessesostenermi. La mia vita tornò a essere quella che era

stata due anni prima che ti conoscessi. Cercai di riagganciare il ducama loavevo troppo crudelmente feritoe i vecchi

non sono pazienticerto perché si accorgono di non essere eterni. Lamalattia mi sopraffacevaun giorno dopo l'altro

ero pallidatristesempre più magra. Gli uomini che comprano l'amoreesaminano la merce prima di acquistarla.

C'erano a Parigi donne più affascinantipiù formose di me; mi sidimenticò un poco. Ecco il passatofino a ieri.

Ora sono irreparabilmente ammalata. Ho scritto al duca per chiedergli deldenaroperché non ne hoe i creditori

sono tornatie mi portano i loro conti con spietato accanimento. Il duca mirisponderà? Ohperché non sei a Parigi

Armand? verresti a trovarmie le tue visite mi consolerebbero".

20 dicembre.

"C'è un tempo orribilenevicasono sola in casa. Da tre giorni mi haassalito una febbre così forte che non ho

potuto scriverti una parola.

Niente di nuovoamico mio; ogni giorno spero vagamente in una tua letterama non arriva e certo non arriverà

mai. Solo gli uomini hanno la forza di non perdonare. Il duca non mi harisposto.

Prudence ha ricominciato i suoi viaggi al Monte di Pietà.

Sputo sangue senza tregua. Oh! ti farei penase mi vedessi. Tu sei benfelice a essere sotto un cielo caldo e a non

averecome metutto un inverno di ghiaccio che ti pesa sul petto. Oggimisono alzata un po'edietro le tende della

mia finestraho visto passare questa vita di Parigi con la quale credo diaver rotto completamente ogni rapporto.

Qualche volto sconosciuto è passato nella stradarapidamentegioiosamentespensieratamente. Nessuno ha alzato gli

occhi verso la mia finestra. Tuttaviaqualche giovanotto è venuto afirmare. Già una volta fui malatae tuche non mi

conosceviche avevi avuto da me solo la mia impertinenza del giorno in cuiti avevo visto per la prima voltavenivi a

cercare mie notizie tutte le mattine. Eccomi ammalata di nuovo. Abbiamopassato insieme sei mesi.

Ho avuto per te tanto amore quanto può contenerne e darne il cuore di unadonna e tu sei lontanoe mi maledici

e non ho da te neppure una parola di conforto. Ma è solo il caso che mirende così abbandonatane sono sicuraperché

se tu fossi a Pariginon lasceresti mai il mio capezzale e la miacamera".

25 dicembre.

"Il medico mi proibisce di scrivere tutti i giorni. Infattii mieiricordi non fanno che farmi crescere la febbrema

ieriho ricevuto una lettera che mi ha fatto benepiù per i sentimenti dicui era l'espressione che per l'aiuto materiale che

veniva a portarmi. Quella lettera era di tuo padreed eccone il contenuto84

'Signoraho saputo adesso che siete ammalata. Se fossi a Parigiverrei iostesso a chiedere vostre notiziese mio

figlio fosse qui gli direi di venire a informarsima non posso lasciare C...e Armand si trova a sei o settecento leghe di

distanza. Permettetemi dunquesignoradi scrivervi semplicemente quanto iosia addolorato della vostra malattiae

credete agli auguri sinceri che vi faccio di una pronta guarigione.

Un mio buon amicomonsieur H...verrà da voi. Degnatevi di riceverlo. Gliho dato un incarico del quale attendo

con impazienza il risultato.

Credetesignoraalla mia sincera devozione'.

Questa è la lettera che ho ricevuto. Tuo padre è un nobile cuore; amaloamico mioperché ci sono al mondo

pochi uomini altrettanto degni di essere amati. Quella lettera firmata da luimi ha fatto più bene di tutte le ricette del

nostro grande medico.

Stamattina è venuto monsieur H... Sembrava molto imbarazzato del delicatoincarico affidatogli da monsieur

Duval. Veniva semplicemente a portarmi mille scudi da parte di tuo padre.Dapprima ho tentato di rifiutarema egli mi

ha detto che un rifiuto avrebbe offeso monsieur Duvalche lo avevaincaricato di darmi prima di tutto quella sommae

poi tutto ciò di cui avessi avuto bisogno. Ho accettato quell'offerta cheda parte di tuo padrenon è certo un'elemosina.

Se quando sarai tornato io sarò mortamostra a tuo padre ciò che hoscritto per luie digli chescrivendo queste righela

povera ragazza alla quale si è degnato di scrivere quella letteraconsolatrice versava lacrime di riconoscenzae pregava

il Signore per lui".

4 gennaio.

"Ho passato una serie di giorni molto dolorosi. Non sapevo che il corpopotesse far soffrire così. Ohpago due

volteoggila mia vita passata! Sono stata vegliata tutte le notti. Nonpotevo più respirare. Il delirio e la tosse si

dividevano i resti della mia povera esistenza.

La mia sala da pranzo è piena di dolcidi regali di ogni specie che i mieiamici mi hanno portato. C'è tra loro

senza dubbiogente che spera di avermi più tardi come amante. Se vedesserocome la malattia mi ha ridotto

fuggirebbero spaventati.

Prudence fa dei doni con quelli che io ricevo.

Fuori c'è una grande gelatae il dottore dice che tra qualche giorno potròuscirese il bel tempo continua".

8 gennaio.

"Ieri sono uscita con la mia carrozza. Era un tempo stupendo. Il vialedegli Champs-Elysées era pieno di gente.

Tutto intorno a me aveva un'aria di festa. Non avevo mai sospettato che in unraggio di sole vi fosse tutto quello che ieri

vi ho trovato di gioiadi dolcezza e di conforto.

Ho incontrato quasi tutte le persone che conoscosempre allegresempreoccupate nei loro piaceri. Quanta gente

è felicee non lo sa! E' passata Olympein un'elegante carrozza che le èstata regalata da monsieur de N... Ha cercato di

insultarmi con gli occhi. Non sa quanto io sia lontana da queste cose. Unbravo giovane che conosco da molto tempo mi

ha chiesto se volevo cenare con lui e con un suo amico chemi ha dettodesiderava molto conoscermi.

Ho sorriso tristementee gli ho teso una mano bruciante di febbre.

Non ho mai visto un volto più sbalordito.

Sono tornata alle quattroho mangiato con un certo appetito.

Quell'uscita mi ha fatto bene. Se guarissi! Come lo spettacolo della vita edella felicità degli altri restituisce a

quelli cheil giorno primanella solitudine della loro anima e nell'ombradella loro stanza di ammalatisi auguravano

una rapida morteil desiderio della vita!”

10 gennaio.

"La mia speranza di guarire non era che un sogno.

Eccomi di nuovo a lettocoperta di impiastri bollenti. Va' un po' a offrirequel corpo che un giorno si pagava

tanto caroe vedrai che cosa ti daranno oggi! Bisogna aver fatto molto maleprima di venire al mondo o essere destinati

a una ben grande felicità dopo la morteperché Dio permetta che questavita abbia tutte le torture dell'espiazione e tutti i

dolori della prova".

12 gennaio.

Soffro sempre.

Ieri il conte de N... mi ha mandato del denaroma non l'ho accettato.

Non voglio niente da quell'uomo. E' per causa sua che tu non sei vicino a me.

Ohi nostri bei giorni di Bougival! dove sono? Se uscirò viva da questastanzafarò un pellegrinaggio alla casa

nella quale abbiamo abitato insiemema non uscirò di qui che morta.

Chi sa se potrò scriverti domani?".

25 gennaio "Da undici notti non dormosoffocoe credo in ogni momentodi morire. Il medico ha ordinato che

non mi lascino toccare la penna..85

Julie Dupratche mi assistemi ha permesso di scriverti ancora qualcheriga. Non torneraidunqueprima che io

muoia? E' dunque finita per sempre tra noi? Credo che se tu venissiguarirei.

Altrimentiperché guarire?”

28 gennaio.

"Stamani sono stata svegliata da un gran rumore. Julieche dormiva incamera miasi è precipitata nella sala da

pranzo. Ho sentito delle voci maschili contro le quali la sua lottava invano.E' rientrata piangendo.

Venivano per il pignoramento. Le ho detto di lasciar fare quello che essichiamano giustizia. L'usciere è entrato

in camera mia col cappello in testa. Ha aperto i cassettiha elencato tuttoquello che ha visto e non ha avuto l'aria di

accorgersi che c'era una moribonda nel letto che fortunatamente la caritàdella legge mi lascia.

Si è degnato di dirmiandandoseneche potevo fare opposizione entro novegiornima ha lasciato un custode!

Che sarà di memio Dio! Questa scena ha aggravato il mio stato. Prudencevoleva chiedere del denaro all'amico di tuo

padrema mi sono opposta.

Ho ricevuto stamattina la tua lettera. Ne avevo bisogno. La mia rispostaarriverà in tempo? Mi vedrai ancora?

Ecco una giornata felice che mi fa dimenticare tutte quelle che ho passato dasei settimane a questa parte. Mi sembra di

stare megliononostante la tristezza che mi pesava quando ti ho risposto.

Dopo tuttonon si deve essere sempre infelici.

Quando penso che potrei non morireche potresti tornareche potrei rivederela primaverache potresti amarmi

ancora e che potremmo ricominciare la nostra vita dell'anno scorso! Pazza chesono! è già molto se riesco a reggere la

penna con la quale ti scrivo questo sogno insensato del mio cuore.

Qualunque cosa accadati amavo mo ltoArmande sarei già morta da unpezzo se non mi sostenesse il ricordo di

quell'amore e una vaga speranza di vederti ancora accanto a me".

4 febbraio.

"Il conte de G... è tornato. La sua amante l'ha tradito. E' moltotristela amava molto. E' venuto e mi ha

raccontato tutto. Il povero ragazzo è piuttosto in cattive acqueil che nongli ha impedito di pagare l'usciere e di

licenziare il custode.

Gli ho parlato di tee mi ha promesso che ti parlerà di me. Comedimenticavoin quei momentiche ero stata la

sua amantee come anche lui cercava di farmelo dimenticare! E' un uomo dicuore.

Il duca ha mandato ieri a chiedere di mee stamattina è venuto. Non so checosa ancora mantenga in vita quel

vecchio. E' rimasato per tre ore accanto a mee non mi ha detto ventiparole. Quando mi ha vista così pallidadue

grosse lacrime sono scese dai suoi occhi. Certo a farlo piangere era ilricordo della morte di sua figlia.

L'avrà vista morire due volte. La sua schiena è curvala sua testa chinaverso terrail suo labbro pendenteil suo

sguardo spento.

L'età e il dolore gravano col loro duplice peso sul suo corpo stremato. Nonmi ha rivolto un rimprovero. Si

sarebbe anzi detto che gioisse in cuor suo della devastazione che la malattiaaveva fatto in me. Sembrava orgoglioso di

essere in piediquando ioancora giovaneero schiacciata dalla sofferenza.

E' tornato il cattivo tempo. Nessuno viene a trovarmi. Julie mi assiste ilpiù possibile. Prudencealla quale non

posso dare tanto denaro come una voltacomincia ad avanzare pretesti perandarsene.

Ora che sto per morirenonostante quel che mi dicono i mediciperché ne hopiù d'unoil che dimostra che la

malattia peggioraquasi mi pento di aver dato ascolto a tuo padre; se avessisaputo che non avrei sottratto che un anno

al tuo avvenirenon avrei resistito al desiderio di passare questo anno contee almeno sarei morta stringendo una mano

amica. E' vero che se avessimo vissuto insieme questo annonon sarei mortacosì presto.

Sia fatta la volontà di Dio!".

5 febbraio.

"OhArmandvienivienisoffro terribilmentemuoioDio mio! Ieriero così triste che non ho voluto passare in

casa la seratache minacciava di essere lunga come quella del giorno prima.Il duca era venuto la mattina. Mi sembra

che la vista di questo vecchio dimenticato dalla morte mi faccia morire piùin fretta.

Nonostante la febbre ardente che mi divoravami sono fatta vestire e portareal Vaudeville. Julie mi ha messo del

rossettosenza il quale sarei sembrata un cadavere. Sono andata nel palconel quale ti diedi il nostro primo

appuntamento; per tutto il tempo ho tenuto gli occhi fissi sulla poltrona cheoccupavi quella serae che ieri era occupata

da una specie di bifolcoche rideva rumorosamente per tutte le stupidagginipropinate dagli attori. Mi hanno riportata a

casa mezza morta. Oggi non posso più parlareposso a malapena muovere lebraccia. Dio mioDio miosto per morire!

Me lo aspettavoma non posso abituarmi all'idea che dovrò soffrire più diquanto soffroe se...".

Da questa parola in poi le poche parole che Marguerite aveva cercato discrivere erano illeggibilied era stata

Julie Duprat a continuare.

18 febbraio.86

Monsieur Armanddal giorno in cui ha voluto andare a teatroMarguerite èandata sempre peggiorando. Ha

perso completamente la vocepoi l'uso delle membra. Quello che soffre lanostra povera amica non si può raccontare. Io

non sono abituata a queste emozionie ho spaventi continui.

Come vorrei che foste qui con noi! Lei delira quasi continuamentemadelirante o lucidaè sempre il vostro

nome che pronuncia quando riesce a dire una parola.

Il medico mi ha detto che ne ha per poco. Da quando è così peggioratailduca non è tornato. Ha detto al medico

che questo spettacolo gli fa troppo male.

Madame Duvernoy non si comporta affatto bene. Questa donnache credeva diottenere più denaro da

Margueritea carico della quale viveva quasi del tuttoha preso degliimpegni che non può mantenere evedendo che la

sua vicina non può più esserle utilenon viene nemmeno più a trovarla.Tutti la abbandonano. Monsieur de G...

rovinato dai debitiè stato costretto a ripartire per Londra.

Partendoci ha inviato un po' di denaro; egli ha fatto tutto quello che hapotutoma sono tornati a pignoraree i

creditori non aspettano che la morte di lei per far vendere tutto.

Volevo impiegare i miei ultimi risparmi per impedire tutti questipignoramentima l'ufficiale giudiziario mi ha

detto che era inutilee che aveva anche altre sentenze da eseguire. Dalmomento che sta per moriretanto vale

abbandonare tuttopiuttosto che salvare questa roba per la sua famigliachelei non ha mai voluto vedere e che non le

ha mai voluto bene. Non potete immaginare in mezzo a quale miseria doratastia morendo questa poverina. Ieri non

avevamo più denaro.

Copertegioiellimantellitutto è impegnatoil resto è venduto opignorato. Marguerite ha ancora coscienza di

ciò che accade intorno a leie ne soffre nel corponell'anima e nel cuore.Grosse lacrime le scivolano sulle guancecosì

magre e pallide che non riconoscereste più il viso di colei che amavatetantose poteste vederla. Mi ha fatto promettere

che vi avrei scritto quando essa non avrebbe più potuto farloe scrivodavanti a lei. Mi guarda senza vedermiil suo

sguardo è già offuscato dalla morte che si avvicina; tuttavia sorrideetutti i suoi pensieritutta la sua anima sono per

voine sono certa.

Ogni volta che viene aperta la portai suoi occhi si illuminanoe pensasempre di vedervi entrare; poiquando

vede che non siete voiil suo viso riprende la sua espressione dolorosasibagna di freddo sudoree le sue guance si

fanno di porpora".

19 febbraiomezzanotte.

"Che triste giornata quella di oggimio povero monsieur Armand! StamaneMarguerite soffocavail medico le ha

fatto un salassoe le è tornato un filo di voce. Il dottore le haconsigliato di far venire un prete. Ha detto di sìed è

andato lui stesso a cercare l'abate della chiesa di Saint-Roch.

Frattanto Marguerite mi ha chiamata accanto al suo lettomi ha pregata diaprire l'armadiopoi mi ha indicato

una cuffiettauna camicia lunga tutta coperta di merlettie mi ha detto convoce debolissima: 'Morirò dopo essermi

confessataperciò vestimi con questi oggetti: è una civetteria damoribonda'.

Poi mi ha abbracciato piangendoe ha aggiunto: 'Posso parlarema quandoparlo soffoco. Soffoco! aria!'.

Scoppiai in piantoaprii la finestrae dopo qualche istante entrò ilprete. Gli andai incontro.

Quando seppe in casa di chi erasembrò che avesse paura di essere maleaccolto.

'Entrate liberamente padre'gli dissi.

E' rimasto poco nella stanza dell'ammalatae ne è uscito dicendomi: 'E'vissuta da peccatricema morirà da

cristiana'.

Qualche minuto dopoè tornato accompagnato da un chierichetto che portavaun crocifissoe da un sacrestano

che camminava davanti a loro suonandoper annunciare che Dio veniva avisitare la moribonda.

Sono entrati tutti e tre in quella stanza da letto che aveva risuonato inaltri tempi di tante strane parolee che

ormai era solo un tabernacolo santo.

Caddi in ginocchio. Non so per quanto tempo durerà in me l'emozionesuscitata da quello spettacoloma non

credo chefino a che non sarò arrivata a quel momentouna cosa umanapotrà farmi tanta impressione.

Il prete unse con l'olio santo i piedile mani e la fronte della moribondarecitò una breve preghierae Marguerite

si trovò pronta a partire per il cielodove certo andràse Dio ha vistole prove della sua vita e la santità della sua morte.

Da quel momento in poi non ha più detto una parolanon ha più fatto unmovimento. Venti volte avrei potuto

crederla mortase non avessi udito lo sforzo del suo respiro".

20 febbraioalle cinque della sera.

"Tutto è finito.

Marguerite è entrata in agonia questa notte verso le due. Nessun martire hamai sofferto simili torturea giudicare

dalle grida che emetteva. Due o tre volte si è alzata sul lettocome sevolesse riprendere la vita che saliva verso Dio.

Due o tre volte ha anche pronunciato il vostro nomepoi tutto è statosilenzioed ella è ricaduta sfinita sul letto.

Lacrime silenziose le sgorgavano dagli occhied è morta.

Allora mi sono avvicinata a leil'ho chiamatae poiché non mi rispondevale ho chiuso gli occhi e l'ho baciata

sulla fronte.

'Povera cara Margueriteavrei voluto essere una santaaffinché il miobacio potesse raccomandarti a Dio'.87

Poil'ho vestita come mi aveva pregatosono andata a cercare un prete aSaint-Rochho acceso dei ceri per leie

ho pregato in chiesa per un'ora.

Ho dato ai poveri un po' del suo denaro.

Non mi intendo molto di religionema penso che il buon Dio riconoscerà chele mie lacrime erano verela mia

preghiera fervidala mia elemosina sincerae che avrà pietà di colei chemorta giovane e bellanon ebbe altri che me

per chiuderle gli occhi e seppellirla".

22 febbraio.

"Oggi c'è stato il funerale. Molte amiche di Marguerite sono venute inchiesa. Alcune piangevano sinceramente.

Quando il corteo si è diretto verso Montmartredue uomini soli loseguirono: il conte de G...che era tornato

appositamente da Londrae il ducache camminava appoggiandosi a duecamerieri.

E' da casa sua che vi scrivo tutti questi particolaritra le lacrimedavanti alla lampada che brucia tristemente

accanto a una cena che non mangiocome potete ben immaginarema che Naninemi ha fatto preparareperché non

tocco cibo da più di ventiquattr'ore.

La mia vita non potrà conservare a lungo queste impressioni tristiperchéessa non mi appartiene più di quanto

appartenesse a Marguerite la sua; ed è per questo che vi do tantiparticolari sui luoghi stessi nei quali sono accadutinel

timore chese molto tempo dovesse passare prima del vostro ritornononpossa darveli in tutta la loro desolata

esattezza".88

CAPITOLO 27.

"Avete letto?"mi chiese Armand quando ebbi terminato la letturadel manoscritto.

"Capisco quel che avete dovuto soffrireamico miose tutto ciò che holetto è vero!".

"Mio padre me l'ha confermato in una sua lettera".

Parlammo ancora per un po' del triste destino che si era compiutoe poitornai a casa a riposarmi un poco.

Armandsempre tristema un po' sollevato dopo il racconto di quella storiasi ristabilì prestoe andammo insieme a far

visita a Prudence e a Julie Duprat.

Prudence era fallita. Ci disse che Marguerite ne era stata la causa; chedurante la malattiale aveva prestato

molto denaroper il quale aveva firmato delle cambiali che non aveva potutopagarepoiché Marguerite era morta senza

restituire quanto aveva avuto e senza averle rilasciato ricevute che lepermettessero di presentarsi ai creditori.

Con l'appoggio di questa favolache raccontava a tutti per giustificare isuoi cattivi affarimadame Duvernoy

estorse un biglietto da mille franchi ad Armandche non le credevama cheebbe la compiacenza di fingere di crederle

tanto rispettava tutto ciò che era stato vicino alla sua amante.

Poi andammo da Julie Dupratche ci raccontò i tristi avvenimenti di cui erastata testimoneversando lacrime

sincere al ricordo della sua amica.

Infineandammo a visitare la tomba di Marguerite sulla quale i primi raggidel sole di aprile facevano spuntare le

prime foglie.

Ad Armand restava un ultimo dovere da compiereraggiungere suo padre; volleche lo accompagnassi anche

questa volta.

Arrivammo a C...dove trovai monsieur Duval esattamente come me l'eroimmaginato dal ritratto che me ne

aveva fatto suo figlio: altodignitosobenevolo.

Accolse Armand con lacrime di gioiae mi strinse affettuosamente la mano. Miaccorsi presto che era il

sentimento paterno a dominare in lui tutti gli altri.

Sua figliaBlancheaveva la trasparenza degli occhi e dello sguardolaserenità del sorriso di chi possiede

un'anima che non ha che pensieri devoti e una bocca che non pronuncia che pieparole.

Sorrideva al ritorno del fratellola casta giovinettaignorando chelontano da leiuna cortigiana aveva sacrificato

la propria felicità alla sola invocazione del suo nome.

Mi trattenni per un po' presso quella famiglia feliceprendendomi molta curadi colui che le affidava la

convalescenza del proprio cuore.

Tornai a Parigidove scrissi questa storia esattamente come mi furaccontata. Essa ha un solo meritoche le sarà

forse contestato: quello di essere vera.

Non voglio trarre da questo racconto la conclusione che tutte le giovani comeMarguerite sono capaci di fare

quello che lei ha fatto; tutt'altroma ho avuto la prova che una di esseaveva provato nella sua vita un amore veroche

ne aveva soffertoe che ne era morta. Ho narrato al lettore quello che avevosaputo. Era mio dovere.

Io non sono l'apostolo del vizioma mi farò sempre l'eco del nobile doloredovunque lo sentirò pregare.

La storia di Marguerite è un'eccezioneripeto; ma se così non fosse statonon avrebbe meritato di essere

raccontata.